UNHCR/ACNUR

ETIOPIA-ERITREA

5 giugno 2000

 

In breve

- I combattimenti nei pressi del porto di Assab costringono la popolazione delle aree circostanti a fuggire dalle proprie case

- L’UNHCR acquista sul luogo gli aiuti da distribuire in Eritrea, dove cresce il numero degli sfollati

- Sono oltre 52mila i rifugiati eritrei in Sudan registrati dall’UNHCR

- Durante la scorsa settimana, più di 600 rifugiati sono arrivati via mare nello Yemen

 

 

Eritrea

Secondo fonti governative e agenzie umanitarie, i combattimenti nei pressi del porto di Assab, sul Mar Rosso, avrebbero costretto molta gente a lasciare le proprie case nelle aree circostanti, per dirigersi soprattutto nella parte settentrionale dell’Eritrea.

Le agenzie umanitarie parlano inoltre di un aumento del numero di sfollati, durante la scorsa settimana. Il governo eritreo aveva dichiarato in precedenza che l’offensiva etiopica avrebbe costretto alla fuga più di 550mila persone, che si aggiungono alle oltre 300mila già fuggite a causa della siccità.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta ora utilizzando 960mila dollari per acquistare sul posto aiuti umanitari da distribuire attraverso operatori eritrei. La cifra è costituita da fondi non utilizzati che erano stati destinati al programma di rimpatrio dei circa 160 mila eritrei che si trovano in Sudan da alcuni decenni. Il programma avrebbe dovuto essere avviato il mese scorso, ma è stato sospeso a causa della ripresa degli scontri tra Eritrea ed Etiopia.

Sulla base degli ultimi sviluppi, l’UNHCR lancerà tra breve un appello per finanziare le operazioni di emergenza nella regione.

A seguito dell’annuncio etiopico del ritiro dall’area, alcuni sfollati nella zona sud-occidentale del paese starebbero tornando a piccoli gruppi nella città di Barentu. La maggior parte di questi, tuttavia, sta facendo ritorno nella città soltanto per verificare la siuazione delle loro proprietà. La città di Barentu sarebbe stata in gran parte distrutta e saccheggiata.

L’annuncio da parte etiopica di volere il monitoraggio della comunità internazionale sul proprio ritiro fa prevedere che tale ritiro prenderà del tempo e che il ritorno dei rifugiati in Sudan potrebbe essere rinviato. C’è anche il pericolo di nuove mine.

Sudan

Fino a ieri mattina, l’UNHCR aveva registrato 52.671 richiedenti asilo arrivati nella provincia orientale di Kassala, dalla metà di maggio. Nella giornata di sabato, al posto di frontiera sudanese di Lafa, l’UNHCR ha registrato 1.327 rifugiati eritrei. Circa 60 eritrei hanno attraversato il confine sudanese ad Awad, poco più a nord di Lafa. I rifugiati e lo staff UNHCR che si trovano a Lafa riferiscono di non aver avuto segnali di combattimenti durante gli ultimi giorni lungo la frontiera eritrea. Sempre sabato, le autorità sudanesi hanno trasportato al campo di Gulsa 114 soldati eritrei arrivati con i rifugiati. In precedenza, i sudanesi avevano condotto 130 soldati eritrei a Gulsa, dopo una temporanea detenzione a Kassala.

Alcuni rifugiati arrivati nella provincia di Kassala si stanno dirigendo verso un campo temporaneo, ad Amara Must, a tre chilometri da Laffa. La maggior parte dei rifugiati tuttavia preferisce rimanere lungo la frontiera, in attesa di conoscere gli sviluppi della situazione in Eritrea. Sarebbero circa 150mila gli eritrei dislocati lungo il lato eritreo del confine.

Un secondo ponte aereo, proveniente da Copenhagen, è giunto sabato a Karthoum, trasportando 12mila coperte e 4.500 teli di plastica. Ulteriori aiuti continuano ad arrivare sia da Copenhagen che dal Cairo per l'assistenza di emergenza e per ricostituire le scorte degli aiuti originariamente destinati al programma di rimpatrio dei 160mila eritrei che si trovano in Sudan dal precedente conflitto per la liberazione eritrea. Per questi rifugiati, l’Alto Commissariato gestisce 12 campi in Sudan e fornisce assistenza attraverso il Comitato sudanese per i rifugiati (COR), organismo governativo istituito appositamente per elaborare politiche e realizzare programmi in favore dei rifugiati.

L’UNHCR copre tutti i costi del COR, tra i quali i salari per il personale, composto da circa 1.800 persone - per un totale di 1,345 milioni di dollari l’anno - l’acquisto e la manutenzione di veicoli leggeri e pesanti, carburante e spese di ufficio. Il COR attualmente gestisce un parco di 76 camion dell’UNHCR e tre autocisterne per l’acqua.

L’Alto Commissariato inoltre copre il costo di circa 900 operatori di Organizzazioni non governative (Ong) sudanesi, le uniche alle quali per diversi anni il governo ha permesso di svolgere attività nelle zone con presenza di rifugiati.

L’attuale popolazione di rifugiati, molti dei quali presenti nel paese dal 1967, è composta da circa 160mila persone. Coloro che si trovano nei campi dipendono ancora quasi interamente dall’assistenza dell’UNHCR, fornita attraverso il COR. Gli aiuti dell’Alto Commissariato consistono in carburante per i sistemi idrici, progetti per le comunità locali, tra i quali la riforestazione, il miglioramento delle infrastrutture e assistenza medica. Il Programma alimentare mondiale (PAM) fornisce razioni di cibo a tutti i rifugiati.

Yemen e Gibuti

Circa 600 richiedenti asilo, per la maggior parte eritrei, sono arrivati via mare nello Yemen. Tra gli arrivati, che sono stati alloggiati in scuole, vi sono anche etiopi e somali. Altri 250 eritrei sono giunti a Gibuti, via terra.

 

 

 

 

 

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