AUDIZIONE COMMISSIONE “AFFARI COSTITUZIONALI” DEL SENATO – 05.12.2001

 

Intervento di Padre Francesco De Luccia, Presidente Associazione “Centro Astalli per l’Assistenza agli Immigrati” – Sevizio dei Gesuiti per i Rifugiati – Via degli Astalli, 14/a Roma – 06/678.12.46 astalli@jesref.org

 

 

 

L’organizzazione per la quale lavoro è diretta emanazione dei Padri Gesuiti e da oltre 20 anni opera per richiedenti asilo, rifugiati,  immigrati e sfollati all’interno dei propri Stati. Siamo presenti in circa 50 Paesi servendo, accompagnando e difendendo i diritti di queste persone che, come è unanimente riconosciuto, sono tra le più sventurate della nostra epoca. L’essere sradicato dal proprio contesto culturale, dalla propria famiglia, dal proprio lavoro, a causa di guerre o violenze o persecuzioni o minacce per la propria sicurezza o povertà o calamità naturali è una decisione dolorosa per chi la prende perché la vita è a rischio tanto nel viaggio quanto nel tentativo di inserimento nei ricchi Paesi occidentali.

 

Il ddl del governo sulle norme relative alla disciplina dell’immigrazione e dell’asilo politico esprime visioni e valutazioni e prospetta soluzioni la cui conciliazione con l’insegnamento della Chiesa, e in particolare con il magistero del Papa Giovanni Paolo II, è pressocché impossibile.

La Chiesa sostiene un approccio alla problematica dell’immigrazione e dell’asilo politico e, in verità ad ogni ambito della vita sociale, incentrato sulla persona come portatrice di valore unico ed irrepetibile ed espressione della volontà creatrice di Dio. Ogni persona, dal concepimento all’ultimo respiro, è titolare di alcuni diritti fondamentali ed inalienabili quali la possibilità di vivere in sicurezza, di avere il cibo necessario, un tetto, le cure mediche, l’istruzione. Il diritto dell’individuo che non può vedere assicurati tali beni essenziali nel luogo dove si trova a cercarli altrove è per la Chiesa sacrosanto. E chi direttamente o indirettamente ostacola tale ricerca non può dirsi cristiano. A tali diritti corrispondono evidentemente dei doveri, quali quello di contribuire al benessere della collettività con il proprio lavoro e di rispettarne le leggi. La sanità di una collettività si basa sull’equilibrio tra diritti e doveri.

Resta dunque decisivo per la Chiesa che la persona ha una dignità in sé. La dignità infatti non è data dal permesso di soggiorno o dal contratto di soggiorno. Il rispetto non è dovuto soltanto ai cittadini dello stato ma a tutte le persone che vi si trovano. Chi, senza colpa, è nato in situazioni di estrema precarietà oppure ha subito soprusi, non può continuare a vedersi negati i propri diritti fondamentali da chi, senza merito, è nato in situazioni protette e di benessere.

 

Il ddl in esame ha chiaramente un approccio negativo verso gli immigrati e i rifugiati. Non vi si ritrova infatti alcuna espressione che sottolinei la loro dignità né l’apporto che danno allo sviluppo dell’Italia. Le preoccupazioni che hanno guidato la penna dell’estensore riguardano soltanto la sicurezza e il benessere degli italiani, con una visione tra l’altro miope perché tutti sanno che senza il lavoro degli immigrati la crescita di questo paese sarebbe seriamente a rischio. Per gli stranieri il ddl rende più complicato il già non semplice percorso ad ostacoli per poter vedere rispettati i diritti umani minimi.

 

Duole dover riconoscere che il presente ddl misura tutta la distanza che c’è tra la concenzione cristiana della persona e quella che non esito a definire mercantile in esso contenuta. Nel ddl infatti lo straniero immigrato è tollerato per il tempo in cui lavora al servizio degli italiani. Quando non avrà più il contratto di lavoro può tornare da dove era venuto. Se per caso era venuto da un paese dove c’è guerra o fame, tanto peggio per lui. Se poi chiede asilo, ecco l’esempio di una richiesta strumentale per la quale è giusto trattenerlo in appositi centri e accellerare le procedure per l’espulsione, senza reale possibilità di ricorrere ad un’autorità terza.

 

Sorprende che nella relazione illustrativa non venga citato nessun dato e nessuna fonte a sostegno delle affermazioni ivi contenute. L’unico dato citato è la presunzione di popolazione al 2015. Ma, ad esempio, non è dato di sapere in base a quali ricerche statistiche si giunge alla conclusione che l’istituto dello ‘sponsor’ non ha raggiunto il suo obiettivo. Né si comprende in base a quali raccolte di opinioni l’estensore determini che l’esigenza di cambiare profondamente la legislazione esistente sia “unanimemente avvertita”.

 

Vorrei concludere questa breve nota richiamando l’attenzione sul fatto che i due articoli riguardanti l’istituto dell’asilo politico, vanno ben oltre la finalità che il ddl si è dato, ossia impedire le domande strumentali di asilo da parte di chi è già soggetto ad espulsione. Viene infatti completamente stravolta la procedura attuale senza dare sufficienti garanzie che in Italia sia applicato tale diritto. Sarebbero ben pochi coloro la cui domanda di asilo potrebbe essere esaminata secondo la procedura ordinaria, perché secondo il ddl, le cinque categorie di richiedenti che possono essere trattenuti ed avviati alla procedura accellerata in quanto sospettati di porre una domanda strumentale raccolgono la quasi totalità dei richiedenti asilo. Così si ripropone quella schizofrenia culturale, già molto diffusa ad opera dei mass-media, secondo la quale i rifugiati vanno aiutati finché restano nei campi profughi a morire di inedia. Quando tentano di arrivare in Italia sono da considerare una minaccia alla nostra sicurezza e al nostro benessere.

 

Francesco De Luccia