UNHCR/ACNUR

CORNO D’AFRICA

10 agosto 2000

 

 

 

In breve:

- Rimpatriano, con l’assistenza dell’UNHCR, i rifugiati eritrei in Sudan

- Con il protrarsi del cessate il fuoco, anche gli sfollati fanno rientro alle proprie case

- Altri aiuti giungono in Eritrea via mareI rifugiati eritrei rimpatriano dal Sudan

 

 

Rimpatriano, con l’assistenza dell’UNHCR, i rifugiati eritrei in Sudan

A seguito del cessate il fuoco tra Etiopia ed Eritrea, firmato ad Algeri il 18 giugno, l’UNHCR ha organizzato un programma di rimpatrio su base volontaria per i circa 90mila eritrei che dalla metà del mese di maggio si trovano nei campi del Sudan orientale. Il programma ha avuto inizio il 25 luglio, dopo la firma di un accordo tra Sudan, Eritrea e UNHCR. Già dalla metà di giugno i rifugiati avevano cominciato a rimpatriare spontaneamente: oltre 5mila persone erano state così cancellate dai registri dell’UNHCR dopo aver lasciato i campi in Sudan.

Al 9 agosto, oltre 21mila persone — più di 6.300 famiglie — avevano fatto ritorno a casa dai tre campi nella provincia di Kassala, nel Sudan orientale. Gli spostamenti sono stati particolarmente intensi dal campo di Shagareb — a 70 chilometri dalla frontiera — dove 12mila rifugiati, dei 17mila registrati, sono già rimpatriati. Da Lafa e Gulsa hanno fatto rientro rispettivamente 5.500 e 2.500 persone. Sono oltre 200 i camion utilizzati dall’UNHCR per i viaggi giornalieri di questo imponente rimpatrio. Nonostante alcuni ritardi dovuti alle forti piogge durante la prima settimana del rimpatrio, l’operazione ha avuto ottimi risultati, senza ulteriori problemi. I rifugiati salgono sui camion con tutti i loro averi, mobili, bestiame, articoli per cucinare e le tende o i teli di plastica distribuite loro nei campi. Prima di partire ricevono inoltre dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) un pacco alimentare per due mesi. I rifugiati, come previsto dall’accordo di rimpatrio, attraversano il confine da posti di frontiera prestabiliti dove sono esentati dal pagamento delle tasse doganali, e rientrano in aree dell’Eritrea considerate sicure. La maggior parte di essi si dirige verso le città di Guluj, Tesseney, Gergef e Tebeldia, nell’Eritrea sud-occidentale. La priorità finora è stata assegnata a coloro che fanno ritorno nei villaggi e nelle città di origine, mentre quanti provengono da territori ancora occupati, se la situazione continuerà a non permettere il rientro alle proprie case, saranno sistemati in centri temporanei. La Commissione eritrea per l’assistenza umanitaria e per i rifugiati (Eritrean Relief and Refugee Commission — ERREC) e l’UNHCR hanno individuato le ONG partner che opereranno nell’area di Gash-Barka. International Medical Corps è incaricata di fornire assistenza medica a coloro che rientrano dal Sudan, mentre l’International Catholic Migration Commission si occuperà della consegna a casa di aiuti non alimentari alle famiglie, in base alle necessità.

Anche gli sfollati eritrei tornano a casa

Con la firma del cessate il fuoco, anche migliaia di eritrei, sfollati a causa della guerra, hanno cominciato a far ritorno alle proprie case. I ritorni avvengono principalmente verso le aree più sicure e accessibili delle regioni di Gash-Barka e Debub. Si stima che nella sola area di Gash-Barka, nell’Eritrea sud-occidentale, gli sfollati a causa del conflitto sarebbero stati 550mila. Alla metà di luglio, già 14mila di questi avrebbero fatto ritorno a Tesseney e circa 11mila a Guluj, e molti altri ancora starebbero per rientrare. La ricostruzione dell’importantissimo ponte che conduce a Tesseney ha facilitato il trasporto di persone e di aiuti umanitari nella città, i negozi stanno riaprendo. Tuttavia molte proprietà sono state distrutte o saccheggiate e i due terzi del bestiame potrebbero essere stati persi a causa della guerra, mentre una parte importante delle migliori terre agricole è ancora sotto il controllo etiopico. Nonostante ciò, molti di coloro che rientrano sono contadini che sperano di poter piantare qualcosa prima della fine della stagione delle piogge.

Nel frattempo, un gran numero di persone continua ad arrivare giornalmente dalle zone occupate dall’Etiopia per unirsi alla popolazione di sfollati che si trova nei campi, alcuni dei quali sono ormai sovraffollati. Secondo stime fornite dall’ERREC, nella regione di Gash-Barka vi sarebbero ancora 44mila sfollati, 35mila dei quali alloggiati nei campi e il resto nelle immediate vicinanze. Il campo di Alba, nella regione di Debub, starebbe ricevendo diverse centinaia di persone ogni giorno. In tutto sono 16 i campi per gli sfollati nelle regioni di Debub, Gash-Barka e del Mar Rosso settentrionale, mentre vi sarebbero altri 14 accampamenti sprovvisti di infrastrutture. Cibo, alloggio, acqua e sistemi igienico-sanitari continuano a rappresentare elementi di preoccupazione nella maggior parte dei campi.

Altri aiuti arrivano in Eritrea via mare

L’UNHCR sta trasportando via mare altri aiuti — tende, sapone e vestiti - per gli sfollati in Eritrea. Ad Adi Kashi sono stati consegnati 2mila kit completi per gli alloggi, che contengono teloni di plastica e strutture di legno forniti dall’USAID. Un buon numero di questi è già stato montato, mentre, nell'ambito del programma di rimpatrio volontario, si stanno procurando localmente altri 6mila kit per gli alloggi .

 

 

 

UNHCR/ACNUR

Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

Via Caroncini, 19 - 00197 Roma

Tel. (06) 80.21.21 - Fax (06) 80.21.23.25

Email: itaro@unhcr.ch - Sito internet: www.unhcr.ch