BOZZE NON CORRETTE

Stenografico Aula in corso di seduta

Seduta n. 825 del 13/12/2000

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Si riprende la discussione della proposta di legge n. 5808.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 5808)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3, nel testo della Commissione e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A - A.C. 5808 sezione 3).
Colleghi, vorrei informarvi che il gruppo di Alleanza nazionale dispone ancora di 16 minuti in tutto e il gruppo della Lega nord Padania dispone ancora di 9 minuti in tutto. Poi sarà aumentato del 20 per cento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, sull'articolo 3, recuperando il testo iniziale della proposta Fini, noi introduciamo con dei nostri emendamenti, in particolare mi riferisco al testo alternativo del relatore di minoranza Landi di Chiavenna, delle misure diverse riguardanti la gestione dei permessi di soggiorno, riguardanti le falsificazioni dei permessi di soggiorno, riguardanti le procedure di rinnovo. Si tratta di riflessioni che abbiamo svolto alla luce dei risultati deludenti dell'applicazione della «legge Turco-Napolitano». Ho ascoltato prima l'intervento della presidente Jervolino che non ha apprezzato i rilievi dell'onorevole Landi di Chiavenna.
Presidente Jervolino, è da diverse ore che alcuni maestrini dalla penna rossa, tipo Boato, ci accusano di demagogia e usano aggettivi ben peggiori di quelli che forse lei non ha apprezzato del collega Landi di Chiavenna. È in corso un dibattito politico su questa vicenda. Credo quindi che le valutazioni possano essere fatte in maniera anche accalorata (lei ha svolto un intervento appassionato). Credo che il collega Landi di Chiavenna e altri di noi sostengano con convinzione dei punti di vista che sono presenti nelle legislazioni di altri paesi del mondo. Non stiamo sostenendo cose improponibili.

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Basta non parlare di falso garantismo.

MAURIZIO GASPARRI. Le sto dicendo che noi siamo stati accusati di xenofobia, di demagogia, di sfruttamento elettorale, quando lei sa che noi sosteniamo questa posizione da molto tempo. Poi, le elezioni si tengono ogni cinque anni e quindi la discussione è arrivata adesso, ma su questa vicenda è nota.


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Voglio richiamare in particolare il sottosegretario Brutti su un aspetto riguardante i nostri emendamenti. Al primo punto di questo testo alternativo noi parliamo delle misure di controllo, dei rilievi fotosegnaletici e dattiloscopici (le famose impronte digitali). Vorrei capire dal sottosegretario Brutti e dalla maggioranza se questo problema delle impronte digitali va sventolato, anche da parte del Governo, in televisione e sui giornali o anche in Parlamento. Infatti, si dirà ora che l'Europa assume delle decisioni (e fa benissimo). L'Europa assume delle decisioni perché una delle conseguenze dei trattati di Schengen, spesso evocati a proposito e a sproposito, è la bella figura che la Francia sospende i trattati di Schengen quando la sinistra italiana manda treni di persone che le sfasciano i negozi (tanto per ricordare Nizza e la sinistra con la quale ricercate accordi, compresi i centri sociali che a Roma e altrove sono finanziati dai sindaci come Rutelli).

PIERO RUZZANTE. Pensa a Forza Nuova a Padova.

MAURIZIO GASPARRI. Allora, bisogna controllare chi entra in Europa.
Caro Ruzzante, a Roma Rutelli finanzia i centri sociali come quelli che sono stati a Nizza e a Ventimiglia a sfasciare i negozi, a danneggiare la polizia e le strade. Questa è la realtà, poi urla quanto ti pare.
Le misure dattiloscopiche servono proprio ai sensi del trattato di Schengen per dare certezza sul riconoscimento delle persone. I documenti sono falsificabili, le identità che vengono declinate sono plurime per il clandestino fermato a Torino, espulso teoricamente e ripescato a Taranto dove dirà di chiamarsi in un altro modo. L'impronta digitale non è falsificabile né riproducibile, ma è unica. Ed allora noi proponiamo di introdurre nella legislazione italiana questo tipo di rilievo.
Vorrei sapere proprio da Brutti, che recentemente ha scoperto questo tipo di necessità, e visto che anche l'Europa lo sollecita, perché non si possa introdurre anche nella legge italiana questa procedura: ci si chiederà eventualmente perché solo per gli stranieri, ed allora studieremo anche come introdurla per gli italiani con riferimento ai documenti di tipo elettronico, perché, per carità, potrebbe anche essere uno


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strumento utile per dare certezza di riconoscimento in generale. Non è che concepiamo questa misura come un'afflizione per lo straniero che deve sottoporsi al prelievo delle impronte: è un problema, ripeto, di riconoscibilità rispetto ad una difficoltà che gli operatori di polizia lamentano da anni. Frequentemente, infatti, incontrano più volte persone teoricamente espulse, che declinano diverse generalità e continuano a circolare.
Vedete, è inutile che gli esponenti della maggioranza dichiarino che vogliono severità con i clandestini; il problema è come impedire che l'Italia sia nella guida Michelin del clandestino un paese a cinque stelle: clima mite, popolazione buona, sanatorie permanenti. Vorremmo, quindi, una legge più severa perché, in questa ipotetica guida Michelin per clandestini, il nostro paese scendesse a tre o a due stelle: lasciare i dati sulla popolazione buona, sul clima mite (non abbiamo più neanche l'inverno), ma almeno sapere che si può andare incontro a sanzioni, ad espulsioni effettive, a misure penali, con procedure di riconoscimento delle persone più certe.
Chiediamo, quindi, perché la nostra indicazione, che oggi votiamo in aula ma che da tempo giace nei nostri progetti e sosteniamo nelle discussioni in Commissione, e che oggi anche l'Europa condivide ma che noi abbiamo anticipato come esigenza tecnica, non si debba introdurre nella normativa: è questo il senso di uno degli emendamenti che presentiamo all'articolo 3. La discussione ha visto certamente nel confronto precedente il suo momento principale, per cui poi torna il quesito a cui il Presidente Violante ha già risposto: il senso di un confronto su una legge che si rischia di stravolgere, sia pure con procedure corrette.
Insistiamo sulla necessità di modificare nel concreto la legge Turco-Napolitano. I dati del sottosegretario Brutti li riteniamo opinabili; abbiamo scoperto che abbiamo detto alcune verità: erano alcuni industriali, non la regione Veneto, a chiedere l'ingresso di 19 mila persone. Fra l'altro, in molti settori produttivi, la richiesta d'ingresso è vista come un calmiere per il costo del lavoro: se si riducessero le tasse per chi crea lavoro, forse si assumerebbero più italiani e si chiederebbero meno persone dall'estero, che a volte servono


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per calmierare (pure attraverso lo sfruttamento del lavoro nero) il costo enorme del lavoro, derivante non da stipendi esigui ma dai costi che un imprenditore deve affrontare.
Insistiamo, quindi, anche se il cuore della questione è stato affrontato ed abbiamo visto che la maggioranza è contraria ad una misura più severa come quella della previsione di un reato, sia pure nelle forme che sono frutto, presidente Jervolino Russo, della riflessione che è stata svolta in Commissione. Il testo alternativo che è stato predisposto è stato discusso, modificato, sostenuto ampiamente - mi rivolgo a Boato, anche se vedo che è assente - dallo schieramento del centrodestra: vi sono stati alcuni dissensi, e ci mancherebbe altro! Siamo la Casa, mica la caserma delle libertà...

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. La casa della confusione!

MAURIZIO GASPARRI. ...però il nostro schieramento ha condiviso una posizione con convinzione, mentre voi potete soltanto urlare, perché la vostra politica è stata quella delle sanatorie e dei numeri che ha ricordato l'onorevole De Luca, perché Brutti ci dovrebbe dire non tanto se sono stati espulsi 408 o 602 clandestini in più rispetto all'anno scorso (le cifre di partenza erano così basse che non potevano che migliorare), ma quanti sono i clandestini in Italia: centinaia di migliaia, vittime dello sfruttamento, di racket interni ed esteri! Ecco, questo sottolineiamo: siamo accusati di xenofobia, ma la vostra politica di accoglienza indiscriminata apre prospettive di benessere e di lavoro per molti di questi stranieri, oppure una prospettiva di disagio, sfruttamento, condanna al crimine?
Ecco perché vorremmo prevedere filtri diversi e riteniamo che, anche rispetto alla discussione sull'articolo 3, alcuni strumenti tecnici che offriamo alla riflessione dell'Assemblea possano consentire alle forze dello Stato di arginare il flusso dei clandestini. Tutti siamo contro, ma non si capisce come voi della maggioranza volete combattere il fenomeno!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.

MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, intervenendo a titolo personale, voglio ribadire...


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PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Borghezio: ha chiesto la parola sull'articolo e sul complesso degli emendamenti ad esso riferiti.

MARIO BORGHEZIO. Confermo comunque, signor Presidente, il nostro forte appoggio a misure come quelle riguardanti i rilievi fotodattiloscopici, non a scopo di schedatura dei cittadini, ma per fornire un elemento essenziale ed irrinunciabile alle forze dell'ordine, nonché all'autorità preposta a sanzionare a livello penale i gravi reati che vengono commessi.


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La posizione della Casa delle libertà, della Lega nord Padania, a nome della quale intervengo, non è repressiva nei confronti degli immigrati e nemmeno dei clandestini, ma della clandestinità, cioè di una condizione oggettiva, che realizza un enorme favore alle mafie internazionali. Una autorità internazionale, non messa in discussione da alcuno sul punto, ha denunciato i traffici di organi come estremo limite di queste attività criminose. Ritengo che i dubbi, le ipocrisie, gli atteggiamenti prudenziali dello schieramento dell'Ulivo nei confronti di queste misure mal si concilino con gli impegni presi a Torino, a Milano, a Genova, quando ci siamo confrontati con i cittadini dei comitati spontanei, di fronte ai quali vi siete impegnati a misure puntuali e risolutive nei confronti dell'immigrazione clandestina legata ai racket della criminalità. Onorevole Chiamparino, dopo aver assunto i suddetti impegni pubblicamente, ad esempio a Torino, su tali temi, dovete spiegare il mutato atteggiamento, il vostro voto. Ritengo che sia stato compiuto un tradimento molto grave nei confronti degli impegni presi e dell'interesse diffuso dei cittadini onesti, ivi compresi gli immigrati regolari, che non si stancano di avanzare richieste. Proprio in questi giorni, anche a Torino, i commercianti etnici si sono uniti alla rivolta dei commercianti di Porta Palazzo, che chiedono misure di legalità e di essere tutelati da quei delinquenti che stanno introducendo forme di pressione e di ricatto, di intimidazione verso gli onesti che lavorano e che producono, italiani o stranieri che siano.
Quindi, la posizione responsabile espressa da questi emendamenti della Casa della libertà non puzza di razzismo e di xenofobia ed è scevra da qualsiasi posizione di discriminazione nei confronti di cittadini di pelle diversa o di altra nazionalità. Essa è informata, invece, ad un solo principio: il rispetto della legalità e dell'effettività delle misure ufficialmente condivise. Mi riferisco a quanto si afferma in televisione e davanti ai cittadini nei dibattiti preelettorali ed elettorali, che poi viene smentito nei comportamenti concreti. Si tradisce l'interesse diffuso, generale dei cittadini che invocano misure di legalità. Questo chiediamo al rappresentante del Governo che, nelle settimane scorse, ha assunto


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posizioni precise e che, oggi, vediamo traballare quando si deve dare al paese un'indicazione molto severa su queste misure. Un'indicazione incisiva perché i cittadini e le autorità preposte, a cominciare dai nostri poliziotti e dai carabinieri, non vogliono parole, signor rappresentante del Governo, ma vogliono essere nuovamente motivati nell'azione di contrasto. Ci telefonano dalla Puglia, dalla frontiera del nord est e ovunque vi siano gli sbarchi clandestini e il dilagare dell'immigrazione clandestina chiedendo di avere gli strumenti idonei per contrastare questa piaga, che costituisce, essa sì, innesco di razzismo e di xenofobia al contrario delle misure di legalità e di ordine della democrazia che vengono sostenute dagli emendamenti della Casa delle libertà. Su questi temi vi dovete confrontare con le nostre proposte e non sulla demagogia, non sul tentativo di buttarla sempre sul razzismo, quando da questi banchi, da questi emendamenti, da queste proposte vengono invece indicazioni univoche, nel senso desiderato e sostenuto dai cittadini, dalla stragrande maggioranza dei cittadini. State ignorando gli innumerevoli sondaggi di opinione che dicono che il popolo che abita questa nostra penisola, costituito in gran parte da gente che lavora onestamente e produce, non ne può più della clandestinità foriera di reati e di traffici connessi ai grandi racket e ai grandi interessi che sovrintendono all'immigrazione clandestina. Opporsi ai nostri emendamenti mirati su questo tema significa oggettivamente fare un grosso regalo alle mafie internazionali e nazionali, che prosperano su questi traffici e su questo materiale umano che voi, con il vostro buonismo ipocrita, mettete a loro disposizione.
Questa è l'accusa che rivolgiamo a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Frattini, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Armaroli. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. Signor Presidente, quando la presidente Jervolino è stata interrotta in maniera inurbana da qualcuno noi l'abbiamo applaudita con convinzione, perché riteniamo che le legittime ragioni di ciascuno meritino rispetto da parte di tutti. A questo proposito mi è venuto in mente un


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episodio della prima legislatura, quando Andreotti, allora giovane deputato, mandò a Mario Melloni un biglietto: «E se ci scambiassimo un po' di cretini?». Possiamo sempre fare qualche scambio.
Ciò premesso, signor Presidente, e dato a Cesare e al presidente Jervolino quello che è di Cesare e del presidente Jervolino, vorrei solidarizzare con le affermazioni niente affatto gratuite del collega Landi di Chiavenna, perché anche in questo caso - ovviamente parlo sul complesso degli emendamenti all'articolo 3 - debbo confrontare il testo alternativo di Alleanza nazionale e della Casa delle libertà con quel pezzettino «incollato» nel testo della maggioranza, il quale, guarda caso - e capita ben quattro volte su nove articoli - è copiato. So che il presidente Jervolino si arrabbia e preferisce il termine «recepito»...

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Votato!

PAOLO ARMAROLI. ...ma, se non è zuppa, è pan bagnato. In realtà esso è copiato integralmente dal testo Fini. L'unica parte che rimane dell'articolo 3 è copiata di sana pianta dal testo Fini...

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Non lo faremo più!

PAOLO ARMAROLI. Mi riferisco a quella parte in cui si dice che chiunque redige un permesso di soggiorno o una carta di soggiorno falsi o ne altera di veri, ovvero redige documenti falsi è punito con la reclusione. Tutto il periodo è copiato di sana pianta.

ROSANNA MORONI. È stato votato in Commissione! Non è copiato!

PAOLO ARMAROLI. È copiato dal testo Fini e di tutta la Casa delle libertà. Evidentemente, siccome siete tutti «intelligentoni» di centrosinistra, debbo pensare che sul tema non avete le idee molto chiare e, quindi, vi capita di appropriarvi di cose altrui, ma soltanto di piccole cose.


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Signor Presidente, la politica è fatta di realtà, ma anche di apparenza. Non voglio dire che l'apparenza coincida con la realtà, ma l'80 per cento dell'opinione pubblica italiana associa i clandestini alla delinquenza comune, più o meno organizzata. Può sbagliare, ma è così, Presidente. Allo stesso modo, l'opinione pubblica può sbagliare, ma comincia a pensare che la Casa delle libertà si preoccupa in primo luogo delle vittime italiane della criminalità italiana o straniera, mentre il centrosinistra delle vittime italiane, che ormai si contano a milioni...

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. A milioni?

PAOLO ARMAROLI. ...non se ne fa un baffo.
Questa è l'apparenza che coincide con la realtà o, se preferisce, visto che Pirandello spesso è in Parlamento, è la realtà che coincide con l'apparenza.


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Le parole molto accalorate - lo riconosco - dell'onorevole Landi di Chiavenna non mi sono sembrate gratuite. Il presidente Jervolino mi è buon testimone che in occasione della discussione della legge Turco-Napolitano io dissi che il rischio era quello di introdurre in Italia lo schiavismo. Presidente Jervolino, ci siamo! Qui esistono i nuovi schiavi! Con ciò non voglio affermare che la colpa sia della legge Turco-Napolitano ma, se una legge non funziona, la si cambia! C'è il dovere morale, politico, civile e giuridico di cambiarla e invece voi volete che tutto resti come prima. Non posso far altro che giudicare irresponsabile questa presa di posizione.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Fontan 3.18 e Di Luca 3.19, così come è contrario il parere sul testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Landi di Chiavenna, sul quale ha espresso parere contrario anche la Commissione bilancio.
Faccio presente che il comma 8-bis del testo alternativo è stato interamente recepito dall'articolo 3, comma , del testo della Commissione.
Il parere è ancora contrario sugli emendamenti Fontan 3.3, Volontè 3.5 e Rivolta 3.8, mentre la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Moroni 3.11, altrimenti il parere è contrario. Infine il parere è ancora contrario sugli emendamenti Rivolta 3.9 e 3.10, Di Luca 3.6 e Landi di Chiavenna 3.7.

PRESIDENTE. Il Governo?

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo concorda con il parere della Commissione.
Vorrei aggiungere che, per quanto riguarda alcune osservazioni svolte nel corso degli interventi sulla questione della rilevazione dell'identità personale e degli strumenti da adottare


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a tale fine (in questo ambito dell'assunzione di impronte digitali), mi riservo di intervenire allorché formulerò il parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Di Luca 3.04.
Vorrei anche rassicurare l'onorevole Gasparri circa i dati che prima, a nome del Governo, ho fornito ai colleghi della Camera. Quando parlo di un totale di stranieri allontanati equivalente a 60.589 e poi articolo questo dato complessivo nel numero dei respinti alla frontiera, dei respinti dai questori, degli espulsi con accompagnamento alla frontiera, degli espulsi su conforme provvedimento dell'autorità giudiziaria, degli stranieri riammessi nei paesi di provenienza in base ad accordi bilaterali, parlo di 60.589 persone che «al netto» vengono allontanate e rimandate al di là della frontiera o nei loro paesi di origine. Dall'inizio dell'anno 2000 fino alla fine del mese di novembre sono stati allontanate, lo ripeto, 60.589 persone che non erano in regola in applicazione di una legge i cui capisaldi sono l'accoglienza degli immigrati regolari destinati a trovare una collocazione, un posto di lavoro, ed il respingimento - parola orrenda - di coloro per i quali non c'è oggettivamente la possibilità di una dignitosa accoglienza e di una collocazione sul mercato del lavoro.
Quanto alla cifra relativa al complesso dei clandestini indicata dall'onorevole Di Luca, non so quali siano le sue fonti, né in base a quali calcoli o proiezioni si possa arrivare al numero di 900 mila. In questo momento non mi azzardo a formulare cifre, ma mi sento di escludere assolutamente che il numero delle persone presenti in modo irregolare nel territorio nazionale giunga al livello indicato dall'onorevole Di Luca. Dico ciò in base alla considerazione di un fatto oggettivo, che di seguito esporrò.
Il 27 marzo 1998, al momento dell'entrata in vigore della nuova legge, si è consentito di chiedere una regolarizzazione da parte di tutti coloro che nel periodo precedente si erano trovati ad entrare in modo irregolare nel territorio nazionale.
Ho sentito parlare di sanatorie a catena: non so bene a che cosa ci si riferisse, soprattutto se si parla dell'attuale legislatura, ovvero del periodo in cui la legge Turco-Napolitano è entrata in vigore ed è stata applicata. Infatti, di regolarizzazione ve ne è stata una sola, in occasione della quale, entro il 27 marzo 1998, furono presentate complessivamente


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250 mila domande. Dunque, nel momento in cui è entrata in vigore la legge Turco-Napolitano gli irregolari che si sono precipitati a fare domanda di regolarizzazione si aggiravano intorno alle 250 mila unità. Ebbene, dal 27 marzo 1998 ad oggi, con un impegno effettivo e documentato dai risultati e dai numeri di cui disponiamo, volto a respingere e ad allontanare gli irregolari, non è assolutamente pensabile che la quantità dei clandestini sia potuta giungere ai livelli indicati dall'onorevole Di Luca. Questo è ciò che si può dire oggettivamente; tutto il resto sono proiezioni costruite non so bene su quali dati di partenza; forse sarebbe opportuno verificare quali siano gli istituti o i centri di ricerca che abbiano formulato tali ipotesi e valutare i fondamenti ed i punti di riferimento oggettivi e concreti posti alla base di quella quantificazione.
Il Presidente mi consenta di aggiungere che, nella discussione che si è svolta in queste ore, vi è stata una contrapposizione di vedute strategiche. L'onorevole La Russa ha detto che dobbiamo ammettere di trovarci di fronte ad un'emergenza e ricorrere a strumenti di emergenza. Onorevole La Russa, lo sforzo sostenuto in questi anni, al di là se riusciremo a conseguire il risultato (lo valuteranno i cittadini) è stato finalizzato ad affrontare anche i problemi più gravi cercando di tenere fermi (come si è fatto negli anni passati, anche nei momenti drammatici della lotta al terrorismo) i principi fondamentali della Costituzione e di individuare soluzioni concrete, durevoli nel tempo e produttive di risultati.
È facile inseguire le parole d'ordine; più difficile è governare un processo complicato quale quello dell'immigrazione. Abbiamo bisogno del contributo e dello sforzo dell'insieme della collettività e di un atteggiamento da un lato più laico, dall'altro più patriottico, di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento. Non sto a cercare ora le responsabilità, ma il fatto che non vi sia una possibilità di convergenza è un grave handicap per le politiche dell'immigrazione, chiunque sia al Governo del paese.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fontan 3.18 e Di Luca 3.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Luca. Ne ha facoltà.


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ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, se fossi avvocato direi che sto per spiegare a me stesso. In realtà vorrei parlare ancora con il sottosegretario Brutti: è inutile che adesso insistiamo se sia giusto il dato numerico da me indicato (900 mila clandestini) o quello fornito dal Governo (250 mila unità). Il fatto è che si elude dal problema principale. Il sottosegretario ha ricordato che, tra i respingimenti alla frontiera e i respingimenti operati dai questori, su 60.589 extracomunitari irregolari, ne sono stati respinti 39.186.


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Quelli espulsi con l'accompagnamento alla frontiera sono 13 mila. Ordunque, se anche fosse vero che in totale i clandestini in Italia sono 150 mila, rimarrebbe comunque il fatto che siamo stati capaci di espellerne l'8 per cento, a parte, evidentemente, quelli che sono stati respinti alla frontiera, perché quella non è una vera espulsione.

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Lei non mi ha ascoltato, onorevole Di Luca!

ALBERTO DI LUCA. Poi, Presidente, visto che sono importanti le fonti, vorrei citare una fonte qualificata, che è il Servizio studi della Camera, il quale smentisce clamorosamente l'affermazione fatta da vari colleghi, non ultimo l'onorevole Furio Colombo, i quali sostengono che solo in Italia si vorrebbe introdurre nell'ordinamento il reato di immigrazione clandestina. L'onorevole Furio Colombo diceva che negli Stati Uniti non esiste, allora deve sapere che il Servizio studi della Camera riferisce che negli Stati Uniti è previsto l'ingresso illegale nel territorio, al quale per la prima volta si applica una sanzione pecuniaria di massimo 5 mila dollari o la detenzione fino a 6 mesi, oppure entrambe; in caso di recidiva, la sanzione pecuniaria sale a 250 mila dollari, oltre, naturalmente, alla detenzione. Questo degli Stati Uniti non è un caso unico, perché paesi ad alto livello di democraticità, come Canada, Francia, Germania e Inghilterra, sempre secondo la fonte del Servizio studi della Camera, prevedono nel loro ordinamento il reato di immigrazione clandestina.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Di Luca, vorrei chiarire un punto, visto che lei ha chiamato in causa il Servizio studi della Camera: in tutti i paesi che lei ha citato l'azione penale non è obbligatoria, ma facoltativa, mentre da noi è obbligatoria. Ciò vuol dire che mentre nel nostro paese ad ogni ipotesi di reato deve corrispondere un processo, in quegli Stati non è così. Questo perché lei lo sappia. Quindi non c'è contraddizione con le cose che ha detto l'onorevole Furio Colombo.


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ALBERTO DI LUCA. Scusi, ma secondo me c'è contraddizione, perché dire che non esiste il reato di immigrazione clandestina è diverso da dire...

PRESIDENTE. Volevo solo dirle che in quei paesi può esistere una simile norma, ma non si applica.

ALBERTO DI LUCA. Le conseguenze sono diverse, però il reato di immigrazione clandestina negli Stati Uniti, in Canada, in Francia, in Germania ed in Inghilterra esiste (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fontan 3.18 e Di Luca 3.19, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Savarese, per cortesia.
Le dispiace andare al suo posto, onorevole Buontempo? Evitiamo che si scatenino le polemiche che conosciamo: possiamo aspettare pazientemente che lei prenda posto, così siamo tutti contenti.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 368
Astenuti 6
Maggioranza 185
Hanno votato
166
Hanno votato
no 202).

Passiamo alla votazione del testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Landi di Chiavenna.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.


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FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho sentito fare anche poco fa riferimento a quello che succede in altri paesi: si sono chiamati in causa gli Stati Uniti, la Francia, la Germania e così via. Verrebbe allora naturale ricordare come in quei paesi il confronto sia di ben diverso tenore rispetto a quello cui stiamo assistendo in questa sede. Comunque, neanche il reato di immigrazione clandestina impedisce che ogni notte centinaia di persone attraversino il Rio Grande, tra il Messico ed il Texas, o che centinaia di persone attraversino la frontiera dell'Oder-Neisse tra la Polonia e la Germania. Ma il problema non è questo, io voglio limitarmi all'emendamento, che stabilisce, tra le altre cose, quanto segue: «Lo straniero comunque presente nel territorio dello Stato è sottoposto ai rilievi fotosegnaletici e dattiloscopici (...)», dopodiché vengono elencate una serie di esclusioni, riferite a personale altamente specializzato, esponenti del clero, del corpo diplomatico, e così via, facendo grave torto, ad esempio, a famosi calciatori, famosi cantanti ed artisti, che potrebbero aversene a male. Ma non è questo il punto che mi preme richiamare, quanto piuttosto la confusione che, ancora una volta, si crea in materia - ad esempio, intervenendo e chiamando in causa l'ipotesi di riportare le impronte digitali sulle nuove carte di identità elettroniche - rispetto alle proposte che vengono avanzate a livello europeo.
Ne parlo perché la questione ha provocato un certo sconcerto anche tra le fila del centrosinistra. Pertanto vorrei chiarire la questione, se mi riesce, con un solo riferimento. Già dal 1998 il regolamento EURODAC prevede la raccolta di impronte digitali sia per gli irregolari che per i richiedenti asilo: a livello europeo sono già 3 milioni 500 mila i rilievi effettuati in virtù di un'altra convenzione, la convenzione di Dublino del 1990, di cui si è discusso recentemente in occasione del consiglio giustizia e affari interni, tenutosi il 30 novembre a Bruxelles.
Dove sta però la differenza? Sta proprio nell'approccio alla questione: a livello europeo, vi è l'intenzione di arricchire le banche dati di informazioni, al fine di assicurare libertà, giustizia e sicurezza, mentre qui si sostengono posizioni xenofobe e razziste che propongono, come fece qualche tempo fa l'onorevole Borghezio, di rilevare le impronte digitali dei


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piedi degli extracomunitari, riaccompagnarli a casa con aerei militari e poi buttarli di sotto con il paracadute. Questo è l'elemento che differenzia una civiltà giuridica dalla mancanza di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, ho ascoltato con incredulità e stupore l'ultimo intervento e non riesco a capire cosa c'entri con il testo alternativo dell'onorevole Landi di Chiavenna la proposta di buttare giù con il paracadute gli immigrati. Non so dove l'onorevole Evangelisti abbia potuto leggere cose di questo tipo e non so cosa abbiano a che fare con la discussione che stiamo svolgendo.
Mi sembra che le intenzioni dei proponenti non siano diverse da quelle che lei, caro collega, considerava positive a livello europeo: mi riferisco all'intenzione di arricchire la conoscenza al fine di impedire che persone, presenti clandestinamente in Italia, si ripresentino sotto mentite spoglie e non si possano individuare le loro generalità.
Sottosegretario Brutti, non so se lei ritiene che questo sia un elemento che possa essere preso in considerazione solo in caso di stravolgimento dei principi giuridici. Io non credo. Lei evidentemente non ha compreso - è solo colpa mia, forse non mi sono spiegato bene - il mio riferimento ad una situazione di emergenza che voi non volete tenere in considerazione. Accettare che esista un'emergenza immigrazione non significa minimamente stravolgere o contravvenire ai principi giuridici che noi per primi intendiamo tutelare; significa affrontare la questione nel rispetto della legge e della Costituzione e con la attenzione che essa merita. Questo è ciò che vi chiediamo. Non si può dire che, visto che vi è un'emergenza e ad essa si collega idealmente il superamento di certi principi, deve essere negata l'emergenza che pertanto non viene affrontata. A mio avviso questo è quello che sta facendo la maggioranza ed il Governo dicendo assolutamente «no» alla proposta avanzata dal testo alternativo dell'onorevole Landi di Chiavenna, che prevede rilievi non solo dattiloscopici, ma anche fotosegnaletici e una carta di identità che non si possa


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facilmente contraffare. Perché nel testo della maggioranza questi elementi non ci sono? Vorrei saperlo. Probabilmente qualcuno pensa che siano efficaci ed essendo tali è meglio non prevederli. Della proposta di legge Fini si può mantenere tutto ciò che può fare colore ma che non tocca minimamente la possibilità di continuare ad entrare clandestinamente nel nostro paese.
C'è una visione culturale che voi dovete affrontare, la stessa che avete quando si parla di sicurezza.


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Tutte le volte che parliamo del tema della sicurezza, in voi scatta il meccanismo e dite: è propaganda della destra! Tutte le volte che trattiamo il tema della sicurezza scatta un vostro background, quello che vi portava a gridare nelle piazze che bisognava disarmare la polizia, quello che vi faceva gridare verso i carabinieri: «camerata, basco nero, il tuo posto è al cimitero» (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)! C'è un background che vi impedisce di assumere iniziative legislative efficaci. Siete, evidentemente, paralizzati dalla vostra origine culturale di fronte a quelle che i cittadini considerano questioni importanti ma che voi non volete affrontare.
Comunque, se è vero che è più facile parlare che governare, stia tranquillo, signor sottosegretario, cercheremo di sollevarla da queste difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. Presidente, a proposito di questo articolato, vorrei raccontarvi un fatto che è molto significativo e che non starò qui a commentare perché si commenta da solo, un fatto che mette in risalto l'inattività, l'inefficienza e la cattiva volontà di questo Governo e di questa maggioranza.
«Cittadini, marocchini e nigeriani davanti al giudice» questo è il titolo di un articolo pubblicato sul Gazzettino di sabato 4 novembre. «Carte false ed identità plurime per rimanere in circolazione in Italia. Un sistema che non è nuovo nel mondo di certe immigrazioni, e che spesso mette a dura prova le forze dell'ordine. Se ne sono resi responsabili a Belluno, secondo il capo d'accusa, extracomunitari marocchini e nigeriani».
Termino qui il mio intervento e lascio a voi rendervi conto dell'inneficienza e della cattiva volontà di risolvere questi problemi che stanno creando veramente un grande disagio negli extracomunitari onesti e soprattutto nei cittadini italiani che vogliono vedere le cose in regola e che chiedono onestà, giustizia, certezza di diritto che in questo momento, grazie alla vostra condotta politica, ancora dimostrate di non volere.


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GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Ho visto che la discussione si sta avviando sulla questione dei rilievi fotosegnaletici. Desidero far presente che c'è l'articolo aggiuntivo Di Luca 3.04 che affronta questo argomento. Vorrei pertanto suggerire ai colleghi di affrontare questo argomento al momento dell'esame di quell'articolo aggiuntivo, in modo tale che l'articolo 3 e gli emendamenti ad esso riferiti possano essere esaminati in maniera più celere.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sinisi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parenti. Ne ha facoltà.

TIZIANA PARENTI. Presidente, vorrei soffermarmi su quanto è appena stato detto anche perché è un argomento che avevo già toccato lunedì notte nel corso della discussione generale sul decreto.
Se non ci fosse stato quel decreto contro cui il centro-destra pare schierato (non saprei dire se complessivamente o nella sua maggioranza), si sarebbe detto che il centrosinistra non combatteva la criminalità. Si è ricorsi allora ad un provvedimento di emergenza. Chiamiamo le cose con il loro nome! Quello è un provvedimento di emergenza, inutile ma di emergenza.
Poiché ora si dice che c'è un'emergenza, bisognerebbe allora adottare un provvedimento di emergenza. Dobbiamo riflettere su un punto. O rifiutiamo il concetto della legislazione di emergenza o altrimenti la dobbiamo accettare sempre e da qualunque parte provenga. O rimaniamo fermi sui principi o non ci rimaniamo mai! Non possiamo far valere un principio oggi e negarlo domani, a seconda che si tratti di un marocchino o di un italiano.
E poi: quale emergenza? Non esiste l'emergenza! L'immigrazione fa parte della fisiologia di ogni Stato. Noi siamo arrivati per ultimi ad avere questa fisiologia che si è scontrata, cari colleghi, con un razzismo preesistente al nord. Io ho


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lavorato a Torino e conosco questa città abbastanza bene o almeno allora la conoscevo, e fino alla metà degli anni ottanta, cioè fino a quando sono rimasta in quella città, al centro, sui muri, vi erano le scritte contro i meridionali, uguali a quelle contro gli albanesi (Applausi dei deputati dei gruppi di Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e Comunista - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Non so se erano tutti i torinesi! Certamente c'erano.
A quell'epoca il termine «meridionale» significava «criminale» e voi lo pensate ancora, a prescindere dagli albanesi.

GENNARO MALGIERI. Voi chi?

TIZIANA PARENTI. Noi abbiamo sovrastrutturato questo nostro - non so come definirlo - razzismo o provincialismo o egoismo; non siamo aperti al mondo, non siamo ancora aperti alle frontiere.
Scusate, colleghi, pensate che nel mondo della globalizzazione avranno un senso i confini, oppure abbiamo una concezione medievale dello Stato, per cui toccare un confine era un reato? Questa è una concezione medievale! Oggi non ci sono più le dogane, si naviga in tutto il mondo e voi pensate addirittura - consentitemi una certa ironia - di chiudervi nelle vostre ville, nelle vostre case, nelle vostre situazioni! Non è possibile, oggi la vita è un rischio rispetto al quale dobbiamo trovare strumenti adeguati. Ma come potete pensare, quando vincerete le elezioni, di prendere i rilievi fotosegnaletici e dattiloscopici di tutti gli stranieri comunque presenti nel territorio dello Stato, all'infuori di dirigenti o personale altamente specializzato di società, di filiali o di uffici di rappresentanza di società estere o dei componenti del sacro collegio del corpo diplomatico? Signori miei, ma pensate davvero che questo paese sia uno zoo dove si prendono le impronte o si mette una medaglietta a chiunque entra (Applausi dei deputati dei gruppi misto Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, misto-Rifondazione comunista-progressisti e misto-Verdi-l'Ulivo)! Oggi viviamo nel mondo, con tutti i rischi del mondo, con tutta la sperimentazione contro i rischi del mondo e voi


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pensate che, all'infuori del sacro collegio dei diplomatici o degli alti dirigenti, tutti i poliziotti schierati prenderanno le impronte di queste persone come se fossero babbuini?

IGNAZIO LA RUSSA. Ma chi ha mai preso le impronte dei babbuini?

TIZIANA PARENTI. Cari colleghi, rendiamo un po' più moderna la nostra mente e forse abbandoneremo queste stupide chiusure e dirimeremo i problemi (Applausi dei deputati dei gruppi misto Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, misto-Rifondazione comunista-progressisti e misto-Verdi-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Luca. Ne ha facoltà.

ALBERTO DI LUCA. Mi chiedo perché gli interventi del centrodestra siano considerati comizi demagogici e quelli della sinistra interventi illuminanti!

MARCO BOATO. A volte è una questione di livello culturale!

ALBERTO DI LUCA. Per quanto riguarda l'articolo 3, signor Presidente, vorrei chiedere (Commenti)... C'è un fastidio...

PRESIDENTE. Onorevole Alboni, la richiamo all'ordine per la prima volta!

ALBERTO DI LUCA. Continuo a sentire un fastidio alla mia destra, lo sente anche lei? È Boato!

MARCO BOATO. Una volta Fontan sentiva un «ronzino» nelle orecchie!

ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, vorrei chiederle di votare per parti separate il testo alternativo del relatore di minoranza all'articolo 3, votando singolarmente il comma 1, i commi 2 e 3 insieme, il comma 4 singolarmente, i commi 5 e 6 insieme, i commi 7 e 8 insieme, il comma 8-bis


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singolarmente fino alle parole «nell'esercizio delle sue funzioni» e la parte rimanente del comma 8-bis singolarmente.


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PRESIDENTE. Vi è una questione che lei conosce bene: la prima parte dell'articolo 8-bis corrisponde perfettamente al testo della Commissione.

ALBERTO DI LUCA. Non è casuale!

PRESIDENTE. Forse poteva risparmiarsi le parti precedenti. Se lei crede, forse potremmo semplificare in questo modo.

ALBERTO DI LUCA. Va bene. Praticamente, votiamo l'articolo 8-bis «per i fatti suoi», fino alle parole «nell'esercizio delle sue funzioni».

PRESIDENTE. Sì, è chiaro, la parte che coincide.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Furio Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, anzitutto desidero ringraziarla per la precisazione che ha fatto in precedenza: la presenza o l'assenza dell'obbligatorietà dell'azione penale cambia radicalmente il contesto.
Poiché non ho ragione di dubitare delle affermazioni del collega, la pregherei di far fare una verifica all'ufficio della Camera che ha fornito queste indicazioni. Riflettiamo insieme (lo chiedo al collega che ha sollevato la questione): secondo lui o secondo l'ufficio della Camera, ad un guatemalteco ripescato nel Rio Grande viene imposta una multa di 5 mila dollari, che equivale al reddito dell'intero villaggio per dieci anni. La cosa è in sé grottesca; possiamo avere sentimenti antiamericani in quest'aula, ma non credo si possa immaginare un simile livello di comicità non voluta, tanto più che si è subito precisato che il minimo importo è di 5 mila dollari, ma il massimo è pari a 250 mila dollari.
Evidentemente, o il collega o l'ufficio della Camera hanno equivocato con le multe amministrative che vengono imposte alle linee aeree quando sono responsabili... No, c'è poco da scuotere la testa, è un fatto che tutti i capiscalo conoscono.


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Sto parlando delle multe imposte alle linee aeree quando i passeggeri, controllati alla frontiera, non sono in possesso della documentazione regolare. Altrimenti, bisognerebbe immaginare che l'indiano fermato come clandestino in Madison Avenue venga multato di 250 mila dollari. Tutto ciò fa parte di un'illustrazione colorita che può servire ad illustrare il libro di tregenda presentato dall'opposizione oggi; infatti, si è capito che la strategia è spaventare a morte ed il più possibile i cittadini italiani...

FABIO CALZAVARA. Sono già spaventati!

FURIO COLOMBO. ...affinché diventino ciò che non sono mai stati: xenofobi e razzisti. Noi speriamo vivamente che ciò non accada perché abbiamo molta fiducia nei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, desidero svolgere alcune considerazioni sul garantismo evocato poc'anzi dall'onorevole Parenti.
Riferisco solo una notizia ANSA regionale del 24 maggio 2000: «Nomade ricercato per furto fornisce quaranta diverse generalità» (per quaranta volte, quindi, egli ha usufruito dei benefici e delle attenuanti di legge). Se qualcuno chiede, pertanto, l'identificazione certa di personaggi come questo, che per quaranta volte ha preso in giro i cittadini italiani onesti che chiedono giustizia, mi sembra che non sia razzista ma una persona che ragiona con un po' di intelligenza, quell'intelligenza che, con le dichiarazioni che ha fatto prima, lei ha dimostrato di non avere (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Terzi. Ne ha facoltà.

SILVESTRO TERZI. Signor Presidente, colleghi, sono rimasto allibito da quanto ha affermato la collega Parenti,


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anche perché, probabilmente, io e tanti altri milioni di persone che hanno fatto il servizio militare ci sentiamo dei babbuini: a tutti hanno preso le impronte digitali perché ciò fa parte della normale procedura. Probabilmente, siamo animali di serie B, viviamo in un circo locale, siamo babbuini di un circo locale e tutto ciò è normalissimo. Quando si chiede agli altri, per problemi d'identificazione di essere sottoposti a determinati controlli, né più né meno rispetto a quello che succede ad un cittadino italiano, allora dimostriamo una venatura di razzismo oppure di xenofobia. Mi sembra grave che lei, con il mestiere che ha fatto, onorevole Parenti, non sia a conoscenza di questo!
L'altro aspetto: il nostro egoismo è talmente lampante che pretendiamo di vivere in pace nelle nostre case! Cerchiamo quello che da sempre viene definita la sicurezza e la qualità della vita e noi siamo egoisti anche per questo! Anche perché cerchiamo di lavorare, di pagare a questo Stato quelle che sono le nostre tassazioni - o meglio vessazioni, ultimamente - e cerchiamo di mantenere la nostra prole nel rispetto dei principi costituzionali; e proprio perché facciamo questo, dobbiamo essere, anzi, siamo degli enormi egoisti perché vogliamo vivere in pace.
Parlavamo poi dei rischi e delle emergenze. Mi fa piacere che dall'altra parte politica venga ammesso che questo è un provvedimento di emergenza. Allora, l'emergenza deve essere applicata sempre, a detta di qualcuno e, quasi mai, a detta degli altri. Se un Governo come questo, alla fine dei cinque anni della propria attività, è costretto ad emettere un decreto d'emergenza, mi chiedo perché non ci abbia pensato prima. Forse non viveva in questo paese ed era talmente proiettato all'esterno di questi confini che non si rendeva conto di che cosa stesse succedendo in questo paese? È grave che su questo argomento venga emanato un provvedimento d'emergenza. Ricordo però che, nelle varie Commissioni, alla fine della legislatura vi sono numerosi provvedimenti che stanno avanzando con quella logica dei decreti omnibus, rispetto ai quali la Corte costituzionale ha detto che non debbono essere assolutamente fatti. Questi, però, continuano ad essere fatti!


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Allora, l'emergenza quando è accomodante per una parte, va benissimo; quando vengono toccati nel vivo in merito a questa, non serve!
Facciamo allora un discorso molto semplice: vediamo di applicare le regole, ma di non farlo con demagogia utilizzando - come è vostra abitudine - le parole xenofobia e razzismo quanto più vi aggrada. Cercate di essere perlomeno intellettualmente corretti (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Presidente, ho chiesto la parola solo per comunicarle che pochi minuti fa RAI 3, dando comunicazione sul dibattito odierno, ha dato soltanto la parola al ministro Turco, che qui non si è vista per tutta la giornata, senza assolutamente riportare l'opinione del Polo delle libertà in alcuna maniera! Ora, qualcuno si è assunto la responsabilità di non far trasmettere in diretta questo dibattito che, a mio avviso, era estremamente interessante. Mi permetta però di protestare...

PRESIDENTE. Lei voleva che venisse trasmesso tutto il dibattito in diretta dalla seduta di ieri?

MARCO ZACCHERA. ...perché, se dopo 12 ore di discussione, non è stata detta una sola parola sulle nostre posizioni, dando la parola soltanto al ministro Livia Turco, che oggi non si è neppure vista in aula, a me sembra...

DOMENICO PITTINO. È un regime!

MARCO ZACCHERA. ...che veramente questa sia una «dispar condicio» completa nel comunicare pubblicamente le cose (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania).

Dai banchi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania si grida: Vergogna!


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, l'onorevole Brutti, sottosegretario di Stato per l'interno, ha già preannunciato la disponibilità del Governo ad esprimere parere favorevole su un emendamento della Casa delle libertà che fa riferimento al comma 4 dell'articolo 6, là dove si prevede che, qualora vi sia motivo di dubitare dell'identità personale dello straniero, questi, invece che «può essere sottoposto», «è sottoposto»! Però io riflettendo - e vorrei farlo con un minimo di pacatezza, signor sottosegretario - le pongo e mi pongo la seguente domanda: per quale ragione non è opportuno intervenire a monte attraverso i rilievi fotosegnaletici e dattiloscopici all'atto del rilascio del permesso di soggiorno, piuttosto che intervenire nel momento in cui nasce il dubbio sull'identità della persona? Al di là delle considerazioni espresse legittimamente dall'onorevole Parenti, vorrei dire che qui non si vuole dare adito ad alcuna forma di discriminazione nei confronti del cittadino extracomunitario. Lei sa, però, signor sottosegretario, perché i numeri li conosce certamente meglio di me, quanti soggetti extracomunitari si siano avvalsi di falsi permessi di soggiorno, quanti cittadini extracomunitari abbiano falsificato regolari permessi di soggiorno pur di poter rientrare nei criteri che consentono il rilascio di questa documentazione.


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Allora, senza nessuna prevenzione o preclusione di carattere culturale nei confronti dell'immigrazione, né regolare né clandestina, forse è meglio anticipare il rilievo dattiloscopico al momento del rilascio del permesso di soggiorno anziché posporre questa verifica al momento in cui insorga il dubbio di essere in presenza di una ipotesi anche penalmente rilevante, perché in questo caso si potrebbe essere in presenza di una persona che ha falsificato un documento.
Quindi, le segnalo semplicemente questa mia riflessione e questa mia perplessità: è un po' la ratio che ha sotteso anche l'elaborazione di questo testo alternativo, che ha suscitato qualche polemica (e devo dire che in alcuni casi alcune osservazioni non erano del tutto peregrine). Sarei stato anche disposto a riformularlo, ma evidentemente vi è stata una totale chiusura da parte del relatore ...

MARCO BOATO. Non totale!

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA, Relatore di minoranza. Mi riferisco al primo e al secondo comma e non al comma 8-bis.

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Se lo accettiamo copiamo, se diciamo di no c'è una chiusura.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA, Relatore di minoranza. Sostanzialmente, mi pare che consentire l'obbligatorietà dei rilievi dattiloscopici allorquando si hanno dubbi sull'identità rischia di intervenire in un momento tardivo rispetto alla necessità di intervenire all'atto del rilascio del permesso di soggiorno attraverso questi sistemi che, come peraltro diceva anche l'onorevole Evangelisti, sono diventati patrimonio comune della legislazione comunitaria attraverso l'introduzione del regolamento Eurodac. Quindi non mi pare francamente che si sia molto lontani da una condivisione di quella che è ormai la valutazione giuridica e politica a livello europeo.

MARCO BOATO. Comune rispetto agli irregolari, non a tutti!


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombini. Ne ha facoltà.

EDRO COLOMBINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in questo momento perché sinceramente sia come parlamentare, sia come torinese, mi sento profondamente offeso dalle «uscite» dell'onorevole Parenti. Non so in quale Torino lei abbia vissuto e quale sia il motivo che abbia portato la maggioranza ad applaudire la collega quando ha accusato la nostra città di essere una città razzista e antimeridionalista. Probabilmente, la collega non sa neppure che a Torino già dal 1980 vi è solo il 30 per cento di torinesi perché neppure io, come tanti altri colleghi qui presenti, sono torinese.
È una città che ha vissuto forti contrasti sociali; è una città che molti colleghi della sinistra dovrebbero conoscere bene, perché effettivamente hanno radicato lì una parte del loro potere. Oggi mi chiedo che cosa voglia significare esattamente l'onorevole Parenti e che cosa abbia visto di Torino. Ha visto della gente in forte difficoltà lavorare, scontrarsi, accettare delle realtà diverse e cercare di crescere tutta insieme!
Certamente, se devo fare un commento, devo dire che ai torinesi non piacciono né quelli che fanno politica leggendo i murales e neppure gli opportunisti politici né, tantomeno, i venduti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Teresio Delfino, che ha un minuto. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole sul testo alternativo del collega Landi di Chiavenna e nel contempo per ritirare l'emendamento Volontè 3.5, in quanto già contenuto, nel suo significato, nel comma 4, del testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Landi di Chiavenna.

PRESIDENTE. Avverto i colleghi che aumento del 25 per cento il tempo dei gruppi che hanno terminato il proprio tempo. Dopo non ci saranno ulteriori aumenti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Savarese. Ne ha facoltà.


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ENZO SAVARESE. Signor Presidente, a nome della categoria dei babbuini, vorrei dire che nel 1982 da immigrato sono andato a lavorare in Francia. Non mi sono certamente sentito un babbuino, collega Parenti, perché la polizia francese mi ha fatto prendere l'impronta digitale, mi ha sottoposto ad una visita medica obbligatoria e mi ha fatto fare una foto plastificata. Ho solo pensato che si trattava di uno Stato che aveva il senso della dignità, che mi accoglieva come lavoratore, ma sapeva come doveva accoglierci (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, evidentemente, il mio suggerimento non è stato accolto ed allora devo fare qualche precisazione: anche in questo caso, devo osservare, rispetto al testo alternativo dell'onorevole Landi di Chiavenna, che la sua proposta non funziona, perché si pretende di far prendere le impronte digitali ed effettuare i rilievi fotosegnaletici e dattiloscopici a tutti gli stranieri, il che significa che a tutti i turisti che vengono in Italia devono essere effettuati i rilievi dattiloscopici ed ogni altro tipo di rilievo.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Per il permesso di soggiorno, non per il visto turistico!

GIANNICOLA SINISI, Relatore per la maggioranza. Si escludono soltanto alcune categorie. Aggiungo che nel comma 5 del testo alternativo si introduce l'espulsione giudiziaria, che sostanzialmente è già prevista dall'articolo 15 del testo unico.
Da ultimo, signor Presidente, voglio svolgere una riflessione che mi sembra non trascurabile, visto l'andamento dei nostri lavori: è stata più volte evocata l'esigenza, vera, che una persona si presenti dinanzi al giudice con un'identità accertata e che questa identità non possa essere modificata, o quanto


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meno che l'identità debba essere individuata con esattezza. Non vi è alcuna proposta del Polo a proposito di tale questione, né nel testo alternativo, né negli emendamenti: se i colleghi hanno una preoccupazione di questo genere, invece, possono votare l'articolo 6 del testo della Commissione, che prevede esattamente il superamento del problema dell'accertamento dell'identità personale e della nazionalità, che soltanto questa maggioranza ha posto per affrontarlo e risolverlo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Colleghi, voteremo ora il testo alternativo per poi concludere i nostri lavori.
Richiamo a questo punto la stessa considerazione svolta questa mattina, in quanto ci troviamo di fronte ad un caso già esaminato proprio stamattina... Presidente Selva, mi scusi.
Una parte del testo alternativo corrisponde ad una parte del testo dell'articolo in esame; a questo punto, le strade sono due: o si ritiene che la richiesta di votazione di questo testo abbia soltanto l'effetto, qualora venisse bocciato, di precludere il corrispondente testo della Commissione, e questo è un significato che può avere il voto; oppure, l'altro significato è quello per così dire letterale, che gli abbiamo dato questa mattina: quello di sostituire completamente l'articolo 3 con questa proposizione. Se così fosse, il voto su questa parte non precluderebbe il voto sul corrispondente testo dell'articolo, perché il significato sarebbe diverso. O si dice che si vuole sostituire tutto con questo, ma se questo viene bocciato non vuol dire che deve essere bocciato l'altro; oppure si dice che si vuole che il testo abbia questa proposizione, con l'effetto che, se viene approvato, corrisponde perfettamente a quello già esistente, mentre se viene bocciato può avere effetto preclusivo qualora chiediate la votazione per parti separate sull'articolo.
La spiegazione è un po' pasticciata ma credo che sia chiara. Se ben comprendo, in base alla vostra richiesta, il significato di questo voto non è sostituire interamente l'articolo, bensì vedere se può avere effetto preclusivo sul testo dell'articolo.

ALBERTO DI LUCA. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, non si preclude la votazione degli altri emendamenti?

PRESIDENTE. No, onorevole Di Luca.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Landi di Chiavenna, ad eccezione dei primi due periodi del comma 8-bis del punto 7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 342
Votanti 336
Astenuti 6
Maggioranza 169
Hanno votato
139
Hanno votato
no 197).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui primi due periodi del comma 8-bis del punto 7 del testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Landi di Chiavenna accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 346
Votanti 345
Astenuti 1
Maggioranza 173
Hanno votato
341
Hanno votato
no 4).

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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