Esiste un unico modo per abbattere il problema della clandestinita': quello di ammettere quote significativamente ampie di immigrati per ricerca di lavoro (senza, cioe', che debbano aspettare una preventiva chiamata da un datore di lavoro). La nuova legge sull'immigrazione, all'art. 23, comma 4, del Testo Unico, consente di dar vita a questo tipo di programmazione.

Puo' essere impopolare, in un momento come questo, prospettare ingressi regolari di stranieri disoccupati. Il problema e' pero' che il momento sara' sempre "come questo", almeno finche' da Valona, da Tunisi, da Rabat, e cosi' via, i migranti non potranno entrare regolarmente, per ricerca di lavoro, essendosi precedentemente iscritti in una lista di prenotazione.

Si tratta di sottrarre il mercato agli scafisti, con i seguenti vantaggi:

a) crollo del traffico clandestino;

b) conoscenza di chi entra (dotato di passaporto e, quindi, identificabile ed espellibile all'occorrenza);

c) risposta preventiva alle esigenze del mercato del lavoro, piuttosto che, a posteriori, con sanatorie;

d) certezza di diritto e di prospettive di migrazione regolare per gli stranieri iscritti nelle liste (senza bisogno quindi di tentare l'avventura dell'ingresso clandestino).

Si puo' cominciare con un esperimento che riguardi il solo versante albanese, con i seguenti passi:

1) creare una mini task-force per l'istituzione e la gestione delle prenotazioni in Albania;

2) fissare una quota di ventimila ingressi di albanesi per il 1999 per ricerca di lavoro;

3) creare un analogo terminale per lo smistamento dei profughi (dal Kosovo, dal Kurdistan, etc.);

4) far arrivare immigrati e profughi con le navi della Marina militare italiana, con traversate settimanali (circa cinquecento arrivi alla settimana, da smistare subito nelle varie regioni italiane).

Fra un anno si potrebbero tirare le somme ed estendere il modello "albanese" anche agli altri consolati.