Secondo l'annuncio dato dal ministro Bianco, il 18 luglio
cominceranno i lavori di un tavolo interministeriale, presso il
Viminale, per la
definizione di un secondo decreto-flussi per l'anno in corso. A
Sergio Briguglio, esperto in flussi migratori, abbiamo chiesto un
giudizio tecnico.Come valuti questa decisione?
La cosa è consentita dal Testo unico. Dò atto a chi ha scritto il
primo decreto (un po' basso, quanto a quota complessiva, a parer
mio di allora) che la scelta è stata lungimirante: una quota
moderata - di 63 mila lavoratori - rapidamente esaurita mostra
anche ai più prudentini come sia possibile fare passi più
coraggiosi.
A quali domande bisognerebbe dare la precedenza?
Secondo me alle domande di chiamata nominativa, sponsorizzazione
o conversione cui è stato opposto un diniego per l'esaurimento
delle quote.
Quali sono i limiti del primo decreto-flussi?
Il governo dovrebbe prestare ulteriore cura ai requisiti per la
chiamata nominativa; all'ingresso per "autosponsorizzazione";
all'ingresso per lavoro autonomo e alla possibilità di
conversione dei permessi ad altro titolo in permessi per
lavoro.
Che cosa dovrebbe fare?
Riguardo al primo di questi punti, è necessario spazzar via il
requisito del reddito minimo di 85 milioni annui in capo al
datore di lavoro che voglia assumere il lavoratore residente
all'estero. Per l'autosponsorizzazione, è necessario che
funzionino le liste nei consolati. Deve essere chiarito come e
dove ci si iscriva nelle liste; se valga il solo criterio
dell'anzianità di iscrizione - come prescrive la legge - o se,
magari per sperimentazione, si facciano valere, per quest'anno,
criteri diversi e più selettivi. Inoltre deve essere prestata
attenzione alla opportunità di mantenere, quale livello minimo di
capacità economica per l'autosponsorizzazione il livello, di
circa 5 milioni di lire, previsto dalla direttiva del Viminale.
Infine, deve essere presa in considerazione la difficoltà che
l'immigrato che si autosponsorizza incontra nell'indicare, ai
fini dell'ottenimento del visto, l'esistenza di un alloggio
disponibile in Italia. Per quanto riguarda l'ingresso per lavoro
autonomo, è opportuno che si programmi una quota coraggiosamente
alta, consentendo così non tanto gli ingressi, quanto le
conversioni di altro permesso (anche di breve durata) in un
permesso per lavoro autonomo. Nello stesso spirito dovrebbe
essere consentita la conversione dei permessi di breve durata in
permessi per lavoro subordinato, se vi è un contratto disponibile
e sia trascorso un congruo lasso di tempo dall'emanazione del
decreto senza che la quota prevista per lavoro subordinato sia
stata esaurita.
E con Gasparri come si fa?
Il tutto con buona pace di Gasparri e della sua ricca produzione
scientifica.