UNHCR
Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati
AFGHANISTAN: LA SITUAZIONE
UMANITARIA
N. 44, 13 dicembre 2001
In
breve:
-
Atterra
a Kabul il primo volo umanitario dell'UNHCR
-
Prosegue
il rimpatrio degli afghani
-
Rifugiati
ancora in fuga
-
Dispiegato
staff dell'UNHCR a Mazar-i-Sharif, rafforzato il personale a Herat
Atterra
a Kabul il primo volo umanitario dell'UNHCR
Con l'arrivo a Bagram - oggi pomeriggio - di un
Ilyushin 76 proveniente dalla base logistica delle Nazioni Unite di Brindisi che
ha trasportato 31 tonnellate di aiuti, l'UNHCR ha potenziato la sua
disponibilità di aiuti nella capitale afghana. L'aereo, grazie anche al
sostegno del Programma Alimentare Mondiale (World Food Program - WFP), ha
trasportato beni di prima necessità per le operazioni di emergenza per
l'inverno dell'UNHCR.
Con il volo di oggi sono state trasportate migliaia
di coperte, taniche per l'acqua, set da cucina, tende, teli di plastica, sapone
e kit medici per un valore di oltre 98mila dollari (216 milioni di lire),
finanziati interamente dal governo italiano.
Uno dei camion noleggiati dall'UNHCR per trasportare
questi aiuti da Bagram a Kabul, lungo la strada recentemente inaugurata, si
sarebbe allontanato dal percorso bonificato e sarebbe incorso in una mina. Nessuno
è rimasto ferito nell'incidente.
A partire da domani, l'UNHCR distribuirà parte
di questi aiuti a circa 1.500 persone appartenenti a 215 famiglie che, a
seguito della recente crisi, negli ultimi mesi sono fuggiti dal distretto di
Chardehi, nella provincia di Kabul, verso la capitale.
Nell'ambito delle operazioni di emergenza per
l'inverno, a partire dalla prossima settimana l'UNHCR distribuirà aiuti
a circa 50mila persone appartenenti a 10mila famiglie particolarmente
vulnerabili che vivono a Kabul e in tre provincie limitrofe per aiutarli a
sopportare la rigida stagione invernale. I kit di assistenza per l'inverno
contengono coperte, coperte imbottite, maglioni di lana, materassi, teli di
plastica, carbone e aiuti alimentari forniti dal WFP. Molti afghani che
beneficiano della distribuzione sono sfollati provenienti dalle Pianure di
Shomali, un'area a nord della capitale ad alta densità di mine, e in
precedenza un'importante regione agricola.
Più a nord, lungo il confine con il
Tagikistan, oggi l'UNHCR ha distribuito aiuti a circa 10mila sfollati afghani
accampati lungo il fiume Pyandj. Coperte, materassi, sapone, candele,
fiammiferi, vestiario, set da cucina e secchi sono stati distribuiti dall'UNHCR
e dai suoi partner operativi alle famiglie che vivono sull'isola di Karavul. Il
WFP ha inoltre fornito aiuti alimentari agli afghani accampati lungo il fiume
da circa un anno.
Prosegue il rimpatrio degli afghani
Durante la settimana è aumentato il numero
degli afghani che fa ritorno alle proprie case. Ieri circa 4mila afghani sono
rimpatriati spontaneamente, probabilmente per festeggiare con i parenti la
festività dell'Eid. Oggi il numero di rimpatri è stato più
basso - solo 1.266 dall'Iran e più di 1.000 dal Pakistan attraverso la
frontiera di Chaman.
Tra gli afghani rimpatriati ieri, oltre 1.900 sono
rientrati attraverso il posto di frontiera di Dogharun tra la città di
Mashad, nell'Iran occidentale, e Herat, e altrettanti attraverso il posto di
frontiera di Chaman.
Più della metà degli afghani che rimpatriano
dall'Iran proviene dalla zona di Teheran, dove molti di loro hanno vissuto per
anni, e riferisce di voler tornare nelle provincie di Herat, Kandahar, Ghazni,
Zabul e Kabul. Oltre 30mila afghani sono rimpatriati spontaneamente dall'Iran
da quando, il 12 novembre, la città di Herat è caduta nelle mani
delle forze anti talebane.
Rifugiati ancora in fuga
Nel sud dell'Afghanistan, prosegue la fuga di persone
dalla regione di Spin Boldak nella provincia di Kandahar per cercare rifugio
nei campi dell'UNHCR in Pakistan. In media ogni giorno circa 300 persone
arrivano al posto di frontiera di Chaman, una cifra molto più bassa
rispetto alle circa 2mila delle scorse settimane.
I nuovi arrivati a Chaman dicono di essere fuggiti a
causa dell'aumento delle tensioni inter tribali e per il timore che
nell'instabile regione scoppi una guerra civile. Altri invece intendono
ricongiungersi con i famigliari che avevano lasciato l'Afghanistan in
precedenza. L'UNHCR si augura che le nuove autorità della regione ripristinino
al più presto l'ordine e la legalità in modo da poter riaprire
l'ufficio di Kandahar e assistere la popolazione sfollata nella regione e gli
afghani che vi faranno ritorno.
Prosegue la registrazione dei rifugiati nel centro di
permanenza temporanea di Killi Faizo, che attualmente ospita 4.500 afghani,
mentre sono oltre 18mila i rifugiati che alloggiano al campo UNHCR di Roghani.
Il vicino campo gestito dalla Mezzaluna Rossa degli Emirati Arabi Uniti ospita
2mila afghani.
Domani l'UNHCR ha in programma di aprire un nuovo
campo a Landi Karez, a 5 km da Roghani, ai piedi delle colline di Kohjak presso
Chaman.
Un grave incidente si è verificato ieri,
quando diversi camion dell'agenzia umanitaria Concern sono stati bloccati lungo
la strada tra Quetta e Chaman e un autista è rimasto ucciso nello
scontro a fuoco. Le autorità pakistane stanno indagando sull'incidente.
Dispiegato staff dell'UNHCR a Mazar-i-Sharif,
rafforzato il personale a Herat
Martedì operatori dell'UNHCR e di altre
agenzie delle Nazioni Unite hanno attraversato il Ponte dell'amicizia che
collega Uzbekistan e Afghanistan e hanno fatto ritorno a Mazar-i-Sharif, una
città devastata dai recenti combattimenti e saccheggi.
Il convoglio di martedì ha segnato il ritorno
delle Nazioni Unite nella principale città dell'Afghanistan
settentrionale, dopo un'assenza di tre mesi dovuta al ritiro del personale
internazionale dell'ONU dall'Afghanistan a seguito degli attacchi terroristici
negli USA dello scorso 11 settembre.
Nei prossimi giorni, l'UNHCR ha in programma di
trasferire circa 7mila tonnellate di aiuti da Termez a Hairaton, in
Afghanistan, la principale base logistica a nord di Mazar-i-Sharif. Con base a
Mazar, l'UNHCR intende inizialmente assistere circa 65mila persone nella
regione.
Non appena l'ufficio di Mazar, saccheggiato durante
le settimane successive al ritiro del personale internazionale, sarà
reso nuovamente operativo l'UNHCR conta di riaprire gli uffici a Kunduz e
Pul-i-Khumeri. Attualmente sono 4 gli operatori internazionali a Mazar e altri
verrano dispiegati nei prossimi giorni. La situazione nella città appare
calma, sebbene le condizioni di sicurezza siano ancora incerte.
L'UNHCR ha rafforzato la sua presenza a Herat dove
ora si trovano 3 operatori internazionali e 20 locali, e dove presto ne saranno
dispiegati altri. A Herat l'UNHCR collaborerà con l'Organizzazione
Internazionale per le Migrazioni (OIM-IOM) che coordina la distribuzione di
aiuti agli sfollati afghani che si trovano nell'accampamento di Maslakh.
Negli ultimi giorni, convogli dell'UNHCR - 25 camion
in totale - hanno raggiunto Herat sia dal Turkmenistan che dall'Iran. Altri
convogli dovrebbero arrivare dopo le celebrazioni dell'Eid.
A Kandahar, tre operatori locali dell'UNHCR hanno
scelto ieri di rientrare da Quetta, in Pakistan, per controllare la situazione
e per rivedere i loro familiari. Circa 20 tra operatori locali e internazionali
dell'ufficio UNHCR di Kandahar si trovano a ancora Quetta in attesa
dell'autorizzazione a riprendere le operazioni nella città, solo di recente
strappata al controllo dei talebani. <
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