Ai giuristi, magistrati, avvocati italiani

 

APPELLO per il RIFACIMENTO del PROCESSO contro LEYLA ZANA

e gli altri parlamentari turchi con lei incarcerati

 

 L'8 dicembre 1994 Leyla Zana, parlamentare turca di etnia kurda,  perse­guitata per aver auspicato in Parlamento la fratellanza tra il popolo kurdo ed il popolo turco, con affermazione proferita sia in turco che in kurdo, è stata condannata in Turchia a 15 anni di carcere da una sentenza notoria­mente iniqua (ed è tuttora in carcere).

 Il 17 luglio 2001, dopo sei anni e mezzo di carcere, la Corte europea dei diritti umani ha decretato l'iniquità di tale sentenza.

 

La sentenza della Corte europea è reperibile su internet all'indirizzo:

http://hudoc.echr.coe.int/hudoc/ViewRoot.asp?Item=33&Action=Html&X=916124233&Notice=0&Noticemode=&RelatedMode=1

 

L'irregolarità procedurale del processo rilevata dalla Corte europea è fla­grante (tra l'altro: l'imputazione decisiva, cioè la falsa accusa di apparte­nenza al PKK, è stata formulata solo all'udienza finale, precludendo quindi ogni possibilità di difesa; gli avvocati difensori hanno chiesto la compari­zione dei testi d'accusa, ma ciò è stato rifiutato, violando il diritti più ele­mentare della difesa: ascoltare i testi, i quali tra l'altro erano in parte noti criminali conniventi con gli apparati di polizia).

 

La Corte europea dei diritti umani è organo del Consiglio d'Europa, di cui la Turchia fa parte, e di cui ha firmato le convenzioni.

 

Il Consiglio d'Europa, nella sua espressione politica (non la Corte, ma il Comitato dei Ministri) può e deve obbligare la Turchia a RIFARE l'iniquo processo del 1994.

 

La sentenza della Corte europea del 17 luglio 2001 è un banco di prova ineludibile dell'autenticità della vantata democraticità dell'Europa.

A cominciare dal suo principale organo politico, il Parlamento europeo, sino ai Parlamenti e ai governi dei singoli paesi, l'Europa non può sottrarsi alla coerenza con i propri principi e le proprie stesse deliberazioni.

In modo particolare, questa circostanza, che mette in discussione la stessa natura di "stato di diritto" della Comunità europea (visti i progressi che l'ingresso della Turchia in Europa continua nonostante tutto ad effettuare), chiama ad un intervento esplicito e incisivo quei soggetti che sono i prota­gonisti dell'azione giuridica: i magistrati e gli avvocati (a partire dal loro associazionismo organizzato).

 

E' a loro quindi, oltre che ovviamente alla intera cittadinanza ed all'asso­ciazionismo democratico, che è indirizzato in particolare questo appello af­finché facciano sentire la  loro voce.

 

27 novembre 2001

 

P.S.: per maggiore documentazione, cfr.

 Sito Web "Freedom for Leyla Zana" :

http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/home.html


 

 

Firme al 14 dicembre 2001 :

 

Coordinamento Nazionale Giuristi Democratici

ASGI (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione)

 

Avv. Desi Bruno (Bo)

Avv. Fausto Giannelli (Mo)

Dott.. Simone Scagliarini (Mo)

Dott. Fabio Marcelli (Roma)

Prof. Ugo Giuseppe Rescigno ()

Avv. Arturo Salerni (Roma)

Avv. Carmine Malinconico (Na)

Avv. Elena Coccia (Na)

Avv. Angelo Cutolo (Na)

Avv. Roberto Lamacchia (To)

Avv. Raffaele Miraglia  (Bo)

Avv. Emilio Robotti ( Ge)

Avv. Riccardo Passeggi ( Ge )

Avv Roberto Carapelle ( To )

Avv. Vainer Burani ( RE)

Avv. Monica Ballardini ( Mi )

Avv. Teresa Lapis ( Ve )

Avv. Stanislao Rinaldi

(Redaz. Rivista "Dei delitti e delle  pene")   

Avv. Dario Rossi (Ge)

Avv. Silvia Pergola (Bo)

Avv. Fabio Taddei (Ge)

Avv. Federico Micali (Fi)

Avv. Stefano Bigliazzi (Ge)

Avv. Vena Fausto (Bo)

Avv. Massimo Pastore (To)

Avv. Marco Paggi

Avv.  Nazzarena Zorzella (Bo)

Avv. Lorenzo Trucco (To)

Avv. Gianfranco Schiavone (Trieste)