Corriere della Sera, Domenica 4 Giugno 2000

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Le proteste in piazza

Gli immigrati e la cultura delle non regole

di GUIDO BOLAFFI

 

 

 

Chiunque abbia seriamente a cuore la convivenza tra residenti e immigrati in Italia, e le sorti della nostra futura politica migratoria, non può non guardare con preoccupazione alla rumorosa mobilitazione di stampo parasindacale organizzata in varie città da gruppi di immigrati senza permesso, sfociata ieri l’altro a Roma addirittura in scaramucce di strada con la polizia. In una materia scottante e difficile come l’immigrazione è infatti bene che soprattutto la Sinistra non si faccia prendere la mano dall’estremismo, foriero in questo caso come non mai di pericolose (anche se non volute) reazioni. I termini della questione sono infatti assai semplici. Nonostante l’unanimemente riconosciuta benevolenza dei termini dell’ultima, ennesima sanatoria, emanata appena due anni or sono, molte migliaia di stranieri non posseggono i requisiti necessari per ottenere quell’agognato permesso di soggiorno che la stragrande maggioranza di quelli in regola già da tempo ha in tasca. Di qui la tentazione da parte di nuclei assai ristretti ma molto politicizzati della nostra immigrazione di forzare la mano delle autorità, nella convinzione che, come in altri campi della nostra vita nazionale, possa bastare alzare la voce per far passare ragione e norme in seconda fila. Con la conseguenza, forse non sufficientemente soppesata, di mettere in pericolo tutto il delicato ma essenziale sistema di regole che tiene in piedi le politiche degli ingressi alle frontiere. Infatti delle due l’una. O si fanno rispettare dei principi di sbarramento comunemente utilizzati per fissare la quota e la "qualità" di chi è autorizzato a mettere piede nel nostro mercato del lavoro interno; oppure coloro che oggi pretendono la regolarizzazione a tutti i costi anche di chi non ha neppure il minimo appiglio farebbero meglio a sostenere esplicitamente la tesi della libera immigrazione.

Che le cose stiano così lo testimoniano le diatribe interne già scoppiate nel variegato plotone degli organizzatori della protesta, divisi tra i più realisti che si "accontentano" della regolarizzazione di tutti coloro che a suo tempo hanno comunque fatto richiesta, e gli estremisti propensi invece ad un atto utile sino all’ultima ora per consentire a chiunque sia (o sarà!) al di qua delle Alpi di ottenere via libera nel nostro territorio. La verità è che per l’immigrazione rischia di essere devastante la cultura delle non regole e dell’antimeritocrazia, in base alla quale sembra insopportabile che, per funzionare, una norma debba contenere anche elementi di esclusione. È stato vero per il voto unico all’università negli anni Settanta, per gli aumenti salariali uguali per tutti nelle fabbriche dell’Autunno caldo, e lo è oggi tra l’immigrato che ha i requisiti per stare da noi e chi no. Infine, a coloro che con qualche enfasi hanno adombrato di vedere riprodotta da noi la dolorosa vicenda francese dei "sans papiers", vorremmo suggerire molta prudenza e un po’ di informazione. Per la piccola ma non secondaria ragione che gli irregolari del caso francese erano in gran parte immigrati regolari finiti incolpevolmente nel limbo della burocrazia per la modifica improvvisa di norme precedenti o di banali violazioni amministrative; mentre, nel caso italiano, si tratta più prosaicamente di irregolari a diciotto carati che, sia pure a scapito di tanti connazionali più prudenti e di italiani ogni giorno più sospettosi, cercano di ottenere un tagliando per la loro lotteria personale.

Guido Bolaffi