Al Ministero dell’Interno e al Governo Italiano

All’Alto commissariato delle nazioni Unite per i Rifugiati

Ai Parlamentari

 

IL FONDO EUROPEO PER I RIFUGIATI

SIA APERTO ANCHE ALLE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETA’ CIVILE, ALLE ONG, AL VOLONTARIATO,

ALLE ASSOCIAZIONI DI TUTELA DEI RIFUGIATI

 

Le organizzazioni, le associazioni, gli enti locali firmatari di questa lettera esprimono profonda preoccupazione per le decisioni che sono state assunte dal Governo italiano in relazione all’elaborazione del programma italiano per l’utilizzo dei contributi previsti dal Fondo Europeo per i Rifugiati.

Le scelte che si stanno facendo rischiano di indebolire o comunque di disperdere il lavoro fatto dalle organizzazioni della società civile negli ultimi anni per dare accoglienza e percorsi di integrazione ai rifugiati e ai richiedenti asilo, in numero sempre maggiore in cerca di protezione nel nostro paese.

Di fronte a questa crescente domanda di servizi di accoglienza —seppure in assenza della legge sull’asilo e di politiche organiche per la protezione umanitaria- si è consolidata una rete, fatta soprattutto da associazioni, ONG, comitati locali —spesso in collaborazione con le amministrazioni pubbliche e gli enti locali- che si è fatta carico dell’accoglienza e dell’integrazione di migliaia di rifugiati e richiedenti asilo: questa rete —a differenza di quanto si sta cercando di fare con i progetti finanziati con i fondi dell’8%1000- viene di fatto esclusa dalla proposta del Ministero dell’Interno in corso di presentazione alla Commissione Europea.

Non c’è stata una consultazione formale a questo proposito, né un vero confronto con chi in questi anni nella società civile è stato impegnato nel lavoro di accoglienza e di integrazione dei rifugiati; anzi le poche informazioni pervenuteci tendevano ad accreditare ipotesi ben diverse. Ci siamo trovati di fronte al fatto compiuto.

Positivamente, da alcuni mesi si sta cercando di costruire un "sistema nazionale d’accoglienza, di assistenza e di protezione" per richiedenti asilo, sfollati e rifugiati. Abbiamo da sempre rivendicato un maggior ruolo degli enti locali —puntando sulla valorizzazione dei progetti territoriali- nella gestione degli interventi di accoglienza e di integrazione; è un ruolo che deve essere valorizzato e soprattutto costruito con il tempo, gradualmente e con una sperimentazione efficace, viste le poche esperienze sin qui realizzate direttamente dagli enti locali, spesso proprio grazie alla sollecitazione delle organizzazioni della società civile..

Riteniamo drammaticamente sbagliata in funzione dei migliori servizi da rendere ai rifugiati e ai richiedenti asilo l’esclusione dagli interventi del Fondo del mondo delle associazioni di tutela dei richiedenti asilo, delle ONG, del volontariato —che attualmente sono impegnate nella gestione di servizi per migliaia di rifugiati grazie a programmi comunitari come "Azione Comune" - frutto di una visione della sussidiarietà che si svolge solo all’interno della ripartizione delle competenze tra le pubbliche amministrazioni e che esclude la società civile, visione che contraddice sia l’ispirazione comunitaria sia quella della nuova legislazione italiana che valorizza il ruolo di gestione dei servizi delle organizzazioni di terzo settore.

Il Fondo Europeo per i Rifugiati assorbe, com’è noto, linee di bilancio della Unione Europea che in questi anni hanno consentito svariate attività di enti di tutela e organismi non governativi a favore dei rifugiati. Esiste una obiettiva necessità che il Fondo Europeo consenta la prosecuzione di tali attività. Il Fondo Europeo inoltre non prevede soltanto attività di accoglienza, ma anche di integrazione sociale attraverso servizi alla persona e di rimpatrio volontario, per cui il ruolo delle organizzazioni del privato sociale appare ulteriormente non comprimibile, anche perché soltanto attraverso progetti a livello nazionale tali finalità del Fondo Europeo appaiono effettivamente soddisfatte.

Il rischio che si produca un eccessivo numero di progetti da parte di soggetti associativi assai disparati, o peggio ancora progetti di carattere strumentale, potrebbe efficacemente essere evitato prevedendo che al Fondo possano accedere solamente quelle organizzazioni che abbiano una comprovata esperienza nel settore e già garantiscano la realizzazione di progetti di accoglienza e tutela del territorio.

Ci appelliamo perché le scelte del Governo italiano per il Fondo Europeo per i Rifugiati vengano cambiati prevedendo che anche le organizzazioni di terzo settore, ove possibile in stretto collegamento con gli Enti Locali, possano promuovere nell’ambito del Fondo progetti di accoglienza e tutela dei rifugiati. Senza il sostegno al ruolo delle associazioni, delle organizzazioni della società civile, del volontariato —in Italia, in prima fila per l’accoglienza e la solidarietà- i rifugiati e i richiedenti asilo rischiano di essere meno tutelati e assistiti.