Alla periferia della periferia: i Rom e Scampìa

Provvisorio e precario sono due aggettivi che si accompagnano costantemente a qualsiasi intervento politico e sociale che ha come oggetto i Rom.

L’inefficacia dei progetti occasionali, legati il più delle volte all'emergenza, è un dato di fatto. L'assenza di comunicazione tra l'Amministrazione e i destinatari (Rom, indigeni, circoscrizioni) impedisce la partecipazione consapevole di questi a scelte che incidono profondamente sul loro habitat e sulla loro esistenza.

Riteniamo necessario, per tanto, promuovere attraverso momenti pubblici una riflessione che coinvolga la città e creare le condizioni che permettano comunicazione, scambio e incontro tra Rom e napoletani per superare i pregiudizi, positivi e/o negativi, che confinano i Rom in un ghetto mentale prima che fisico.

In questa ottica il campo di Secondigliano, prima e unica soluzione concepita dopo 10 anni di indifferenza, rappresenta un passo indietro. Si tratta infatti di una scelta imposta, priva di prospettive, che risolve il problema occultandolo e perpetua le condizioni di dipendenza e separatezza dei Rom.

La scelta dell’isolamento implica un danno sociale ingente e molteplice, perché accresce le tensioni interne alla comunità Rom, a causa della convivenza forzata di persone che avevano liberamente scelto di vivere separate, favorisce il perpetuarsi dei pregiudizi, offre un ampio bacino di mano d’opera alla criminalità, incentiva la diffusione delle patologie da ghetto, e inoltre nega alla città l’apporto di interlocutori privilegiati quali sono i Rom, da cui ricevere e con i quali sperimentare forme di convivenza.

E’ necessario che i Rom e gli altri cittadini partecipino direttamente alle scelte che li riguardano, in una prospettiva di ascolto reale delle istanze di tutti i soggetti interessati.

Le esperienze e i fallimenti di altre città italiane delineano soluzioni abitative che appaiono di gran lunga migliori del campo dietro al carcere di Secondigliano, anche in termini di risparmio economico e facilità gestionale:

L’assegnazione di piccole aree attrezzate a nuclei familiari ( massimo 50 persone) e l’incentivazione delle azioni di recupero ad uso abitativo di immobili dismessi, garantendo livelli di vita dignitosi e favorendo l'autogestione dello spazio di vita;

La possibilità di accedere alla casa, sia attraverso l’inserimento dei Rom nei programmi di edilizia popolare, sia creando forme di supporto istituzionale per chi intende affittare appartamenti con il proprio reddito personale.

La messa a punto di progetti di riqualificazione territoriale che siano vissuti come risorsa per l’intero quartiere e che prevedano spazi da destinare ad abitazione per singole famiglie Rom.

Ogni ipotesi di soluzione abitativa per i Rom, comunque, pur essendo un valido punto di partenza non può prescindere da una più ampia politica che preveda misure idonee a superare lo stato di pesante svantaggio sociale e affronti efficacemente le questioni del lavoro, dell’educazione, della regolarizzazione della posizione giuridica e che abbia come interlocutori reali i Rom e la città.

Perciò ci sembra opportuna, e pertanto promuoviamo, un’assemblea pubblica, da tenersi al più presto a Scampìa, a cui si invitano la Regione, la Provincia, il Comune di Napoli, gli altri Comuni interessati, a presentare e discutere un piano dettagliato riguardo le tematiche rom, incontro a cui auspichiamo la più ampia partecipazione di associazioni, enti, gruppi e singoli cittadini, Rom o non Rom, interessati.

Com.p.a.re - DAMM - circolo PRC di Secondigliano - Gridas - Cristiani di base del Cassano - Coord. Ecumenico Scuola di Pace - Lega Ambiente Campania - Most - Comitato Golfo - Liberamente - Coord. Flegreo Contro la Guerra.

 

"Un giorno non lontano tutti gli zingari troveranno sistemazione in campi sulla luna e flotte di guardie, giudici, assistenti sociali e terzosettoriani, rimasti senza lavoro sulla terra, li seguiranno a bordo di mirabolanti shuttles della solidarietà" (dal progetto di integrazione cosmica)