15 Luglio 2000
 
 
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"Bene i flussi. Ma corretti..."
Sergio Briguglio analizza i modi per entrare in Italia legalmente
MARINA DELLA CROCE

Secondo l'annuncio dato dal ministro Bianco, il 18 luglio cominceranno i lavori di un tavolo interministeriale, presso il Viminale, per la
definizione di un secondo decreto-flussi per l'anno in corso. A Sergio Briguglio, esperto in flussi migratori, abbiamo chiesto un giudizio tecnico.

Come valuti questa decisione?

La cosa è consentita dal Testo unico. Dò atto a chi ha scritto il primo decreto (un po' basso, quanto a quota complessiva, a parer mio di allora) che la scelta è stata lungimirante: una quota moderata - di 63 mila lavoratori - rapidamente esaurita mostra anche ai più prudentini come sia possibile fare passi più coraggiosi.

A quali domande bisognerebbe dare la precedenza?

Secondo me alle domande di chiamata nominativa, sponsorizzazione o conversione cui è stato opposto un diniego per l'esaurimento delle quote.

Quali sono i limiti del primo decreto-flussi?

Il governo dovrebbe prestare ulteriore cura ai requisiti per la chiamata nominativa; all'ingresso per "autosponsorizzazione"; all'ingresso per lavoro autonomo e alla possibilità di conversione dei permessi ad altro titolo in permessi per lavoro.

Che cosa dovrebbe fare?

Riguardo al primo di questi punti, è necessario spazzar via il requisito del reddito minimo di 85 milioni annui in capo al datore di lavoro che voglia assumere il lavoratore residente all'estero. Per l'autosponsorizzazione, è necessario che funzionino le liste nei consolati. Deve essere chiarito come e dove ci si iscriva nelle liste; se valga il solo criterio dell'anzianità di iscrizione - come prescrive la legge - o se, magari per sperimentazione, si facciano valere, per quest'anno, criteri diversi e più selettivi. Inoltre deve essere prestata attenzione alla opportunità di mantenere, quale livello minimo di capacità economica per l'autosponsorizzazione il livello, di circa 5 milioni di lire, previsto dalla direttiva del Viminale. Infine, deve essere presa in considerazione la difficoltà che l'immigrato che si autosponsorizza incontra nell'indicare, ai fini dell'ottenimento del visto, l'esistenza di un alloggio disponibile in Italia. Per quanto riguarda l'ingresso per lavoro autonomo, è opportuno che si programmi una quota coraggiosamente alta, consentendo così non tanto gli ingressi, quanto le conversioni di altro permesso (anche di breve durata) in un permesso per lavoro autonomo. Nello stesso spirito dovrebbe essere consentita la conversione dei permessi di breve durata in permessi per lavoro subordinato, se vi è un contratto disponibile e sia trascorso un congruo lasso di tempo dall'emanazione del decreto senza che la quota prevista per lavoro subordinato sia stata esaurita.

E con Gasparri come si fa?

Il tutto con buona pace di Gasparri e della sua ricca produzione scientifica.


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