Sono trascorsi due anni dal rogo al Centro di permanenza temporanea per extracomunitari Serraino Vulpitta di Trapani, in cui a causa delle gravissime carenze strutturali e di sicurezza dei locali, oltre che del mancato rispetto delle più elementari norme antincendio morirono bruciati vivi sei giovani immigrati .
Per quelle morti
l’ex prefetto di Trapani è imputato di omicidio colposo plurimo e
lesioni nei confronti degli agenti di polizia rimasti feriti.
Nonostante ciò
il Vulpitta, due anni dopo, è ancora lì, dopo una lunga serie di
sequestri da parte dell’autorità giudiziaria, di riaperture
disposte dal Ministero degli interni , di costosissime ristrutturazioni , a testimonianza di una insensata e
ipocrita politica di lotta all’immigrazione clandestina.Sono stati
installati i sensori antincendio ed un nuovo campetto di calcio, a
dimostrazione dell’avvenuta “umanizzazione” del centro, ma
nessuna ristrutturazione potrà cancellare il peso insostenibili di quei
morti.
Ma non ci sono state
soltanto le vittime del Vulpitta. Ci sono tante altre vite spezzate:
duecentottanta tamil che persero la vita annegando nelle acque del
Mediterraneo, nella tragedia del Natale del 1996,le novanta vittime
dell’affondamento dalle Rades Kater
nel marzo del 1997, dopo lo speronamento da parte della vedetta Sibilla
della Marina Militare. E ancora giovani maghrebini , annegati davanti alle
coste delle nostre isole ( fino alle tre ultime vittime di Marettimo lo scorso
mese). E ancora tanti altri, le decine di kurdi, morti dopo lo sbarco ed abbandonati ai bordi delle strade,
soffocati nelle stive delle navi, o asfissiati nei container.
Noi non possiamo ne
vogliamo dimenticare questi morti.
Per questo
continuiamo a manifestare per la chiusura del Vulpitta e di tutti gli altri
centri di detenzione dove gli immigrati vengono rinchiusi con l’unica
colpa di non avere un permesso di soggiorno. La gestione di questi centri
rimane sostanzialmente rimessa alla discrezionalità
dell’autorità amministrativa e la cogestione da parte della Croce
Rossa e della Caritas non impedisce frequenti violazioni dei diritti
fondamentali degli immigrati.
In questi centri avvengono continuamente episodi di autolesionismo, tentativi di suicidio, violenze tra gli internati, tentativi di fuga. A differenza delle carceri non vi sono regole certe né vengono date informazioni agli immigrati sui loro diritti e doveri, con forti limitazioni nell’esercizio del diritto di difesa e spesso con la sostanziale negazione del diritto di chiedere asilo. Adesso con il Disegno di legge Bossi- Fini il regime delle espulsioni sarà sottrato al controllo del magistrato e la durata dell’internamento nei CPT, nei quali saranno trattenuti anche i richiedenti asilo, raddoppierà fino a sessanta giorni. Occorre battersi per i diritti fondamentali dei migranti, la loro limitazione prelude inevitabilmente ad un restringimento delle libertà democratiche di tutti noi.
In collegamento
con le manifestazioni in memoria dei Tamil, annegati nella strage del Natale
1996, manifesteremo ancora una volta a Trapani, il 29 dicembre, secondo
anniversario della strage del Vulpitta, per ricordare le vittime di tutte le
stragi dell’immigrazione.
L’appuntamento
per tutti coloro che intendono partecipare è per il 29 dicembre 2001, ore 16, Piazza Vittorio Emanuele a
Trapani.