Le perplessita' sollevate dalla bozza di decreto-flussi trasmesso alle
Camere riguardano principalmente l'esito delle domande di regolarizzazione
che non dovessero rientrare nella quota di poco piu' di trentamila unita'
riservate alla regolarizzazione. Il Governo ha riconosciuto che le presenze
irregolari in Italia superano le duecentomila, e tutti sappiamo che la
maggior parte di questi immigrati sono di fatto inseriti e potrebbero
regolarizzarsi. Se chiedono di regolarizzarsi in duecentomila, cosa fa il
Governo? Da' trentamila permessi ed espelle gli altri? Con questo rischio,
chi si presentera' in commissariato per regolarizzarsi? Il Governo deve
prendere un impegno preciso, consegnando a tutti un permesso di soggiorno
provvisorio, che possa essere convertito, una volta maturati i requisiti,
in uno definitivo.
L'altra perplessita' riguarda il fatto che il decreto non prende nella
minima considerazione gli immigrati che lavorano saltuariamente, alle
dipendenze oggi di un datore di lavoro, domani di un altro. Sono immigrati
che vivono grazie ad una attivita' lecita, preziosa per l'economia
italiana. Non li si puo' escludere dalla regolarizzazione.
C'e' poi la questione dei lavoratori autonomi. E' previsto che si possano
regolarizzare, a condizione che dimostrino di avere il nulla-osta
dell'autorita' competente per l'iscrizione negli albi o nei registri
relativi all'attivita' da svolgere e di disporre di risorse adeguate per
l'esercizio dell'attività. E' indispensabile pero' prevedere che la
documentazione relativa possa essere presentata anche dopo il 30 Novembre,
altrimenti nessun lavoratore riuscira' a regolarizzarsi.
E' previsto che i ricongiungimenti familiari "di fatto" siano
regolarizzati, anche al di fuori delle quote fissate per lavoro.
Incomprensibilmente, pero', non viene data la possibilita' di
regolarizzarsi ai familiari di chi si regolarizzi per lavoro. Si avranno
cosi'famiglie con il solo capofamiglia regolare, e il resto in condizioni
illegali. Sono poi dimenticati i familiari, ad esempio i fratelli o i figli
maggiorenni, che non rientrino nella ristretta cerchia di quanti, secondo
la legge, possono normalmente essere ricongiunti.
Dimenticati, infine, quegli immigrati (giovani) che abbiano o possano
ottenere inserimento per motivi di studio, nonostante l'impegno assunto in
tal senso dal Governo nei confronti del Senato.
Sergio Briguglio
(Caritas di Roma)