E' atteso, in questi giorni, il parere delle commissioni parlamentari sul decreto predisposto dal governo per la regolarizzazione degli immigrati clandestini. A fronte di una popolazione irregolare stimata, dallo stesso governo, in oltre duecentotrentamila unita', si vuol consentire che emergano - si' e no - trentamila immigrati: quelli che meglio degli altri sapranno dimostrare di essere in Italia da prima del 27 marzo (sempre che la polizia non abbia rifilato loro, nel frattempo, un foglio di via) e di avere un datore di lavoro pronto ad assumerli o una camera di commercio pronta a benedirli (ma il lavoro pregresso non conta niente, ne' contano i lavori saltuari e precari). Accanto a questi potranno, si', regolarizzarsi i familiari di quanti siano gia' regolari, purche' pero' non si tratti di figli maggiorenni, fratelli o cugini, che' - si sa - la moda della famiglia numerosa e' roba da ventennio fascista.

E chi questi requisiti non li sa dimostrare o non rientra nei primi trentamila? Il ministero dell'interno giura e spergiura - a voce - che mai si sognerebbe di espellere alcuno di coloro che si presentino in questura; intanto, pero', le espulsioni vanno avanti, alla chetichella, da mesi, e il governo si rifiuta di mettere per iscritto la benche' minima garanzia per chi chieda di regolarizzarsi. Si provvedera' - dicono - con successivi decreti... Quale sia il vantaggio di dilazionare il rilascio di un permesso di soggiorno per il quale uomini, donne e bambini sono disposti a rischiare la vita e' un segreto di Stato: ne protegge l'arcano l'inaccessibile intelligenza di un paio di nostri ministri. Associazioni, sindacati, responsabili per l'immigrazione dei partiti di maggioranza, membri delle commissioni competenti continuano a ripetere - ciascuno con il volume di voce che la propria indipendenza gli consente - come si tratti di una robustissima idiozia. Dicono, tutti costoro, che e' necessario almeno stabilire che a tutte le domande di regolarizzazione corrisponda il rilascio di un permesso di soggiorno provvisorio, valido fino alla fine del '99, utilizzabile per lavoro e convertibile in un permesso piu' stabile non appena il titolare maturi i requisiti fatidici. In caso contrario - insistono - moltissimi di quei duecentotrentamila (ma diciamo pure trecentomila) preferiranno restare sommersi, e solo un tonto potrebbe trarne la conclusione che siano tornati a casa indispettiti dal non poter votare alle elezioni amministrative...

Ora la palla e' al Parlamento, che da un anno sull'immigrazione tace. Con l'eccezione di un ordine del giorno sulla regolarizzazione (in gran parte tradito dal decreto ora in esame), la scelta costante e' stata quella del completo disinteresse: non un emendamento alla legge in Senato, non una censura su un documento programmatico approntato senza rispettare l'obbligo di consultazione di sindacati e associazioni, non una parola di costernazione sulle porcherie di agosto e sulle sei persone morte durante l'esecuzione del respingimento. Sapranno ora i parlamentari della maggioranza, in un sussulto di decenza, pretendere la correzione di un decreto-burla o verranno ancora a gemere di come siano tiranneggiati da una minoranza fascistoide superiore per numero e per forze, o di come il coraggio, se uno non ce l'ha, non se lo puo' mica dare da se'?