Vorrei fare osservare - a titolo personale - come il maggiore ostacolo che la lotta contro la cosiddetta tratta (o, piu' semplicemente, contro lo sfruttamento della prostituzione straniera) incontra e' costituito dalla necessita' di una denuncia, da parte della prostituta, in base alla quale si configuri l'ipotesi di riduzione in schiavitu' (reato grave, per il quale e' previsto l'arresto obbligatorio in flagranza). In mancanza di tale denuncia, si puo' procedere, al piu', per sfruttamento della prostituzione, col risultato di non poter arrestare lo sfruttatore. Anche nei casi, poi, in cui si arrivi a una condanna, e' facile che lo sfruttatore in questione ottenga la sospensione della pena o l'espulsione alternativa alla pena stessa.

L'art. 12 del Testo unico sull'immigrazione introduce, al comma 3, sanzioni pesantissime (reclusione fino a quindici anni, arresto facoltativo in flagranza) per il reato di favoreggiamento dell'ingresso clandestino finalizzato allo sfruttamento della prostituzione. Questa previsione non offre pero' strumenti utili per stroncare gli sfruttatori, che svolgono la loro attivita' prevalentemente sul territorio italiano. E' infatti arduo dimostrare - benche' sia ovvio immaginarlo - che abbiano giocato un ruolo di rilievo nel favorire l'ingresso delle ragazze.

La cosa potrebbe essere superata introducendo una modifica al Testo unico atta ad estendere le sanzioni gravi (quindici anni di reclusione, arresto facoltativo in flagranza) al caso di favoreggiamento del soggiorno clandestino finalizzato allo sfruttamento della prostituzione. Allo stato attuale, il Testo unico, non distinguendo tra forme diverse di sfruttamento, si limita a prevedere (art. 12, comma 5) un massimo di quattro anni di reclusione senza possibilita' di arresto.

Se si considera come tanto i magnaccia albanesi quanto le madame nigeriane di solito convivano con le ragazze sfruttate (schiavizzate o meno che siano), e come per la polizia sia un gioco da ragazzi sapere dove le ragazze stesse abitano, si vede subito che si potrebbe stroncare il traffico in una nottata.

Sergio Briguglio

(Caritas diocesana di Roma)