FORUM Nazionale O.N.G.

Roma, Farnesina, 22 e 23 Settembre 2000

II Gruppo di lavoro

<POLITICA e PRATICA della LOTTA CONTRO il RAZZISMO>

RELAZIONE di SINTESI

Con i contributi di Amnesty International, Ecole Instruments de Paix, Razzismo Stop, Opera Nomadi, UISP, Gruppo Laici Terzo Mondo, CTM-Movimondo, Intersos, The Filipino women’s council.

Fondamentalmente va affermato in via definitiva (e quindi inserito nella normativa internazionale) che

l’identità etnico-linguistica sia equiparata al diritto di opinione.

Ne consegue che il principio di non discriminazione debba essere riportato in maniera esplicita già nel paragrafo del Preambolo, per cui l’articolo 21 (Uguaglianza e non discriminazione), dovrebbe ammonire segnatamente che la proibizione della discriminazione non escluda iniziative tese a pianificare ovunque l’effettiva totale uguaglianza fra le persone, le organizzazioni, le imprese.

Anche "INTERSOS", organizzazione che non lavora direttamente sulle politiche antirazziste ed antidiscriminatorie ha deciso di offrire il proprio contributo direttamente pertinente alle pratiche antidiscriminatorie - nei seguenti casi:

  1. con progetti di integrazione razziale facenti parte integrante di più ampi programmi di institution-building.
  2. con progetti di reinserimento di rifugiati o sfollati interni. Tali attività comprendono una fase di preparazione del terreno politico-sociale e naturalmente accoppiano questo aspetto con sostegno di tipo infrastrutturale.
  3. con un'attenzione particolare a gruppi vulnerabili quali donne, minori o socialmente esclusi per altre ragioni che, in situazioni di emergenza, vedono la propri condizione peggiorare anche più che proporzionalmente rispetto al resto della popolazione

 

Analizzando, e proponendo, schematicamente per temi, si evince:

LAVORO; tutte le organizzazioni sindacali, ma in primis il Ministero del lavoro con i suoi uffici periferici, devono puntare (di concerto con le ONG) alla più completa parità di diritti sui posti di lavoro.

Il controllo innanzitutto nelle aree meridionali sul lavoro stagionale e quindi interrompere qualsiasi tolleranza istituzionale verso il lavoro nero effettivo e quello de facto, ovverosia contrattato ricattatoriamente dai datori con stranieri e minori.

Può/deve essere possibile potenziare i finanziamenti alla COOPERAZIONE SOCIALE e ai Servizi Ispettivi del Ministero del lavoro, anche qui con l’inserimento massiccio di Mediatori Culturali.

SPORT; rispetto alle pratiche, è opportuno che si intervenga proprio su di esse e non contare soltanto sullo sport come strumento di propaganda antirazzista; in questo senso desta grande preoccupazione la tendenza, sempre più radicata negli ultimi dieci anni e partita circa trenta anni addietro, che atleti dei paesi in via di sviluppo vengano colonizzati sportivamente dagli Stati occidentali, per via della mancanza di risorse finanziarie ed in realtà per gli interessi di profitto del campionismo, legato alle aziende di prodotti sportivi e simili.

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Va affermato il diritto all’autodeterminazione inoltre per quegli atleti discriminati in quanto appartenenti a minoranze etnico-linguistiche non riconosciute come Stati Nazionali e quindi impossibilitati dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale) a competere per la Nazione Reale a cui sentono di appartenere.

Intensificare l’azione di prevenzione educativa, accanto a quella repressiva, rispetto alla strumentalizzazione delle manifestazioni sportive di massa a scopo di propaganda razzista. Ma soprattutto, sia nell’ambito dello sport amatoriale che in quello meramente agonistico, puntare al miglioramento dell’approccio metodologico con il diffondere sistematico di periodiche iniziative (come nuove ricorrenze) sportive, tipo tornei corsi di formazione etc, che favorisca anche in questo ambito il confronto/scambio fra diversi.

Individuare le fonti per finanziare tali progetti, che devono trovare il CONI e lo speciale <Ispettorato per lo Sport e l’Educazione Fisica> (diretto dal Prof. Calcerano) del Ministero della P.I., assolutamente interni alle dinamiche organizzative assieme alle ONG.

ASSISTENZA LEGALE; l’effettiva uguaglianza nei procedimenti giudiziari passa innanzitutto per una verifica della reale efficienza degli avvocati d’ufficio, un’estensione concreta del gratuito patrocinio a quanti fra i legali nelle ONG volessero accedervi per garantire ai detenuti diversi una più specifica assistenza ad personam, e soprattutto la capillare presenza di Mediatori Culturali sia nei tribunali che nelle carceri, anche per la garanzia che tutti i cittadini stranieri possano accedere all’iter processuale, senza incorrere in rischi di espulsione.

Quest’ultimo particolare pone fortemente il tema della discriminazione sempre maggiore a cui vanno incontro profughi e rifugiati in genere a partire dal monitoraggio della loro presenza in Italia, anche per la non- comunicazione/non-collaborazione fra le ONG nel sistema d’accoglienza degli stessi in Italia; difficoltà che i Ministeri dell’Interno e degli Esteri devono immediatamente sanare.

Grave svantaggio si riscontra nello specifico del popolo Rom, che non potendo contare su alcun territorio nazionale (si badi bene: nemmeno di riferimento), non trova riconoscimento nazionale (da qui la proposta già ampiamente avanzata per essi di <cittadinanza europea>) e nel particolare riconoscimento delle loro cerimonie, ufficiali benché collettive, di matrimonio.

SCUOLA; l’Italia si avvia oggettivamente ad una multietnicità sempre maggiore nelle scuole dello Stato, per cui la partecipazione dei Mediatori Culturali ai percorsi didattici non può essere più un’opzione ma un preciso obbligo CHE IL Ministero della P.I. debba disporre in tutti gli Istituti Scolastici con presenza di allievi diversi, Mediatori non equiparabili meccanicamente agli attuali Insegnanti di Sostegno.

A ciò, anche perché l’Italia rispetti la Dichiarazione Finale della Conferenza ONU di Vienna del 1993 sull’<educazione alla tolleranza e alla pace>, che può/deve passare per un articolato programma istituzionale sia in ambito scolastico che nelle opportune sedi per l’educazione permanente degli adulti.

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Problema centrale è quello di non omologare il discorso <diversi> con quello della <sicurezza sociale> ; e ancora, si estenda concretamente l’educazione religiosa nelle scuole anche alle confessioni non-cattoliche.

Si costituisca, di concerto fra il Ministero Affari Esteri e quello alla P.I., l’<Osservatorio permanente delle ONG sulla violazione dei diritti umani nelle scuole e nella società civile>.

L’equiparazione dei titoli di studio per gli <extracomunitari> (termine di cui si chiede l’abolizione) è ancora lontana dall’essere almeno considerata e gravissima risulta l’esclusione della lingua romanì (zingara) dalla pratica didattica che la recentissima legge nazionale sulle minoranze introdurrà in tutte le scuole italiane, discriminando appunto questo popolo presente diffusamente in Italia sin dal 1400.

 

 

 

 

 

Sintesi curata da Massimo Converso, 13 settembre 2000