Il decreto legislativo approvato oggi consente di dare fondamento giuridico appropriato alla regolarizzazione in corso. E' quindi da accogliere con favore. Resta pero' inalterata la preoccupazione per come sta procedendo l'esame delle domande. E' ridicolo che, dopo tutto quello che si e' detto sulla necessita' di distinguere gli stranieri che vogliono lavorare da quelli che sono qui per delinquere, si decida di espellere chi fa la fila col datore di lavoro davanti al commissariato, solo perche' l'attestazione sulla presenza fornita - poniamo - dalla Caritas di Albano o dall'ARCI viene considerata meno affidabile di quella della Caritas di Roma. Ed e' pazzesco che al lavoratore che ha ottenuto il nulla-osta della Camera di Commercio per iscriversi come giardiniere all'albo delle imprese artigiane si venga a chiedere, sempre a pena di espulsione, di esibire documentazione fiscale che dimostri il possesso di un reddito superiore a sedici milioni annui! Se continuiamo a rendere difficile la vita degli stranieri che chiedono solo di inserirsi e di lavorare in pace, ci lasceremo passare sempre sotto il naso i veri criminali. Il Governo, se vuol vincere la battaglia contro la piaga dell'immigrazione clandestina, emani subito un decreto-flussi per l'ingresso, gia' dal '99, di lavoratori stranieri in cerca di lavoro.