BOZZE NON CORRETTE

Stenografico Aula in corso di seduta

Seduta n. 825 del 13/12/2000

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Si riprende la discussione della proposta di legge n. 5808 (ore 16,17).

(Esame degli articoli aggiuntivi all'articolo 2 - A.C. 5808)

PRESIDENTE. Chiedo al relatore per la maggioranza di esprimere il parere sugli articoli aggiuntivi all'articolo 2.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere è contrario sull'articolo aggiuntivo Volonté 2.07. Per quanto riguarda gli articoli aggiuntivi Landi di Chiavenna 2.030 e Di Luca 2.01, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea. Infatti, il parere è contrario; tuttavia, per quanto riguarda la lettera c) dell'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030 e la lettera b) dell'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01, vi è stata una discussione nel Comitato ristretto, che ha portato a proporre la seguente riformulazione. All'articolo 4, comma 3, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, aggiungere le parole: «in misura proporzionalmente non inferiore all'importo dell'assegno sociale» e conseguentemente abolire le parole da: «i mezzi di sussistenza» sino alla fine del periodo. Ovviamente, mi riferisco al testo unico. È questa la questione che era stata tratteggiata stamattina dall'onorevole Armaroli, quando mi ha detto che stavo facendo Filumena Marturano. Spero che gli piaccia tale «presepe» e che possa accogliere la riformulazione in tal senso.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole relatore, si tratterebbe della riformulazione dell'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01?

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, si tratterebbe della riformulazione della lettera c) dell'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030 e della lettera b) dell'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01; altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Mi scusi, ma le lettere a) e d) di quegli articoli aggiuntivi resterebbero le stesse?

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. No, signor Presidente, il parere è contrario su tutto. Si propone,


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però, che invece della lettera c) dell'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030 e della lettera b) dell'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01, si adotti una riformulazione del contenuto...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma questo è un pasticcio: non si fa così. La prego di esprimere il parere sugli articoli aggiuntivi Landi di Chiavenna 2.030 e Di Luca 2.01.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario su entrambi gli articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. La ringrazio. Non si può dare un parere uniforme su due emendamenti completamente diversi.
Il Governo?

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. La ringrazio. Colleghi, vorrei la vostra attenzione su una questione di rilevante importanza per tutti. Colleghi, per cortesia. Collega, può prendere posto? Colleghi, per favore. Onorevole Di Fonzo, la richiamo all'ordine. Onorevole Tatarella, può prendere posto, per piacere, così ci consente di lavorare?


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Onorevole La Russa, lei ha posto oggi una questione che è di rilevante interesse per tutti i colleghi. La sintetizzo per essere sicuro di aver compreso bene. Il problema da lei posto è il seguente: se e quando il presentatore di una proposta di legge possa ritirare la sua firma dalla proposta stessa, con particolare riferimento, se non comprendo male, alle proposte dell'opposizione che vengono calendarizzate per i lavori dell'Assemblea in quota all'opposizione e nelle quali l'opposizione stessa poi non si riconosca, in relazione alle modifiche approvate dalla Commissione.
Innanzitutto, allora, ribadisco quanto abbiamo detto più volte, ossia che non esiste il diritto di alcun deputato di veder arrivare in Assemblea il testo che egli ha presentato, perché questo significherebbe introdurre un impedimento al potere di emendamento, e così via.
Quanto alla questione più specifica, dopo averla attentamente considerata sono arrivato alla conclusione che sia possibile ritirare la firma quando il progetto di legge è ancora in Commissione, prima che venga conferito l'incarico al relatore.

IGNAZIO LA RUSSA. E perché?

PRESIDENTE. Perché una volta conferito l'incarico al relatore il testo è della Commissione ed arriva in Assemblea in quanto tale. Infatti il secondo comma dell'articolo 79 stabilisce che il «procedimento per l'esame dei progetti di legge in sede referente è costituito dall'esame preliminare con l'acquisizione dei necessari elementi informativi, dalla formulazione del testo degli articoli e dalla deliberazione sul conferimento del mandato a riferire all'Assemblea». Una volta scritti gli articoli, si presume che chi non si riconosce in essi dichiari di voler, per questo motivo, ritirare la propria firma dalla proposta di legge, affermando di non avere intenzione di conferire al relatore il mandato a riferire all'Assemblea su quel testo. Una volta, però, dato il mandato al relatore ed iniziato l'esame da parte dell'Assemblea, credo sia difficile ritirare la firma, perché a quel punto il testo non appartiene più a chi lo ha presentato, ma alla Commissione. È questa la ragione.


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D'altra parte, come lei sa, la questione dei poteri della Commissione in ordine alla modifica del testo presentato dall'opposizione si è posta più volte. Quindi, la mancata corrispondenza del testo finale rispetto agli intenti dei proponenti originari era già nota da tempo a tutti i colleghi e d'altra parte su un tema che divide così profondamente la Camera, perché divide il paese, era evidente che le proposizioni dei colleghi dell'opposizione - o almeno una parte di esse - non sarebbero state condivise dai colleghi della maggioranza, quindi era prevedibile che vi sarebbe stata questa divisione.
Queste sono le ragioni per cui ritengo che ora non si possa ritirare la firma, ma che ciò possa essere fatto, ripeto, prima che venga dato mandato al relatore di riferire all'Assemblea, nel momento in cui esiste già un testo della Commissione ed il soggetto proponente non vi si riconosca. Naturalmente questo non vuol dire - finisco, per ragioni politiche - che i colleghi dell'opposizione di centrodestra si riconoscevano nel testo prima del mandato al relatore e adesso non vi si riconoscono più, vuol dire soltanto che ora si è posta la questione ed ora si dà questa interpretazione. Non so se sia chiaro.

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, convengo con lei su molte delle argomentazioni esposte, in particolare sulla circostanza che nessun parlamentare possa pretendere che la sua proposta non venga modificata dalla Commissione e dall'Assemblea. Ritengo, però, che le argomentazioni da lei addotte, che sono tutte logiche, non vadano minimamente ad incidere sul diritto di ciascun parlamentare di ritirare in ogni momento la firma che aveva apposto su un atto parlamentare prevedendone un esito diverso, sia pure improbabile. Come avviene per gli emendamenti, ai quali in qualsiasi momento i presentatori possano dichiarare di rinunciare, credo che per analogia la stessa sorte debba toccare alla decisione di un parlamentare che in qualunque momento, prima che l'iter sia concluso, decida di non mantenere la propria sottoscrizione


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in calce ad un documento che, per qualsivoglia motivo, egli non intenda più sottoscrivere. Intendo cioè sostenere che non c'è bisogno di una motivazione, così come avviene per gli emendamenti: appartiene al foro interno di ciascun parlamentare la scelta di continuare o meno a sottoscrivere un atto.
Nel caso specifico, peraltro, lei sa benissimo che, così come non può esistere la pretesa di un parlamentare di vedere accolte le proprie opinioni, può però permanere la speranza che la maggioranza, anche dopo la conclusione dell'esame in Commissione, approvi il testo alternativo. Una volta che il testo, in tutto o in parte, non rispecchi più l'opinione di colui che ha originariamente sottoscritto un testo diverso, credo che anche politicamente sia corretto consentire il ritiro della firma, in mancanza di una qualsiasi esplicita determinazione del regolamento. Ho letto con attenzione il regolamento e sono stato attento a quanto da lei detto (che ritengo un tentativo di trovare una soluzione), ma non credo vi sia nulla al riguardo. Dobbiamo quindi procedere per analogie e l'unica analogia possibile è con gli emendamenti, i quali possono essere ritirati in qualsiasi momento. Qualora lei restasse in una situazione di dubbio o anche di semicertezza, come quella che molto cortesemente ci ha espresso, la invito fin d'ora a convocare la Giunta per il regolamento affinché esprima un parere.
Comunque, di fronte alla possibilità che un testo quale quello presentato dalla Commissione venga poi approvato e per sempre quel testo venga individuato con i nomi degli onorevoli che lo hanno presentato - sia esso La Russa, Fini o Selva -, i quali tuttavia non si ritrovano in esso, credo che sia buon diritto del parlamentare fare in modo che questo danno emergente - chiamiamolo impropriamente così - sia evitato: io credo che lei debba tenere in grande considerazione questa possibilità.

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, la ringrazio. Naturalmente non presumo di aver fornito una risposta, come dire... da Bocca della verità. Per carità, sono questioni complesse che stiamo valutando.
Tuttavia devo dire che non mi convince l'analogia con gli emendamenti, ma mi riservo di valutarla visto che abbiamo


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tempo per esaminare la questione. Infatti, l'emendamento è presentato dal collega deputato e non viene trasformato dalla Commissione, a differenza del testo della proposta di legge. Un argomento che è solo letterale - quindi vale quello che vale - è il seguente: le proposte di legge non sono dei deputati, ma sono di iniziativa dei deputati. Questo differenzia l'iniziativa dal testo della Commissione.
Tuttavia, visto che la questione è complicata, seguirò il suo suggerimento di convocare la Giunta per il regolamento, spero naturalmente prima che sia approvato il provvedimento. In ogni caso mi riservo di riflettere ulteriormente, cercando nei precedenti - non ho visto se ce ne sono - e vedendo se per caso non vi sia qualche argomento che possa dare ragione alla sua tesi.

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. La ringrazio.

ALBERTO DI LUCA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO DI LUCA. Presidente, in seguito a quanto detto dal relatore, onorevole Sinisi, mi riservo di presentarle una riformulazione del mio articolo aggiuntivo 2.01 per poi metterlo in votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Di Luca, come lei sa, la riformulazione può essere proposta dalla Commissione, la quale non può associare l'espressione del parere a riformulazioni che riguardano due testi diversi come se si trattasse di un solo testo. Quindi, se il relatore mi propone una riformulazione in merito a questi articoli aggiuntivi, possiamo valutarle.
Vorrei quindi sapere dal relatore cosa intenda fare per andare incontro alla proposta dell'onorevole Di Luca.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. La Commissione ha espresso parere contrario sull'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030. Per quanto riguarda l'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01, propongo ai presentatori di riformulare il testo...


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PRESIDENTE. Lei riformula, vale a dire propone la sua riformulazione.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Propongo di riformulare l'intero testo dell'articolo aggiuntivo, recependo solo una parte dell'articolo aggiuntivo, in questo senso. All'articolo 3, comma 4, del testo unico, dopo le parole: «per la durata del soggiorno» inserire le seguenti: «in misura proporzionalmente non inferiore all'importo dell'assegno sociale» e successivamente, nello stesso comma, sopprimere le parole da: «I mezzi di sussistenza» sino alla fine del periodo.

PRESIDENTE. Andiamo per ordine. Si tratta dell'articolo 4 comma 3 o dell'articolo 3 comma 4? A me risulta articolo 4 comma 3.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. È l'articolo 4 comma 3.

PRESIDENTE. Sta bene.
Inoltre, non ho capito a cosa si riferisca la seconda parte del suo intervento.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Si riferisce ad una parte che sta sempre nello stesso comma - mi riferisco sempre al comma 3 dell'articolo 4 - che stabilisce: «I mezzi di sussistenza sono definiti con apposita direttiva emanata dal ministro dell'interno, sulla base di criteri indicati nel documento di programmazione di cui all'articolo 3, comma 1». Questo periodo dovrebbe essere soppresso.


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PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Sinisi.
Chiedo ai presentatori dell'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01 se accettano la riformulazione del testo proposta dal relatore.

ALBERTO DI LUCA. Presidente, anche a nome degli altri presentatori dell'articolo aggiuntivo, dichiaro di accettare la riformulazione proposta dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Volontè 2.07.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Già stamane abbiamo avuto modo di dire che sulla gestione dei flussi ci vuole una normativa più efficace e che occorre seguire nuove vie.
Con questo articolo aggiuntivo noi sosteniamo che i flussi migratori debbano essere determinati e regolati prioritariamente in ragione di precisi accordi bilaterali, con criteri estremamente selettivi che non possono essere soltanto di natura economica e previdenziale ma riguardare l'identità propria di una nazione, della nostra nazione.
Inoltre, con tale articolo aggiuntivo ribadiamo il fondamentale ruolo della regione nella definizione di questi flussi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armaroli. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. Presidente, vorrei spendere una parola sull'articolo aggiuntivo Volontè 2.07. Esso infatti affronta una questione che noi della Casa delle libertà abbiamo trattato molte volte. Tale questione si può tradurre, se posso esprimermi così, nel seguente modo: nessuna lira a quei paesi che non rispettano i trattati con l'Italia e permettono a decine di migliaia di persone di entrare in Italia clandestinamente.
È un problema, Presidente - lo ribadisco - che abbiamo già trattato molte volte. Ma poiché le cose non stanno andando nel verso giusto, siamo costretti ad intervenire nuovamente.


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Signor Presidente, cosa dice questo articolo aggiuntivo molto razionale dei colleghi Volontè, Tassone e Teresio Delfino? Stabilisce che i flussi migratori sono determinati e regolati prioritariamente ed esclusivamente in ragione di accordi bilaterali con gli Stati extraeuropei.
Signor Presidente, alla luce dell'esperienza possiamo dire che vi sono dei paesi che rispettano in maniera piuttosto adeguata questi trattati, mentre, vi sono altri paesi che non li rispettano; alludo in maniera particolare - tanto per non fare nomi e cognomi - all'Albania.
Per questi motivi, mi auguro che una maggioranza che non voglia essere sorda alle buone ragioni dell'opposizione, possa approvare questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanini. Ne ha facoltà.

PIETRO FONTANINI. Presidente, intervengo a titolo personale.
Ribadisco la bontà di questo articolo aggiuntivo. L'onorevole Armaroli ha fatto riferimento all'Albania, ebbene io vorrei citare anche la Repubblica di Slovenia. Tra l'Italia e la Slovenia c'è un confine - terrestre in questo caso - che è un colabrodo per quanto riguarda il passaggio di clandestini.
Ebbene, sembra che la Slovenia, a cui abbiamo anche concesso aiuti economici di una certa consistenza (ad esempio, i 300 miliardi destinati al potenziamento delle ferrovie slovene), non attui quegli accordi relativi alla «gestione» delle persone che vengono respinte alla frontiera.
In pratica la polizia slovena si rifiuta di accogliere tutti i clandestini che vengono respinti dalla polizia italiana. È importante riuscire ad ottenere dalla Slovenia, con la quale abbiamo altri accordi economici, un forte impegno affinché coloro che entrano clandestinamente in territorio italiano e vengono respinti dalla polizia italiana, possano ritornare in quello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosco. Ne ha facoltà.

RINALDO BOSCO. Intervengo per ribadire le argomentazioni del collega Fontanini. Risulta che solo il 17 per cento


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dei clandestini fermati - o, meglio, accolti dalle forze di polizia, perché i cittadini degli altri paesi si recano, in primo luogo, dalle forze di polizia per farsi accudire - torna alle forze di polizia slovena che rifiutano di riconoscere che essi abbiano attraversato il confine italo-sloveno. La città di Gorizia subisce un debordante afflusso di cittadini sloveni. Ciò dimostra che gli accordi non vengono rispettati e che devono essere rivisti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Volontè 2.07, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

I colleghi votino personalmente, per piacere!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 378
Astenuti 4
Maggioranza 190
Hanno votato
179
Hanno votato
no 199).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Presidente, su questo articolo aggiuntivo devo svolgere un ragionamento piuttosto complesso che riguarda uno degli aspetti più importanti dell'immigrazione clandestina
Noi del Centro cristiano democratico condividiamo alcuni aspetti di questo articolo aggiuntivo, in particolare, quelli che sono stati oggetto di approfondimento e di rielaborazione in Commissione. Non ne condividiamo altri perché nel nostro progetto di legge presentato quasi un anno fa (nel quale è


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inserita la famosa norma sugli scafisti, di cui parleremo all'articolo 5) avevamo previsto un meccanismo così graduato. In prima battuta, si stabiliva la riconferma del respingimento alla frontiera o l'espulsione in via amministrativa.
Se la legge Turco-Napolitano ha fallito su questo piano o ha avuto i risultati meno importanti di quelli che ci si aspettava, ciò è avvenuto perché non sono stati realizzati i centri di raccolta. Come sapete - è cronaca di questi giorni -, il questore di Modena ha fermato venti clandestini sospettati di spaccio di stupefacenti; ha chiesto al Ministero dell'interno quale fosse il centro di raccolta più vicino dove trattenerli per poi procedere all'espulsione; il Ministero ha risposto che il centro più vicino si trovava ad Agrigento, così il questore li ha mandati ad Agrigento, ma il GIP di quella località li ha liberati sostenendo che si trovavano troppo lontani da Modena e che non potevano esercitare il loro diritto di difesa. Da Modena ad Agrigento non vi era un altro centro per accoglierli! Il centro di raccolta più vicino a Gorizia, città in cui si registra ogni giorno l'entrata di centinaia di clandestini, si trova a Milano. I clandestini che entrano a Gorizia sono trattenuti per un giorno un giorno e mezzo nel valico della Casetta rossa, vengono identificati, ma poi sono rilasciati con il foglio di via perché non vi è un posto in cui trattenerli in attesa dell'espulsione.
La vera carenza è stata quella di non costruire centri di raccolta sufficienti per raggiungere rapidamente, in via amministrativa, al respingimento o all'espulsione del clandestino. Cosa succede se il clandestino espulso o respinto con un provvedimento dell'autorità amministrativa italiana, torna nel nostro paese? L'articolo 13 della legge Turco-Napolitano, in questo caso, prevede l'arresto e una contravvenzione. Noi invece riteniamo che si tratti di un reato che debba contemplare un delitto, un processo ed una condanna, un'espulsione per la seconda volta e, in caso di recidiva e di ritorno in Italia, la condizionale non scatta più e ci deve essere il carcere per chi per tre volte consecutivamente abbia violato le regole del nostro paese, dopo essere stato ammonito ed espulso due volte.


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Detto questo, perché non ci convince invece la previsione del reato in prima battuta, ossia la sottoposizione a procedimento penale dei clandestini trovati sul nostro territorio, contenuta nell'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030? Perché pensiamo che, all'atto pratico, il «meccanismo del penale», lungi dal consentire un più rapido meccanismo di espulsione, di respingimento del clandestino, complichi la situazione. Faccio un esempio. Il ministro Scotti, nel 1991, rimpatriò 6.000-7.000 albanesi arrivati con le navi, accolti, smistati in diversi centri di accoglienza e, un mese dopo, fatti salire sugli aerei e, appunto, rimpatriati, il tutto con atto amministrativo. Se vi fosse stata la figura del reato, si sarebbero dovuti celebrare 7.000 processi con accusa, difesa, notifiche, appello, Cassazione, avvocati, termini a difesa, il tutto con una macchina giudiziaria, quella italiana, che sappiamo essere già al collasso.
Avendo presentato una proposta emendativa, che discuteremo in seguito, che introduce la responsabilità penale solo in caso di recidiva, sull'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030, che prevede il reato in prima battuta, noi ci asterremo. Lo faremo, dopo aver ascoltato gli esperti, la polizia, i carabinieri e i magistrati, per la ragione molto pratica che temiamo che l'introduzione di tale strumento, lungi dal dare una risposta efficace al problema del respingimento o dell'espulsione immediata, complichi la situazione in maniera tale da rendere estremamente difficoltoso, poi, il rinvio a casa del clandestino (Applausi dei deputati del gruppo misto-CCD).

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, al di là delle dichiarazioni dell'onorevole Giovanardi, il senso del mio articolo aggiuntivo 2.030 risiede in alcune considerazioni di carattere tecnico e squisitamente politico. Interverrò molto brevemente, utilizzando i minuti residuali che ho come relatore di minoranza.


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Per quanto riguarda le ragioni tecniche, i dati, che il sottosegretario Brutti conosce perfettamente, aggiornati al 31 ottobre 2000, rivelano che su 109 mila stranieri allontanati o intimati, solo 7.117 sono stati riammessi nel paese di provenienza; sono stati respinti alla frontiera, invece, 26.758 cittadini extracomunitari. Questa è la più semplice e ficcante risposta anche al collega Giovanardi, a fronte delle sue perplessità sul reato di permanenza in clandestinità. Voglio essere molto chiaro: il sistema delle espulsioni in via amministrativa non regge, non ha funzionato, non funzionerà. I dati sono stati forniti dal Ministero dell'interno, che evidentemente potrà contestarli, ma restano i dati ufficiali. Dal punto di vista tecnico, pertanto, le espulsioni in via amministrativa non sortiscono l'effetto prefissato.
Oltre a ciò, l'eccezione di incostituzionalità sollevata da alcuni magistrati è tale per cui il sistema, così come è stato previsto ed attuato dalla legge Turco-Napolitano, non ha ragione di esistere.
Vi sono, poi, altre ragioni di natura politica. Noi sosteniamo che il reato di permanenza in clandestinità - siamo in grado di provarlo - è già presente in molte legislazioni nazionali (in Canada, negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania, in Francia). Se vogliamo procedere verso l'armonizzazione delle normative in materia di espulsione degli immigrati clandestini, dobbiamo adeguarci alle legislazioni, già presenti in Europa, che prevedono il reato di permanenza in clandestinità.
È proprio per tali ragioni che la Casa delle libertà ha insistito ed insiste nel chiedere l'approvazione del mio articolo aggiuntivo 2.030, che prevede la responsabilità penale dello straniero che «permane», non che entra (l'ingresso è già sanzionato dalla politica del respingimento alla frontiera), nel nostro paese. Noi riteniamo che questa politica abbia una sua efficacia ed una sua valenza e vada non solo preservata ma anche incentivata e coltivata. Noi rivolgiamo le nostre forti critiche e le nostre perplessità verso quella politica che consente a tutti i cittadini extracomunitari entrati in clandestinità di permanere sul territorio in forma di clandestinità. Il fatto di prevedere ipotesi di reato al secondo ingresso non è assolutamente convincente, perché in questo modo non


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risolviamo il problema della presenza degli extracomunitari in clandestinità. Il problema è incidere nel momento in cui queste persone vengono sorprese nel territorio nazionale ed è in quel momento che dobbiamo attuare tutti gli strumenti che si rendano necessari per poter contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina.
Queste sono le ragioni per le quali il senso del mio articolo aggiuntivo 2.030 va nella direzione di prevedere che lo straniero che permane clandestinamente nel territorio sia assoggettato a procedimento penale con rito direttissimo, che sia quindi sottoposto ad un procedimento veloce, spedito e con una pena edittale da sei mesi a tre anni e con l'applicazione della sanzione amministrativa dell'immediata espulsione. In questo modo raggiungiamo il risultato di ottenere l'espulsione attraverso un procedimento penale che è rapido e che non andrà ad affollare - come sostiene il collega Giovanardi - le aule giudiziarie perché può essere sviluppato velocemente. Noi riteniamo quindi che questo sia un sistema importante e ficcante per poter contrastare seriamente l'immigrazione clandestina.
Sottolineo, tra l'altro, che esso è richiesto dagli stessi extracomunitari presenti in forma regolare sul territorio. Questi ultimi, infatti, chiedono di fare chiarezza tra i clandestini e i regolari e sono loro che chiedono anche di adottare dei criteri e dei sistemi che consentano di poter incidere seriamente nella lotta alla clandestinità.
Vorrei essere chiaro: fino a quando esisteranno i «consumatori» dei trafficanti di persone umane, fino a quando rimarranno in essere questi fenomeni di traduzione in clandestinità, non riusciremo mai a risolvere il fenomeno dell'immigrazione clandestina.
È per questa ragione che noi insistiamo e abbiamo ragioni valide e fondate, dal punto di vista tecnico e da quello politico, per sostenere la validità di questo articolo aggiuntivo. Vogliamo introdurre il reato di permanenza in clandestinità perché è l'unico strumento che può consentire seriamente di sconfiggere il fenomeno dell'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.


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MARCO ZACCHERA. Io sono abbastanza stupito di questo dibattito perché sono sicuro che il Governo appoggerà l'articolo aggiuntivo in esame. Infatti, venerdì scorso, alle ore 0,30, al Maurizio Costanzo show, il ministro dell'interno Bianco - che non viene in aula perché forse non è interessato molto alla vicenda - ha testualmente affermato che è stato risolto il problema dei centri di accoglienza. Lo ha detto e non è stato smentito. A questo punto, se è stato risolto il problema, non vedo perché vi debbano essere problemi a votare l'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030 che verte su un argomento che tutto sommato questo Governo - se non ha raccontato storie il ministro dell'interno - non sussiste più in Italia! Non ce n'eravamo accorti che non esisteva più questo problema: attendiamo però di avere una replica su questo argomento.

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Dall'intervento del collega Landi di Chiavenna a me pare che emerga il senso di una distinzione di posizioni tra il Governo e la sua maggioranza da una parte e l'opposizione dall'altra parte.
Noi dobbiamo soffermarci per un momento su questa diversità di posizioni perché, al di là delle formule polemiche, questo è il punto centrale della discussione pubblica sui temi dell'immigrazione e della lotta contro l'immigrazione clandestina.
La legge «Turco-Napolitano» e l'azione di Governo di questo anno - perché è da meno di un anno che questa legge viene compiutamente applicata - si ispirano a due linee direttrici, perseguono due obiettivi fondamentali. Da una parte, vi è il governo dei flussi regolari dell'immigrazione che implica una seria complessa di decisioni e di procedure ed ha un necessario versante di politica internazionale, poiché il governo dei flussi regolari intanto è possibile in quanto si saldi strettamente ad un sistema di accordi con i Governi dei paesi di provenienza di questi immigrati regolari.


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Dall'altra parte, accanto al governo dei flussi regolari vi è una strategia volta all'allontanamento degli immigrati clandestini e irregolari. Non crediamo che sia giusto un atteggiamento di indulgenza nei confronti di chi si introduce clandestinamente nel nostro paese, poiché questi clandestini vanno incontro ad un destino di emarginazione e di disagio e ciò favorisce il formarsi di una manovalanza per le attività illecite.
Se il mondo dell'immigrazione è un mondo debole, è facile che in esso mettano radici i gruppi criminali. La storia della società italiana ci ha insegnato come, laddove la società è più debole (pensiamo alla lunga storia delle mafie nel Mezzogiorno d'Italia) le organizzazioni criminali mettono radici più facilmente.
Allora, i clandestini debbono essere allontanati, rimandati al di là della frontiera, riportati nel loro paese d'origine proprio perché contemporaneamente noi ammettiamo un numero consistente di emigrati regolari -- sono stati 63 mila nel 2000, erano 58 mila nel 1999 e saranno ancora di più nel 2001 - che sono destinati ad un lavoro e ad una collocazione che noi vogliamo che sia dignitosa nella vita sociale del nostro paese.
L'allontanamento dei clandestini si persegue attraverso l'adozione di un sistema che punta alla celerità della realizzazione e alla effettività della realizzazione dell'allontanamento. Mi sembra che sia stato proprio l'onorevole Landi di Chiavenna a richiamare alcune cifre che sono peraltro non aggiornate e parziali.
Con il permesso del Presidente, mi permetto di fornire all'Assemblea i dati più aggiornati in nostro possesso, relativi all'anno 2000 e che si riferiscono al periodo che va dal 1o gennaio 2000 al 30 novembre 2000.
In questo periodo abbiamo allontanato dal territorio nazionale 60.589 stranieri, è un numero di allontanamenti che non ha precedenti ...

RINALDO BOSCO. Ma dove?

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. ... nel periodo in cui è stata applicata la «legge Napolitano-Turco»


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che, naturalmente, a maggior ragione, non può avere precedenti nel periodo in cui si applicava la «legge Martelli». Di questi 60.589 allontanati, 28.531 sono stati respinti alla frontiera. Ciò avviene quando lo straniero viene bloccato al posto di frontiera (porto, aeroporto o confine) e quando gli viene impedito l'ingresso sul territorio nazionale con rinvio immediato nel paese di provenienza. 10.655 stranieri sono stati respinti dai questori. Ciò avviene quando lo straniero viene rintracciato dopo la linea di confine, ma in prossimità di essa. In questi casi (sbarchi lungo le coste, ingressi clandestini dalla Slovenia) i questori fanno effettuare l'immediato riaccompagnamento alla frontiera e l'imbarco sul primo mezzo di trasporto per il paese di provenienza.

RINALDO BOSCO. Vengono respinti!

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Nel caso in cui non sia possibile accertare la nazionalità, lo straniero viene accompagnato nei centri di permanenza temporanea dove, come voi sapete, può essere trattenuto venti giorni e poi altri dieci. Vi sono poi 13.154 espulsi con accompagnamento alla frontiera. Si tratta degli stranieri rintracciati nel territorio nazionale ed espulsi con accompagnamento alla frontiera, a meno che non siano entrati prima del 27 marzo 1998, nel qual caso vi è la sola intimazione.
Vi sono poi gli espulsi su conforme provvedimento dell'autorità giudiziaria (che sono stati 332) e gli stranieri riammessi nei paesi di provenienza sulla base degli accordi bilaterali (che sono stati 7.917). In tutto, lo ripeto, si tratta di 60.589 stranieri.
Vogliamo perfezionare e far funzionare meglio questo meccanismo, che richiede anche l'estensione dei centri di permanenza temporanea: anche in questa sede ho sentito argomenti polemici sul funzionamento e sull'utilità attuale di tali centri; sto ai fatti: in questo momento, in Italia vi sono undici centri di permanenza temporanea e sono ancora pochi, perché il nostro obiettivo è realizzarne uno per regione. La capienza degli undici centri è di 1.115 persone; in data 11 dicembre, vi erano 1.011 clandestini incanalati verso gli undici centri per le attività connesse al riconoscimento dell'identità. A questi undici centri si aggiungono due centri di primo


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soccorso, a Lampedusa e a Otranto, che servono per accogliere le persone che giungono in modo irregolare in questi due punti delicati, sensibili per quanto riguarda il problema dell'immigrazione. In questi due centri, alla data dell'11 dicembre, erano presenti 290 persone.
Vogliamo proseguire sulla strada che abbiamo avviato e che ha prodotto questi risultati. Una parte dell'opposizione, non tutta, propone una strada alternativa: quella della criminalizzazione dell'immigrato che sia sul territorio nazionale e si trovi in condizioni di irregolarità; ciò significa restringere questi immigrati nelle carceri, ma voi sapete che ciascun detenuto costa allo Stato, quindi al contribuente italiano, dalle 240 mila alle 280 mila lire al giorno...

SANDRA FEI. Costano anche i centri di permanenza!

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Restringerli per quanto tempo e ai fini di quale esito, se non l'allontanamento ed il ritorno ai paesi di provenienza? A me sembra contraddittorio pensare che lo strumento della criminalizzazione, della penalizzazione e della detenzione in carcere serva a realizzare meglio lo stesso obiettivo che ci siamo dati attraverso una serie di procedure amministrative, che ruotano intorno al riconoscimento delle identità e all'allontanamento celere dei clandestini e degli irregolari. Ma allora il punto centrale, su cui dobbiamo fare leva, l'aspetto essenziale che dobbiamo garantire è il riconoscimento sollecito delle identità, l'identificazione certa dei clandestini e degli irregolari, in modo tale che essi trascorrano un periodo più breve possibile nei centri di permanenza e si possa realizzare il loro allontanamento. Accorciare i tempi dell'allontanamento e rendere effettivo l'allontanamento: questo è l'obiettivo che il Governo sta perseguendo ed ha finora realizzato nella misura di più di 60 mila persone che sono state allontanate. Lo ripeto: è un dato senza precedenti nell'esperienza degli anni passati (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il rappresentante del Governo, che a me è parso in evidente


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défaillance di argomentazioni, non certo di spirito, ha insistito su alcuni argomenti per contestare la proposta che viene dalle opposizioni, argomenti che non possono trovare attenzione da parte nostra. Innanzitutto, riteniamo che debba considerarsi con forte attenzione, invece, una circostanza che sta a monte e cioè, onorevole Brutti, si vuole o non si vuole considerare il problema dell'immigrazione clandestina un'emergenza? È tutto qui il problema politico, prima che giuridico o giudiziario: se si vuole considerare, come noi consideriamo, l'immigrazione clandestina un'emergenza, analogamente al modo in cui abbiamo dovuto considerare emergenza in altre fasi della nostra storia altri problemi, forse assai più gravi dal punto di vista dell'impatto, ma forse minori come dimensioni, è chiaro che il conto della serva di quanto costi mantenere in stato di detenzione una persona appare veramente fuori luogo. Altrimenti, basta abolire le carceri e non vi saranno più costi per la giustizia!
Signor sottosegretario, peraltro, lei dovrebbe aver letto il testo proposto dall'onorevole Landi di Chiavenna, dall'onorevole Fini, da altri parlamentari, da tutta la Casa delle libertà.


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Lei sa benissimo - forse potrà non saperlo qualche collega - di cosa parla l'articolo 499 del codice di procedura penale, citato nell'emendamento. Lei sa benissimo che cosa significa procedimento per direttissima e sa bene che nel procedimento per direttissima il pubblico ministero presenta direttamente al giudice del dibattimento, entro 48 ore, l'arrestato e quindi la detenzione si limita a meno di 48 ore. Vi è un turn over, non c'è bisogno né di nuove carceri né di grandi costi, ma di far funzionare ciò che è scritto nei codici. Questo è un dovere del Governo se ritiene che la giustizia e il problema dell'immigrazione siano questioni serie sulle quali vale la pena soffermarsi.
Signor sottosegretario, anche sul numero delle espulsioni lei ha fatto una grande confusione perché ha messo insieme il respingimento con le sanzioni amministrative, mentre il primo non viene minimamente intaccato dalla nostra proposta di introdurre il reato di immigrazione clandestina e di permanenza nel territorio italiano in forma clandestina. Il respingimento rimarrà privo di sanzioni penali, chiunque tenterà di introdursi e verrà fermato alla frontiera, o nelle vicinanze della stessa, sarà semplicemente respinto esattamente come dovrebbe essere e non come è attualmente. I suoi dati sono frutto di una confusione che trovo davvero strana in un così abile uomo politico e uomo di Governo.
Per quanto riguarda il tema del pietismo, si dice che noi vogliamo criminalizzare gli immigrati e ciò è inaccettabile; credo che siano le stesse organizzazioni che aiutano gli immigrati anche clandestini - e mi è capitato di incontrarne - a chiedere chiarezza sulla possibilità di espulsione. Lei sa meglio di me, e l'Assemblea conosce il problema, che alcuni giudici del tribunale di Milano hanno sollevato diverse questioni di incostituzionalità a fronte del procedimento di espulsione. Essi dicono che non vi è garanzia quando il provvedimento di espulsione non appartiene alla magistratura; questo tipo di proposta sana anche tale aspetto. Desidero dire, molto rispettosamente, al collega Giovanardi che vi è un comma che prevede una fortissima attenuazione per chi per la prima volta è in permanenza clandestina in Italia, prevedendo solo una multa e la conseguente espulsione atipica


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amministrativa. Come vedete, in fin dei conti, la questione è molto semplice: si vuole soltanto far finta di affrontare questo problema o si vuole tentare, in via di emergenza, una strada coraggiosa che ci allinei con i paesi europei e che ci faccia sperare di limitare una situazione di forte illegalità, che oggi permane in Italia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martino. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, mi scuso perché non avevo intenzione di intervenire, ma mi farò perdonare cercando di essere brevissimo. Vorrei ricollegarmi a quanto affermato dal collega Giovanardi, che ha indicato le conseguenze negative che nascono dalla criminalizzazione dell'immigrazione clandestina. Mi sembra che sia opportuno anche denunciare l'errore consistente nelle motivazioni alla base della suddetta decisione, nella quale vedo una conferma di un fenomeno assai preoccupante caratteristico, purtroppo, non solo del nostro paese ma anche di altri, che viene indicato come penalizzazione. Recentemente è stato tradotto in italiano un libro di tre magistrati francesi che affermano che il fenomeno è presente anche in Francia. Per penalizzazione si intende l'applicazione della legge penale fuori dal suo proprio ambito. Lo Stato, cercando di imporre comportamenti o di vietarne altri finisce con il considerare reato anche ciò che non lo è ed estende l'ambito di applicazione della legge penale ad un numero di fattispecie enorme. Ciò con il risultato di indebolire, innanzitutto, l'efficacia della legge penale, perché il numero dei reati si allarga a dismisura; in secondo luogo, di aggravare il lavoro dei giudici e rendere la decisione su quali reati perseguire ancora più discrezionale di quanto non sia attualmente, ma soprattutto mi sembra violi la concezione della legge penale. So di uscire dal mio ambito - non sono un giurista e la mia laurea in giurisprudenza è vecchia di trentasei anni per cui ho dimenticato molto di quello che avevo imparato -, ma a me sembra che la concezione di reato senza vittima sia terribilmente pericolosa per la sopravvivenza di una società libera. Là dove non vi è una vittima, non dovrebbe esserci un reato, perché la legge penale ha lo scopo


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di garantire la coesistenza della libertà di persone diverse all'interno di una stessa società organizzata. Se non c'è una vittima, non c'è un reato. Inventare l'esistenza di una vittima per considerare reato ciò che non lo è, è pericoloso per la libertà di tutti noi.
Credo che i colleghi che insistono per la criminalizzazione dell'immigrazione clandestina farebbero bene a riflettere su queste considerazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, ritengo che alcuni dei concetti espressi dal collega Martino siano interessanti, ma purtroppo non possono essere applicati in questo caso. Capisco anche alcune delle preoccupazioni manifestate dal collega Giovanardi circa il numero dei processi che potrebbero scaturire da queste disposizioni ed aggiungo a ciò la mia preoccupazione sulla situazione attuale della magistratura, anche per certi aspetti legati alla sua politicizzazione, che purtroppo non ne rendono agevole l'operato.
Credo, tuttavia, che la formulazione che abbiamo individuato all'interno del testo alternativo della Casa delle libertà possa tranquillizzare il collega Martino e forse anche il collega Giovanardi. Prevedere che in una prima fase vi sia un'espulsione amministrativa, cioè che al primo ingresso clandestino vi sia un'espulsione atipica di tipo amministrativo, con la sola ammenda, vuol dire depotenziare la condanna, mentre in altri Stati sono in vigore disposizioni sicuramente più dure e drastiche.
È un modo per cercare di giungere ad una soluzione ed io credo che la soluzione individuata possa portare ad un accordo e possa eliminare quei timori che invece vedo esistere ancora nei discorsi di alcuni colleghi, che dovrebbero sforzarsi invece di pensare alla bontà di questa proposta innovativa che individua una soluzione completamente nuova e soprattutto cerca di affrontare in modo diverso il fenomeno dell'ingresso dei clandestini nel nostro paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Luca. Ne ha facoltà.


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ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, vorrei rifarmi ai dati forniti dal sottosegretario Brutti, che arrotonderò, se il sottosegretario me lo permette. Egli ci ha parlato di 60 mila allontanamenti, di circa 28 mila respingimenti alla frontiera e di 10 mila persone respinte dai questori, quindi, ad occhio e croce, il 50 per cento sono stati respinti alla frontiera.
Anche se pensiamo che si possa lavorare meglio e di più, tutto sommato su questi dati siamo sostanzialmente d'accordo. Il punto sul quale cominciamo ad avere qualche differenza di opinione sull'efficacia della legge riguarda il numero degli espulsi (13.154), quelli con accompagnamento alla frontiera, che noi consideriamo i clandestini, coloro che soggiornano nel nostro paese in modo clandestino. Rispetto al dato di 60 mila persone da lei fornito si tratta di circa il 20 per cento; pertanto, qualcuno, magari infarcito di uno strano ottimismo, potrebbe dire che non va male. Ma il problema, signor sottosegretario, non è questo: i numeri che lei ci ha fornito non tengono conto del dato vero ed importante, che costituisce il problema del nostro paese, cioè che i clandestini nel nostro paese sono 900 mila, di cui i famosi 13 mila espulsi costituiscono l'1,5 per cento. Come possiamo pensare che questa legge funzioni, quando riusciamo ad espellere l'1,5 per cento dei clandestini presenti nel nostro paese? Questi sono i numeri sui quali dobbiamo confrontarci.


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Quando lei mi dice che 60 mila sono i clandestini allontanati, non si può non convenire che si tratta di un bel numero, certamente migliore di quello dell'anno precedente, ma ciò significa che è aumentato il numero dei clandestini rispetto al passato.
Vorrei da parte vostra un po' più di onestà intellettuale, vorrei cioè che parlaste di numeri diversi: quali sono le stime in possesso del Ministero dell'interno circa il numero di clandestini oggi presenti sul nostro territorio? Qualcuno sostiene che il numero superi il milione di unità ma, ammesso che si tratti di 900 mila, come voi dite, e gli espulsi con accompagnamento alla frontiera siano 1.315, vuol dire che grazie alla legge Turco-Napolitano siete capaci di espellere l'1,5 per cento dei clandestini (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha due minuti.

MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, mi pare evidente l'imbarazzo del Governo che ha accuratamente sottaciuto la cifra che il legislatore vuole conoscere prima di decidere. Mi riferisco non alla cifra esigua di quelli che in qualche modo siete riusciti ad accompagnare alle frontiere, ma di quelli che nel nostro territorio delinquono, spacciano, organizzano i racket peggiori: sono costoro quelli che rappresentano un grave pericolo per la nostra società (immigrati e regolari). Ho l'impressione che le forze politiche che sostengono il Governo abbiano le idee piuttosto confuse circa il diritto di cittadinanza perché voi volete riconoscere ai clandestini diritti che non competono loro; ne è convinto solo il giacobinismo estremista dei fondamentalisti di magistratura democratica che a Milano inficiano le vostre leggi e mandano fuori dal carcere i clandestini che spacciano, che violentano, che scippano, che derubano gli anziani (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)! Questa è la realtà del nostro paese.
All'onorevole Martino vorrei ricordare che le vittime ci sono e sono i milioni di cittadini onesti, gli anziani, le vittime


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di questi reati. C'è un interesse diffuso della parte più debole della popolazione che prevale sui diritti e sulle garanzie che voi volete riconoscere a quelli che cittadini non sono perché i signori clandestini non hanno diritto di cittadinanza. I regolari che lavorano e che producono sono, semmai, titolari di diritti di cittadinanza!

PIER PAOLO CENTO. Vergogna, Borghezio! Vergognati!

MARIO BORGHEZIO. Non i clandestini che delinquono o che spacciano e che voi fate entrare a milioni...

PIER PAOLO CENTO. Vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Cento, la richiamo all'ordine!

MARIO BORGHEZIO. ... per disarticolare questa società (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosco. Ne ha facoltà.

RINALDO BOSCO. Signor Presidente, vorrei riprendere i dati forniti dal sottosegretario Brutti il quale si può dire che abbia dato i numeri perché non ha fatto altro che leggere quelli forniti dalle questure. Fra i clandestini respinti, quelli espulsi e quelli accompagnati alla frontiera, quanti sono quelli che vengono allontanati effettivamente dal nostro paese? Sono pochissimi!
Io, sottosegretario Brutti, l'accompagnerei volentieri a fare un giro lungo la frontiera con la Slovenia! ...

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Mi accompagnerebbe alla frontiera?

RINALDO BOSCO. ... per farle vedere le reti bucate e le strade senza barriere dove i clandestini passano con i carri e con le auto piene di droga e di armi perché il problema non riguarda solo quelli che si presentano semplicemente ai posti di polizia. Vorrei che lei vedesse di persona quello che avviene, che verificasse la paura dei cittadini, ma lei non ha visto tutto ciò, lei si limita a leggere i dati mentre la verità


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è assai diversa perché quelli che secondo lei sono stati allontanati sono in giro per l'Italia e per l'Europa a delinquere. Questa è la verità! Siamo convinti che per fortuna avrete ancora vita breve con questo Governo perché è un'indecenza quello che state facendo! E poi venite qui a raccontarci numeri quando la realtà è diversa. La polizia lo sa e soffre di questa situazione. Mi dica dove sono i poliziotti che aprono alle sette di mattina il posto di polizia di Gorizia mentre i clandestini arrivano alle sei e varcano tranquillamente il confine? Non c'è nessuno a fermarli! Ci dica dove sono i suoi agenti e da dove ricava i suoi numeri (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maiolo. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha due minuti.

TIZIANA MAIOLO. Signor Presidente, non voterò questo emendamento per un problema di coscienza e di coerenza con tutto quello che ho sempre detto e fatto negli anni sui problemi della giustizia. Penso che sia una pia illusione affrontare un problema sociale mediante le manette o, addirittura, mediante i pentiti; penso che sia un'illusione, vista l'attuale situazione dell'amministrazione della giustizia, immaginare che - quasi con un colpo di bacchetta magica - funzionino i procedimento per direttissima, vi siano procedimenti penali velocissimi, non vi sia sovraffollamento nelle carceri. Purtroppo, invece, le carceri sono piene, oltre che di tossicodipendenti, anche di immigrati e non ho alcuna intenzione di riempirle ancora di più o di moltiplicare il numero dei centri di accoglienza.
È vero, come affermano i miei colleghi della casa delle libertà, che la sola espulsione non fornisce alcuna garanzia, nonostante i dati forniti precedentemente dal sottosegretario. Tuttavia, non credo che sia con sistemi del genere e con la creazione del reato di immigrazione clandestina, che si possa affrontare un problema che è prima di tutto sociale e poi - come affermava l'onorevole La Russa - un'emergenza di tipo criminale. Non voglio, comunque, essere partecipe di un'attività «criminogena».


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO PAGLIARINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. È evidente che tutti vogliamo la stessa cosa, ovvero che gli immigrati regolari abbiano accoglienza nel nostro paese e non vi siano clandestini. Il relatore ha espresso parere contrario sull'articolo aggiuntivo in esame; tuttavia, dopo aver ascoltato il Governo, mi auguro che egli cambi opinione. Infatti, il Governo ha affermato che vi sono state 60 mila espulsioni e che si tratta di un numero che non ha precedenti: per forza, si deve essere sparsa la voce che nel nostro paese non vi sono leggi ad impedirlo e, dunque, vengono tutti qua (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale)!
Si è detto, altresì, che la maggior parte di loro sono stati respinti alla frontiera: ebbene, ciò non cambia nulla; il problema grave è rappresentato da coloro che rimangono clandestinamente nel territorio dello Stato italiano. Nell'articolo aggiuntivo in esame, si prevede che il giudice applichi in ogni caso la sanzione amministrativa atipica dell'espulsione del condannato dal territorio dello Stato e ne ordini l'immediata esecuzione mediante accompagnamento alla frontiera. Colleghi, se veramente vogliamo fare una lotta efficace contro chi permane clandestinamente nel territorio dello Stato, non si può non approvare l'articolo aggiuntivo in esame.
Vi è, poi, un'altra proposta che vorrei evidenziare e non comprendo come il relatore abbia potuto esprimere parere contrario. Ebbene, si prevede che lo straniero presente irregolarmente nel territorio dello Stato che fornisca indicazioni utili per identificare e catturare coloro che lo hanno condotto nel nostro paese, venga comunque allontanato, ma possa beneficiare di una priorità per rientrarvi in maniera regolare. Tale disposizione mi sembra molto importante e, pertanto, non riesco a comprendere per quale motivo non venga approvata, se veramente si vuole lottare contro l'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taradash. Ne ha facoltà.


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MARCO TARADASH. Signor Presidente, se non capisco male, il senso dell'articolo aggiuntivo in esame è di spostare la responsabilità dell'allontanamento e dell'espulsione dei clandestini dai prefetti ai pubblici ministeri. Vorrei capire se i colleghi che hanno presentato tale proposta emendativa si rendano conto delle conseguenze. In primo luogo, andremmo a conferire un ulteriore potere nelle mani delle procure della Repubblica. In secondo luogo, non risolveremmo il problema. Infatti, se tale problema oggi non viene risolto dalle mani libere della polizia, sarà più difficile che venga risolto all'interno del sistema di garanzie che teoricamente esistono nel processo penale. In terzo luogo, creeremmo un reato senza pena: il fatto sconcertante è che si possa prevedere una pena fino a vent'anni di reclusione, ma dopo la condanna quei venti anni si trasformino nell'espulsione, ovvero, in quel provvedimento che il prefetto può già assumere oggi.
Queste soluzioni sono pure illusioni e ripercorrono la strada emergenzialista che è stata propria della cultura della sinistra per decenni nel nostro paese e che, se ha avuto un merito, è stato quello di trasformare una forza politica tendenzialmente giustizialista in una forza garantista.
Cari amici di Alleanza nazionale, proprio adesso che vi preparate a governare il paese, volete gettare al vento le positive acquisizioni di cultura liberale e restituire a voi stessi altre culture che, grazie al cielo, la grande maggioranza di voi ha superato! Tutto ciò è dovuto alla propaganda elettorale: va bene, ma accettiamo il fatto che questo Parlamento ha maturato la consapevolezza che l'immigrazione clandestina non è un'emergenza...


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PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Taradash.

MARCO TARADASH. ... è una crisi che attraversa l'Europa, di fronte alla quale dobbiamo porci, ma con gli strumenti dell'organizzazione e della serietà.

IGNAZIO LA RUSSA. Abbiamo già pagato con l'Elefantino!

MARCO TARADASH. Questo Governo...

PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, io credo che nessuno di Alleanza nazionale abbia proposto questo o altri emendamenti per una speculazione elettorale (Dai banchi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo si grida: No!). È una posizione che è maturata in molti colleghi e che io non condivido, come ho manifestato personalmente a tanti colleghi, tra cui lo stesso Landi di Chiavenna, che tanto si è impegnato nel lavoro su questa proposta di legge.
È un problema di coscienza personale: io ritengo che la clandestinità possa essere addirittura un diritto quando si rischia di essere rispediti in un luogo in cui non c'è la libertà, non c'è possibilità di civile sopravvivenza. Ritengo anche che non si possa condannare nessuno se non c'è una responsabilità individuale e se non c'è una vittima di quell'agire. Non posso accettare, per problemi di coscienza, l'idea che «immigrato clandestino» possa essere sinonimo di «malvivente». Abbiamo tanti malviventi nel nostro paese che sono cittadini italiani, legati alla mafia, alla camorra, alla 'ndrangheta, e non siamo riusciti a debellare questi fenomeni.
Quindi, in conclusione, mi scuso con l'onorevole Landi di Chiavenna, ma da questa mattina io sono sofferente perché l'idea che l'immigrazione clandestina diventi un reato ripugna


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alla mia coscienza. Lo devo dire con estrema libertà, altrimenti non farei il mio dovere nei confronti della mia famiglia, della mia coscienza ed anche della mia libertà politica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, a me sembra che ciò che sta emergendo da questa discussione, anche in base ai dati che il Governo sta tirando fuori man mano, metta in evidenza come la legge Turco-Napolitano non funzioni non per strani motivi, ma proprio per le sue stesse caratteristiche. Il sottosegretario è venuto a dirci che ci sono circa mille posti nei centri di accoglienza: considerando che più o meno ogni clandestino resta circa un mese in ogni centro, ad andar bene possono circolare in questi centri 12 mila persone all'anno, diciamo pure 15 o forse 20 mila, a voler esagerare, ma questo è il numero delle persone che d'estate arrivano da noi in tre giorni attraverso il Canale di Otranto e tutto l'anno, ogni settimana, attraverso la frontiera di Gorizia. Se questi sono i numeri, quindi, è evidente che la legge non può funzionare, perché le sue stesse caratteristiche le impediscono di dare i risultati dovuti.
È poi veramente incredibile che il sottosegretario ci ricordi quanto costa un carcerato: allora, anche se uno uccide una persona, non mettiamolo in galera, perché costa troppo! L'albanese che ha ammazzato un bambino, allora, secondo il vostro ragionamento non può essere condannato all'ergastolo, perché costa troppo, quindi è meglio lasciarlo libero. Quindi la vita di un bambino costa meno dell'ergastolo di un assassino, complimenti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, di fronte all'emergenza, che tutti riconosciamo, della sicurezza nell'immigrazione, ci si domanda quale sia l'auspicabile comportamento del Governo e delle varie istituzioni. Certamente - lo


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condivido - la via maestra sarebbe quella di avere la capacità di rendere più efficace l'espulsione amministrativa, ma ahimè, questo non funziona. Io ho visitato dei centri di accoglienza temporanea e ho visto che ci sono dei problemi. Allora dobbiamo capire bene quale passo compiere, perché la legalità e la sicurezza non sono questioni accessorie, ma principi basilari della convivenza civile e così vengono sentite da tutti i nostri cittadini, senza alcuno spirito di parte: e credo, signor sottosegretario, che lei sia d'accordo. Questa proposta emendativa che ho sottoscritto e che noi condividiamo, pur sapendo che non è la risposta migliore in assoluto al problema, rappresenta il tentativo di dire al paese che siamo alla ricerca di una soluzione efficace, perché le parole passano, ma i fatti tragici di una realtà di insicurezza e di illegalità esistono. Allo stesso modo definirei tragica la mancanza di una vera accoglienza e di una vera solidarietà nei confronti degli immigrati.
Non possiamo quindi continuare con la normativa in vigore ed è per questa ragione di principio che voteremo a favore di questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, vorrei sapere se tra gli espulsi di cui ha parlato poco fa il sottosegretario Brutti c'è anche quell'albanese che è stato espulso dall'Italia il 19 ottobre scorso, è stato imbarcato a Bologna, per via aerea, con destinazione Tirana ed è stato fermato quattro giorni dopo a Iesolo a bordo di un'Alfa Romeo sportiva rossa con 100 chili di droga. Ritengo che i dati forniti dal sottosegretario non siano altro che aria fritta. È inutile infatti parlare di espulsioni quando i controlli alla frontiera sono inesistenti.
Vorrei consigliare a coloro i quali hanno ancora dubbi in merito all'esistenza di vittime di extracomunitari di digitare la parola «albanese» o «albanesi» nei motori di ricerca di Internet per verificare, negli archivi dei nostri quotidiani, l'enorme documentazione relativa ai reati che questi malavitosi continuano a commettere a danno dei nostri cittadini nel corso delle loro visite notturne nelle nostre abitazioni.


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Pertanto, se qualcuno dovesse avere ancora dei dubbi, vi invito a digitare la parola «albanese» o «albanesi» su Internet per vedere quale porcheria viene fuori (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.

RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, avete sentito poco la nostra voce in questo dibattito, perché a noi questo dibattito non piace per niente, sia per gli argomenti svolti dalla cosiddetta Casa delle libertà per sostenere i propri emendamenti sia per gli argomenti sostenuti dal sottosegretario Brutti in difesa delle posizioni del Governo.
Vi voglio parlare di un caso, quello di una donna di 45 anni che per la seconda volta è in Italia da clandestina - che parola terribile specie se riferita in una persona in carne ed ossa - che accudisce un malato di Alzheimer in una famiglia italiana. Questa donna è clandestina.
La discussione che si è svolta non ci dice come mai questa donna non sia rientrata nella sanatoria; non ci dice quanto stipendio percepisce dalla famiglia presso la quale lavora; non ci dice nulla di quello che passa per la sua testa quando sente la parola clandestina. Ma allora, cosa stiamo discutendo? L'onorevole Giovanardi, che a me sembra molto ateo, ritiene che questa donna, se dovesse rientrare per la terza volta in Italia da clandestina, dovrà essere dichiarata penalmente perseguibile (si pensa che questa donna commetta un reato qualora rientrasse in Italia per sfuggire ad una condizione invivibile nel suo paese). Il Governo invece ci dice che non si può e che non si deve prevedere il reato penale per la clandestinità perché non conviene, in quanto ci costerebbe 280 mila lire al giorno. Si vergogni, sottosegretario Brutti, per aver sostenuto la sua posizione con questa tesi!
Avete parlato, l'onorevole Giovanardi ed altri, il sottosegretario Brutti ed altri, come cinici difensori di un bidone vuoto, perché sapete benissimo che l'ingresso irregolare nel nostro paese non si combatte provvedendo a stabilire numeri chiusi impossibili da rispettare o con gli eserciti, con la persecuzione o con la repressione poliziesca.


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Bisognerebbe riuscire - questo sì! - a distinguere gli immigrati che vengono per lavorare da quelli che vengono per delinquere. Ma finché voi prevederete la condizione di clandestinità anche per quella donna di cui ho parlato prima, mischierete due categorie e finirete solo con il perseguitare quella donna e con il favorire invece i delinquenti richiamati qui dalle organizzazioni criminali padane, caro onorevole Dussin! Se sui giornali italiani ci fosse scritto, ogni volta che un cittadino milanese biondo commette un reato, che è padano, lei troverebbe sui giornali un numero più grande di riferimenti rispetto a ciò che avviene per gli albanesi! Questo è un problema che riguarda anche la cultura dominante in questo paese (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Pertanto quando un reato viene commesso da un immigrato, quest'ultimo viene qualificato come straniero, come extracomunitario, come albanese, come marocchino, mentre quando un reato viene compiuto da un italiano, quello è un reato e basta! Questa è già una discriminazione sulla quale voi vi appoggiate per fare una campagna - questa sì! - razzista e xenofoba (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista - progressisti - Commenti della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cola. Ne ha facoltà.

SERGIO COLA. Indubbiamente l'onorevole Martino ha posto un problema giuridico che anch'io mi sono posto. È possibile configurare un reato senza vittima? Ritengo di sì. Si pensi, ad esempio, ai reati contro la personalità dello Stato in cui per la verità una vittima c'è ed è lo Stato.
In questo caso noi riteniamo che lo Stato sia una vittima e che ricorra ad una sorta di legittima difesa. Mi sono chiesto anche perché questo tipo di reato è previsto in paesi civilissimi come gli Stati Uniti, la Francia, l'Inghilterra, la Germania e il Canada.
Per quanto riguarda l'Italia la risposta è più che ovvia. Penso anche a vittime potenziali indirette come i cittadini,


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esposti ai reati di furto, scippo, sfruttamento della prostituzione; il richiamo più importante, a mio avviso, che pone lo Stato in condizioni di reagire di ricorrere a questa sorta di legittima difesa che proponiamo, è dato ad un dato che qui non è stato mai sottolineato. Su 700-800 mila immigrati irregolari circa 27-28 mila delinquono mentre gli altri non si sa se lo facciano o meno. La popolazione carceraria italiana - è questo il dato più allarmante che bisogna tener presente per giustificare l'adozione di un siffatto provvedimento - è costituita, allo stato attuale (al 30 novembre 2000), da 54 mila detenuti. Metà della popolazione carceraria è costituita da extracomunitari irregolari che commettono quei reati che ho poc'anzi enunciato.
Se questo non è un dato che si deve tenere presente per ritenere fondata la nostra proposta, allora non saprei dire a quale dato si deve ricorrere per sostenere la proposta del collega Landi di Chiavenna.
Concludo, ribadendo che quello che ho citato è il dato più importante che ci deve per così dire far pervenire ad una prognosi favorevole sull'articolo aggiuntivo proposto dal collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Colombo. Ne ha facoltà.

PAOLO COLOMBO. Presidente, intervengo a titolo personale. Vorrei richiamare i colleghi su quello che è il nostro ruolo. In questa sede infatti ho ascoltato le opinioni dei colleghi, ma le opinioni restano opinioni mentre l'attività legislativa è un'altra cosa e deve essere in linea con le nostre fonti del diritto che sono la Costituzione e i trattati internazionali.
Pertanto, anche chi ha simpatia per i clandestini deve ricordare che c'è l'area Schengen dove la clandestinità non è tollerata, non è ammessa e va combattuta. O voi volete porvi al di fuori di questi trattati internazionali e dire che si tratta di uno scherzo - ma allora ditelo chiaramente - oppure bisogna trovare un modo per combattere la clandestinità. Se il modo che avete voluto voi non funziona è chiaro che bisogna trovarne un altro. Dunque la proposta emendativa che stiamo esaminando sta sicuramente in piedi ed è migliore del nulla che proponete voi.


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Voi parlate di garantismo per i clandestini e per coloro che si pongono al di fuori della legge. Vi ricordo allora la Costituzione. La parte che voi ritenete sacra ed inviolabile, ossia la parte prima concernente i diritti, opera una distinzione chiara tra i cittadini e i non cittadini. I cittadini hanno alcune prerogative e alcuni diritti costituzionalmente riconosciuti.
C'è poi una serie di altre questioni che non riguardano i cittadini. La Costituzione parla chiaramente agli articoli 13, 15, 16, 17 e 19 e riconosce ai cittadini alcune garanzie che non valgono per i non cittadini. È un aspetto che non viene mai ricordato; ognuno viene a fare le leggi pensando alle proprie opinioni, senza tenere in considerazione che viviamo in un contesto di legalità riconosciuta all'interno di trattati internazionali e di costituzioni vigenti, che non volete modificare. Le garanzie per i cittadini devono essere tutelate al massimo livello - la nostra Costituzione al riguardo è chiara -; alcune garanzie non sono previste per chi non è cittadino. È indispensabile che facciamo le leggi rispettando la Costituzione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paolo Colombo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Cari colleghi, innanzitutto, portiamo avanti questa tesi da anni - come è noto - e basta andare a vedere le date delle proposte di legge per capire che non è una questione di scadenza elettorale.
In secondo luogo, il sottosegretario Brutti parla di criminalizzazione nei confronti degli stranieri. Forse non sa che in Italia milioni di professionisti corrono il rischio di sanzioni penali - e, quindi, possono essere criminalizzati - se, entro il 31 dicembre, non si adeguano a determinate norme riguardanti la tutela della riservatezza. Vi sono milioni di professionisti italiani che possono essere criminalizzati, se posso usare questo termine, ed è lei, onorevole sottosegretario, che fa demagogia. Lei ha parlato anche ambiguamente, come ho potuto constatare riascoltando la registrazione del suo intervento. Lei ha detto che, esclusi i ventottomila respinti alla frontiera, restano trentamila persone che, però, non sono


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andate tutte via dall'Italia. Quando lei ha parlato dei 10.655 respinti dai questori, ha detto che alcuni sono andati nei centri di trattenimento, quindi, non sono usciti dall'Italia; quando ha fatto riferimento ai 13.154 teoricamente espulsi, ha precisato «ad eccezione di quelli giunti in Italia prima del 27 marzo 1998». Cari colleghi, non solo non sono sessantamila perché si fa un discorso a parte per quelli respinti alla frontiera, ma perché dei trentamila che si è detto essere stati espulsi, molti sono rimasti in Italia: queste sono state le sue parole. Quelli che hanno lasciato il nostro paese sono meno di trentamila; sono stati inviati ai centri, ad eccezione di quelli giunti prima del 27 marzo 1998. Pertanto, non sono neanche trentamila e se anche lo fossero, sarebbero pochi!
Riteniamo che questa norma debba essere approvata; tra l'altro, le modalità della stesura che gli onorevoli Landi di Chiavenna, Di Luca, Stucchi ed altri hanno individuato sono più che accettabili.
Concludo rapidissimamente dicendo che in quest'aula è stata detta un'altra menzogna. Questa mattina l'onorevole Maselli ha dichiarato che il Veneto ha chiesto 19 mila ingressi di extracomunitari. Ho contattato i dirigenti della regione Veneto ed il presidente della giunta mi ha riferito di non aver mai chiesto 19 mila ingressi. Il Veneto è governato da Galan, non da Maselli! Non so a nome di chi egli abbia potuto dire quelle sciocchezze false...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gasparri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Presidente, sarei d'accordo anch'io con l'amico Mantovani, se lo Stato fosse in grado di distinguere quelli che lavorano da quelli che delinquono. In questo caso, non vi sarebbero tali problemi, caro Mantovani, avremmo uno Stato che funziona e non vi sarebbero clandestini.
Per la nostra posizione geografica, particolare rispetto a tutte le altre nazioni dell'Unione europea, a fronte dei milioni di reati compiuti sul nostro territorio da extracomunitari delinquenti e non lavoratori, dovremmo prevedere il reato di clandestinità. Sarebbe l'unico modo per scoraggiare quelli che


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sono già pronti dall'altra parte delle frontiere a venire in Italia, perché sanno che, giungendo sul nostro territorio, prima o dopo vi sarà una sanatoria che consentirà loro di rimanere.
Credo si tratti dell'unica strada perseguibile per giungere ad un risultato concreto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manzoni. Ne ha facoltà.

VALENTINO MANZONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono rimasto sconcertato dalla tesi dell'onorevole Martino, che pure stimo come giurista, secondo la quale bisogna essere molto cauti nel criminalizzare i clandestini perché, a suo avviso, non esistendo una vittima, non vi sarebbe reato.


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Signor Presidente, lei è un giurista e queste cose le sa: se tale tesi fosse valida, una buona metà delle disposizioni del codice penale dovrebbe essere espunta dal codice stesso.
Quando si assumono posizioni come quelle testé ascoltate in quest'aula, si ignora, evidentemente, che vi è un'infinità di reati di pericolo che tali permangono anche se non vi è l'evento, la vittima o il fatto dannoso. Badate, anche quando manca la vittima, il solo fatto di avere determinato con una certa condotta una situazione di pericolo è penalmente sanzionabile. Ad esempio, la guida a velocità spericolata di un'autovettura determina situazioni di pericolo per l'altrui incolumità e, anche se non produce vittime, viene sanzionata.
L'immigrazione clandestina è considerata...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Manzoni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030 dovrebbe sicuramente aiutare i cittadini e le forze dell'ordine. In una recente trasmissione televisiva, il sottosegretario Brutti ha sostenuto che tra le forze dell'ordine si lavora serenamente, che non vi è senso d'impotenza. Credo che le forze dell'ordine stiano avvertendo un gravissimo senso di impotenza, grave almeno quanto quello che provano i cittadini, che ormai quotidianamente vedono le proprie case invase, nell'80 per cento dei casi - penso - da extracomunitari clandestini.
Ritengo che se il sottosegretario Brutti e molte persone che frequentano quest'aula non avessero i benefici e le scorte, che probabilmente tra qualche mese non esisteranno più, potrebbero avvicinarsi maggiormente alla vita quotidiana e reale e, forse, comincerebbero a valutare le situazioni di pericolo in un altro modo; queste signore e questi signori comincerebbero a chiedersi, forse, perché i sindaci stanno ricevendo continue richieste di chiarimenti sul testo unico della legge di pubblica sicurezza, il cui articolo 35 prevede che chiunque, non soltanto chi ha il porto d'armi, possa chiedere il nulla osta per acquistare un'arma a difesa della propria abitazione. Al


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riguardo, si richiede un semplice certificato medico che attesti che non si è pazzi, tossicodipendenti o alcolisti, nonché il possesso di un certificato di abilitazione al maneggio delle armi, che può essere rappresentato dal congedo relativo al servizio militare o dalla tessera di iscrizione ad un poligono nazionale.
Molti cittadini non sanno queste cose ma, forse, se il provvedimento indicato non verrà modificato radicalmente, saranno in molti a chiedere almeno di poter esercitare il diritto di difendere la propria casa e la propria famiglia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, oggi si è compreso che, quando si esce dalla propaganda e quando si affronta la complessità dei problemi, poi la cosiddetta «tenuta» della Casa delle libertà è tutta da dimostrare. La complessità di un fenomeno, infatti, non si può ridurre ai manifesti affissi sui muri.
A parte alcune dabbenaggini che sono uscite dal dibattito, sono molto contento di avere ascoltato anche da parte del centrodestra alcune significative affermazioni di civiltà giuridica. In questo senso voglio proprio esprimere un riconoscimento all'onorevole Martino, perché proprio di questo si deve prima di tutto parlare.
In questa sede è stato ricordato come la norma di punire penalmente l'ingresso clandestino nel nostro paese sia assolutamente inefficace. Ma più che alla inefficacia della norma mi vorrei proprio rapportare all'elemento della civiltà giuridica che, prima di ogni altra cosa, ci deve far ricacciare questo tipo di impostazione e quindi l'articolo aggiuntivo proposto.
Ho sentito soprattutto fare un riferimento a quelli che sono gli scenari europei, lo scenario più complesso del fenomeno migratorio. Ho sentito fare anche qualche richiamo improprio, ad esempio, alla Convenzione di Schengen. Vorrei ricordare come negli anni scorsi si sia espressa sempre una preoccupazione rispetto a questa Convenzione quasi che essa dovesse rappresentare una sorta di fortezza europea per


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difendere i cittadini europei da chissà quale nemico. No, Schengen non è mai stata una fortezza; Schengen ha rappresentato e rappresenta tuttora un esempio di cooperazione rinforzata, di cooperazione sul piano giudiziario e sul piano della cooperazione di polizia. Non a caso, proprio nel recente vertice di Nizza si è fatto riferimento a Schengen come ad uno degli esempi che possono rappresentare quel passo in avanti verso l'integrazione europea.
Ma allora vogliamo discutere di questo? Vogliamo discutere del fatto che sabato e domenica scorsi a Nizza si è raggiunto un accordo che allargherà l'Unione europea verso est? Vogliamo discutere del fatto che fra qualche mese il confine di terra con la Slovenia non sarà più il confine dell'Europa verso est, ma questo confine verrà spostato più in là? Vogliamo discutere della cooperazione di polizia con la stessa Slovenia? Vogliamo parlare della cooperazione di polizia con l'Albania e con la Turchia?
Che cosa emerge allora da questo tipo di valutazione e di riflessione? Che il problema, cari colleghi del Polo, non è quello della lotta agli immigrati clandestini, ma il vero problema è quello della lotta alle organizzazioni criminali che gestiscono i flussi di immigrati clandestini nel nostro paese, di cui una parte sono addirittura schiavizzati.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Se non ci fossero gli immigrati clandestini, non ci sarebbero neanche quelle. Invertiamo il ragionamento: se non ci fossero i drogati, non ci sarebbero gli spacciatori di droga!

FABIO EVANGELISTI. Allora, se abbiamo chiaro questo elemento, che la lotta non è da fare a chi cerca nel nostro paese e in Europa una prospettiva di pace e di prosperità e un futuro per i propri figli, ci rendiamo conto che dobbiamo spostare la discussione; la dobbiamo spostare, appunto, in quella dimensione europea che prima il Trattato di Schengen, poi il Trattato di Amsterdam e, da ultimi, gli accordi di Nizza hanno così bene evidenziato immaginando la progressiva comunitarizzazione delle politiche in materia di immigrazione, di visti e di asilo.
Se questo ha da essere, anche il nostro dibattito odierno rischia davvero di essere sterile e arretrato. Il problema è


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come, semmai, ragionare in termini di favorire un ingresso regolare e legale in Italia e in Europa, per non alzare muri sempre più alti rispetto a chi cerca fortuna in questi paesi più ricchi.
Quando il Presidente Ciampi ha usato quell'espressione «facciamo muro contro la clandestinità» non si riferiva ai disgraziati che affrontano il mare sulle carrette e le onde del canale di Otranto sui gommoni, ma alla lotta contro le organizzazioni criminali (Commenti dei deputati Garra e Armaroli). Qui sta l'elemento nuovo di cui si sta tra l'altro discutendo proprio in queste ore a Palermo e a Catania dove è aperta alla firma di tutti i paesi una convenzione contro le organizzazioni criminali soprattutto per sapere una cosa.


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Noi non dobbiamo fare confusione tra respingimento, espulsione e riaccompagnamento. Sono tre momenti differenti tra di loro, ma che abbisognano d'un elemento essenziale per poter essere realizzati: un accordo di riammissione con il paese di origine. In questo senso, l'Italia è andata molto avanti, ha siglato 22 accordi di riammissione ...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. ... con i paesi dell'est europeo, ma anche con la Tunisia e con il Marocco. Siamo impegnati su questa strada e su di essa dovremo continuare a lavorare. In questo senso l'emendamento proposto non aiuta, ma ci ricaccia indietro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e Comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per ricordare che se ci troviamo in questa situazione non è certamente per responsabilità dell'opposizione, della Lega o della Casa delle libertà, ma è per vostra responsabilità, è per responsabilità della maggioranza che ha approvato delle leggi permissive e garantiste, che ha approvato le sanatorie che hanno creato un'aspettativa per tanti milioni di disgraziati che non aspettano altro che varcare il confine italiano (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania) questa è la verità. Se prescindiamo da queste responsabilità facciamo solo confusione.
Brevemente, vorrei ricordarvi che abito vicino al confine svizzero e che sono figlio di un emigrante che ha lavorato per 25 anni in Svizzera, ma nessuno, compreso mio padre, si è mai sognato di varcare il confine svizzero senza un regolare permesso di soggiorno e permesso di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)! Ciò è avvenuto perché lo Stato svizzero si è dato delle leggi democratiche e civili e le fa rispettare. Nemmeno i clandestini che vengono


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da noi si sognano di varcare il confine svizzero, perché sanno che questo non è possibile. Concludo dicendo che forse questa situazione vi fa comodo perché in fondo questo è il progetto politico che voi perseguite. Forse a voi fa comodo che esista questa situazione e oggi cercate di creare confusione scippando una legge all'opposizione per creare confusione nella testa della gente e per non far capire di chi è la responsabilità di questa tragedia. La responsabilità di questa tragedia è esclusivamente vostra, è del Governo dell'Ulivo che sulla pelle di milioni di disgraziati ha cercato di creare il proprio consenso per gli anni a venire. Purtroppo per voi questo progetto è destinato a vanificarsi perché la nostra gente ha capito e alle prossime elezioni vi darà la paga che meritate (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale l'onorevole Donner. Ne ha facoltà.

LUCIANO DONNER. Signor Presidente, vorrei dare una risposta al collega Mantovani riportando l'esperienza che sto vivendo nel mio Veneto, dove uno dei tanti problemi (che non è solo del Veneto) è la mancanza di infermieri, soprattutto per l'assistenza ai pazienti in lunga degenza, utenti delle case di riposo, anziani, handicappati, persone affette dal morbo di Alzheimer, ed altri.
Siamo riusciti a trovare un accordo con alcuni infermieri rumeni, di concerto con l'università di Bucarest, la quale ci garantisce l'insegnamento dell'italiano (che è più semplice da insegnare ai rumeni) e dell'antropologia veneta per poter curare questa particolare categoria di malati. Quando si è trattato di trasferirli in Italia, non era possibile farli entrare nel paese perché il contingente regionale era già stato saturato, magari dalle sanatorie che di volta in volta hanno coperto i contingenti dei lavoratori esteri in Italia. È allucinante quello che sta succedendo. Vi è gente che vuole lavorare onestamente, seriamente, con il passaporto, con il biglietto di aereo o di treno, e che in Italia non può entrare, mentre si garantisce l'ingresso alle persone che vi accedono sulle «carrette del mare», come l'ultima che conteneva 1.200 persone abbandonate e tratte in salvo dalle autorità italiane.

ANTONIO SAIA. Li buttiamo a mare?


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LUCIANO DONNER. Su 1.200 persone (vecchi, donne e bambini in gran parte) solo il 10 per cento poteva essere avviato ad un lavoro. Voi permettete e tollerate...

ANTONIO SAIA. Qual è la soluzione, li buttiamo a mare?

PRESIDENTE. Onorevole Saia, la prego!
Onorevole Donner, concluda, per cortesia.

LUCIANO DONNER. Signor Presidente, concludo con una considerazione: in Italia, i cani sono tutti registrati, hanno una medaglietta o un marchio sull'orecchio e si tollera che milioni di persone girino per l'Italia senza neanche uno straccio di carta d'identità in tasca. Questo è veramente assurdo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiamparino. Ne ha facoltà.

SERGIO CHIAMPARINO. Signor Presidente, da semplice deputato che non ha competenze specifiche sulla materia, ma che è eletto in un collegio di Torino, dove i problemi che l'immigrazione pone sono seri, sinceramente, non saprei trovare argomenti migliori di quelli che sono stati presentati in questa sede dagli onorevoli Martino e Giovanardi per spiegare un no netto, preciso e forte alla penalizzazione della clandestinità. Scomodando il vecchio Max Weber, si potrebbe parlare di etica della convinzione ed etica della responsabilità. Etica della convinzione, perché Martino ci ha spiegato che, dove non vi è la vittima, non vi può essere reato ed è comunque pericoloso per la comunità prefigurarlo: è un principio liberale sacrosanto. L'onorevole Giovanardi ci ha invitato a fare attenzione perché la penalizzazione può essere velleitaria e controproducente, in quanto può contribuire ad intasare i processi di espulsione degli immigrati che delinquono, che invece vorremmo rendere più solleciti.
Non saprei, quindi, trovare argomentazioni migliori e d'altra parte il sottosegretario Brutti ha rilanciato una strada che effettivamente sta dando risultati: chi vive questi problemi quotidianamente se ne accorge e vi è anche un riconoscimento dei cittadini che effettivamente i processi di espulsione delle persone che delinquono si avvertono significativamente sul


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territorio. Tuttavia, non sarei sincero, signor Presidente, se non ricordassi che abbiamo anche situazioni di sofferenza nel meccanismo delle espulsioni di chi delinque, che credo nascano dal fatto che, come ha ricordato il sottosegretario, il processo di identificazione presenta ancora punti di difficoltà.
Credo, allora, che questa sia la questione da affrontare, se si vuole uscire da una discussione di carattere strumentale, e su di essa occorre cercare di far convergere le volontà in questa sede. Non posso che affermare, infatti, in questa sede, che non è tollerabile scoprire che una persona arrestata per spaccio di stupefacenti è al dodicesimo alias fra tutte le questure d'Italia! Allora, vi sono sì convenzioni europee, che ricordava l'onorevole Evangelisti, bisogna investire più risorse, e però una maggiore efficacia nei processi di identificazione e di riconoscimento delle persone che devono essere espulse è un passaggio necessario per rendere più efficiente l'attuazione della legge Turco-Napolitano, quindi anche per smascherare il carattere propagandistico e strumentale dell'intenzione di introdurre il reato di clandestinità in Italia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, un brevissimo intervento per rispondere all'onorevole Evangelisti, che conosco, è un amico, ma nel suo intervento ha assunto un tono da intellettuale di sinistra...

MAURA COSSUTTA. Rispetto a voi!

GIACOMO CHIAPPORI. Spiego il motivo, perché non voglio essere polemico, anche se rimane il fatto che parliamo del sistema di Schengen ma siamo stati gli ultimi a rientrarvi ed abbiamo ancora deficienze incredibili, dato che non abbiamo ancora realizzato tutti i parametri previsti. Questo è vero, e non vi sono balle da raccontare: Brutti, andiamo poi a verificarlo nel concreto, rispetto a tutti i controlli che Schengen impone e rispetto ai quali ancora non ci siamo. Lo avevamo verificato allora con il ministro Fassino ed oggi la realtà è ancora la stessa.


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I belgi si lamentano perché facciamo entrare la gente e poi, dopo Schengen, la rimandiamo da loro; quindi, pagheremo anche il conto per essere una porta d'ingresso perché non abbiamo un controllo serrato. Sempre per fare riferimento all'Europa, ricordo che nei Länder tedeschi esiste un sistema molto diverso e spero che, a seguito dei vari trattati che lei ha enunciato, cambierà la situazione anche da noi. Solo così diventeremo concreti e non saremo la porta di entrata della clandestinità. In Germania i Länder decidono che in un dato momento devono entrare 5 mila persone - ultimo il Baden-Württemberg - per controllare i computer e li prendono in India con contratto a cinque anni e poi li rimandano nel loro paese. Per noi cooperazione significa fare aumentare il livello sociale dei paesi di provenienza di questa gente e non portarli qui per schiavizzarli. Inventiamoci anche che la Turchia fa il suo ingresso in Europa dopo che ha massacrato i curdi e gli armeni! Di cosa state parlando? Cerchiamo di essere davvero seri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guido Rossi. Ne ha facoltà.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dire che, forse, occorre ordinare gli argomenti delle discussioni svolte fino ad ora, anche per fare capire alla gente che ci ascolta da casa quali siano i termini della questione. La prima cosa che possiamo dire è che lo schema ideologico con il quale la sinistra, il centrosinistra affrontano il problema dell'immigrazione è il seguente: consentire l'ingresso illegale di masse di persone, di uomini e di donne - che ovviamente arrivano da paesi con situazioni sociali ed economiche sicuramente molto peggiori delle nostre - per poi chiedere, ad alta voce, come misura democratica di civiltà, la legalizzazione tramite sanatoria. Questo è lo schema politico-ideologico che alcuni settori della sinistra, con coerenza, portano avanti - penso a Rifondazione comunista e ad alcuni settori dei Verdi - e che, invece, il Governo nella sua interezza tratta in maniera ipocrita. A livello ideologico passa


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la legge Turco-Napolitano, poi, per rincorrere l'opinione pubblica, che evidentemente non è d'accordo con questo tipo di politica, si prevedono misure di contenimento della deriva ideologica proposta con le precedenti leggi. Si tratta di un atteggiamento ipocrita che, giustamente, i vostri colleghi di Rifondazione comunista - i settori più avanzati secondo il vostro punto di vista - vi rimproverano. Lo testimoniano i rimproveri rivolti poc'anzi al sottosegretario Brutti. Dunque, uno schema ideologico...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Guido Rossi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, alcuni colleghi hanno fatto presente che per chi viene dal confine più caldo, quello nord orientale, è molto facile, di giorno e di notte, mettersi sul Carso triestino o sul Carso goriziano e vedere persone che arrivano a frotte da tutti i paesi. È facile anche cogliere negli italiani, nei consociati, nei nostri concittadini una preoccupazione palpabile, visibile. Non è vero che non esistano lesioni di sorta, esiste una lesione della sicurezza pubblica, dell'ordine sociale nazionale. Non vi è dubbio che sia così. Allora vi dico: venite a fare un giretto per vedere quella preoccupazione palpabile dei cittadini.
Ma non basta, non voglio mettere soltanto l'accento sull'aspetto della sicurezza o delle connessioni innegabili tra clandestinità e criminalità per sostenere un fatto che è assolutamente civile. Non mi sento assolutamente incivile nel dire che è possibile introdurre nel nostro ordinamento giuridico il reato di immigrazione clandestina che, peraltro, altri civilissimi paesi, come gli Stati Uniti, la Francia e la Germania, già prevedono. Ma voglio dire qualcosa di più e citerò le parole di uomini dediti - essi sì - alla solidarietà.
Sono convinto che abbiamo un dovere di solidarietà, ma questo va coniugato al diritto e al dovere alla sicurezza e a qualcosa di più. Monsignor Maggiolini, vescovo di Como, ebbe a dire che il diritto alla solidarietà e all'accoglienza non va confuso con il diritto all'invasione. Noi constatiamo, giorno dopo giorno, una vera e propria invasione...

PRESIDENTE. Onorevole Menia deve concludere.


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ROBERTO MENIA. ...che ci fa preoccupare anche sotto un diverso aspetto, quello dell'identità. Avete guardato le tabelle delle proiezioni demografiche dell'Italia nel 2030 o nel 2040?

ROSANNA MORONI. Siamo il paese che ha meno stranieri in tutta Europa!

ROBERTO MENIA. Credo di avere il diritto e il dovere di pensare a quale Italia conosceranno domani i miei figli, perché voglio che essi si innamorino delle nostre città, della nostra lingua, della nostra arte (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Menia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.

VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di parlare su questo argomento non tanto e non solo per associarmi agli interventi svolti da alcuni colleghi della maggioranza e di Rifondazione comunista sul piano politico e sociale e - vorrei dire - civile.
Non credo che in questo caso siano in campo culture particolari, così come non credo che possano essere evocati continuamente degli spettri che somigliano troppo alla volontà di moltiplicare le rabbie intorno alle quali si sta svolgendo il dibattito politico in queste giornate, piuttosto che a quella di porsi un problema al quale, a mio avviso, hanno prestato notevole attenzione sia la legge Turco-Napolitano, sia le ulteriori iniziative adottate dal Governo.
Ho chiesto di parlare perché qualche volta, pur assistendo con la doverosa attenzione al dibattito che si svolge in queste aule, senza mettere assolutamente in campo le proprie esperienze professionali - in questo caso di carattere giuridico -, si è presi da una sorta di crisi di identità. Mi riferisco in particolare a qualche intervento di parlamentari autorevoli che si occupano di questi problemi non soltanto per ragioni politiche, ma anche perché sono uomini di legge.
Mi preoccupa il mancato consenso nei confronti della linea proposta dall'onorevole Martino, che invece doveva essere manifestato. Se introdurre un reato non fosse una stravaganza


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politica di tipo elettoralistico, dovremmo dire che vi è una grande aberrazione intorno ai significati più elementari di una norma penale (Commenti del deputato La Russa).
Qualcuno, tentando di trovare una giustificazione, ha parlato del reato di pericolo: no, qui si vorrebbe introdurre il pericolo della commissione di un reato, che è una cosa diversa. Il reato di pericolo è una condizione illecita, ad esempio il possesso di un'arma, che oggettivamente determina ulteriori possibilità di moltiplicazione dell'illecito. Che c'entra questo magari con una folla di supersfruttati che vedremmo innanzi ad un'aula di giustizia, non insieme al loro sfruttatore...

PRESIDENTE. Onorevole Siniscalchi, deve concludere.

VINCENZO SINISCALCHI. ...perché non è previsto il reato di sfruttamento della clandestinità dell'individuo? Vedremmo introdotto questo reato nella culla del diritto - come ancora la osiamo definire -, in virtù di una bizzarra fattispecie, nella quale, ad esempio, l'Avvocatura dello Stato non saprebbe come costituirsi parte civile, perché non vi è offesa, non vi è lesione, non vi è alcuna produzione di quei tipici elementi del reato.
Certo il problema esiste e va verificato altrove...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Siniscalchi, deve concludere.

VINCENZO SINISCALCHI. Ma, per piacere, nel momento in cui si parla tanto di depenalizzazione, soprattutto per i reati che interessano a qualcuno, basta sentir parlare dell'introduzione di un reato che non esiste in nessuno ordinamento del mondo! È assurdo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e misto-Rifondazione comunista-progressisti)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Savarese. Ne ha facoltà.


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ENZO SAVARESE. Signor Presidente, credo che la vittima ci sia, è lo Stato di diritto, sono i cittadini italiani ma anche i cittadini extracomunitari che si trovano a sopportare la concorrenza sul mercato del lavoro, lo sfruttamento, ad essere humus per la microcriminalità. Francamente non posso accettare considerazioni come quelle che le carceri sono già piene, perché questo dovrebbe portare ad eliminare alcuni tipi di reato. Collega Siniscalchi, paesi di civiltà giuridica almeno pari a quella italiana, come la Germania e gli Stati Uniti, prevedono questo tipo di reato per cui, se non si fissano alcune regole, si rischia di far aumentare il disagio sociale e quei fenomeni di intolleranza, di far aumentare quelle situazioni che portano davvero al razzismo e che rendono insostenibile la coabitazione.
Credo che chiunque abbia vissuto l'esperienza di lavoratore all'estero sappia come vanno le cose. Il collega Furio Colombo sa benissimo che prima di poter lavorare negli Stati Uniti si è sottoposti ad una procedura rigorosa, così come avviene in Francia e in Germania. Dunque mi chiedo per quale motivo non si debba semplificare la procedura per chi viene in Italia per lavorare. Penso a rapporti di lavoro part time, a contratti di collaborazione subordinata, ad altre tipologie di lavoro che permettano a queste persone di venire per un tempo determinato. Nello stesso tempo bisogna combattere chi, sapendo di commettere, se non un reato, un illecito amministrativo, non ne tiene conto e viene in Italia. Se non approviamo questa proposta, mettiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, e questo non va bene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fongaro. Ne ha facoltà.

CARLO FONGARO. Signor Presidente, quando qualcuno è a corto di idee, accusa di razzismo la Lega e c'è sempre qualche stolto che si mette ad applaudire. Tempo fa la Lega propose che per l'identificazione degli extracomunitari si procedesse alla rilevazione delle impronte, ma subito fu


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accusata di razzismo; ora che la stessa proposta viene avanzata addirittura dall'Unione europea, allora tutti tacciono e acconsentono. Sia chiaro che se non si identificano gli extracomunitari, non si sa neppure quanti siano e quindi tutte le cifre, anche quelle richiamate in quest'aula, sono casuali. Inoltre le stesse forze dell'ordine incontrano grande difficoltà nel procedere al fermo e agli arresti di queste persone, di questi delinquenti (perché vengono qui a delinquere), in quanto si trovano di fronte ad incensurati. Gli uomini delle forze dell'ordine ammettono di essere impossibilitati ad arrestare questi delinquenti, anzi, preferiscono non procedere all'arresto perché si troverebbero costretti a chiudere le caserme. Non è una situazione sostenibile!
Il merito della nostra proposta è di aver dato la giusta rilevanza ad un problema grave, ad un vero e proprio dramma che i cittadini stanno vivendo. Non possiamo più permetterci di lasciare i cittadini completamente indifesi di fronte a questo nuovo problema della criminalità organizzata da molti cittadini extracomunitari che non sono perseguibili in alcun modo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maselli. Ne ha facoltà.

DOMENICO MASELLI. Signor Presidente, cercherò di non appesantire un dibattito che rischia di essere troppo pesante e che sarebbe ormai da avviare verso una soluzione; però sento di dover dire qualcosa. Sono profondamente vicino alle posizioni dell'onorevole Martino, che ringrazio, perché prima di tutto il resto c'è una questione di principi.
Prima di pensare alle questioni pratiche di ogni giorno (che pure sono fondamentali) dobbiamo salvare i principi della legalità e della libertà. I diritti civili non sono solo un patrimonio dei nostri cittadini, ma di tutti i cittadini del mondo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

MARIA CELESTE NARDINI. Ma non della casa delle libertà!

DOMENICO MASELLI. In secondo luogo, ritengo che si debba davvero distinguere tra i clandestini e chi fa commercio


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dei clandestini: la nostra lotta e la nostra guerra debbono essere dirette con forza a difendere la sicurezza nelle nostre città e a lottare contro la piccola e la grande criminalità, che sono organizzate e non hanno niente a che fare con gli immigrati. Vorrei davvero vedere il giorno in cui, sul quotidiano di Alessandria (sono, infatti, di quella città) verranno pubblicate anche altre notizie e che il comportamento dei media sia uguale per tutti, per me che sono italiano, come per gli altri.
Ritengo, inoltre, fondamentale (mi rivolgo al Governo e a noi della maggioranza) che la legge Turco-Napolitano, che è entrata in funzione - ahimè - a causa di vari ritardi soltanto un anno fa, sia gestita meno burocraticamente. La vera battaglia consiste nel rendere i flussi trasparenti e veloci per permettere a chi ne ha bisogno e a chi può dare un contributo, di entrare facilmente nel nostro paese. Non sapete quanti appelli ricevo giorno dopo giorno, in tal senso, anche se può sembrare incredibile. Finché non si renderà meno burocratica la lotta contro la clandestinità vi sarà gente che per poter entrare nel nostro paese, ricorrerà a quella clandestinità che vogliamo depotenziare. Non credo che ipotizzare il reato ci aiuterebbe a regolarizzare la situazione; credo, invece, che dobbiamo potenziare con tutti i mezzi l'esecuzione della legge Turco-Napolitano per renderla davvero attuabile (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e Comunista).

PRESIDENTE. Colleghi, vi annuncio che si è esaurito il tempo per gli interventi a titolo personale. Posso consentire un ulteriore 25 per cento del tempo originariamente previsto in 1 ora e 20 minuti; successivamente, non saranno consentiti ulteriori aumenti dei tempi, né per questo, né per altri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombini. Ne ha facoltà.

EDRO COLOMBINI. La ringrazio, signor Presidente. Signor sottosegretario, vivo in una città abbastanza turbolenta sotto tale aspetto (vivo, infatti, a Torino) e debbo dire che non ritengo i miei cittadini (compreso me stesso) xenofobi, razzisti o intolleranti. Anzi, potrei dire che accade il contrario: ci si


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chiede il perché dell'intolleranza degli extracomunitari nei confronti delle nostre leggi, delle nostre regole, del nostro modo di vivere. Chiunque vada in un paese straniero deve accettarne le regole e non combatterle (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Dunque, non ci sentiamo affatto intolleranti, ma ci sentiamo molto poco protetti. Ha ragione l'onorevole Chiamparino il quale, insieme a me, sta conducendo una battaglia per l'identificazione degli extracomunitari. La realtà è che il cittadino ci chiede cose molto semplici: tranquillità, sicurezza e regole uguali per tutti. Ci viene detto che un commerciante abusivo che sia extracomunitario può fare tutto quello che vuole perché, persino le forze dell'ordine - che si sentono impossibilitate ad agire - tra il perseguire l'abusivo o il negoziante italiano (per aver aperto fuori orario o per non essere a posto con le licenze) preferiscono concentrare la loro attenzione sul secondo, il quale tendenzialmente risponde alle regole.
A questo punto, mi sembra un principio estremamente civile chiedere che lo straniero che entra in Italia si adegui alle nostre leggi.


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La clandestinità, evidentemente, allontana da questa possibilità. Allora, non so quanto sia incivile, quanto sia disumano pensare che la clandestinità sia un reato. Non credo che un clandestino vada penalizzato nelle maniere più turpi, ma credo che ciò che chiedono i nostri cittadini sia che un clandestino, se non si adegua alle nostre leggi, se non ha un lavoro, debba tornare a casa sua - non in una galera, ma a casa sua - e che la legge riesca a fare in modo che ciò avvenga costantemente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. Signor Presidente, un attimo fa abbiamo sentito la lettura di un passaggio del libro Cuore fatta da parte dell'onorevole Mantovani, che sfrutta la malattia delle persone per dire che questi clandestini servono. Ebbene, se servono facciamoli entrare regolarmente (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania), facciamogli assistere gli ammalati di Alzheimer, purché entrino regolarmente e per loro vengano pagati i contributi.
Voi avete bisogno di quelle persone che entrano clandestinamente, perché non riuscite più a portare in piazza gli operai italiani, quindi avete bisogno dei poveri cristi da sfruttare e da schiavizzare, per avere il voto, per portarli in piazza a reclamare. Per vivere avete bisogno di quella gente, finita quella non riuscite più a parlare al popolo.
Noi chiediamo regole precise. Non si può far entrare tutti indiscriminatamente solo perché voi avete bisogno dei voti. Chiediamo che queste persone vengano aiutate perché possano vivere bene a casa loro. È necessario destinare a questo scopo dei finanziamenti, come in effetti sta già facendo la Lega nord in varie aree del mondo: stiamo aiutando i più poveri, non li portiamo qui per avere i loro voti, li aiutiamo a casa loro.
Probabilmente voi siete anche avulsi dalla realtà, perché se andaste a chiedere ai cittadini cosa pensano dei clandestini capireste che temono la clandestinità. Se non tutte, almeno l'80 per cento delle famiglie del nord sono state «visitate», di notte e di giorno, da questi clandestini, che spaventano le


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persone, le taglieggiano, e così via. Noi non vogliamo sopportare oltre queste cose, vogliamo intervenire a favore della gente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Alborghetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Berselli. Ne ha facoltà.

FILIPPO BERSELLI. Signor Presidente, da parte di qualche illustre collega come l'onorevole Siniscalchi è stato osservato che questo emendamento, che vorrebbe introdurre il reato di immigrazione clandestina, contrasterebbe con un orientamento generale che porta ad una sempre più ampia depenalizzazione dei reati. Noi riteniamo che il problema sia stato posto male dal collega Siniscalchi. La depenalizzazione non serve ad andare incontro al problema delle carceri, ma al problema della giustizia italiana. Ci sono troppi reati, pochi organici, la giustizia è ingolfata. Non è un problema di edilizia penitenziaria, perché in carcere ci vanno coloro che commettono reati particolarmente gravi, reati per i quali non si ottiene la sospensione condizionale della pena e neanche i benefici della legge Gozzini. Quindi non si tratta di un problema di carceri, ma di paralisi della giustizia italiana.
La questione dell'immigrazione clandestina investe problemi gravissimi, perché l'immigrato clandestino è un elemento che suscita grave allarme sociale, come registriamo in tutte le nostre città. Non c'è bisogno di essere degli scienziati per rendersi conto che l'immigrato clandestino, quindi irregolare, che entra nel nostro paese senza avere una casa né un lavoro, non può certamente lasciarsi morire di fame all'angolo di una strada, pertanto è inevitabilmente portato a delinquere. Allora, allarme sociale e situazione di pericolo presuppongono l'adozione di provvedimenti e quindi l'individuazione di reati che possano in qualche modo frenare questo pericolo. Quindi non si deve parlare, ripeto, delle carceri, ma affrontare una questione gravissima, che desta enorme allarme sociale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, vorrei portare un contributo a questa discussione che viene da un territorio, la


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provincia di Brindisi, che vive quotidianamente a contatto con la piaga dell'immigrazione, soprattutto quella clandestina e quella che delinque. Infatti, quella che non delinque non ci preoccupa. Tali persone infatti si iscrivono nelle liste chilometriche di collocamento alle quali sono iscritti anche i disoccupati italiani che cercano ancora un posto di lavoro e ai quali noi non siamo stati in grado di dare una risposta.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, se questo provvedimento fosse stato discusso qualche anno fa, quando in Albania vigeva un regime dittatoriale e vi era una persecuzione politica e di religione, o qualche mese fa, quando in Kosovo era stata scatenata una guerra, probabilmente avrei fatto prevalere il diritto del cittadino del mondo di poter godere di uno stato di libertà e di democrazia. Oggi fortunatamente questo bisogno non c'è: in Albania vige un regime democratico ed in Kosovo, grazie all'intervento delle forze internazionali, vi è il rispetto degli uomini.
Queste persone vengono in Italia solo per lavorare e noi dovremmo garantire loro un lavoro, ma, come ho detto prima, non siamo in condizioni di farlo, perché non riusciamo a garantirlo neanche ai nostri cittadini. A noi spetta quindi garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, perché questi immigrati, anche a causa della mancanza di lavoro e delle illusioni che si sono fatti, sono soggetti alle lusinghe del crimine anche organizzato.
Vorrei rispondere ad un collega che ha affermato che il problema non è l'immigrazione clandestina, ma le organizzazioni malavitose che gestiscono questi traffici e che pertanto andrebbero perseguite. Sarebbe facile dire che per smantellare il traffico internazionale di sostanze stupefacenti dovremmo liberalizzare sempre e comunque la droga. Non è questo il sistema per risolvere un problema che esiste (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, vorrei dire una parola a sostegno della «stravaganza giuridica» che stiamo per votare.
In base alla legge Turco-Napolitano il sistema prevede, in seguito all'ingresso clandestino, l'espulsione. Il tribunale di


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Milano, sollevando recentemente una questione di legittimità costituzionale in relazione a questo aspetto della legge Turco-Napolitano, ha ritenuto che il meccanismo funzionale alle espulsioni preveda una serie di limitazioni alla libertà personale che non possono essere disposte in via amministrativa. Mi chiedo e chiedo a chi ritiene strano quanto si sta proponendo: come si può limitare la libertà personale, vale a dire portare in un centro di permanenza per avviare il procedimento di espulsione, se non vi è, in base alla logica dei giudici di Milano, un intervento dell'autorità giudiziaria? Come può intervenire l'autorità giudiziaria, limitando la libertà personale, se non vi è il presupposto di un reato? Quale reato ci può essere se non quello di permanenza clandestina, la cui sanzione non deve essere necessariamente il carcere, ma un periodo di temporanea permanenza in un centro di trattenimento finalizzata all'espulsione?
Qual è il bene giuridico offeso? La certezza dei rapporti di chi si trova nel territorio dello Stato. Qual è il bene giuridico che offende? Il reato previsto dall'articolo 651 del codice penale: rifiuto di indicazioni sulla libertà personale. Si tratta di un reato che si collega ad un'altra norma entrata in vigore nel 1978: chi rifiuta di dare indicazioni sulla propria identità personale può essere trattenuto fino a 24 ore - anche se italiano - in un centro di polizia, fino a quando non viene completamente identificato. Allora non si riesce a capire per quale ragione questo meccanismo, che funziona nei confronti di un italiano, non debba per analogia essere applicato anche al caso di un clandestino che viene da noi e non ha alcuna voglia di essere identificato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Furio Colombo. Ne ha facoltà.
Onorevole Furio Colombo, le ricordo che ha 2 minuti a disposizione.

FURIO COLOMBO. Presidente, sono stato chiamato in causa poco fa dall'onorevole Savarese in relazione al modo in cui la legge americana affronta la questione. Negli Stati Uniti non esiste il reato di clandestinità per ragioni pratiche. Ne ho


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chiesto il motivo a deputati e senatori americani, pur essendoci in quel paese un'immigrazione clandestina che, secondo le organizzazioni cattoliche che si occupano del fenomeno, ammonta a 3 milioni di persone l'anno (secondo i dati ufficiali dichiarati dalle autorità americane si tratterebbe di un milione di persone).


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Mi è stato detto che non esiste il reato di immigrazione clandestina perché ha un costo, ci costringerebbe ad una serie di processi. Ci costringerebbe a centinaia di migliaia di processi e intaserebbe il sistema giudiziario americano. Quindi anche come risposta pragmatica e pratica, il clandestino viene espulso tutte le volte che viene rintracciato.
Credo che questo possa essere un punto di riferimento. Quanto diceva poc'anzi l'onorevole Mantovano, a proposito di un reato per il quale non è prevista la pena perché essa sarebbe quella dell'espulsione, non fa che riportarci al punto in cui ci troviamo adesso con la cosiddetta legge Turco-Napolitano.
Se è in discussione l'efficacia, la procedura o i modi in cui le cose si realizzano, è chiaro allora che è una discussione che può continuare e che è bene perfezionare; ognuno di noi è ansioso di diventare migliore nel fare bene le cose che la nostra legge dice che si devono fare. Ma introdurre un reato in più proprio in quest'aula dove frequentemente ci siamo posti il problema di depenalizzare, nel senso di decongestionare le carceri, di diminuire il peso che grava sui tribunali e di semplificare la vita di questo paese, mi sembra che interferisca con quello che spesso abbiamo detto - insieme - in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo della Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanini. Ne ha facoltà.

PIETRO FONTANINI. Presidente, intervengo a titolo personale. Dalla maggioranza abbiamo sentito più volte auspicare la collaborazione di coloro che gestiscono l'immigrazione clandestina, per stanare queste persone e assicurarle alla giustizia.
Ebbene nell'articolo aggiuntivo che tra poco voteremo c'è una disposizione normativa (il comma 7-quinquies) che premia le persone entrate clandestinamente nel territorio italiano e che aiutano la giustizia italiana a scoprire queste organizzazioni criminali.
È quindi molto strano che il relatore abbia espresso parere negativo su questa disposizione normativa. Il suddetto comma ,


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infatti, va proprio incontro alle esigenze che sono state richiamate anche dai colleghi della maggioranza. Vorremmo che vi fosse maggiore serietà anche nel colpire queste organizzazioni che sono potentissime ai nostri confini e che fanno entrare nel nostro territorio persone, in maniera illegale, sfruttando la loro povertà e lucrando moltissimi miliardi sulle loro spalle.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Presidente, desidero fare alcune brevissime precisazioni. Chiedo scusa se parlerò dell'articolo aggiuntivo in questione, visto che la discussione che si è svolta finora non riguarda sostanzialmente l'argomento di cui dovremmo discutere.
La prima questione è la seguente: le indicazione di oltre 19.600 lavoratori richiesti dal Veneto sono relative al fabbisogno delle imprese e non ai dati comunicati dalla regione. La seconda questione attiene invece alle dichiarazione del collega Di Luca. I 900 mila clandestini che sono stati indicati sono un dato di assoluta fantasia perché le stime anche più grossolane e più generose parlano al massimo di 150 mila clandestini (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Ma parliamo, ripeto, delle stime più generose in assoluto!

PRESIDENTE. Colleghi, ognuno ha le sue fonti!

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Vi è una terza questione. È stato detto che si è fatta una certa scelta politica perché gli extracomunitari possano votare. Il che mi sembra clamorosamente destituito di fondamento. Purtroppo!
La quarta questione che desidero segnalare, signor Presidente, riguarda le disposizioni adottate dall'autorità giudiziaria di Milano. Tali disposizioni concernono solo l'accompagnamento coattivo. Ne potremo parlare in altra sede ma voglio ricordare anche che vi è una sentenza del 1972, emanata dalla


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Corte costituzionale, secondo la quale l'accompagnamento coattivo è costituzionalmente legittimo. Aspetteremo la sentenza della Corte.
Per quanto riguarda l'identificazione, l'unico emendamento è stato proposto dalla maggioranza e fa parte del testo della Commissione. È stato espresso parere contrario sull'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030, perché questa norma non funziona e non può funzionare: si parla di una sanzione amministrativa atipica e non si comprende cosa significhi; si dice che decade con l'assoluzione ed è assolutamente ovvio; si parla di protezione sociale e questa è prevista dall'articolo 18 del testo unico.
Vorrei dire all'Assemblea, richiamando l'attenzione di tutti, che la proposta dell'onorevole Landi di Chiavenna stabilisce che, per il reato in questione, sia prevista una multa da uno a cinque milioni, si prevede, cioè, solo una pena pecuniaria. Chiedo a ciascuno dei deputati di quest'Assemblea: si può per una pena pecuniaria ordinare la custodia cautelare di una persona e trattenerla in carcere? Credo che a questa domanda semplice bisognerebbe dare una risposta, al di là del fatto...

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Ma voi li trattenete nei centri di assistenza, cosa cambia?

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Ma non esiste nel nostro ordinamento la possibilità di tenere in carcere una persona che viene condannata ad una multa!

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Ma voi li trattenete nei centri di assistenza!

MARCO BOATO. Lascialo parlare!

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Questo non esiste nel nostro ordinamento. È una cosa assolutamente incongruente e assolutamente destituita di ogni fondamento; non ha neppure un profilo di legittimità, è completamente incredibile (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!


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Detto questo, si prevede l'arresto presso i centri: fino a prova contraria i centri non sono luoghi di detenzione.
Signor Presidente, concludo su questi argomenti - a questo proposito condivido pienamente le osservazioni degli onorevoli Taradash, Maiolo e Martino -, dicendo che trovo singolare che si voglia abdicare all'autorità giudiziaria per le politiche dell'immigrazione e per il controllo delle frontiere. Lo ritengo grave perché queste sono politiche che spettano allo Stato ed anche coloro che pensano che dovrebbero spettare alle regioni, dovrebbero essere d'accordo con noi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Landi di Chiavenna 2.030, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 405
Astenuti 25
Maggioranza 203
Hanno votato
170
Hanno votato
no 235).

Avverto che le postazioni elettroniche degli onorevoli Massidda e Pistone non hanno funzionato.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Di Luca. Ne ha facoltà.

ALBERTO DI LUCA. Prima di passare all'esposizione del mio articolo aggiuntivo, vorrei tornare alle parole del relatore per la maggioranza, onorevole Sinisi.


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Presidente, come lei dice giustamente, ognuno ha le proprie fonti. Le mie fonti dicono che in Italia oggi ci sono più di 900 mila clandestini!

MARCO BOATO. Ben più di 900 mila!

ALBERTO DI LUCA. Le fonti dell'onorevole Sinisi parlano di 150 mila clandestini. Non voglio entrare nel merito per verificare se abbiano ragione le fonti di Sinisi o le mie. Dico che nel più pessimistico o ottimistico dei casi, cioè l'ipotesi dei 150 mila, considerato che il sottosegretario Brutti ci ha detto che sono stati espulsi 13.154 individui con accompagnamento alla frontiera, ciò significa che anche nell'ipotesi in cui l'onorevole Sinisi avesse ragione, di fatto, espelliamo l'8 per cento dei clandestini presenti sul nostro territorio.
Riguardo al mio articolo aggiuntivo 2.01, sono soddisfatto che sia stato accolto, sia pure in un testo riformulato. Si tratta di una proposta che avevo presentato pari pari nel 1997 per la legge Turco-Napolitano. Allora insistetti parecchio sia in Commissione sia in aula perché si giungesse a definire una soglia minima di reddito derivante da fonti lecite che costituisse una garanzia, innanzitutto per gli immigrati, di contare su risorse che permettessero loro la sopravvivenza.


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Oggi abbiamo finalmente definito che quell'importo può essere rappresentato dall'assegno sociale; non a caso parlo di sopravvivenza, visto che l'assegno indicato equivale a 600-700 mila lire al mese. Comunque, per bassa che questa cifra sia, per basso che possa essere il livello di sopravvivenza, è sempre meglio che in una legge venga finalmente stabilito che non può entrare nel nostro paese una persona che non sia in grado di dimostrare di avere un reddito minimo che gli permetta di sopravvivere e di non finire con certezza nelle braccia della criminalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, dopo la votazione del mio articolo aggiuntivo 2.030 abbiamo finalmente capito che ci troviamo di fronte al falso moralismo della maggioranza di sinistra.

MARCO BOATO. Guarda che molti del Polo hanno votato contro!

PRESIDENTE. Onorevole Boato, per favore.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. È molto più coerente la posizione, che noi non condividiamo, di Rifondazione comunista, che, dal suo punto di vista, ha un concetto di vera solidarietà, che non il falso moralismo che voi oggi avete dimostrato.

MARCO BOATO. Ha votato contro anche il Polo!

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Voi volete espellere gli immigrati clandestini ma, non essendo capaci...

PRESIDENTE. Onorevole Landi di Chiavenna, si calmi.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. ...di farlo applicando una norma che preveda il reato di immigrazione clandestina, costringete i clandestini a rimanere comunque in uno stato di


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latitanza e di emarginazione. Questo avete ottenuto oggi votando contro l'introduzione del reato di immigrazione clandestina.

MARCO BOATO. Hanno votato contro anche i tuoi colleghi del Polo!

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Questo è il vostro falso moralismo, questa è la vostra falsa solidarietà: questo è ciò che gli italiani devono sapere (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

MARCO BOATO. È un comizio contro il Polo!

PRESIDENTE. Onorevole Boato, per piacere.

MARCO BOATO. Hanno votato contro anche loro!

PRESIDENTE. Sì, ma non cada nelle provocazioni.

LANFRANCO TURCI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, desidero precisare, affinché rimanga agli atti, che in occasione della precedente votazione mi sono sbagliato: volevo votare contro.

PRESIDENTE. Ne prendo atto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, eravamo contrari all'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01 nel testo originario, ma lo siamo ancora di più nel testo riformulato dal relatore, che non ci convince e sul quale voteremo contro. In questa proposta emendativa, infatti, in ogni caso si prevede la necessità di disporre di mezzi di sussistenza pari ad almeno 600 mila lire: non si capisce bene come possa disporre di questa somma una persona che si accinge a venire nel nostro paese fra mille difficoltà.


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Non si tratta soltanto di una questione di principio. La norma si riferisce allo straniero in genere e, pertanto, vi prego di astrarvi un momento, in qualche modo, dal marasma di questioni che avete sollevato questa sera in maniera veramente pesante. Farò due esempi. Due persone, che dovevano venire in Italia, rispettivamente, dalla Romania e dall'Albania, hanno incontrato grandissime difficoltà. Preciso che sto parlando di studentesse che non dovevano fermarsi nel nostro paese ma che venivano a trovare la propria madre che, in uno dei due casi, lavora in Italia. In ogni caso, è stata chiesta la disponibilità di una cifra che la studentessa non possedeva e, di conseguenza, abbiamo avuto grandissime difficoltà a farle ottenere il visto. Ho reso noto questo fatto al Ministero degli affari esteri.
Ritengo che, come principio, il requisito della disponibilità di un reddito non sia richiedibile a chi si sposta per moltissime ragioni. Mi rendo conto che dal testo unico viene cancellata una previsione importante: quella di lasciare la facoltà al Governo di poter quantificare il fenomeno. Questa cosa mi pare importante perché ritengo che, meno materia si lascia ai Governi, tanto più si risolve in Parlamento, che è sempre più positivo.
In ogni caso, non ci sentiamo di votare a favore dell'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01, nel testo riformulato.

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Vorrei fare molto brevemente due considerazioni: una di metodo, sull'andamento dei nostri lavori e l'altra di merito...
Potete ridere quanto volete, ma ognuno ha la voce che ha, basta che dica le cose nelle quali credere (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Forza Italia, di Alleanza nazionale, de I Democratici-l'Ulivo, Comunista, UDEUR, misto-Rifondazione comunista-progressisti, misto-CCD, misto-Socialisti democratici italiani, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Rinnovamento italiano e


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misto-CDU) e basta che sia sempre coerente in Commissione come in aula! Non mi spaventate di certo!
Noi abbiamo, Presidente, lavorato in Commissione con serietà e rispetto reciproco e non abbiamo mai strumentalizzato politicamente né situazioni drammatiche né divisioni all'interno dell'opposizione, che pure si sono verificate e in modo palese (Commenti del deputato Chiappori).
Credo che ognuno di noi abbia il diritto di votare come vuole ma, mi dispiace onorevole Landi di Chiavenna perché io per lei ho profondo rispetto, non si può tacciare di falso moralismo una convinzione diversa dalla sua perché noi abbiamo alcune questioni di principio sulle quali non ci sentiamo di transigere, neanche in periodo preelettorale! Noi riteniamo che l'immigrazione sia un problema complesso, sia uno dei fenomeni che appunto travagliano tutti gli Stati del mondo e che sia impossibile ed incredibile pensare di risolverlo in termini di criminalizzazione e di reato.
Crediamo (ed è la seconda ed ultima considerazione che faccio su questo tema) che vi siano dei diritti della persona umana (lo ha detto prima Maselli) che sono comunque inviolabili ovunque la persona essa sia. Crediamo che non sia possibile confondere chi sfrutta la miseria degli altri rispetto a chi la subisce!
Crediamo, inoltre, nella validità della legge «Turco-Napolitano»; ma siamo stati i primi: rivendico io (Commenti del deputato Armaroli) il merito di aver proposto la prima modifica a quella legge per inasprire le sanzioni nei confronti degli scafisti. Credo quindi che quella sia la logica!
Ed allora, portare avanti una discussione facendo credere che qui vi è chi voglia proteggere i clandestini e facendo credere che, ad un certo punto, tutta la malavita e i fenomeni malavitosi del nostro paese siano addebitabili agli immigrati, è cosa che davvero non è falso moralismo, ma è cosa assolutamente non veritiera!
Esigo, quindi, che vi sia rispetto per le posizioni della maggioranza, così come noi abbiamo rispettato le posizioni dell'opposizione (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

NICOLA CARLESI. Ma non hai rispetto di niente.


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ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Per piacere, tanto il Presidente mi toglie la parola, ma voi no!
Quanto all'articolo aggiuntivo in esame, vorrei dire alla collega Nardini una cosa. Capisco le sue preoccupazioni, però a noi è parso più garantista nei confronti dell'immigrato e più giusto anche dal punto di vista della conoscibilità della legge, che si garantisca con chiarezza e per legge la soglia minima dei mezzi che, direttamente o indirettamente, onorevole Landi di Chiavenna, l'immigrato deve avere a disposizione. Il che non significa che tutti devono avere 600 mila lire in tasca (Commenti del deputato Alborghetti) o 630 mila, ma significa che devono poter dimostrare che, attraverso un sistema lecito, il minimo di reddito necessario è garantito.
Ho fatto tale precisazione perché vi sia chiarezza in quello che stiamo votando (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, de I Democratici-l'Ulivo, Comunista, UDEUR, misto-Rifondazione comunista-progressisti, misto-Socialisti democratici italiani, misto-Verdi-l'Ulivo e misto-Rinnovamento italiano).


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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo ai colleghi che l'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01 è stato riformulato dal relatore e che la riformulazione è stata accettata dal presentatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Luca 2.01(nuova formulazione), accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 427
Astenuti 4
Maggioranza 214
Hanno votato
417
Hanno votato
no 10).

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