On Livia Turco

Ministro Affari Sociali

Sen. Alberto Maritati

Sottosegretario con delega all’immigrazione

Roma, 10 novembre 1999

 

La Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes hanno appreso con piacere dall’incontro della Consulta dell’8 novembre, cui presiedeva l’On. Ministro, e dal Forum "E’ il tempo dell’integrazione" del giorno seguente, dove ha preso parola anche il Sen. Maritati, che si sta alacremente lavorando, di concerto tra i Ministeri interessati, alla programmazione dei flussi d’ingresso per il 2000, che anzi è prevista l’emanazione del relativo Decreto entro la fine dell’anno corrente.

L’importante provvedimento induce i due organismi ecclesiali a sollecitare anche con la presente nota quanto nelle due citate circostanze hanno già richiesto a voce e che sinteticamente si può formulare nei punti seguenti:

1. Il Decreto punti per il numero degli ingressi sul limite più alto consentito al Governo in base al suo Documento programmatico triennale. Quanto sia realistica la proposta risulta dal fatto che dal 1987 ad oggi la media annuale delle regolarizzazioni e degli ingressi per lavoro si aggira appunto sulle 80.000 unità. Si chiede pertanto che si provveda all’entrata regolare del medesimo quantitativo che negli anni precedenti ha fatto ingresso in massima parte per via irregolare.

2. Si privilegi l’entrata "per inserimento nel mercato di lavoro" mediante sponsorizzazione, che dà garanzia per un anno di vitto, alloggio e copertura sanitaria (nonché di efficace sostegno nella ricerca di lavoro regolare), il che comporta l’avvio del processo integrativo nel modo ottimale fin dal primo giorno, senza oneri per le pubbliche amministrazioni; per di più si darebbe di fatto legittimità a quelle catene migratorie che finora hanno funzionato in modo efficace ma illegale.

3. Vista l’ampia discrezionalità lasciata al Governo nella scelta della qualità e quantità delle quote, si privilegino gli ingressi di quelle persone che hanno le qualifiche professionali necessarie a coprire quei settori, qualifiche e mansioni, dove è persistente la mancanza di manodopera. In secondo luogo si privilegino gli immigrati che sono parenti o affini di chi presta garanzia o offre l’alloggio o che abbiano già svolto in precedenza lavori regolari anche stagionali in Italia. E’ ovvio che, in base all’art. 36 del Regolamento di attuazione, l’iscrizione alle liste di collocamento e conseguente autorizzazione al lavoro, si effettuano solo nella provincia della questura che ha rilasciato l’autorizzazione di cui all’art. 35.

Le autorizzazioni al lavoro dovrebbero di preferenza riguardare le offerte di garanzia prestate in quelle regioni dove il tasso di disoccupazione è inferiore alla media nazionale.

4. Quanto al lavoro autonomo, si potrebbe adottare il criterio di privilegiare gli ingressi che garantiscano l’avvio di attività nelle quali sia previsto il regolare impiego di disoccupati iscritti nelle nostre liste di collocamento; in tal caso la priorità delle assunzioni va a favore delle Regioni in cui il tasso di disoccupazione è superiore alla media nazionale.

Si ritiene che questa forma di programmazione, stabilita all’indomani dell’entrata in vigore del Regolamento di attuazione, concorri a collaudare tempestivamente e a valorizzare al massimo il disposto dell’articolo 23 del T. U., che a ragione è ritenuto uno dei punti più qualificanti della nuova normativa; di conseguenza si ritiene che concorrerà notevolmente a dissuadere gli aspiranti all’immigrazione dall’avventurarsi per vie illegali ed a sottrarre tanta clientela agli scafisti ed a simili cosche malavitose.

Nel medesimo tempo si dovrebbe dare la massima pubblicità in Italia e all’estero, particolarmente dove maggiore è la pressione migratoria, su queste possibilità di ingresso regolare per lavoro, come già egregiamente si è pensato di fare per l’intero impianto della legge; tale pubblicità probabilmente avrebbe un riflesso positivo anche fra i cittadini italiani, così fortemente condizionali nelle valutazioni e negli umori non solo dal vuoto di informazione, ma pure dalla troppa disinformazione più o meno intenzionale.

L’associazionismo di ispirazione cristiana da parte sua intende contribuire attraverso i suoi canali capillari per una retta informazione degli immigrati, usando tutte le vie persuasive perché gli immigrati stessi contribuiscano ad instaurare e consolidare su questo punto e su tutto il versante immigratorio un regime di legalità.

Fiduciosi di un attento ascolto a questa nostra proposta, formuliamo auspici che l’impegnativo lavoro raggiunga buon successo e salutiamo cordialmente,

 

 

Don Elvio Damoli Mons. Luigi Petris

Direttore Caritas Italiana Direttore F. Migrantes