1. Sulla base dell'art. 14 del Testo unico sull’immigrazione, vengono istituiti i Centri di permanenza temporanea. Cosa sono?

- Sono strutture per il trattenimento degli stranieri da espellere o da respingere. Il trattenimento e' disposto quando non sia possibile procedere immediatamente all'allontanamento dall'Italia, ad esempio perche' lo straniero e' privo di un documento di viaggio che ne consenta la riammissione nel paese di provenienza. Il trattenimento deve essere convalidato dal giudice entro quarantotto ore, trattandosi di una limitazione della liberta' personale, e puo' durare per un massimo di trenta giorni. Lo straniero trattenuto nel centro non puo' allontanarsi (il centro e' recintato e controllato dall'esterno dalla polizia), ma, per il resto, dovrebbe poter godere di un trattamento non carcerario. A questo scopo, la legge prevede che la gestione interna del centro sia appaltata a enti quali la Croce Rossa o cooperative.

2. Alla luce degli avvenimenti avvenuti alla fine di gennaio nei centri di accoglienza di Trapani e Roma, quali sono le disfunzioni di tali strutture?

- Non e' stato consentito, fino ad oggi, in modo adeguato l'ingresso di associazioni e organismi di tutela dei diritti dell'uomo che potessero dare sostegno giuridico e umano agli stranieri trattenuti e, allo stesso tempo, segnalare eventuali l'esistenza di motivi di malessere o abusi all'interno dei centri. Inoltre, per come i centri sono stati realizzati, vengono a trovarsi a stretto contatto persone con storie e provenienze completamente diverse. In alcuni casi si tratta di persone che non hanno nulla da perdere nel dar vita a disordini, e questo rende ancora piu' difficile la condizione degli altri stranieri trattenuti.

3. Il ministro degli Interni Enzo Bianco ha affermato che i Cpt vanno mantenuti apportando alcuni necessari correttivi. E' d'accordo?

- I centri sono la logica conseguenza di un approccio alla politica dell'immigrazione miope e ottuso. Non avrebbero alcuna ragion d'essere all'interno di una logica che consideri l'immigrazione come un fatto estremamente vantaggioso per il paese di arrivo. In una tale logica i flussi migratori sarebbero lasciati liberi di manifestarsi e di autoregolarsi in base alle leggi di mercato, cosi' come oggi avviene per i flussi di capitale e di materie prime. La moda attualmente in vigore tra i governi europei e' molto lontana da questo approccio liberale. Ne segue che ci si affanna appresso al problema dell'espulsione dell'innocuo immigrato clandestino, lasciando invece che lo straniero delinquente - di solito in possesso di permesso di soggiorno - lavori indisturbato. E per quelle inutili espulsioni i centri sono indispensabili.

4. Cosa ne pensa della controversa possibilità che il volontariato partecipi alla gestione dei Cpt?

- Diffido di un volontariato che accetti di gestire i centri. Probabilmente si tratta di un volontariato in cerca di denaro. Altra cosa e' lo svolgimento delle attivita' a tutela dei diritti degli stranieri trattenuti. Si pensi al diritto al ricorso contro il provvedimento di espulsione, al diritto d'asilo, al diritto all'unita' familiare, al diritto di recuperare, prima dell'espulsione, le somme guadagnate col proprio lavoro: si tratta di diritti che potrebbero essere conculcati da una gestione troppo burocratica dei centri e che necessitano, quindi, di un impegno da parte del volontariato.

5. La questione dei Cpt è soltanto la punta di un iceberg. In soli due anni (98-'99) si stima che il numero delle domande di asilo sia aumentato di oltre un fattore dieci. Non così i servizi di accoglienza, i programmi di integrazione e l'apparato amministrativo dello stato chiamato ad occuparsi dell'asilo.

- La crescita delle domande d'asilo e' dovuta in parte agli accadimenti internazionali, in parte al fatto che la presentazione di una domanda d'asilo e' l'unica chance che lo straniero ha, in un quadro di chiusura rispetto all'immigrazione, per guadagnarsi una temporanea regolarita'. Come per i Cpt, il problema non sussisterebbe se vi fossero canali adeguati per migrare legalmente in Italia per lavoro. Mi piacerebbe che si desse una maggiore attenzione a questo punto, piuttosto che lanciare proclami sull'inadeguatezza del nostro paese rispetto alla politica dell'asilo. Questa politica, che certamente richiede forme di protezione particolare per persone esposte al rischio di persecuzione, non apparirebbe cosi' inadeguata se non si forzasse la normale - fisiologica - immigrazione a mascherarsi da flusso di rifugiati.

6. Giorni fa è stato firmato dal pres. del Consiglio D'Alema il nuovo decreto sui flussi, secondo cui nel 2000 l'Italia accoglierà 63.000 nuovi immigrati. Quali impegni sono previsti per lo stato e per la società civile?

- Per lo Stato, quello di snellire gli adempimenti burocratici, di realizzare le liste di prenotazione nei nostri consolati nei paesi di emigrazione verso l'Italia, di sradicare la corruzione che spesso domina questi consolati. Per la societa' civile, quello di contribuire a che la vita di chi viene in Italia a dare un contributo, oltre che al proprio benessere, al nostro sviluppo, non sia inutilmente appesantita da sentimenti di ostilita'. L'aspetto piu' interessante di questo decreto e' costituito dagli ingressi per inserimento nel mercato del lavoro, con o senza sponsor. Vi e' finalmente la possibilita', per lo straniero, di cercare lavoro sul posto, nella legalita' anziche' nella clandestinita'. Si tratta pero' di una fase della vita dell'immigrato particolarmente precaria. Associazioni, chiese, sindacati e imprenditori devono concentrare l'impegno proprio nel sostegno dell'immigrato in questa fase.

7. Paura della contaminazione e desiderio di un'integrazione difficile ma proficua culturalmente ed economicamente. Quale sarà la sceltà dell'Italia?

L'Italia e' un magnifico frutto di contaminazione. Non ha quindi alcuna "purezza" da difendere. Deve invece fare i conti con i suoi bassissimi tassi di natalita'. La scelta e' obbligata; la si puo' tuttavia subire con un senso frustrazione o percepire in tutta la sua ricchezza. Si tratta forse di guardare all'immigrazione nello stesso modo con cui si guarda al turismo: nessuno oggi evocherebbe il timore di contaminazione di fronte all'arrivo di turisti, e non perche' il turista straniero non possa "contaminare", ma semplicemente perche' porta benessere. L'immigrato oggi e' respinto perche' viene visto, a torto, come un ladro di benessere. Va visto invece come un benefattore.