Relazione di
accompagnamento al decreto flussi 2001
con le modifiche introdotte in seguito alle consultazioni previste dall’art 3 del Testo Unico sull’Immigrazione e dall’art 3 del DPCM 2 agosto 2000
14-3-2001
Il decreto flussi 2001 non ha come scopo la delimitazione delle entrate totali di stranieri sul territorio nazionale ma solo di quelle dei lavoratori extracomunitari. Lo stesso decreto deve necessariamente fare riferimento alle condizioni generali del mercato del lavoro e alle capacità di accoglienza, in modo da identificare le reali opportunità di inserimento esistenti in Italia, nel rispetto sia dei diritti delle persone immigrate che della necessaria gradualità con la quale la società italiana è in grado di accettare la crescita della presenza straniera. La tabella riassuntiva dei fattori economici presi in considerazione per la determinazione del fabbisogno di lavoratori extracomunitari dal documento di programmazione triennale è stata utilizzata anche per illustrare i criteri seguiti e i dati esaminati nel valutare tali fattori. La decisione finale non è ovviamente una semplice addizione e sottrazione di valori economici, dato che le cifre stesse debbono essere valutate con cautela in quanto stime e previsioni indicative e non dati consuntivi inoppugnabili. Inoltre esiste la possibilità, prevista dalla legge 40-1998, di fare ricorso ad un ulteriore decreto flussi in corso d’anno, qualora la verifica dell’andamento delle entrate e delle richieste espresse dal mercato del lavoro lo richiedano.
L’economia italiana ha bisogno di manodopera straniera in particolare nell’edilizia, nei servizi alla persona, nei settori siderurgico, meccanico e artigianale. In alcuni casi si tratta di far fronte ai cosiddetti “lavori rifiutati”, a lavori scarsamente qualificati, a lavoro stagionale (agricoltura e servizi turistico-alberghieri), ma vi è anche una forte richiesta per figure professionali più qualificate per le quali vi è una necessità urgente e non risolvibile nel breve periodo con misure alternative, come nel caso di infermieri e operatori dell’alta tecnologia. La strategia del governo si indirizza comunque nel medio termine verso il potenziamento delle capacità formative dei cittadini italiani. Per dare una prima risposta, questo decreto ha previsto per la prima volta delle quote speciali di lavoratori extracomunitari per infermieri e per tecnici della new economy. Tale misure ha come effetto una maggiore enfasi sugli aspetti qualitativi dell’immigrazione lavorativa che arriverà in Italia.
Per
il 2001 il presente decreto prevede l’entrata di un massimo di 50.000
lavoratori extracomunitari non stagionali, oltre all’entrata di un
massimo di 33.000 lavoratori extracomunitari
stagionali. I 13.000 lavoratori stagionali previsti come anticipazione al
decreto flussi 2001 dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri
del 2 febbraio 2001, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 3 marzo 2001, sono
compresi all’interno della quota di 33.000 stagionali summenzionata e non
sono aggiuntivi.
La distinzione nella programmazione
dei flussi stagionali rispetto a quelli non stagionali, introdotta
quest’anno, serve a migliorare la gestione della quota riservata a
lavoratori subordinati. Inoltre contribuisce a fornire maggiore chiarezza su quale
parte del fenomeno migratorio può essere considerata strutturale e quale
invece non dà luogo ad insediamenti permanenti, al fine di non
sopravalutare l’aumento della presenza straniera permanente in Italia. La
quota per lavoratori stagionali è aperta a tutti i paesi non UE, inclusi
i paesi che beneficiano di quote privilegiate separate per i lavoratori non
stagionali. La dimensione della quota per lavoro stagionale è dovuta in
larga parte alle specifiche richieste avanzate dalle province autonome di Trento
e di Bolzano e dalle regioni del Nord-Est, a causa delle particolari esigenze
di manodopera stagionale e delle condizioni del mercato del lavoro locale.
La scelta di un livello massimo prudente nasce dal confronto tra stime di fabbisogni lavorativi alquanto corpose da un lato, mentre dall’altro si osserva un numero elevato di disoccupati italiani (prevalentemente nel centro-sud) ed extracomunitari (sull’insieme del territorio nazionale), oltre ad una generale partecipazione al mercato del lavoro molto al di sotto delle medie europee.
L’Italia persegue una politica di apertura selettiva e non di appello indiscriminato alla forza lavoro straniera. Lo strumento delle quote serve sia a rispondere con flessibilità alle esigenze dell’economia italiana che a contribuire alla strategia complessiva di contrasto all’immigrazione clandestina, fornendo una contropartita ad alcuni stati di provenienza dell’immigrazione che collaborano più attivamente con il governo italiano, tramite le quote privilegiate, e tenendo aperto un canale di immigrazione legale e controllato, alternativo a quello clandestino fornito dai mercanti di esseri umani. La politica delle quote è uno strumento di pianificazione e non uno strumento umanitario in senso stretto, ruolo svolto invece dalle politiche per l’asilo, la protezione temporanea ed il ricongiungimento familiare, che rientrano in un ambito diverso.
Valutazioni economiche utilizzate per la determinazione del fabbisogno di lavoratori extracomunitari.
E’ prevista inoltre la creazione di
una quota di lavoratori dell’alta tecnologia (o tecnologia dell’informazione e
della comunicazione), pari a 3000 unità. Anche questa quota risponde ad
un’esigenza più volte avanzata dalle imprese e dalle associazioni
di settore di aiutare la crescita dei settori più innovativi dell’economia
italiana superando le strozzature nell’offerta di lavoro qualificato. La
quota fa anche riferimento alle iniziative avviate in questo settore dal
Ministero dell’industria per favorire l’arrivo di tecnici
provenienti dall’India. Si è scelto una quota estremamente
limitata rispetto alle carenze segnalate dagli studi di settore, per avviare un
esperimento che tenga conto delle capacità di attrazione di questo tipo
di figure professionali da parte dell’Italia, delle difficoltà
iniziali di applicazione e per non pregiudicare le prospettive future dei
giovani italiani che si stanno formando in funzione di queste professioni.
Anche questa quota tiene conto della molteplicità di forme contrattuali
tipiche di questo settore economico, permettendo sia lavoro autonomo che
dipendente. L’applicazione pratica di questa quota avverrà dopo
che il Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero dell’industria,
avrà individuato le professionalità specifiche necessarie.
La quota per lavoro subordinato è stata modificata e suddivisa tra lavoro stagionale e lavoro non stagionale. La quota corrispondente a queste due forme lavorative è di 33.000 persone per il lavoro stagionale e di 12.000 per quello non stagionale, per un totale di 45.000, stabilito tenendo conto delle forti richieste di lavoro stagionale rilevate dal Ministero del lavoro e avanzate in particolare dal Trentino Alto Adige, data le particolarità del mercato del lavoro locale.
Quote privilegiate di lavoratori extracomunitari sono stabilite a favore di alcuni paesi a seguito di accordi bilaterali di riammissione, per favorire il rapporto di cooperazione allo sviluppo e di contrasto ai flussi migratori clandestini. Le quote assegnate nel 2000 all’Albania e alla Tunisia sono state mantenute invariate (rispettivamente 6000 e 3000 lavoratori). Si tratta di un riconoscimento dei solidi ed efficaci rapporti di collaborazione nel contrasto all’immigrazione clandestina e nella definizione di meccanismi migratori concertati, con criteri sia quantitativi che qualitativi. Questo avviene anche grazie alla nuova anagrafe informatizzata dei lavoratori stranieri, in fase di attuazione da parte del Ministero del Lavoro, e nella quale vengono convogliate le liste di lavoratori con le relative qualifiche, preparate dall’OIM in Albania e dalle autorità locali in Tunisia. La quota assegnata al Marocco è stata ridotta da 3000 a 1500 lavoratori, secondo quanto previsto dall’intesa originale, alla luce del permanere di alcune questioni problematiche.
Tenuto conto della particolare situazione politico-sociale della Somalia, nella quale la scomparsa di strutture statali ha creato problemi nella definizione di documenti di identificazione riconosciuti, è stata introdotta in via provvisoria una quota specifica di 500 cittadini somali. Tale quota è destinata a rendere effettiva la possibilità di ingresso in Italia per motivi di lavoro subordinato o autonomo o per l’inserimento nel mercato del lavoro, anche a fronte di una definizione in corso d’anno, quando le quote ordinarie potrebbero già essere esaurite, delle tipologie di documenti d’identità ammissibili per l’ingresso in Italia di cittadini somali.
Rimangono a disposizione 4000 posti da definire in corso d’anno con altri paesi con i quali siano stati conclusi accordi di riammissione. Vi sono negoziati o contatti in vista della realizzazione di ulteriori accordi di riammissione con vari paesi, tra i quali vi sono anche le Filippine e l’Ucraina. Inoltre sarà possibile attingere da questa quota, nell’ambito degli accordi in materia di lavoro. anche, progetti sperimentali di formazione all’estero, i progetti sperimentali di formazione all’estero, a carico dei privati proponenti e nell’ambito e nei limiti delle risorse destinate allo scopo quando a carico di amministrazioni pubbliche, da sviluppare su proposta dei ministri interessati di concerto con il Ministero del lavoro, se non proponente, e in collaborazione con le organizzazioni rappresentative degli imprenditori e dei datori di lavoro.
Il
crescente grado di articolazione delle tipologie di ingresso rende necessario
un rafforzamento della flessibilità nel gestire le ripartizioni delle
quote tra categorie, fermo restando il totale generale. A tal fine il termine per
la eventuale rideterminazione delle ripartizioni numeriche, stabilita con
Direttiva del Presidente del Consiglio sulla base dell’andamento delle
richieste effettive, potrà aver luogo una volta trascorsi 90 giorni dopo
l’entrata in vigore del presente decreto.