Cari amici,

a seguito di uno scambio di idee con persone piu' competenti di me, provo a fornirvi alcuni elementi sulla situazione dei profughi kosovari, cosi' come li ho capiti.

1) La distribuzione dei profughi e' attualmente, a grandi linee, la seguente: circa 360.000 in Albania (di cui alcune decine di migliaia nei campi a ridosso della frontiera con il Kosovo, gli altri ospiti di famiglie albanesi o di centi di accoglienza allestiti in fabbricati abbandonati e simili); circa 130.000 in Macedonia (di cui circa 55.000 nei campi, circa 75.000 presso famiglie); circa 70.000 in Montenegro; circa 30.000 in Bosnia; circa 50.000 in Serbia (non confermato).

2) Preoccupano, per motivi diversi,

a) la situazione in Macedonia: il governo macedone non sembra disposto ad accettare la presenza dei profughi, che potrebbe compromettere i rapporti con la Serbia;

b) la situazione in Montenegro: c'e' il rischio di azioni della polizia contro i profughi, e la situazione potrebbe diventare ingestibile in un futuro non lontano;

c) la situazione nei campi di frontiera in Albania: a Kukes e' in atto un reclutamento da parte dell'UCK; la vicinanza con la frontiera fa si' che la condizione sia comunque di pericolo; si cerca pertanto di lasciare a tali campi il ruolo di campi di transito, con un quotidiano trasferimento - con spese a carico dell'ACNUR - dei profughi verso sistemazioni piu' lontane dalla frontiera.

3) Anche la situazione di quanti hanno trovato accoglienza in Albania non lascia tranquilli, in un'ottica di medio periodo, per via della condizione certamente non solida del Paese: servizi pubblici - come distribuzione di energia elettrica e acqua - insufficienti perfino per la popolazione residente; popolazione di una citta' come Durazzo prossima al raddoppio in seguito all'arrivo dei profughi; rischio di strumentalizzazione da parte del potere politico della presenza dei profughi stessi.

4) Queste preoccupazioni (piu' ancora che quelle - in via di superamento - relative alla gestione dei soccorsi minimali ai profughi) inducono a ritenere necessari provvedimenti che rendano possibile un alleggerimento della presenza nelle zone critiche, fermo restando il criterio generale di un rispetto della volonta' (ove questa sia effettiva e nei limiti del possibile) dei profughi stessi di restare nei territori confinanti con il Kosovo. A questo fine, le disponibilita' dei paesi europei sono state solo parzialmente utilizzate (fino al 19 Aprile, poco meno di 16.000 trasferimenti). Non sono state ancora utilizzate le disponibilita' offerte da Stati Uniti, Canada e Australia.

5) E' opinione diffusa che il governo italiano debba essere sollecitato ad adottare un provvedimento per l'accoglimento di profughi, anche senza rinunciare all'obiettivo di una erogazione di assistenza primariamente "in loco". In particolare, non sembra che un trasferimento equivalga in alcun modo all'assecondamento della strategia di pulizia etnica del Kosovo, giacche' nulla impedirebbe un rapido rimpatrio dei profughi accolti, ove si realizzassero le condizioni di sicurezza necessarie a tal fine.

6) La semplice previsione di una pur piena applicazione delle norme ordinarie sul diritto d'asilo non sembra sufficiente, almeno per i seguenti motivi:

a) la prassi comunemente adottata dalla polizia di frontiera (obbligo di rimpatrio del respinto a carico del vettore) fa si' che ai potenziali richiedenti sia impedito l'imbarco verso l'Italia a causa della mancanza di documenti di viaggio e di regolere visto, e che quindi i profughi debbano rivolgersi al consueto "servizio" degli scafisti;

b) una applicazione formalmente inattaccabile della normativa risolverebbe il problema precedente (oneri e sanzioni a carico del vettore sono esclusi, ai sensi dell'art. 10 del Testo Unico, nei casi previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano il riconoscimento dello status di rifugiato), se non fosse che la richiesta d'asilo del tipico profugo potrebbe essere considerata comunque inammissibile per via del periodo trascorso, senza chiedere asilo, in un "paese sicuro" come l'Albania;

c) il superamento dei problemi precedenti con la scelta, di natura politica, di un atteggiamento "aperto" riguardo all'accoglimento delle domande di asilo potrebbe provocare un esodo di massa dei profughi, con la ovvie conseguenze relative al raggiungimento dei vettori da parte dei potenziali richiedenti, e con un rischio piu' marcato di assecondamento della strategia di pulizia etnica.

7) E' in corso la definizione di una proposta relativa ai possibili contenuti di un decreto (ex art. 20 del Testo Unico) per l'accoglimento temporaneo di profughi.

Cordiali saluti

sergio briguglio