UNHCR/ACNUR

CORNO D’AFRICA

14 giugno 2000

 

 

In breve

- Continua la fuga dei rifugiati verso il Sudan

- L’UNHCR potenzia la sua presenza sul terreno in Eritrea

- Difficili, secondo gli operatori, le condizioni nei campi degli sfollati

- Missione delle Nazioni Unite in visita ai detenuti etiopici in Eritrea

 

 

SUDAN

Sono complessivamente 198 - tra i quali 62 soldati - gli eritrei giunti ieri al campo di Gulsa, in Sudan, mentre altri 143 sono arrivati al campo di Lafa. Altri eritrei si troverebbero nella zona lungo la frontiera tra Sudan ed Eritrea, in attesa di attraversarla. Molti rifugiati arrivano nei campi del Sudan durante le ore serali o alle prime ore del mattino, quando l’aria è più fresca e rende la traversata meno ardua.

Nella giornata di ieri, sono stati complessivamente 1.249 i nuovi arrivi registrati ai quattro punti di entrata nella provincia sudanese di Kassala. Tra questi, vi erano persone arrivate ieri, ma anche durante i giorni precedenti. Sono così oltre 75mila gli eritrei registrati. La cifra va comunque considerata con cautela, poiché sono si sono verificati movimenti di rifugiati in entrata e in uscita dalla frontiera. La registrazione ha avuto inizio alla metà del mese di maggio.

Proseguono da parte dell’UNHCR i trasferimenti di rifugiati eritrei dall’area di frontiera di Gergef, particolarmente instabile, a Shagarab, 70 chilometri più all’interno. A partire dalla scorsa settimana, sono stati trasferiti 4.794 degli 11mila rifugiati inizialmente presenti.

Altri due operatori dell’UNHCR - un esperto di sistemi idrici e un funzionario - sono arrivati oggi a Karthoum. Saranno immediatamente dispiegati nella provincia di Kassala, dove sono affluiti i rifugiati eritrei, per potenziare il team di emergenza dell’UNHCR, che ora comprende 12 operatori di grande esperienza.

 

ERITREA

Il team di emergenza dell’UNHCR per l’Eritrea si trova ora a Ghirmayka, alla frontiera con il Sudan. Il team, composto da sette operatori con due veicoli, è impegnato nella copertura della vasta area pianeggiante della frontiera occidentale. In quest’area, secondo fonti governative eritree, centinaia di migliaia di sfollati avrebbero trovato rifugio presso Gash-Barka.

Molti sfollati, radunatisi lungo letti di fiumi prosciugati e in caverne, con il protrarsi dei combattimenti e in assenza di aiuti e di alloggi, potrebbero essere costretti a fuggire in Sudan. Al momento devono scavare buche dove prima scorrevano torrenti o fiumi in cerca di acqua salmastra, per sé e per il bestiame.

È grande al momento la preoccupazione per la situazione dei circa 50mila sfollati nel campo di Debat, gestito dal governo, sulle colline a nord di Keren. La gente vive in pessime condizioni ambientali, con il vento che soffia sul campo polveroso e temperature di oltre 40 gradi centigradi.

La situazione degli alloggi a Debat, uno dei campi allestiti più di recente, è estremamente precaria a causa del caldo e del vento. Ma con l’arrivo delle piogge, potrebbe farsi persino più grave. L’amministrazione locale e la Commissione eritrea per gli aiuti umanitari e per i rifugiati (ERREC) hanno realizzato un grande sforzo per cercare di migliorare le condizioni di vita nel campo. Nonostante, dalla prima visita della missione dell’UNHCR una settimana fa, siano stati distribuiti molti teli di plastica, molti dei nuovi arrivati sono ancora sprovvisti di un alloggio e sono costretti ad accamparsi sotto gli alberi. Fino a tre famiglie devono condividere lo stesso telo di plastica.

È invece migliorata la distribuzione dell’acqua a Debat, pur restando ancora insoddisfacente: in media le persone ricevono da tre a cinque litri al giorno. Il personale dell’OXFAM ha fornito altre cisterne per l’acqua e allestito altri punti di distribuzione, per incrementare le scorte.

Gruppi di persone continuavano ad arrivare a Debat, mentre la missione dell’UNHCR si trovava al campo. Il governo eritreo ha anche trasportato in camion alcuni sfollati alle loro aree di origine, nei pressi di Barentu, per raccogliere i loro effetti personali e poi tornare al campo. Ciò significa che le autorità non ritengono probabile un rientro degli sfollati a breve termine.

Si intensifica il ponte aereo dell’UNHCR. Finora sono stati trasportati in Eritrea più di 28mila coperte, 17mila taniche per l'acqua, oltre 3.500 teli di plastica e tubi per l’acqua. Nei giorni di venerdì e sabato, arriveranno ad Asmara tre aerei da carico IL76, con autocisterne, camion a cassone ribaltabile, tende, taniche e altri aiuti provenienti dai depositi dell’UNHCR in Albania e in Kosovo. Il ponte aereo proseguirà nella prossima settimana, con altri veicoli pesanti, coperte, equipaggiamento per l’acqua e altro materiale.

Lo scorso mercoledì, l’UNHCR ha visitato il centro eritreo di detenzione temporanea di Sheketi, presso Asmara, con funzionari dell’Ufficio dell’ONU per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) e di altre agenzie delle Nazioni Unite. Circa 2mila uomini e alcune donne e bambini di origine etiopica sono detenuti dalle autorità eritree in una zona boscosa, che viene regolarmente visitata dal Comitato internazionale della Croce rossa (ICRC). La missione ha constatato come le condizioni al centro di Sheketi siano estremamente misere: la gente è sprovvista di alloggi accettabili, cibo e acqua. In alcune interviste, i detenuti hanno riferito all’UNHCR di voler tornare in Etiopia. Le autorità eritree hanno comunicato che cercheranno al più presto di trasferire i detenuti in un luogo più accettabile.

 

 

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