A PROPOSITO DI:

Modifica alla Normativa in materia di Immigrazione e di Asilo

(DISEGNO LEGGE N° 795 – 2.11.2001)

 

 

 

Il commento sul nuovo testo che disciplina l’immigrazione in Italia conferma il peggioramento oggettivo della normativa, riducendo l’immigrazione a questione di forza lavoro e di ordine pubblico.

Né si viene a tener adeguato conto dei diritti derivanti dalla cittadinanza acquisita di fatto da parte dei Rom ex Jugoslavi giunti in Italia a partire dagli anni ’70 come immigrati o dal 90/92 come sfollati o profughi dalla Bosnia e dal 98 come profughi dal Kosovo o rifugiati dalla Romania.

 

La difficoltà di prestazioni lavorative “qualificate” viene di fatto a precludere le possibilità del permesso di soggiorno ad un numero sempre maggiore di adulti Rom nonché per i giovani che si affacciano alla maggiore età per cui è incombente il rischio di clandestinizzazione sempre più diffusa e con nessuna via d’uscita.

 

Le possibili espulsioni conseguenti al severo controllo previsto dalla nuova disciplina sull’immigrazione getterebbero nell’insicurezza e nella disperazione intere famiglie Rom già legate al nostro Paese, ormai senza alcun effettivo legame con il Paese di provenienza che, nonostante il passaporto di copertura giuridica , non è di fatto disponibile al loro rientro.

Senza contare poi il contenzioso che verrebbe ad innestarsi per la non osservanza del dispositivo d’espulsione che rigetterebbe nelle esperienze dei Centri di permanenza temporanea e successivamente quelle delle carceri coloro che non accettano di essere espulsi: di fatto verrebbe pesantemente negato il diritto all’esistenza legale di coloro che sono colpiti dai menzionati provvedimenti, incombente l’emergenza della clandestinità di tutti coloro che vivono e che si trovano per lavoro in Italia, anche i Rom stranieri, nella misura in cui non possano lavorare o perdano il lavoro.

 

Anche a fronte della paventata “brutta” legge sull’immigrazione non ha ragione di esistere una legge “quadro” specifica sulla popolazione Rom (né dei Rom italiani che quelli di nazionalità straniera) che la situerebbe in un “ghetto” discriminante dove la “tutela” della diversità evidenzierebbe ulteriormente i Rom dai cittadini locali con la pienezza dei diritti.

  

Meglio pertanto per i Rom la facilitazione ai diritti sociali fondamentali (istruzione, casa, lavoro, salute) mediante strumenti e disposizioni amministrative, da mettere in atto con il raccordo tra le politiche nazionali e quelle locali, dalla Regione alla Circoscrizione, in Sedi centrali, regionali, locali attraverso programmi e raccomandazioni concertate.

 

 

 

Torino, 1.12.2001                                                                                  Secondo Massano