Frascati, 24 Febbraio 1999

 

 

 

 

Cara Rosetta,

Mi e' stato segnalato da piu' parti che sarei riuscito a farti arrabbiare pesantemente. Mi dispiace veramente. Anche per il fatto di non averlo saputo direttamente da te (ma non posso pretendere tanto).

Bene: quando sbaglio cerco di chiedere scusa e, se possibile, di riparare. Per capire di cosa chiedere scusa e cosa riparare devo attenermi, in mancanza di informazioni dirette, a quelle di seconda mano che mi hanno raggiunto. L'azione riprovevole consiste - se ho capito bene - nell'aver inviato "urbi et orbi" un messaggio nel quale formulo delle critiche nei confronti del tuo operato e di alcune tue dichiarazioni rilasciate in occasione dell'approvazione dello schema di decreto legislativo. Ho riletto il messaggio (che riporto per esteso in coda alla lettera, per correttezza e nel caso non ti sia stato trasmesso per intero). E' effettivamente duro ed ingeneroso nei confronti della tua persona. Forse anche del tuo operato da ministro. E' pure censurabile che abbia fatto riferimento alla telefonata di inizio novembre (per inciso, e per ridere un po': alcuni della Caritas ieri mi hanno chiesto costernati: "ma e' vero che hai scritto che la Jervolino ti ha telefonato di notte, a casa, mentre eri in pigiama?"; no, non e' vero; potenza del modo di riferire le cose!). Di tutto questo ti chiedo scusa. Di cuore. E, se vorrai accettare le scuse, ti saro' grato.

Quanto a riparare, non so bene cosa possa fare. Mi e' venuto in mente che potrei farmi da parte. Questo tra l'altro eviterebbe problemi e travasi di bile all'incolpevole Don Guerino. So che, in qualcuno dei contatti intercorsi tra il tuo staff e la Caritas, e' stata chiesta la mia testa. Per ora me la cavo con una battuta: la mia testa e' sempre stata a disposizione di parlamentari, ministri, sindacati, associazioni e, soprattutto, immigrati. Per il futuro (fosse anche a partire da domani), si vedra'. Certo e' che mi farei da parte nel giro di cinque minuti se dovessi capire che la mia presenza e le mie azioni possono tradursi in un danno per gli immigrati.

So da tempo che il modo migliore per non sbagliare e' quello di non muovere un dito. Essendo stato educato da mia madre a non rinviare mai a domani quello che potrei fare oggi, ho scelto la linea opposta al non muovere un dito. Cosi' facendo, lavoro molto e sbaglio molto. Faccio e dico pero' anche cose giuste. Assunto (o presunto) che, a questo punto della lettura, la tua arrabbiatura sia - almeno inparte - sbollita e che le scuse per le cose sbagliate siano state - almeno in parte - accettate, cerco di fare un po' il punto su quelle che ritengo le cose giuste, sperando che si ritrovi un intesa o, almeno, un dialogo (non possiamo, per questo, affidarci alla stampa: vedi i titoli di oggi sull'Unita', per esempio).

Provo a seguire la traccia del tuo intervento di ieri mattina alla Sala della Stampa estera.

 

1) L'Europa.

Attenzione: nella proposta della Commissione al Consiglio, del Luglio 1997, contenente lo schema di una Convenzione sui criteri per l'ammissione di immigrati in Europa, la filosofia di fondo e' quella della chiamata nominativa per lavoro subordinato. Ti ho sentito dire - e puoi immaginare quanto mi faccia piacere - che e' l'ingresso per ricerca di lavoro a dare la indispensabile flessibilita' ai criteri di ammissione dei lavoratori stranieri. Bene: e' fondamentale che l'Italia porti questa affermazione in Europa. Altrimenti assisteremo a programmazioni di flussi, anche a livello europeo, puramente formali; simili, negli effetti, a quella (residuale) del DPCM del 16 Ottobre 1998: a fronte di 1500 ingressi per chiamata nominativa consentiti ai tunisini, 1500 ai marocchini e 3000 agli albanesi, si sono registrati - mi pare - una trentina di ingressi dalla Tunisia, una trentina dal Marocco e forse un centinaio dall'Albania.

 

2) La legge 40.

Discorso simile al precedente. Non ho niente da obiettare sulla filosofia di fondo: "flussi programmati; integrazione dei regolari; espulsione degli irregolari". A condizione che il primo elemento, in ordine di tempo e di importanza, sia considerato quello della definizione dei flussi, e che questa sia concepita in modo realistico. Come sopra: liste di prenotazione e ingressi per ricerca di lavoro. Quanti? dell'ordine dei centomila per anno (su cifre di questo genere concordano tutti: la Caritas, Cipolletta, Fazio, etc.; indizio del fatto che e' la cosa giusta). E' difficile organizzare il tutto? Non dovrebbe, se pensiamo che di turisti ne entrano venti milioni per anno. Ci sono delle difficolta'? Bene: si dica quali sono e come e in quanto tempo si pensa di risolverle. A quel punto la mia comprensione - per quello che conta - la avresti in pieno (ma penso anche quella degli altri). Non sarebbe innaturale pero' che in attesa della soluzione di quelle difficolta' si usasse comprensione anche nei confronti di chi - l'immigrato - quel meccanismo lo mette in funzione gia' da ora, per la propria parte, anche se costretto a farlo fuori dalle procedure ufficiali. Teniamo presente, in proposito, che ogni mese di ritardo nell'apertura di un canale legale comporta circa diecimila nuovi casi di irregolarita' in Italia. Prendiamoci pure tutto il tempo che serve per aprire quei canali, ma contempliamo la possibilita' di sanare la posizione di tutti quelli che in questo lasso di tempo non avranno avuto, per migrare, che il canale illegale.

 

3) La regolarizzazione.

Una critica di fondo (l'avrei voluta esprimere in un articolo per il Manifesto di oggi, che pero', vista la situazione, ho evitato di mandare): vi siete fatti sparare addosso dalla Destra (esterna ed interna alla maggioranza) in qualita' di autori di una sanatoria, e non l'avete fatta! Voglio dire: una volta fatta la scelta sacrosanta dell'uso della delega legislativa, chi vi obbligava a riciclare i criteri fissati da Napolitano nel DPCM del 16 Ottobre, quando potevate limitarvi a far riferimento alle prenotazioni presentate entro il 15 Dicembre ed eventualmente al requisito della mancanza di precedenti penali?

Di fronte a queste cose mi arrabbio (credo che in questo tu mi possa capire), non perche' io giochi a fare il massimalista, ma perche' mi sembra che si vogliano pagare dannosi tributi agli errori di governi passati. Per essere piu' preciso: non ti sara' sfuggito come la prova dei tre requisiti famosi (presenza, alloggio, lavoro) dipenda non dagli immigrati che si vogliono regolarizzare, ne' dallo Stato, ma da terzi (l'associazione che rilascia la dichiarazione, il padrone di casa che certifica l'ospitalita', il datore di lavoro che si convince a mettere in regola il lavoratore). Ma dico: e' possibile che volendo dimostrare falsa l'equazione immigrato irregolare uguale delinquente, decidiamo di rinunciare a sanare trecentomila e piu' immigrati disposti a fare file di ore o di giorni davanti ai commissariati, espellendoli perche' qualcuno dei terzi coinvolti (tipicamente italiani) e' un disonesto (datore di lavoro o padrone di casa) o e' considerato tale dalla polizia (associazione)? Quando invoco una maggiore larghezza nel considerare i requisiti, non sto invitando a violare la legge; vorrei solo che a una norma scema non si desse un significato sacrale, e che, in ogni caso, si guardasse alla sostanza delle cose.

Nell'incontro del 5 Gennaio, se ricordo bene, pur nel rispetto della diversita' dei ruoli e delle responsabilita', ci avevi chiesto suggerimenti finalizzati a dare efficacia alla regolarizzazione in corso. In quell'occasione (e in altre precedenti), avevamo segnalato alcune misure possibili: tolleranza rispetto alle dichiarazioni delle associazioni e dei sindacati rispetto alla data di presenza, accettazione di tutte le altre prove ragionevoli in merito allo stesso punto, possibilita' di autocertificazione della disponibilita' di alloggio (trattandosi di un requisito accertabile sulla base di controlli di polizia), possibilita' di autocertificazione del reddito ai fini della regolarizzazione per lavoro autonomo. Quest'ultima proposta, in particolare, fondata sul fatto che e' impossibile dimostrare formalmente la disponibilita' di un reddito per uno straniero irregolare, avrebbe consentito la regolarizzazione per lavoro autonomo (con l'iscrizione all'albo delle imprese artigiane) di tutti coloro che oggi non dispongono di un contratto stabile, ma vivono di lavori leciti e saltuari o alle dipendenze di qualcuno che non vuole saperne di regolarizzarli. Critica grossissima: fino all'inizio di Gennaio non c'era traccia, nelle circolari, della necessita', per regolarizzarsi per lavoro autonomo, di dimostrare il reddito (la cosa era sfuggita probabilmente agli uffici del Ministero, perche' nascosta da un riferimento, nel DPCM del 16 Ottobre, ad un articolo del Testo unico); dopo l'incontro, nessuna di quelle nostre istanze ha trovato riscontro nelle circolari, se non - in modo capovolto - quella relativa al reddito: e' ora pretesa la dimostrazione di tale reddito, mediante esibizione di titoli attestanti depositi bancari e simili, per un ammontare - se ricordo bene - di sei milioni di lire!

Mi piacerebbe capire come si correlino reddito e risparmi (che peso hanno, in tutto questo, i soldi spesi dall'immigrato per vivere e quelli mandati in patria alla famiglia? che peso ha il tempo impiegato ad accumulare risparmi?). A parte questo, comunque, non ti sfuggiranno le ragioni di una certa mia disperazione di fronte a queste cose: l'avervi suggerito un modo per dare maggiore apertura alla regolarizzazione ha avuto come unica conseguenza la chiusura completa di quello che era il canale piu' accessibile! Se mi fossi dedicato al golf, gli immigrati starebbero meglio...

Altra questione: ho in mano una circolare del questore di Roma che, facendo riferimento a disposizioni centrali - una circolare di Masone, immagino; ma non posso dirlo con certezza, visto che queste cose vengono tenute coperte -, raccomanda di procedere subito all'espulsione dello straniero che venga trovato privo anche di uno solo dei requisiti. La cosa si sta verificando spessissimo (anche in casi in cui la documentazione e' assolutamente completa; vedi quello esemplare della Caritas di Albano); te l'ho segnalato in tutti i modi (anche sulla segreteria di casa, di cui cerco di fare un uso moderato); non ho avuto risposta. I pretori invece le risposte ai ricorsi (negative) le stanno dando, dal momento che loro non possono entrare nel merito dell'esame della documentazione. L'espulsione di questi poveracci e' un gioco da ragazzi, dal momento che hanno fornito copia del passaporto e recapito alla polizia. E' o non e' una truffa?

Ammesso e assolutamente non concesso che sia giusto negare il permesso di soggiorno a questi stranieri, la loro permanenza fino ad oggi sul territorio e' motivata da un appuntamento dato dalla polizia; perche' non limitarsi ad invitarli a lasciare l'Italia, evitando cosi' che su di essi gravi il divieto di reingresso di cinque anni?

Io molte volte sbaglio certamente nelle forme che scelgo, ma alla sostanza in gioco per queste persone chi bada? Quando sei diventata Ministro dell'interno, ti ho mandato un fax (non pretendo che sia arrivato nelle tue mani). Mi rallegravo con te e con gli immigrati, e ti promettevo, per parte mia, di fare come la vedova del Vangelo: insistere, insistere, insistere... Io posso anche smettere di farlo, ma a una condizione: il Ministro dell'interno faccia in modo che di quei tre o quattrocentomila non vada perso neanche uno, che si aprano canali di immigrazione per ricerca di lavoro, che si convinca l'Europa a ragionare. Insomma quello che ho scritto qui sopra. Con me o senza di me, si puo' ripartire con un incontro Ministro-associazioni?

Un'ultima considerazione: Sergio Ferraiolo e' una persona tra le piu' oneste e intelligenti che io abbia incontrato nel lavoro sull'immigrazione in questi anni. Il tramite costituito con la posta elettronica, grazie a lui, e' uno degli esempi di come si possa cooperare, da posizioni distinte, alla risoluzione di problemi complessi. Mi sembrerebbe cosa profondamente ingiusta se dovesse avere problemi per il fatto di essere destinatario dei miei messaggi. Non ho alcuna difficolta' a mandare direttamente a te quei messaggi (inclusi quelli in cui esprimo critiche): basta che tu mi indichi un indirizzo di posta elettronica utile. Trovo francamente comico che qualcuno te li debba portare a mia insaputa.

Con affetto

 

 

p.s.: Il messaggio incriminato:

Cari amici,

sara' chiaro a tutti voi come il risultato netto della giornata di ieri (Consiglio dei ministri e relative dichiarazioni ufficiali) sia lontanissimo dall'essere esaltante. Che si sbloccasse, infatti, la questione del limite numerico sui permessi di soggiorno rilasciabili era cosa scontata fin dai primi giorni di vita di questo Governo. Ricordo come, appena avviata la fase di prenotazione (ai primi di Novembre), di fronte alla (prevedibilissima) calca di immigrati davanti alle questure, mi telefono', a casa, la Jervolino chiedendomi di rilasciare dichiarazioni rassicuranti, al Giornale Radio e al TG, circa il fatto che tutti gli immigrati in possesso dei riquisiti avrebbero avuto il permesso, in barba alla quota dei trentottomila. Ora il Governo sta cercando di vendere per la seconda volta quelle assicurazioni; e si aspetta che immigrati, associazioni e sindacati non solo le comprino, ma vadano anche a piedi a Santiago de Compostela per rendere grazie. Per non dare poi l'impressione di essere troppo aperti e troppo controcorrente rispetto al resto d'Europa, la Jervolino e Co. si affrettano a rilasciare dichiarazioni dalle quali non riusciranno piu' a tornare indietro: "chi manca anche di un solo requisito sara' espulso", "chi non ha alloggio, lavoro, Ferrari e conto in Svizzera sara' sbattuto per sempre in un centro di custodia", "gli stranieri potranno regolarizzarsi, ma solo se in regola" (questa, veramente, e' la forma in cui e' stata data la notizia dal GR delle 8 di oggi).

Il risultato e' esattamente quello della gestione Napolitano: un ministro dice una sciocchezza,incalzato dai giornalisti e da Gasparri; poi, parendogli disdicevole ammettere di averla detta, si adegua. Salvo cadere dalle nuvole quando si fa notare che - poniamo - la dichiarazione di presenza della Caritas di Albano o di Ladispoli e' considerata inadeguata (a differenza di quella della Caritas di Roma) ai fini della dimostrazione della famosa data di ingresso, e l'esibirla e' giudicato un buon motivo per procedere all'espulsione.

I nostri politici ragionano come se, varando un provvedimento che va bene al cinquanta per cento, ognuno degli interessati avesse il cinquanta per cento del massimo vantaggio possibile (il che potrebbe essere accettabile, nel mondo della realta'). Non capiscono che, invece, il cinquanta per cento degli interessati avra' tutto il vantaggio, l'altro cinquanta per cento tutto il danno.

A costo di risultare noioso, ricordo i passi che il Governo deve compiere per distinguersi realmente dalle precedenti, smorte gestioni del problema:

a) rendere meno fiscale l'esame della documentazione presentata da chi richiede la regolarizzazione (in particolare, accettando le dichiarazioni di associazioni e sindacati sulla presenza anteriore al 27 marzo 1998, e accettando l'autocertificazione della disponibilita' di alloggio e, ove richiesta, della disponibilita' di reddito);

b) istituire subito liste di prenotazione nei consolati e programmare flussi di ingresso per ricerca di lavoro gia' per il '99.

Far funzionare il fenomeno dell'immigrazione e' banale, dal momento che ci pensano immigrati e datori di lavoro. Si tratta solo di sottrarre la supervisione agli scafisti; per una volta, lo Stato, che non e' interessato a ottenere margini di profitto, non ha alcuna difficolta' a sbaragliare la concorrenza del privato, che vuole invece lucrarci sopra.

Cordiali saluti

sergio briguglio