Cara Ministra,

ho letto, sabato, la sua lettera al Manifesto, nella quale si dice indignata per le mie insinuazioni contro Bolaffi e auspica che, per il futuro, il dibattito sull'immigrazione non scada nell'insulto e nella calunnia.

La mia prima, ovvia, reazione e' stata quella di prendere carta e penna (ero in treno, in quel momento) e replicare alle Sue affermazioni. Non mi mancano - credo - argomenti da contrapporre ai Suoi: trovo ad esempio curioso che - assodata la piena distinzione tra il Bolaffi capo-di-gabinetto e il Bolaffi opinionista - il Ministro ritenga di dover intervenire, a favore del Bolaffi opinionista, in una disputa con altro - certamente meno potente - opinionista.

Ritengo poi che difficilmente si possa configurare come insulto (o calunnia, addirittura) l'ipotesi, da me avanzata, che Bolaffi si accinga a cambiare casacca: cambiare casacca e' un diritto sancito dalla costituzione "purtroppo" vigente; e Bolaffi se ne e' gia' largamente avvalso in passato, ricoprendo alti incarichi con i governi Andreotti, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema e Amato: il Centro, la Destra, la Sinistra. E si tratta - come e' noto - di incarichi relativi non alla tranquilla suinicoltura, ma alla politica di immigrazione: uno di quegli argomenti su cui gli schieramenti contrapposti fanno gran mostra di contrastarsi in una lotta politica senza quartiere. Se Bolaffi e' coerente - come Lei assicura -, delle due l'una: o le tesi di lui sono evanescenti (e allora non gli richiede grande coraggio il mantenere, al servizio di schieramenti contrapposti, coerenza con esse), o significano qualcosa (e allora la contrapposizione tra schieramenti e', in larga misura, propagandistica).

Non dubito, tuttavia, che, se esponessi pubblicamente queste riflessioni, il rischio di cadere in una disputa sterile e - certamente - strabica rispetto alle questioni realmente rilevanti si farebbe assai concreto. Difficilmente, allora, potrebbe essere soddisfatto il Suo auspicio in relazione a un dibattito che si mantenga "alto" sebbene aspro.

Dal momento che apprezzo quell'auspicio, mantengo la mia replica confinata a questo ambito personale e rilancio sulla questione che a me - e, ritengo, anche a Lei - sta a cuore: la piena attuazione e, ove necessario, la correzione, del Testo unico sull'immigrazione.

Mi sono battuto - a volte col Suo sostegno (ricordo una telefonata su quello che oggi e' il comma 4 dell'articolo 23) - perche' l'impianto della programmazione dei flussi non fosse inficiato dagli stessi errori che avevano reso ridicola l'attuazione della Legge Martelli. Continuo, oggi, a battermi perche' la politica di immigrazione in Italia non sia la mera somma della stupidita' e dell'inefficienza delle singole amministrazioni interessate: interno, esteri, lavoro. La strada pero' e' disseminata di ostacoli: nel mio articolo incriminato citavo, sinteticamente, la clamorosa corbelleria del reddito di ottantacinque milioni per una chiamata nominativa e quella dell'orario minimo di quaranta ore settimanali per l'assunzione di una colf, nonche' la resistenza delle nostre rappresentanze diplomatiche nell'allestire, con criteri trasparenti, le liste di prenotazione che la legge - grazie proprio a quel comma che Lei stessa sostenne - impone. Se considera che, per quanto concerne la sponsorizzazione, dei sessanta giorni messi a disposizione dalla legge, trenta sono stati sprecati nell'attesa che i ministeri competenti licenziassero il vademecum esplicativo, converra' - spero - con me che il pericolo di ricadere nei vecchi e deprecati errori non e' affatto remoto.

Se e' vero, come dice Bolaffi, che la politica dell'immigrazione deve essere improntata a una cultura delle regole, e' altrettanto vero che la definizione delle regole non deve essere lasciata al burocrate ottuso e che al rispetto delle regole il burocrate stesso - per quanto ottuso - deve essere tenuto per primo. In mancanza di una capacita' dello Stato di autodisciplinarsi, l'immigrazione non puo' che essere irregolare. Non meno di come la popolazione studentesca universitaria sarebbe integralmente costituita da fuori-corso se i docenti disertassero sistematicamente le sessioni di esame. E questo col diciotto politico non c'entra proprio niente. In presenza, poi, di una immigrazione costretta all'irregolarita', chiedere nuove regolarizzazioni o, come nel caso presente, una buona conclusione di quella da tempo immemorabile in corso e' doveroso. Piaccia o meno a Bolaffi.

Mi si puo' replicare che il Dipartimento della solidarieta' sociale non ha deleghe sufficienti a controllare e a coordinare l'operato delle diverse amministrazioni. E' vero. Ma avreste dovuto battervi perche' chi stava realmente operando perche' quel coordinamento funzionasse - il Sen. Maritati - mantenesse il suo incarico nel nuovo governo. E invece Maritati e' stato scaricato senza che alcuno muovesse un dito, e sostituito da persona che - stando alle prime uscite pubbliche - ci si puo' solo augurare non coordini alcunche'.

Inoltre - mi permetta -, il Consiglio dei Ministri e' un organo collegiale e, se non riesce a darsi modalita' efficaci di coordinamento interministeriale, la responsabilita' non puo' essere ascritta ad altri che ai suoi membri e a chi lo presiede.

Nell'immediato, Le chiedo un sostegno sicuro alla richiesta - sacrosanta - di regolarizzazione di tutti coloro che se la sono vista rifiutata o sospesa in nome di requisiti che oggi - come spiegavo nell'articolo - non hanno piu' alcuna rilevanza. Lo strumento tecnico c'e' ed e' rappresentato dai commi 5 e 9 dell'art. 5 del Testo Unico:

"5. Il permesso di soggiorno o il suo rinnovo sono rifiutati e, se il permesso di soggiorno è stato rilasciato, esso è revocato, quando mancano o vengono a mancare i requisiti richiesti per l’ingresso e il soggiorno nel territorio dello Stato, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 22, comma 9, e sempre che non siano sopraggiunti nuovi elementi che ne consentano il rilascio e che non si tratti di irregolarità amministrative sanabili.

...

9. Il permesso di soggiorno è rilasciato, rinnovato o convertito entro venti giorni dalla data in cui è stata presentata la domanda, se sussistono i requisiti e le condizioni previsti dal presente testo unico e dal regolamento di attuazione per il permesso di soggiorno richiesto ovvero, in mancanza di questo, per altro tipo di permesso da rilasciare in applicazione del presente testo unico."

Qui siamo proprio in presenza - nell'ipotesi peggiore - di mancanza di requisiti per il permesso richiesto, di irregolarita' amministrative sanabili, di fatti nuovi (il decreto flussi e le norme regolamentari sulla sponsorizzazione), di requisiti per altro tipo di permesso (un permesso per inserimento nel mercato del lavoro o "per attesa occupazione").

Per il futuro, Le chiedo invece di istituire, presso il Dipartimento della solidarieta' sociale, una sorta di Difensore Civico dello straniero: uno sportello - anche informatico - al quale la periferia possa rivolgersi per ottenere informazioni immediate sulle circolari che (a dispetto della Costituzione) continuano a giocare un ruolo determinante nella definizione della condizione giuridica dello straniero, e per segnalare abusi o difficolta' che lo straniero stesso incontri nel rappoto con le amministrazioni. Il Ministro - con il suo peso politico - dovrebbe poi tramutare tutte le segnalazioni fondate in sollecitazioni alle amministrazioni interessate perche' abusi o difficolta' siano rimosse, ovvero in proposte urgenti di modifica della normativa quando i problemi siano generati da vizi di fondo annidati in quella vigente.

Nell'ipotesi, infine, che Le interessi la mia opinione su alcuni dei problemi che si sono evidenziati in relazione ai flussi per lavoro e sulle modifiche di carattere strategico che potrebbero essere apportate al Testo unico o - meglio - all'interpretazione che ne viene data, segnalo, alla pagina

http://briguglio.frascati.enea.it/immigrazione-e-asilo/2000/maggio/

una nota (mail-strategie-2.html) che ho proposto, in modo riservato, all'attenzione della mia mailing list. E' bene far notare che il tono della nota e' a carattere assolutamente informale.

Confido che il confronto di idee non si fermi qui e che possa produrre frutti per una miglior politica dell'immigrazione. E, se a tratti dovra' assumere il carattere di scontro, pazienza!

Cordialissimi saluti

Sergio Briguglio