PIANO DELL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE

PER I RIFUGIATI PER IL RITORNO DEI RIFUGIATI

E DEGLI SFOLLATI IN KOSOVO

 

 

L’accettazione del piano di pace per il Kosovo e il successivo accordo sul ritiro militare firmato il 9 giugno 1999, hanno sollevato urgenti questioni circa il ritorno dei rifugiati in Kosovo. L’Acnur dirigerà tale ritorno nell’ambito di tale piano, e sta già elaborando progetti dettagliati per una grande operazione di rimpatrio. Tuttavia c’è ancora molto lavoro da svolgere.

Con il ritiro delle forze militari serbe, nel rispetto dei termini previsti dall’accordo tecnico, la forza internazionale militare ha iniziato a entrare in Kosovo. La forza militare ha il compito di creare le condizioni di sicurezza affinché le agenzie umanitarie possano svolgere il loro lavoro e i rifugiati possano tornare a casa. Il ritorno dei rifugiati dipenderà dall’effettivo ripristino di un ambiente stabile e sicuro.

Piano dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati per il ritorno dei rifugiati e degli sfollati in Kosovo

24 ore dopo l’entrata in Kosovo del primo contingente militare internazionale l’Acnur ha condotto in Kosovo un convoglio di aiuti umanitari destinato agli sfollati che si trovano in situazioni disperate. Insieme ai beni di prima necessità sono anche state trasportate le forniture essenziali per ristabilire la presenza dell’Acnur a Pristina e successivamente in altre località.

Allo stesso tempo, l’Acnur comincerà ad allestire il suo programma per assistere gli sfollati e i rifugiati al loro ritorno dai paesi vicini. Dei team visiteranno appena possibile ogni zona del Kosovo per valutare il livello di sicurezza, i danni alle abitazioni e tutte le altre misure necessarie affiché le persone possano tornare in piena sicurezza e ricominciare la loro vita. Queste informazioni saranno poi passate agli sfollati e ai rifugiati in modo che essi siano a conoscenza della situazione che li aspetta e possano prendere una decisione consapevole sui tempi del loro ritorno. In alcune aree, potrebbero esservi mine, così come altri pericoli dei quali la popolazione dovrà essere informata. Altre zone, potrebbero essere talmente distrutte che le persone rimpatriate potrebbero aver bisogno di assistenza di ogni genere per tornare nelle proprie case.

L’Acnur e le altre agenzie umanitarie forniranno a coloro che rientrano cibo, utensili per la casa e altri servizi essenziali. Poiché vi sarà una grande quantità di danni alle abitazioni, saranno inoltre fornite strutture edilizie di base, quali travi, infissi, lastre di vetro per finestre e materiali di copertura per tetti, in modo che coloro che rientrano potranno realizzare le riparazioni iniziali di base in almeno una stanza delle loro case.

 

Tempi stimati per il ritorno

Finché non saranno state ristabilite le condizioni di sicurezza fondamentali e la situazione in Kosovo non sarà stata valutata, è impossibile stabilire con esattezza quando le persone potranno ritornare.

Molti rifugiati dispongono di veicoli di loro proprietà e potrebbero essere tentati di mettersi in viaggio non appena le forze militari internazionali si saranno dispiegate in Kosovo. La presenza di tale forza non costituisce però una garanzia concreta di sicurezza in tutte le aree di ritorno: la presenza di mine è solo una delle possibile minacce che i rientranti potrebbero trovarsi a dover affrontare in alcune zone. E’ anche possibile che vi siano problemi di carattere giuridico e di ordine pubblico, visto che nelle fasi iniziali non vi sarà alcuna forza internazionale che ricoprirà le regolari funzioni di polizia. L’eventualità peggiore che potrebbe verificarsi è proprio il rientro prematuro della popolazione in situazioni ancora pericolose. Questo non farebbe che aggravare la crisi umanitaria e le sofferenze dei civili.

Se da un lato l’Acnur sta lavorando con il massimo impegno per aiutare le persone a tornare prima possibile, nello stesso tempo i rifugiati saranno incoraggiati a non tornare finché non verranno confermate le condizioni di sicurezza, la presenza dell’Acnur nelle aree dove è previsto il ritorno e la possibiltà di fornire l’assistenza immediata necessaria. E’ pertanto fondamentale che il rientro avvenga in modo ordinato, sicuro e produttivo, in modo che le agenzie internazionali possano fornire protezione e assistenza.

Condizioni del ritorno

La situazione che ci si può aspettare in Kosovo include abitazioni e interi villaggi distrutti e saccheggiati, strade e ponti danneggiati, zone densamente minate e mancanza di servizi essenziali, quali acqua ed elettricità. Potrebbe esservi penuria di cibo, specialmente durante i primi mesi del ritorno. La stagione della semina è già passata, dunque l’assistenza alimentare sarà fondamentale per la sopravvivenza nei mesi invernali. L’Acnur e il Pam forniranno cibo e altro genere di assistenza umanitaria a tutti coloro che ne avranno bisogno, in tutto il Kosovo.

Esistono ancora molte incertezze circa la situazione del Kosovo dopo l’accordo di pace. Verosimilmente nella fase di transizione, prima che le strutture civili e amministrative vengano ristabilite, sorgeranno problemi di legalità e di ordine.Inoltre non è ancora chiaro in quli termini verranno affrontate questioni quali il ritorno o l’acquisizione della proprietà, o quelle relative all’identità e alla cittadinanza. Poiché i documenti di identità di molti kosovari sono stati confiscati o distrutti, l’Acnur, se necessario, metterà in atto dei meccanismi ad hoc nei paesi vicini per fornire documenti a coloro che ne avessero bisogno prima del ritorno.

 

 

Informazioni sull’operazione di ritorno

L’Acnur sta attuando una campagna di informazione di massa per dare con regolarità informazioni aggiornate ai rifugiati circa la situazione nelle zone di ritorno in Kosovo. Tali informazioni verranno aggiornate costantemente.

Il messaggio dell’Acnur è, in questo momento, di speranza e di pazienza: tutti i rifugiati che intendono rimpatriare in condizioni di sicurezza saranno accompagnati e aiutati a ricominciare la loro vita nei loro luoghi di origine. Ma è necessario che essi siano pazienti e che permettano di assicurare il ristabilimento in Kosovo di un ambiente sicuro prima di organizzare i trasferimenti di ritorno. nel frattempo, proseguiranno normalmente tutti i programmi e le attività umanitarie nei campi profughi dei paesi vicini.