CeSPI

______________________________________________________________Centro Studi di Politica Internazionale

 

 

 

APPUNTI

Incontro di lavoro

Immigrazione e internazionalizzazione

Ricerca CeSPI

 

 

Nell’ambito della ricerca: "Immigrazione e processi di internazionalizzazione dei sistemi produttivi locali italiani", il CeSPI intende contribuire ad una riflessione sugli elementi di transnazionalità degli immigrati (entrate ed uscite, mobilità e ritorni, mediazioni culturali, iniziative di imprenditorialità import-expert, rimesse, …) in relazione ai processi di internazionalizzazione dei sistemi produttivi italiani.

Questa riflessione porta ad una ri-definizione del concetto di "integrazione" degli immigrati che apre nuove possibilità di intervento politico. Si tratta di studiare la possibilità di affiancare (o sostituire?) ad una visione dell’integrazione come processo lineare di inserimento dell’immigrato nel paese di accoglienza l’idea di una "integrazione circolare", intesa come inserimento contemporaneo e mobile degli immigrati nella realtà politica, sociale ed economica dei paesi di origine e di accoglienza. I processi d’integrazione e lo sviluppo integrato di territori locali nei paesi di origine e di accoglienza, sarebbero così strettamente collegati. Si potrebbero quindi costruire, su queste basi, politiche d’integrazione che siano anche politiche concrete di co-sviluppo (co-développement, nella discussa espressione originale francese). Di qui la necessaria convergenza tra politiche migratorie e politica di cooperazione allo sviluppo.

In vista della stesura del rapporto finale di ricerca ed alla luce di alcune valutazioni preliminari emerse dall’analisi dello studio realizzato sul campo, il CeSPI organizza Venerdì 19 maggio 2000 dalle ore 11:00 alle ore 13:30 un seminario informale di approfondimento per acquisire il parere di "esperti" sulle ipotesi elaborate e aprire un confronto che vorremmo pensare utile per tutti i partecipanti.

Si allegano alcune brevi note che illustrano la tesi e alcune ipotesi della ricerca attualmente in corso.

 

La tesi della ricerca

In estrema sintesi, la tesi della ricerca vuole dimostrare che è necessaria una nuova politica di valorizzazione delle capacità transnazionali degli immigrati, altrimenti le iniziative spontanee continueranno a rimanere isolate e inefficaci mentre le dinamiche economiche e sociali non favoriscono di per sé l’emancipazione degli immigrati e in alcuni casi rischiano di perpetuare la loro emarginazione con effetti negativi per la sicurezza. Le sole dinamiche economiche e sociali non consentono nel breve periodo il superamento delle contraddizioni esistenti nel mondo del lavoro (forte segmentazione delle mansioni) e rispetto al welfare locale (forti barriere all’integrazione sociale degli immigrati).

Esiste una fascia di immigrati (a maggiore qualificazione e capacità di apprendimento) che con la sua capacità di azione transnazionale e il suo bagaglio culturale può contribuire attivamente all’evoluzione economica e culturale delle società locali dei paesi di accoglienza e di origine. Questi immigrati sono però isolati e non trovano appoggi istituzionali o di altri organismi comunque sostenuti da programmi pubblici.

A questa fascia di immigrazione può corrispondere l’interesse di gruppi di Piccole e Medie Imprese, di gruppi di associazioni sociali e di Enti Locali sia dei paesi di accoglienza sia dei paesi di origine al fine di creare nuove relazioni transnazionali, nuovi processi di integrazione economica e sociale. Questi interessi trovano espressione in attività di promozione e formazione, che tuttavia sono ancora in una fase incipiente e non strutturata. Per questo sono necessarie politiche attive.

 

Alcune ipotesi di scenario da verificare

A. L’internazionalizzazione delle PMI si accompagna ad un cambiamento nel mercato del lavoro locale e nei paesi di origine. In loco (nei distretti) cresce la domanda di manodopera qualificata e comunque permangono esigenze di manodopera a bassa qualificazione. Questo secondo segmento è occupato soprattutto da immigrati.

Ipotesi 1: nel futuro (ma quando?) anche gli immigrati (in specie quelli di seconda generazione e quelli che rientrano nei parametri della programmazione dei flussi) potranno entrare nel segmento a maggiore qualificazione.

Corollario: Questa mobilità verso l’alto sarà più veloce se supportata da politiche attive di integrazione sociale ed economica: formazione, sostegno a progetti imprenditoriali degli immigrati e delle PMI che qualificano gli immigrati per loro ruolo transnazionale, sostegno a progetti di ritorno e di trasferimento delle conoscenze acquisite dagli immigrati, …

Ipotesi 2: gli immigrati non riusciranno ad entrare nelle mansioni a qualificazione più alta e costituiranno un nuovo ghetto. Le contraddizioni (permanenza della segmentazione del lavoro e segmentazione sociale) non sono in via di superamento a causa delle inerzie e delle resistenze politiche e sociali, e del "ritardo di qualificazione" degli immigrati che deriva dall’arretratezza dei sistemi educativi nei paesi di origine.

 

B. I sistemi di PMI si internazionalizzano verso mercati sicuri ed emergenti e dove sono bassi i costi manodopera. In alcuni casi verso nicchie di mercato vicine (ma relativamente rischiose, vedi il caso dei paesi del Mediterraneo).

Ipotesi 1: La meccanica economica risponde a sue logiche … non a quelle politiche o sociali. La "meccanica" dell’internazionalizzazione si sovrappone "casualmente" alla meccanica delle migrazioni. E cioè, la prossimità geografica (vicinanza dei paesi dell’Est Europa e dei paesi mediterranei) ha poco peso nell’influenzare le decisioni di investimento delle PMI. Sono decisive altre variabili più eminentemente economiche (esistenza di mercati, di fattori produttivi a basso costo, ..). Di conseguenza sono inutili le politiche attive che cerchino di favorire determinati orientamenti all’internazionalizzazione e alla qualificazione degli immigrati.

Ipotesi 2: D’altra parte può avere un certo peso l’evoluzione politica dei rapporti con i paesi vicini: il fatto che i paesi dell’Est entreranno nell’Unione Europea e che si stia creando un’area di libero scambio con il Mediterraneo può portare e nuove decisioni di internazionalizzazione. A sua volta la questione migratoria può avere un suo peso nell’influenzare le misure politiche verso i paesi vicini e quindi nello spingere l’Unione Europea a creare nuove prospettive per l’integrazione dei mercati e l’internazionalizzazione produttiva. La creazione di uno spazio europeo (allargamento ai paesi dell’Est) ed euro-mediterraneo aiuterà a liberalizzare i movimenti e migliorare l’integrazione. Ma ci vuole una più decisa politica attiva di programmazione e qualificazione dei flussi migratori.

Ipotesi 3: L’internazionalizzazione verso i paesi vicini è basata su rapporti di sfruttamento, per cui saranno solo le fasce più alte delle migrazioni a raggiungere un’integrazione economica e sociale effettiva. La maggior parte degli immigrati farà parte del cosiddetto esercito industriale di riserva sia nei mercati ricchi che nei paesi poveri vicini. Il problema della contraddizione tra liberalismo economico e conservatorismo sociale (protezione dai movimenti migratori) non viene superata.

 

Ipotesi futuribili su mobilità e flessibilità nel mondo del lavoro

Quanto inciderà la crescita della mobilità e flessibilità del lavoro nei sistemi di PMI? In questa evoluzione quale sarà il posto riconosciuto agli immigrati? Potrà aumentare la loro partecipazione alle nuove opportunità di emancipazione? A che condizione (politiche attive di formazione)? O rimarranno emarginati nella flessibilità nelle occupazioni a bassa qualificazione?

Le nuove sfide della conoscenza e della flessibilità nel mondo del lavoro rischiano di emarginare ancora di più gli immigrati come fascia debole del mercato del lavoro?

E’ individuabile una "nuova" fascia "eccellente" di immigrazione effetto del nuovo scenario culturale della globalizzazione-transnazionalità capace di approfittare della flessibilità e mobilità del mercato del lavoro?