Appendice 3: Elementi conoscitivi di supporto alla definizione dei flussi di ingresso nel territorio italiano, 2001-2003

 

·      La struttura della componente lavorativa dei lavoratori immigrati (ISFOL)

·      Studi sui fabbisogni occupazionali

o      I dati dello studio Excelsior-Unioncamere

o      Lo studio job vacancies in Italia: i dati Isfol-Csa

o      La domanda di figure professionali nel settore ITC secondo l’indagine Assinform

 

 

Il rapporto ONU sul calo demografico in Italia e nei paesi sviluppati

Il progressivo invecchiamento della popolazione Italiana, del resto comune al  complesso delle nazioni europee, offre un ulteriore elemento di riflessione in merito alla potenzialità di accoglienza di lavoratori immigrati dall’estero. Una recente ricerca delle Nazioni Unite  aveva come oggetto lo studio della possibilità di frenare l’invecchiamento demografico attraverso l’afflusso di immigrati da paesi terzi. Dalle proiezioni pubblicate, l’Italia risulta essere uno dei paesi con il più forte declino demografico (nel 2050 la popolazione diminuirà del 28%), superato soltanto dall’Estonia e dalla Bulgaria.

Calo demografico e fabbisogno di immigrati al 2050 secondo l'ONU

 

 

 

 

 

 

 

Numero totale di immigrati necessari per:

Incremento annuo del numero di immigrati necessario per

 

Tasso di fertilità 1995-2000 (figli per donna)

Popolazione totale nel 2000, in migliaia

Popolazione stimata nel 2050 senza immigrazione, in migliaia

 Mantenere costante la popolazione totale del 2000

Mantenere costante la popolazione tra i 15 ed i 64 anni

 Mantenere costante la popolazione totale del 2000

Mantenere costante la popolazione tra i 15 ed i 64 anni

USA

1,99

274335

290643

6384

17967

116

327

UE

1,44

37244

310839

47456

79605

863

1447

Germania

1,30

80985

58812

17838

25209

324

458

Francia

1,71

58879

59357

1473

5459

27

99

Gran Bretagna

1,72

58600

55594

2634

6247

48

114

Italia

1,20

56950

40722

12944

19610

235

357

Population Division, Department of  Economic and Social Affairs, United Nations Secretariat, Replacement Migration: is it a Solution to Declining and Ageing Populations? New York (NY), 21 march 2000

 

Il dato ancor più preoccupante riguarda la percentuale di popolazione con più di 65 anni che, dal 18% del 2000, crescerà fino al 35% nel 2050. Inoltre, ipotizzando una politica immigratoria di totale chiusura, l’Italia si troverebbe con un tasso di dipendenza (rapporto tra le persone con età compresa tra i 15 e i 65 anni e le persone con più di 65 anni)  in pericoloso declino. Discorso analogo si può fare per la popolazione nel suo complesso e per la popolazione in fascia di età compresa tra i 25 e i 65 anni. Del resto, anche ipotizzando una forte crescita del tasso di natalità interno, non si avrebbero sostanziali differenze nei risultati appena esposti, dato che i bambini nati non entrerebbero nella forza lavoro che tra il 2020 e il 2025.

E’ chiaro che le decisioni in merito alla quantificazione dei flussi non possono ridursi ad un mero computo matematico. Non è del resto pensabile di poter sostenere nel prossimo cinquantennio un flusso di immigrati sufficiente ad annullare il calo demografico. Il dato, quindi, assume più un aspetto provocatorio che di reale fabbisogno, ma rimane un indicatore essenziale all’interno di una logica previsionale nella politica migratoria nel suo insieme.

Ulteriori previsioni sull’andamento della popolazione italiana di età compresa tra i 20 e i 39 anni, fornite dal prof. Golini, indicano un forte calo sull’insieme del territorio nazionale, ma di entità molto maggiore nel centro-nord. Parallelamente, le previsioni sull’evoluzione demografica del resto del mondo confermano l’esistenza di attese di forti aumenti della popolazione, potenzialmente fonte di emigrazione. Questi flussi proverranno meno dall’Europa orientale, caratterizzata anch’essa, come l’Europa occidentale, da un calo ed un invecchiamento della popolazione, quanto piuttosto dall’Asia e dall’Africa, con evoluzioni molto differenziate per paese. Nell’Africa Sub-Sahariana è atteso un aumento della popolazione del 100%, contro il 44% nel Nord Africa ed l’11% in Turchia.

 

Popolazione di età 20-39 anni al 2000 e proiettata al 2019 per alcune aree di origine delle migrazioni

Ripartizione

1999

2019

Variazione assoluta

Variazione percentuale

Europa orientale (1)

96 843

86 932

-9 911

-10.2

Asia occidentale (2)

58 899

84 388

25 489

43,3

  - Iraq

6 846

11 822

4 976

72,7

  - Turchia

23 041

25 589

2 548

11,1

Nord Africa (3)

54 224

78 338

24 114

44,5

  - Egitto

20 694

31 091

10 397

50,2

Africa Sub-Sahariana (4)

155 546

283 190

127 644

82,1

  - Etiopia

16 787

31 144

14 357

85,5

  - Somalia

2 651

5 342

2 691

101,5

  - Africa centrale (5)

24 859

49 879

25 020

100,6

  - Rep. Dem. Del Congo

13 118

27 832

14 714

112,2

  - Africa occidentale (6)

61 952

109 726

47 774

77,1

  - Nigeria

31 808

53 742

21 934

69,0

Notes: (1) Eastern Europe: Belarus, Bulgaria, Czech Republic, Hungary, Poland, Rep. of Moldova, Romania, Russian Federation, Slovakia, Ukraine. (2) Western Asia: Armenia, Azerbaijan, Bahrein, Cyprus, Gaza Strip, Georgia, Iraq, Israel, Jordan, Kuwait, Lebanon, Oman, Qatar, Saudi Arabia, Syrian Arab Republic, Turkey, United Arab Emirates. (3) Northern Africa: Algeria, Egypt, Lybian Arab Jamahiriya, Morocco, Sudan, Tunisia, Western Sahara. (4) Eastern Africa:  Burundi, Comoros, Djibuti, Eritrea, Ethiopia, Kenya, Madagascar, Malawi, Mauritius, Mozambique, Reunion, Rwanda, Somalia, Uganda, United Republica of Tanzania, Zambia, Zimbabwe. (5) Middle Africa:  Angola, Cameroon, Central African Rep., Chad, Congo, Democratic Rep. of the Congo, Equatorial Guinea, Gabon. (6) Western Africa: Benin, Burkina Faso, Cape Verde, Cote d’Ivoire, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea Bisseau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo. Source: calculi del prof. Golini sulla base delle Proiezioni ONU (the 1998 revision, medium fertility variant)

 

Popolazione di età 20-39 anni al 1999 e proiettata al 2019 per ripartizione

Ripartizione

1999

2019

Variazione assoluta

Variazione percentuale

Italia Nord Occident.

4578,8

2531,4

-2047,4

-44,7

Italia Nord Orientale

3231,6

1771,8

-1459,8

-45,2

Italia Settentrionale

7810,4

4303,2

-3507,2

-44,9

Italia Centrale

3301,6

1974,4

-1327,2

-40,2

Italia Meridionale

4414,1

3521,2

-892,9

-20,2

Italia Insulare

2070,9

1625

-445,9

-21,5

Centro-Nord

11112

6278,3

-4833,7

-43,5

Mezzogiorno

6485

5146,2

-1338,8

-20,6

Italia

17597,1

11424,5

-6172,6

-35,1

Proiezioni con mortalità leggermente decrescente e migrazioni nulle; le ipotesi sulla fecondità non influenzano la classe di età considerata

Fonte: proiezioni inedite di A. Golini e A. De Simon

 

Immigrazione di ritorno dall’America latina

            E' stato registrato particolarmente da alcune nostre Ambasciate in Paesi dell'America Latina (Argentina, Brasile) un crescente interesse da parte di cittadini di origine italiana a trasferirsi in Italia motivato dalla elevata disoccupazione e dalla crisi economica che caratterizzano questi Paesi e che spingono molte persone ad individuare strade e sbocchi alternativi che contemplano anche l'ipotesi di cercare lavoro in Europa. Le informazioni fornite dagli organi di stampa nazionali e locali delle carenze in alcuni settori del mercato del lavoro e sulle opportunità di inserimento che si prospetterebbero, accrescono tale interesse.

Si tratta per lo più di cittadini di origine italiana che hanno acquisito per naturalizzazione la cittadinanza del paese ospitante ma che possono ottenere, e in molti casi hanno già ottenuta, la ricostruzione della cittadinanza italiana. Sono quindi nella maggior parte in possesso della doppia cittadinanza e sono attratti appunto dalle nuove possibilità che il mercato del lavoro nazionale e di altri Paesi dell'UE sembra poter offrire. Naturalmente essi si avvarrebbero della cittadinanza italiana che consente la piena libertà di circolazione in ambito UE.

Difficile al momento fare delle stime circa la reale entità del fenomeno; forse qualche migliaio dall'Argentina. Per quanto riguarda il Brasile si registrano casi di persone di origine italiana per le quali il riacquisto della cittadinanza appare tuttavia impedito, che desidererebbero comunque rafforzare i rapporti con l'Italia, anche attraverso trasferimenti temporanei per motivi di lavoro, o attraverso più intensi scambi di studio o di carattere culturale. Appare difficile anche in questo caso stimare l'entità della richiesta.

 

Le difficoltà nella rilevazione delle vacancies (fabbisogno lavorativo)

E’ possibile individuare due tipologie base di fabbisogno lavorativo: riferite rispettivamente alle professioni che la forza lavoro locale non vuole ricoprire e alle professionalità che, invece, non sono reperibili all’interno dell’offerta di lavoro degli italiani. La suddivisione non rappresenta una ripartizione meramente formale, ma individua due categorie che, nei processi di incontro tra domanda ed offerta di lavoro, seguono percorsi e presentano problematicità spesso non coincidenti

In gran parte dei casi, infatti, le posizioni lavorative rese vacanti da una carenza di offerta di lavoro locale si caratterizzano per una bassa specializzazione professionale, per una tipologia di lavoro che spesso è considerata scarsamente qualificante dagli italiani e per bassi livelli di remunerazione. D’altro canto, le vacancies riguardanti le figure professionali presenti in maniera insufficiente tra la forza lavoro locale sono caratterizzate principalmente da un elevato livello di qualificazione e professionalità e da alte remunerazioni. Inoltre, la differente tipologia occupazionale comporta una diseguale capacità di emersione delle vacancies. La maggior parte delle ricerche che forniscono informazioni su come avviene il match imprese e lavoratori, evidenziano come esista una relazione negativa tra lo status delle posizioni lavorative e l’utilizzo, per la selezione dei lavoratori, di canali informali. Appare verosimile, difatti, che gli imprenditori cerchino attraverso contatti personali quelle competenze non osservabili “direttamente” o non desumibili da un curriculum, quali le capacità a lavorare in gruppo, la motivazione o  l’affidabilità, sottolineando che, più il “submercato” professionale è piccolo e specifico, tanto più frequente è il ricorso a metodi formali nella ricerca dell’offerta di lavoro.

Una relazione analoga alla precedente può essere individuata tra  dimensioni aziendali e i canali di reclutamento. È più probabile, infatti che la piccola impresa tenda a non far ricorso ai canali formali, per l’esiguità dei posti offerti e per la predilezione degli aspetti positivi connessi all’utilizzo dei “reticoli sociali”. La grande impresa, al contrario, potrebbe conoscere già in anticipo il proprio turnover medio, riuscendo anche a monitorare il proprio fabbisogno professionale in maniera più sistematica.

Sembrerebbe, quindi, che il mercato sia in grado di esplicitare con più facilità i bisogni  relativi alle tipologie professionali di medio, alto livello piuttosto che quelli riguardanti profili di livello più basso, e questo principalmente per due ragioni: la prima risiede nel differente grado di sostituibilità tra la tipologia di professionalità richiesta. È infatti evidente che qualifiche altamente specializzate rendano pressoché vincolata la scelta dell’impresa e, conseguentemente, elevato l’investimento degli imprenditori nella ricerca di quella particolare tipologia di lavoratore, in ragione anche dell’alto valore aggiunto apportato della figura professionale stessa. Diverso è il caso di professionalità scarsamente qualificate che, presentando spesso una grado di sostituibilità maggiore e un livello di produttività minore delle precedenti, rendono meno evidente la difficoltà di copertura del fabbisogno.

 

Mobilità interna

Un ulteriore elemento di distinzione risiede nella differente propensione alla mobilità che caratterizzata le due tipologie di lavoratori individuati. I diversi livelli di remunerazione, di qualità del lavoro e di prestigio sociale offerti che li caratterizzano, determinano incentivi alla mobilità molto diversi.

I ben noti differenziali nei tassi di disoccupazione tra Nord e Centro-Sud Italia sono in parte spiegabili proprio da un da una bassa propensione alla mobilità interna della forza lavoro di professionalità medio basse. É però chiaro che quest’ultima è a sua volta condizionata da un rapporto costi-benefici, che è alla base delle scelte individuali del lavoratore. Nel computo di tale scelta vengono inseriti una serie di indicatori, sia monetizzabili che non monetizzabili, quali i costi di trasferimento, di alloggio, la perdita dei benefici economico-sociali derivanti dall’abbandono della propria famiglia di origine e, non da ultimo, la qualità e la qualificazione del lavoro offerto. Ovviamente tale scelta è alla base anche della mobilità dei lavoratori stranieri (si prescinde qui dai fenomeni immigratori dipendenti da situazioni politico-sociali insostenibili) che, però, utilizzano parametri intuitivamente ben diversi da quelli dei lavoratori nazionali, e che presentano quindi un livello di elasticità tra remunerazione e tasso di mobilità più alto di questi ultimi.  Poter scindere tra le differenti componenti che intervengono nella valutazione dei costi e dei benefici è un aspetto di grande rilevanza nello studio dei fenomeni in questione e, al contempo, presenta un elevato livello di difficoltà. É molto complicato, infatti, poter stabilire con assoluta certezza se un posto di lavoro occupato da un soggetto immigrato sarebbe potuto essere ricoperto da un lavoratore italiano con un adeguato intervento do sostegno alla mobilità.

Affianco all’esigenza di quantificare il fabbisogno interno, quindi, emerge quella di rendere maggiormente “fluido” ed efficiente il sistema di incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro presente sul territorio, al fine di verificare, con una certa sistematicità, quali e quante delle posizioni lavorative disponibili non possano essere ricoperte dai lavoratori già presenti in Italia. Di particolare rilevanza appare lo sviluppo del SIL (sistema informativo lavoro), affinché si giunga in tempi rapidi alla progressiva integrazione dei mercati del lavoro regionali, attraverso il collegamento i rete dei diversi Centri per Impiego presenti sul territorio, al fine di ottenere tanto una rilevazione puntuale delle richieste di lavoro delle imprese quanto la verifica della capacità di risposta dell’offerta interna.

Congiuntamente al sistema di incontro tra domanda e offerta interna, è necessario sviluppare un altrettanto efficiente meccanismo che faciliti la selezione dei lavoratori stranieri residenti all’estero. Il decreto legislativo 286/98, “Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, prevede l’istituzione di un’anagrafe informatizzata dei lavoratori stranieri e già avviata dal Ministero del lavoro.

 

La struttura della componente lavorativa dei lavoratori immigrati

Un quadro complessivo abbastanza indicativo – per quanto incompleto-  della situazione dei lavoratori stranieri regolari presenti in Italia è possibile desumerlo dai dati del Ministero del Lavoro, ed in particolare da quelli riguardanti gli iscritti alle liste di collocamento e gli avviati al lavoro. La lettura dei dati, in realtà, presenta non poche difficoltà, sia perché le amministrazioni rilevano il numero delle iscrizioni e degli avviamenti al lavoro e non già gli individui iscritti o avviati, sia perché il numero di persone iscritte al collocamento corrisponde solo in parte a quelle realmente in cerca di occupazione. Tale imprecisione nasce, notoriamente, da due ordini di ragioni: persone che si iscrivono nelle liste pur non essendo in cerca di lavoro e persone che, svolgendo attività irregolari, continuano ad essere iscritte agli uffici del collocamento locale. Non è possibile quindi, costruire un tassi di disoccupazione realmente significativo attraverso l’utilizzo i dati provenienti dal collocamento. Le rilevazioni del Ministero del Lavoro presentano, comunque un elevato grado di interesse in merito alle informazioni riguardanti la struttura e le dinamiche interne alla popolazione lavorativa extracomunitaria

Cittadini extracomunitari iscritti al collocamento al 31 dicembre. Anni 1992-1998

 

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999 (*)

Iscritti

72.347

76.291

86.879

98.421

146.912

179.696

205.593

204.573

Variazioni

 

5,5%

13,9%

13,3%

49,3%

22,3%

14,4%

-0,5%

Distribuzione territoriale

Nord

45,9%

56,0%

54,2%

51,0%

53,4%

46,2%

45,8%

50,6%

Di cui

 

 

 

 

 

 

 

 

Nord Est

27%

31%

33%

30%

34%

28%

26%

29%

Nord Ovest

19%

25%

22%

21%

19%

19%

20%

21%

Centro

27%

19%

24%

27%

26%

29%

29%

26%

Sud e isole

27%

25%

22%

22%

21%

24%

25%

24%

Totale Italia

100%

100%

100%

100%

100%

100%

100%

100%

Fonte: elaborazioni Isfol su dati Ministero del Lavoro. (*) Medie trimestri 1999.

 

Nel 1999 la media degli stranieri extracomunitari iscritti alle liste di collocamento era pari a 204.573 individui, con una leggera flessione rispetto agli iscritti al 31 dicembre del 1999.  Risulta rafforzata, invece, la percentuale di lavoratori iscritta nel Nord Italia, che si attesta al 50, 6% del totale, confermando una tendenza ormai consolidata da tempo.

La capacità di attrazione della manodopera immigrata da parte delle regioni con le opportunità lavorative più numerose è, infatti, un fenomeno ampiamente consolidato. L’elevata concentrazione di lavoratori stranieri nelle zone del paese economicamente più dinamiche trova una risposta solo parziale nell’elevato tasso di mobilità interno della comunità immigrata. Infatti, appare evidente la relazione inversa tra i tassi di disoccupazione e la distribuzione dei permessi per area geografica.

Tassi di disoccupazione e distribuzione permessi di lavoro per area (anni 1993-1998)

Anni

Nord Est

Nord Ovest

Centro

Sud e isole

Tasso dis.

% permessi

Tasso dis.

% permessi

Tasso dis.

% permessi

Tasso dis.

% permessi

1993

6,6

23,2%

5,6

30,8%

8,5

30,5%

17,1

15,5%

1994

7,3

23,6%

6,0

31,7%

9,4

29,8%

18,7

14,9%

1995

7,2

23,8%

5,7

31,8%

10,0

30,0%

20,4

14,5%

1996

7,2

21,0%

5,4

31,9%

9,9

29,4%

20,8

17,7%

1997

7,0

21,6%

5,4

33,0%

9,8

28,7%

21,3

16,7%

1998

6,8

23,2%

5,1

33,1%

9,5

28,7%

21,9

15,0%

Fonte: elaborazioni Isfol su dati Ministero del Lavoro e Istat.

 

Per quanto il dato fornisca solo una parziale visione del fenomeno, sembra confermata la necessità, da parte dei datori di lavoro delle aree a maggior livello occupazionale, di cercare manodopera al di fuori dei confini nazionali.

Distribuzione per area geografica degli iscritti e degli avviati per anzianità di iscrizione (medie 1999)

Area

Fino a 3 mesi

Da 3 mesi ad un anno

Oltre 1 anno

Totali

Iscritti

Avviati

Iscritti

Avviati

Iscritti

Avviati

Avviati su tot. Naz.

Nord Ovest

29,7%

60%

39,5%

18%

30,7%

22%

30%

Nord Est

30,6%

61%

37,3%

17%

32,1%

22%

39%

Centro

18,8%

50%

35,9%

23%

45,3%

26%

18%

Sud e isole

18,0%

36%

29,5%

30%

52,5%

34%

12%

Italia

24,3%

55%

35,8%

20%

39,9%

25%

 

Fonte: elaborazioni Isfol su dati Ministero del Lavoro.

 

L’elevata richiesta di lavoratori stranieri da parte delle imprese del Nord Italia è comprovata dall’elevato tasso di avviamenti effettuati nel corso dell’anno. Soltanto il 30% di questi, infatti, riguarda il Centro Sud della penisola, percentuale ampiamente superata dal solo Nord Est. Del resto appaiono evidenti anche le differenze nei tempi necessari all’accesso al lavoro: la percentuale degli avvii di persone iscritte al collocamento da più di un anno, infatti, aumenta via via che si passa alle aree del Centro e del Sud Italia, mentre ben oltre la metà degli avviati del Nord è iscritta alle liste da meno di tre mesi.

Dall’esame delle tavole del Ministero del Lavoro sembra consolidarsi la tendenza ad una ricerca di manodopera maggiormente qualificata, soprattutto nell’ambito del settore industriale (circa il 40% del totale degli avviamenti dell’anno avvengono nelle industrie del Nord). Mentre il Mezzogiorno e il Sud Italia sembrano interessati soprattutto a manodopera scarsamente specializzata, nel Settentrione si consolidano le assunzioni per operai specializzati e qualificati, che raggiungono complessivamente il 22,5% nel Nord Ovest e quasi il 30% nel Nord Est. Rimane comunque alta la quota di operai generici che, da soli, rappresentano oltre il 76% del totale degli avviamenti, come del resto è molto elevata la percentuale di assunzioni di lavoratori privi di titolo di studio (91% del totale).

 

Cittadini extracomunitari avviati per qualifica, media 1999                                                                                                                                

Area

Operai generici

Operai qualificati

Operai specializzati

Impiegati

Avviati totali

Totale

% per area

Totale

% per area

Totale

% per area

Totale

% per area

Totale

% per area

Nord Ovest

11.220

74,9%

2.559

17,1%

767

5,1%

428

2,9%

14.974

100%

Nord Est

14.981

70,9%

5.110

24,2%

591

2,8%

449

2,1%

21.130

100%

Centro

7.594

80,3%

1.575

16,7%

163

1,7%

123

1,3%

9.454

100%

Sud e isole

5.678

90,6%

461

7,4%

46

0,7%

84

1,3%

6.268

100%

Italia

39.472

76,2%

9.704

18,7%

1.566

3,0%

1.083

2,1%

51.825

100%

Fonte: elaborazione Isfol su dati Ministero del Lavoro.

L’alta percentuale di assunzioni per via nominativa o diretta (circa il 99% del totale) sembra indicare come, nella selezione dei lavoratori stranieri, l’aspetto più rilevante sia rappresentato dalle referenze derivanti da una precedente attività lavorativa, piuttosto che dalla qualifica risultante dai titoli di studio.

Cittadini extracomunitari iscritti al collocamento per tipo di iscrizione (media 1999)

Area

Classe -1/A

Classe -1/B

Tot. Classi

v.a.

% per area

v.a.

% per area

v.a.

% per area

Nord Ovest

24.653

41%

35.109

59%

59.761

100%

Nord Est

27.381

63%

16.416

37%

43.797

100%

Centro

32.160

61%

20.496

39%

52.656

100%

Sud e isole

28.140

58%

20.219

42%

48.359

100%

Italia

112.333

55%

92.240

45%

204.573

100%

Classe -1/A=In cerca di prima occupazione.                                                                                          

Classe -1/B=Con precedenti lavorativi.

Fonte: elaborazione Isfol su dati Ministero del Lavoro.

 

Rimane comunque alta la percentuale di extracomunitari poco o per nulla qualificati iscritti al collocamento; sul totale degli iscritti, infatti, bel l’84% è rappresentato da operai generici e soltanto il 2,7% da operai specializzati, ad ulteriore testimonianza dell’elevato grado di assorbimento di questa seconda tipologia di figure da parte del sistema produttivo nazionale.

 

Studi sui fabbisogni occupazionali

 

I dati dello studio Excelsior-Unioncamere

Nella definizione del fabbisogno occupazionale del sistema produttivo interno, di particolare interesse appaiono le informazioni ottenibili dalla banca dati “Excelsior”. Quest’ultima è un sistema informativo delle camere di commercio, sotto il coordinamento di “Unioncamere”, che oltre a rilevare la domanda di lavoro espressa dalle imprese italiane, rende particolarmente evidente l’interesse mostrato dagli imprenditori verso la manodopera straniera.  Lo studio, infatti, non solo rileva le figure professionali maggiormente richieste sul territorio nazionale, ma anche l’intenzione da parte degli imprenditori nazionali di assumere personale extracomunitario. Delle circa 200 mila assunzioni previste nel biennio 1999-2000, ben il 67% è richiesto dalle imprese del Nord Italia che copre quasi il 40% del totale nazionale.

Assunzioni previste nel biennio 1999-2000 per nazionalità e area geografica

Aree

Assunzioni extracomunitari 1999-2000

Assunzioni al netto dei lavoratori extracomunitari

(v.a.)

%

(v.a.)

%

Nord Ovest

56.871

28,4%

216.461

35%

Nord Est

77.947

38,9%

146.015

24%

Sud e Isole

32.642

16,3%

116.733

19%

Centro

33.129

16,5%

138.318

22%

Totale Italia

200.589

100,0%

617.527

100%

Fonte: Elaborazione Isfol su dati Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 1999

 

Le percentuali, come illustrato in tabella, coincidono solo in parte con la distribuzione delle assunzioni previste per lavoratori italiani, dato che potrebbe indicare una relativa carenza di offerta di lavoro locale.

Un’ulteriore informazione sul rapporto tra le assunzioni dei lavoratori italiani e dei lavoratori stranieri può essere dedotta dal quadro delle assunzioni previste per gruppi professionali e professioni. Infatti, la percentuale di assunzioni previste di lavoratori stranieri rispetto ai nazionali diventa progressivamente minore al crescere della qualifica richiesta. In particolare, se si considerano le assunzioni per personale non qualificato, la quota che potrebbe essere coperta dagli stranieri raggiunge, rispetto al totale, il 51,2%, dato che può essere preso a parziale conferma del progressivo abbandono da parte degli italiani degli impieghi più pesanti e a bassa remunerazione.

Assunzioni previste nel biennio 1999-2000 di personale proveniente da paesi extracomunitari, per grandi gruppi professionali e professioni

Professioni

Assunzioni extracomunitari 1999-2000

di cui: (valori %)

 

(v.a.)

%

% su tot.

Con necessità di formazione

Con meno di 25 anni

Senza esperienza

Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializz.

1.563

0,78%

4,5

57,3

14,3

37,9

Professioni intermedie (tecnici)

5.676

2,83%

4,7

52,1

22,3

44,5

Professioni esecutive relative all'amministrazione e gestione

6.318

3,15%

7,2

35,9

39,8

62,1

Professioni relative alle vendite e ai servizi per le famiglie

52.050

25,95%

30,1

42,3

26,8

59,7

Operai specializzati

53.703

26,77%

29,5

27,6

30,4

38,4

Conduttori di impianti, operatori di macchinari fissi e mobili operai di montaggio industriale

43.524

21,70%

30,9

43,1

33,8

56,5

Personale non qualificato

37.749

18,82%

51,2

25,9

32,6

67,8

Totale

200.589

100,00%

24,5

35,6

30,6

54,3

Fonte: Elaborazioni Isfol su dati Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 1999

 

Contemporaneamente viene evidenziata l’esigenza di ricorrere a manodopera straniera anche per alcune tipologie professionali che necessitano di una maggiore qualificazione ed esperienza. La richiesta di operai specializzati, ad esempio, rappresenta quasi il 27% delle assunzioni previste e, dopo quella relativa alle professionalità intellettuali, è quella in cui pesa maggiormente la necessità di una precedente esperienza lavorativa

Inoltre, più della metà della manodopera è assorbita dal comparto industriale, ovvero quello meno dinamico dal punto di vista della crescita della domanda di lavoro. Non si può, quindi, non porsi il problema di un possibile esubero delle nuove forze di lavoro immigrate, nel caso di periodi congiunturali negativi prolungati..

Pur non fornendo informazioni specifiche sulla richiesta di lavoratori extracomunitari, di particolare interesse sono, infine, le informazioni relative alle assunzioni stagionali, che  individuano i settori che maggiormente ricorrono a questa tipologia contrattuale.

 

 Dipendenti con contratto stagionale previsti nel 1998 e nel 1999, per grandi gruppi professionali e professioni

 

Assunzioni stagionali previste nel 1998 (v.a.)

Assunzioni stagionali previste nel 1999 (v.a.)

N. stagionali per 100 assunzioni di "non stagionali" nel 1999

Dirigenti e direttori

375

411

11,2

Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializz.

8.335

9.642

36,5

Professioni intermedie (tecnici)

31.314

27.085

29,4

Professioni esecutive relative all'amministrazione e gestione

37.062

34.273

50,2

Professioni relative alle vendite e ai servizi per le famiglie

160.939

177.970

139,6

Operai specializzati

48.340

45.531

32,1

Conduttori di impianti, operatori di macchinari fissi e mobili, operai di montaggio industriale

83.867

78.782

72,4

Personale non qualificato

45.375

51.123

89,5

Totale

415.607

424.817

67,9

Fonte: Unioncamere – Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 1998 e 1999

 

Lo studio job vacancies in Italia: i dati Isfol-Csa

L’Isfol e il Centro statistica aziendale (Csa) rilevano, periodicamente e “in tempo reale”,  le offerte di lavoro “a modulo” pubblicate sui maggiori quotidiani e utilizzate dalle aziende italiane ed estere per la ricerca di personale. Negli ultimi anni, l’impiego delle offerte di lavoro a mezzo stampa è divenuto uno strumento sempre più importante nella job search, nonostante il costo relativamente elevato per le aziende che vi fanno ricorso. In effetti, dato il costo del mezzo impiegato, le inserzioni pubblicate vengono prevalentemente utilizzate dalle aziende per il reperimento di personale qualificato. Tale attività è assimilabile ad un vero e proprio investimento in capitale umano, che le imprese sono disposte a fare, probabilmente, in presenza di buone prospettive per il futuro. Le inserzioni potrebbero quindi costituire, in primo luogo, uno strumento assai utile per conoscere e valutare le vicende economiche italiane, quali indicatori congiunturali del ciclo economico generale e delle tendenze del mercato del lavoro. In secondo luogo, le modalità con cui sono effettuate le rilevazioni permettono, sia di valutare i fenomeni nel complesso, sia di effettuare analisi disaggregate che possono essere ulteriormente approfondite e dettagliate per area geografica, per settore di attività economica, per requisiti richiesti ai potenziali collaboratori, ecc.. Infine, dal momento che le rilevazioni vengono effettuate periodicamente, i dati possono essere confrontati nel tempo, consentendo di effettuare comparazioni e costruire serie storiche. I quotidiani inclusi nella rilevazione corrente sono 24, tra i quali sono compresi tutti i quotidiani a maggior tiratura nazionale.

Procedendo ad una ripartizione delle inserzioni a modulo secondo classificazione Istat 1991, che si basa sulla Isco-88 , riportate nelle tabelle allegate al documento, si possono fare le seguenti considerazioni:

In termini assoluti le professioni maggiormente richieste sono quelle degli esperti amministrativi, esperti in  problemi finanziari, specialisti nei rapporti con i mercati, esperti delle pubbliche relazioni, esperti di scienze giuridiche, specialisti in scienze sociologiche, psicologiche, sociali, scrittori, linguisti, interpreti, (inserite nel gruppo degli specialisti in scienze dell’uomo) nel 1999 sono 10.813, erano 3389 nel 1993, e  l’indice rilevato da un anno all’altro è in costante aumento: dal 1996 al 1999 +22, +4, +17, +34.

Le inserzioni per personale non qualificato rappresentano il 12,4% del totale, nel 1999, nel 1993 erano il 13,5%, e toccano la percentuale massima nel 1995 con il 20%. Le professioni più rappresentative in questo gruppo appaiono quelle relative al personale non qualificato relativo all’amministrazione, gestione e magazzinaggio, le inserzioni per questo gruppo erano 10.874 nel 1999, mentre negli anni precedenti sembrano poco rilevanti, in termini assoluti non superano le 170, gli indici risultano negativi nel 1996 (-49) e nel 1997 (-15).

Più costante la presenza delle professioni inerenti il personale non qualificato relativo alle vendite e ai servizi turistici: in termini assoluti si passa da 7113 inserzioni nel 1993 a 10.140 nel 1999, nel 1995 erano 17.757, gli indici mostrano un andamento piuttosto costante se si esclude il 1995.

Va sfumando il confine tra la alta e la bassa qualificazione; allo stato attuale  la difficoltà di segnare l’esatta linea di confine tra i livelli di qualificazione richiesti agli operai e ai tecnici, gli effetti dell’innovazione tecnologica e dei cambiamenti organizzativi, il crescente livello formativo posseduto all’ingresso nel lavoro, determinano un cambiamento, quanto meno del significato da attribuire ai due termini,  il processo di trasformazione della struttura produttiva, che negli anni novanta ha subito una decisa accelerazione, modifica le professioni nei loro contenuti.

Sembra emergere, negli ultimi anni, una oggettiva difficoltà, per i datori di lavoro, di reperire personale da avviare al lavoro nelle basse qualifiche. I risultati di una recente indagine condotta dall’Isfol sugli esiti delle  borse di lavoro evidenziano come le richieste delle aziende si siano nettamente orientate verso giovani sprovvisti di diploma, verso soggetti con qualificazione professionale “di primo livello”; le borse rivolte ai “senza diploma” rappresentano il 55,8% delle richieste ed il 55,1% delle autorizzazioni”.

Altro gruppo rilevante è quello relativo agli artigiani, operai specializzati e agricoltori . Nel 1999 le inserzioni per professioni inserite in questo gruppo rappresentano il 6,9%. Con un incremento considerevole rispetto agli anni precedenti: nel 1993 rappresentavano l’1,5%, nel 1998 il 2,5.

In particolare le professioni più “ricercate” sono quelle degli operai ed artigiani metalmeccanici ed assimilati, nel 1999, in valore assoluto 11.125 inserzioni, con un incremento  pari a +102 rispetto all’anno precedente, l’indice è comunque sempre positivo dal 1993 in poi, ad esclusione del 1996 dove compare un –18.Dello stesso gruppo fanno parte le professioni di operaio ed artigiano  della meccanica di precisione, dell’edilizia e dell’estrazione, dell’industria alimentare, del legno e tessile, nonché i lavoratori agricoli e forestali che sono presenti con un trascurabile numero di inserzioni (8 nel 1999).

In Italia, la rapida crescita degli accessi a Internet, l’attenzione dei consumatori nostrani verso il commercio elettronico (soprattutto l’incremento di quello business to business (B2B),  sono fenomeni che dovrebbero favorire la crescita, e in alcuni casi, la vera e propria nascita, di nuove professioni, o almeno il ricorso ad una continua attività di formazione degli addetti, al fine di un costante aggiornamento delle competenze e capacità dei lavoratori.

Lo sviluppo di una new economy, o quanto meno l’introduzione  pervasiva, nel mercato del lavoro, delle nuove tecnologie, ha presumibilmente degli effetti diretti sulle capacità, abilità e competenze richieste dalle imprese e finanche sulla stessa natura del lavoro, non sempre immediatamente disponibili in misura sufficiente nell’offerta di lavoro italiana.

A questo scopo si possono utilizzare i dati dell’indagine al fine di evidenziare all’interno del settore  dell’Informatica e delle Telecomunicazioni (ITC) le professioni maggiormente richieste.

Dall’analisi dei gruppi professionali si evidenzia un aumento quantitativo di tutti i gruppi ma sono soprattutto i primi tre a far segnare le maggiori performance occupazionali. Il gruppo che ha avuto le maggiori richieste dalle aziende è quello dei tecnici informatici, programmatori, operatori con 13.503 inserzioni nel 1999. La crescita di tale gruppo è stata costante nel corso degli anni (è passato, infatti, dai 1.458 annunci del 1993 alle circa 10.776 del 1998).

 Inserzioni a modulo aggregate secondo la classificazione delle professioni Istat (terzo digit: classi professionali), anni 1993-1999

Codice Istat – Classi professionali

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

311 - Tecnici  scienze quant. fisiche naturali

     1.458

     2.319

     4.011

     5.199

     7.121

   10.776

   13.503

211 - Special. scienze matem. fis. naturali

     3.067

     3.446

     3.407

     4.020

     5.479

     7.659

     7.286

312 - Tecnici ing. Costruz. e trasp. aeronav.

     1.432

     2.232

     2.998

     3.009

     4.834

     4.820

     5.731

120 - Dirigenti, direttori e responsabili

     2.036

     2.028

     2.157

     2.789

     3.167

     3.098

     3.382

624 - Addetti instal-manutenz. attrez. elettr.

        160

        282

        328

        286

        328

        346

        804

411 - Personale segreteria operat. macch. uff.

          88

        210

        277

        143

        140

        312

        283

Fonte: Isfol – Csa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le 20 professioni Isfol-Csa  del settore Ict maggiormente richieste dalle imprese attraverso le inserzioni, a modulo, variazioni annuali percentuali, anni 1993-1999 (ISFOL-CSA)

 

Professione

Totale 1994

Totale 1995

Totale 1996

Totale 1997

Totale 1998

Totale 1999

Programmatore

37,3

 

153,4

 

80,5

 

39,8

 

67,6

 

21,3

 

Analista programmatore

32,0

 

103,1

 

74,6

 

67,0

 

59,9

 

-1,8

 

Sistemista edp

5,2

 

194,3

 

128,1

 

42,2

 

82,7

 

12,8

 

Telefonista

58,3

 

364,9

 

-83,8

 

25,6

 

122,2

 

1.204,2

 

Teleseller

100,0

 

-18,1

 

39,0

 

101,2

 

-35,2

 

609,3

 

Telemarketing

-41,2

 

-32,9

 

174,5

 

7,8

 

136,7

 

125,8

 

Operatore edp

11,5

 

16,1

 

-58,4

 

145,2

 

125,2

 

159,1

 

Sviluppatore

-80,0

 

1.400,0

 

13,3

 

200,0

 

94,1

 

229,3

 

Progettista software

-2,7

 

61,1

 

74,1

 

32,7

 

20,1

 

70,8

 

Informatico

36,6

 

-48,2

 

134,5

 

26,5

 

272,1

 

-15,3

 

Application engineer

22,7

 

-1,2

 

-17,5

 

110,6

 

38,1

 

35,4

 

System engineer

409,1

 

37,5

 

10,4

 

48,2

 

24,6

 

51,0

 

Esperto pc

160,0

 

592,3

 

132,2

 

-40,2

 

16,8

 

47,9

 

Esperto internet

0,0

 

0,0

 

0,0

 

0,0

 

0,0

 

3.433,3

 

Data base administrator

-50,0

 

33,3

 

175,0

 

418,2

 

15,8

 

212,1

 

Consulente edp

150,0

 

0,0

 

20,0

 

450,0

 

54,5

 

298,0

 

Tecnico hardware

42,9

 

-20,0

 

243,8

 

20,0

 

107,6

 

37,2

 

Analista edp

-22,7

 

61,8

 

-12,7

 

79,2

 

1,2

 

104,6

 

Esperto telecomunicazione

90,9

 

261,9

 

-52,6

 

11,1

 

-32,5

 

544,4

 

Specialista edp

900,0

 

20,0

 

575,0

 

-40,7

 

97,9

 

76,8

 

 

A questo proposito è bene tener presente che le inserzioni a modulo, al contrario delle rilevazioni operate attraverso il sistema Excelsior-Unioncamere, non tengono conto della classificazione Istat 1991 e quindi esprimono in maniera più chiara e specifica la professionalità richiesta dall’impresa. Appare qui utile, data la particolarità del settore ITC, riportare anche i valori delle professionalità maggiormente richieste dalle imprese così come rilevate direttamente sui giornali. Il dato disaggregato, infatti, fornisce informazioni che altrimenti, data la relativa novità dei campi professionali richiesti rispetto ad una classificazione di non recente formulazione, andrebbe perduto:

 

La domanda di figure professionali nel settore ITC secondo l’indagine Assinform

Secondo il rapporto del maggio 2000 dell’Associazione nazionale produttori tecnologie e servizi per l’informazione e la comunicazione (Assinform), l’associazione che raggruppa le principali società di Ict operanti in Italia sull’informatica e le telecomunicazioni, lo sviluppo della new economy in Europa ha già creato una carenza di addetti IT di profilo elevato pari ad oltre 800.000 unità, carenza che dovrebbe crescere a 1.700.000 nel 2003. Il riconoscimento di questa esigenza ha spinto la Germania a creare una quota d’immigrazione specifica di 20.000 specialisti ICT. Negli USA la quota relativa sta aumentando ulteriormente.

Secondo l’ultima indagine Assinform e Assolombarda sull’occupazione nell’informatica e nelle telecomunicazioni in Italia (luglio 2000), la demanda di personale qualificato nell’informatica e nelle telecomunicazioni esplode e crea allarme sul fronte della reperibilità delle risorse. “Già oggi paiono infatti mancare 70.000 specialisti ICT in Italia, [in particolare in Lombardia], e il sistema formativo non pare in condizione di colmare il gap in tempi brevi… si va creando una situazione allarmante sul fronte della disponibilità di competenze necessarie ad alimentare la crescita e l'affermazione della net economy nel nostro paese. Da qui al 2003 mancheranno in Italia almeno 170 mila specialisti nelle aree del networking, di Internet e delle soluzioni d'informatica, che tutte le imprese dovrebbero adottare per rapportarsi in modo nuovo al mercato e competere con successo.”

 

Linee generali di previsione congiunturale per l’economia italiana (ISAE, ottobre 2000)

Le prospettive di crescita dell’economia risentono di due spinte contrastanti. Un contesto internazionale meno favorevole si combina con gli effetti di freno derivanti dalle condizioni più restrittive verso cui si è orientata la politica monetaria dell’area euro. Al contempo la già positiva dinamica della domanda interna trova supporto nella politica di bilancio che, sulla base delle misure attualmente in discussione, genera impulsi espansivi di dimensioni significative.

Le previsioni di crescita economica dell’Italia permangono positive, pur presentando, nell’attività produttiva, un lieve rallentamento rispetto alla media attesa dell’area euro. Tale rallentamento segnerà in particolare gli ultimi mesi del 2000 e i primi di quello successivo, per poi tornare a crescere nella seconda parte dell’anno, con ritmi prossimi al 3%. Le proiezioni sulla crescita economica indicano, quindi, un’espansione pari al 2,6% nella media del prossimo anno, contro una previsione del 2,8% per l’anno corrente. Determinante, nel rallentamento della crescita, il saldo degli scambi con l’estero, da ricondurre in parte all’aumento delle importazioni derivante dalla crescita della domanda interna, ed in parte per la decelerazione delle esportazioni. Il progressivo esaurirsi della spinta fornita dal deprezzamento dell’euro, infatti, porterebbe queste ultime a subire un rallentamento nel tasso di sviluppo dal 9% stimato per quest’anno, al 7% del 2001.

Positivo rimane anche il trend di crescita nel mercato del lavoro, anche se con un ritmo nell’aumento della disoccupazione lievemente inferiore a quello di quest’anno. In particolare si prevede che le unità di lavoro standard crescano ad un ritmo pari all’1,2% annuo e che le posizioni lavorative crescano di quasi 400.000 unità nel 2000, a fronte di un aumento previsto per il 2000 di circa 460.000 unità. Si può concludere che, pur con una lieve flessione, il trend di crescita dell’economia italiana rimane sostanzialmente positivo, soprattutto se confrontato con i valori medi degli anni novanta, che si assestavano intorno all’1,4%.A fronte di questi dati si prevede una diminuzione del tasso medio di disoccupazione che, dal 10,6% previsto per il 2000, si dovrebbe assestare al 10% nel 2001. Di particolare rilevanza sono i dati del settore manifatturiero (che da solo assorbe oltre il 40% della manodopera immigrata), il cui incremento di domanda di lavoro compenserà in parte il rallentamento nella crescita occupazionale di quello dei servizi.

 

Previsioni per l'economia italiana: quadro riassuntivo (variazioni percentuali)

 

 

1999

 

2000

 

2001

Prodotto interno lordo

 

1,4

 

2,8

 

2,6

Spese per consumi delle famiglie residenti

 

1,7

 

2,1

 

2,6

Investimenti fissi lordi

 

4,4

 

6,9

 

5,7

Contributo alla crescita del PIL

 

 

 

 

 

 

domanda interna (al netto della var. scorte)

 

2

 

2,8

 

2,9

variazione delle scorte ed oggetti di valore

 

0,4

 

-0,3

 

0,1

esportazioni nette

 

-0,1

 

0,4

 

-0,3

 

 

 

 

 

 

 

Propensione al consumo (livello percentuale)

 

87,4

 

88,7

 

89,1

 

 

 

 

 

 

 

Occupazione totale

 

1

 

1,3

 

1,2

Tasso di disoccupazione

 

11,4

 

10,6

 

10

Fonte  Isae : "Rapporto trimestrale finanza e redistribuzione", ottobre 2000

 

 

Unità di Lavoro

 

 

 

 

Migliaia

 

Variazioni percentuali

 

 

 

1999

 

2000

 

2001

 

1999

 

2000

 

2001

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IN COMPLESSO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Agricoltura

 

1.372

 

1.333

 

1.289

 

-5,5

 

-2,8

 

-3,3

 

 

Industia

 

6.759

 

6.753

 

6.802

 

0,0

 

-0,1

 

0,7

 

 

in senso stretto

 

5.252

 

5.219

 

5.254

 

-0,4

 

-0,6

 

0,7

 

 

costruzioni

 

1.507

 

1.534

 

1.548

 

-1,6

 

1,8

 

0,9

 

 

Servizi

 

15.005

 

15.358

 

15.624

 

2,0

 

2,4

 

1,7

 

 

privati (1)

 

9.025

 

9.323

 

9.535

 

2,7

 

3,3

 

2,3

 

 

pubblici (2)

 

5.980

 

6.035

 

6.089

 

1,1

 

0,9

 

0,9

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

0,0

 

0,0

 

 

TOTALE

 

23.136

 

23.444

 

23.714

 

1,0

 

1,3

 

1,2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DIPENDENTI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Agricoltura

 

513

 

508

 

487

 

-4,3

 

0,9

 

-4,2

 

 

Industria

 

5.190

 

5.176

 

5.218

 

-0,2

 

-0,3

 

0,8

 

 

in senso stretto

 

4.338

 

4.295

 

4.325

 

-0,4

 

-1,0

 

0,7

 

 

costruzioni

 

852

 

881

 

893

 

1,1

 

3,4

 

1,4

 

 

Servizi

 

10.464

 

10.742

 

10.943

 

2,7

 

2,7

 

1,9

 

 

privati (1)

 

5.255

 

5.497

 

5.651

 

4,3

 

4,6

 

2,8

 

 

pubblici (2)

 

5.209

 

5.245

 

5.293

 

1,1

 

0,7

 

0,9

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

0,0

 

0,0

 

 

TOTALE

 

16.167

 

16.426

 

16.648

 

1,5

 

1,6

 

1,4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte  Isae : "Rapporto trimestrale finanza e redistribuzione", ottobre 2000

(1) Comprendono commercio, alberghi, trasporti, intermediazione creditizia, servizi vari ad imprese e famiglie.

(2) Comprendono Amministrazioni pubbliche, Istituzioni, sanità, altri servizi pubblici, servizi domestici presso le famiglie.

 

Distribuzione delle inserzioni "a modulo" per gruppi professionali, valori assoluti

Gruppi

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

Non indicato

3.142

5.965

2.141

2.612

3.493

5.457

6.030

Membri dei corpi legislativi, dirig. Amm. e Giud. P.A. e org. collettivi

264

310

271

394

454

496

491

Imprenditori, amministratori, dirigenti e direttori di aziende private

2.036

2.028

2.157

2.789

3.167

3.098

3.382

Specialisti in scienze fisiche, naturali e matematiche

3.067

3.446

3.407

4.020

5.479

7.659

7.286

Ingegneri e architetti

781

1.971

2.280

2.029

2.763

3.048

3.761

Specialisti nelle scienze della vita

1.798

1.049

1.555

1.795

2.258

2.666

2.742

Specialisti della salute

53

120

123

109

65

158

600

Specialisti scienze umane

3.389

7.375

5.422

6.621

6.870

8.053

10.813

Docenti e assimilati

56

123

212

167

334

303

364

Professioni intermedie in scienze fisiche, naturali, dell'ingegneria ed assimilate

2.890

4.551

7.009

8.208

11.955

15.596

19.234

Professioni intermedie nelle scienze della vita

1.068

1.300

1.833

2.001

2.731

5.213

6.784

Professioni intermedie di ufficio

25.783

34.387

38.566

40.633

64.719

53.782

60.903

Professioni intermedie nei servizi alla persona

340

510

765

1.840

1.790

1.732

3.170

Impiegati d'ufficio

215

454

768

404

538

770

5.451

Impiegati in contatto diretto con la clientela

145

272

387

472

314

861

1.935

Professioni commerciali

447

719

1.190

666

824

1.073

2.823

Professioni nelle attività turistiche ed alberghiere

423

637

836

753

681

1.424

1.759

Professioni nei servizi di istruzione

119

65

143

173

92

270

1.140

Professioni nei servizi socio-sanitari con particolari specializzazioni

2

6

0

10

5

5

253

Professioni con specifici servizi per le famiglie

115

323

747

521

314

379

471

Operai ed artigiani di edilizia ed estrattive

37

40

138

27

31

74

250

Operai ed artigiani metalmeccanici ed assimilati

621

1.176

1.558

1.273

1.286

2.594

11.125

Operai ed artigiani della meccanica di precisione, dell'artigianato artistico, della stampa ed assimilati

47

61

95

100

207

253

480

Lavoratori agricoli, agricoltori, forestali, zootecnici, allevatori, pescatori e cacciatori

10

6

4

21

10

7

8

Operai ed artigiani alimentari, legno, tessile, abbigliamento, pelli, cuoio ed assimilati

111

211

375

199

232

360

608

Conduttori di impianti industriali

342

877

1.623

1.122

840

1.449

3.227

Operatori su macchinari fissi per lavorazioni in serie e addetti montaggio (esclusa agricoltura e industria alimentare)

165

353

837

441

513

461

908

Operatori su macchinari fissi in agricoltura e industria alimentare

6

17

28

35

8

31

28

Conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento

227

208

315

298

235

87

1.599

Personale non qualificato relativo alla amministrazione, gestione  e magazzino

102

155

165

84

71

147

10.874

Personale non qualificato nella vendita e servizi turistici

7.113

8.449

17.757

9.945

8.803

11.562

10.140

Personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanità

7

8

45

6

29

14

31

Personale non qualificato in altri servizi

240

1.547

744

796

1.818

1.008

1.223

Personale non qualificato in edilizia, miniere ed industria

0

0

1

0

0

0

6

Forze armate

0

38

2

23

33

69

285

Totale complessivo

55.161

78.757

93.499

90.587

122.962

130.159

180.184

 


STIMA DIPLOMATI (Ministero della Pubblica Istruzione)

 

Istituti Tecnici

 

INDIRIZZO

2001

2002

2003

agrari

5.326

6.267

6.304

attività sociali

4.028

3.841

3.864

commerciali

92.431

91.627

92.159

geometri

26.510

25.600

25.749

chimica

3.786

3.696

3.718

elettronica e telecomunicazioni

15.087

16.295

16.390

elettrotecnica e automazione

9.029

9.322

9.376

informatica

9.995

11.945

12.015

meccanica

9.508

9.870

9.927

scientifico tecnologico

3.858

4.642

4.669

altro

4.588

5.369

5.400

totale industriali

55.851

61.140

61.495

nautici e aeronautici

2.810

2.936

2.954

turismo

2.947

3.383

3.403

TOTALE ISTITUTI TECNICI

189.904

194.795

195.927

 

 

Istituti Professionali

 

INDIRIZZO

2001

2002

2003

Agricoltura e Ambiente

4.207

4.591

4.870

Abbigliamento e moda

2.450

2.674

2.837

Chimico Biologico

2.441

2.664

2.826

Edile

11

12

13

Elettrico Elettronico

12.079

13.183

13.985

Meccanico Termico

5.677

6.196

6.573

Alberghiero e Ristorativo

8.404

9.172

9.731

Economico-Aziendale

13.174

14.381

15.254

Turistico

9.660

10.543

11.185

Pubblicità

1.907

2.081

2.208

Servizi Sociali

3.225

3.520

3.734

Ottico-Odontotecnico

1.945

2.123

2.252

Indirizzi atipici

651

710

753

TOTALE ISTITUTI PROFESSIONALI

65.831

71.850

76.221

 


Alcune delle principali direttrici di azione contenute nel documento sono qui sommariamente riassunte:

 

I) Obiettivi riguardanti asilo e protezione umanitaria

 

II) Obiettivi riguardanti sicurezza e contrasto dell’irregolarità e clandestinità

·      Instaurare un monitoraggio dei fenomeni di criminalità riconducibili alla immigrazione latu sensu illegale., con la prospettiva della stabilità della rilevazione dei dati.

 

III) Obiettivi riguardanti l’azione a livello internazionale

 

IV) Obiettivi riguardanti l’integrazione

 

V) Obiettivi riguardanti il lavoro degli immigrati