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Buone
idee per migliorare il mondo di Donne e Uomini competenti
Mettete
fuori Almeno dal punto di vista economico, questa guerra non si vince con i successi militari. Solo se il consumatore e l'investitore americani si riprendono presto dalla paura e tornano ai loro normali livelli di spesa si può evitare una recessione mondiale. Nel 1942, lo scrittore inglese Evelyn Waugh scrisse un libro intitolato Mettete fuori più bandiere e dite di aver vinto; se invece si creano troppe aspettative di una clamorosa vittoria sul campo, che dovesse poi mancare, la delusione affonderebbe del tutto l'economia. Probabilmente l'economia era il vero obiettivo dell'attacco e solo così si porranno le premesse per vincere davvero la battaglia economica. (economista) È
l'ora dei Prezzo
fisso Occorre un
grande
accordo di lungo periodo che fissi il prezzo del petrolio - con
qualche
meccanismo di flessibilità e di revisione periodica - a un
livello
giudicato equo da produttori e consumatori. Sarebbe un embrione di
programmazione
mondiale nel rispetto del mercato e un patto essenziale tra il
Nord e
il Sud del mondo. A questo prezzo, ogni Paese potrà
acquistare
una quantità predeterminata, compatibile con gli accordi di
Kyoto
sull'inquinamento. Se la quantità domandata è
più
bassa, il petrolio viene "stoccato" da
un'autorità mondiale;
se è più alta, la contrattazione è libera.
Una parte
del prezzo viene pagata a un fondo per lo sviluppo delle energie
alternative
di cui sono soci tutti i Paesi produttori di petrolio. Meno
carità per "I magazzini vicini a New York sono così traboccanti di barre di cereali, spazzolini da denti, bavaglioli e altri doni inutilizzabili che i responsabili hanno gridato: "È abbastanza!". Così come per i soldi, visto che il totale raccolto per le vittime dei terroristi in 20 giorni - quasi 600 milioni di dollari - è sei volte quello che ha raccolto la Croce rossa americana dopo l'uragano Andrew... Ma dove vanno tutti questi soldi? Per lo più da nessuna parte... I gruppi filantropici sono abituati ai disastri naturali che sfasciano le case dei poveri, questo è un caso in cui un sacco di gente ricca è stata cacciata dai propri uffici... Un timore crescente è che le altre campagne non legate al terrorismo prenderanno molto meno". (29 settembre) Guerra
no (lo dico "I terroristi come bin Laden non sono degli stupidi. Se usano la mia arma, è perché è la più semplice da usare e la migliore in termini di efficacia e sicurezza", ha detto l'ottantadueenne Michail Kalashnikov, il generale dell'Armata rossa che nel 1947 inventò il micidiale mitra AK 47. Colui che ha ricevuto questa confessione è Alexei Kudriasciov, segretario personale di Kalashnikov e massimo esperto della compagnia del ministero degli Esteri russo che produce tre quarti delle armi destinate all'export. "Io e Michail la pensiamo allo stesso modo. Non è necessario iniziare una nuova guerra. Bisogna solo punire i terroristi. Anche se, a ben vedere, le guerre sono una boccata d'ossigeno per tutte le industrie belliche, anche quella di Michail". Quella di Michail si chiama Izhmash, si trova nel cuore della Repubblica di Udmurtia. Sono lontani i tempi in cui uno degli ingegneri capi della Izhmash disse a chi scrive: "Un giorno, anziché armi, la nostra fabbrica produrrà solo giocattoli per bambini". Architetti,
resistete "In architettura non deve cambiare niente. Ci saranno precauzioni, controlli contro la minaccia del terrorismo. Questo è nella natura delle cose, siamo in emergenza, ma l'architettura non può essere basata sulle emergenze. I grattacieli sono fatti per durare centinaia di anni, non si possono cambiare perché c'è il terrorismo. Non esiste un'architettura più sicura di un'altra. La "città orizzontale", che qualcuno propone, disperde gli abitanti su una grande superficie, che è più difficile da controllare. Del resto, 30 anni fa sono stato in Sudamerica e mi sono impressionato vedendo le banche controllate da uomini armati. Oggi succede anche da noi e non ci facciamo più caso. Per quanto riguarda l'area dove c'erano le Torri gemelle, è un'area privata che costa un occhio e bisogna vedere se ci saranno risarcimenti alla proprietà. Mi sembra bella l'idea del sindaco Giuliani, di lasciare in piedi un relitto come monumento, come si è fatto con un pezzo del muro di Berlino. Un'altra idea che mi è piaciuta è di creare due sagome di luce che riproducano le torri, così di notte sembrerà che ci siano ancora: un'immagine virtuale tridimensionale, oggi la tecnologia lo permette. Non ricostruirei le Torri così com'erano, ma solo perché erano brutte". (urbanista) Usciamo
Difficile a
dirsi,
ma forse di questi tempi dovremmo uscire per strada e guardarci
attorno.
Come sempre facciamo, ma con un'attenzione diversa, dovremmo
camminare
tra i vicoli stretti del centro dove le boutique macrobiotiche e
gli internet
cafè si alternano ai centri di telefonia intercontinentali;
attraversare
le piazze rinascimentali punteggiate dai McDonald's e invase dalle
ondate
cicliche del commercio ambulante; entrare negli isolati
ottocenteschi
e osservare i seminterrati del lavoro nero compressi al di sotto
degli
uffici professionali; salire le torri squadrate della periferia
residenziale
contaminate da laboratori artigianali e spazi di culto; osservare
dal
finestrino gli accampamenti nomadi tra gli svincoli delle
tangenziali.
La nostra, quella europea, è una città imperfetta,
spesso
mediocre, quasi sempre disorganizzata. Una città meticcia:
complicata
dall'accumulo di troppi edifici e cose che si sovrappongono senza
alcun
ordine; confusa dalle tracce di abitanti troppo diversi che
frequentano
gli stessi spazi senza rinunciare al loro codice d'uso. Sporca per
le
reticenze di un'autorità pubblica incapace di prendersene
cura.
Squilibrata per come riflette nel suo corpo le differenze di ceto,
di
etnia, di religione. Beviamo,
fumiamo "I baristi dicono che la gente sta fumando e bevendo di più, anche se questo significa accalcarsi fuori. Indulgono anche nel cosiddetto sesso del terrore o dell'apocalisse: sesso appassionato con gli estranei, a causa del trauma. Il disastro, pare, ha fatto apprezzare persino ai logorati newyorkesi il valore della compagnia umana. Molti si imbarcano in nuove relazioni o fanno "un passo in più" in quelle che già hanno. Il senso della morte arriva quasi a sembrare un grande afrodisiaco". (30 settembre) Bombardiamo "Bisognerebbe bombardare i talebani di film con Julia Roberts e Rita Hayworth. Credo che questa alleanza con Hollywood sia necessaria per far impazzire i talebani. Non vorrebbero mai una vita come quella descritta dai film, ma impazzirebbero e a quel punto il loro regime sarebbe allo sbando. Così in Afghanistan si potrebbe inastaurare un governo laico. A quel punto già che ci siamo si potrebbe approfittare per chiudere la sede della Cia a Langley: l'attentato alle Twin Towers ha dimostrato che non serve poi a molto". (scrittore) Ricominciamo
Mi auguro che
lo smarrimento
universale dopo l'attacco sanguinoso ai simboli americani trovi
sbocco
in un esame di coscienza da parte dell'Occidente. Poiché
non c'è
da ingannarsi: l'umiliazione brutale dell'America è il
prodotto
non solo del terrorismo, ma anche di una lunga storia di
umiliazioni subite
dai popoli arabi dal declino dell'impero ottomano in poi. Prima
gli inglesi,
francesi e italiani si sono divisi i territori arabi fra di loro,
e poi
gli americani hanno esercitato il loro dominio economico. Noi oggi
siamo
i posteri dei nostri antenati; ci troviamo fra l'altro di fronte
all'eco
lontana dei crimini commessi dai nostri nonni e bisnonni. Ma noi
siamo
anche gli antenati delle generazioni future. Come evitare un'altra
esplosione
di odio e disperazione fra 30-50 anni? Fra le tante minacce che
pendono
sui poveri del mondo ce n'è una particolarmente insidiosa:
il cambiamento
climatico. È l'Occidente che per la maggior parte sta
producendo
i gas serra che semineranno alluvioni, siccità e malattie
nelle
aree più vulnerabili dei Paesi del Sud. Colpirà
quindi un
nuovo colonialismo, quello teletrasportato attraverso la chimica
dell'atmosfera.
La soluzione pratica? Ratificare e andare oltre il protocollo di
Kyoto.
E cominciare seriamente la decarbonizzazione dei nostri sistemi
energetici.
Tale riconversione ecologica sarà indispensabile per
garantire
il diritto di sicurezza e sopravvivenza a tutti i cittadini del
mondo.
Senza l'ambientalismo dei ricchi oggi la risposta dei poveri
domani, non
sapiamo come, ma ci sarà. Mandato
Premesso che l'idea migliore di tutte sarebbe intervenire non soltanto sul versante della repressione, ma anche su quello delle radici sociali, politiche ed economiche di certi fenomeni, sul piano del contrasto tecnico una buona idea sarebbe ratificare le convenzioni internazionali dopo averle firmate. Invece, la Convenzione Onu del dicembre 2000 sulla lotta al crimine transnazionale e la Convenzione europea di assistenza giudiziaria del maggio 2000 sono ancora lì: con pochissime ratifiche e perciò senza nessuna operatività concreta. Segno che impegnarsi con i proclami è facile, ma i fatti sono un'altra cosa. Una buona idea sarebbe anche il mandato di arresto europeo. Oggi succede che nessun Paese estrada o persegue il proprio cittadino, anche se accusato o giudicato responsabile di gravi reati da un'autorità straniera. Così, più o meno consapevolmente, ciascuno Stato finisce per cercare la propria tranquillità sperando che il terrorismo resti confinato in casa d'altri, non intervenendo più di tanto in casa propria. Il mandato di arresto europeo segnerebbe la fine di questo "gioco del cerino", un po' miope e molto poco responsabile quanto agli interessi sovranazionali. (rappresentante italiano di Eurojust) Aboliamo Abolire il paradiso. Quello islamico, che promette 100 vergini a chi muore per Allah, e quello fiscale, che permette al denaro sporco di circolare per il mondo ridiventando vergine. Occidente e Islam in questo sono uniti: hanno un paradiso molto fisico, molto materiale. (magistrato a Milano) Immigrati,
venite L'immigrazione trova oggi ostilità in due diversi schieramenti: quello che vuole applicare misure protezionistiche in difesa della manodopera nazionale e quello preoccupato per il rischio di un aumento del tasso di criminalità nella nostra società. Al primo bisognerebbe far osservare che il beneficio prodotto dall'abbattimento delle barriere protezionistiche è tale, per il mercato che lo pratica, da compensare largamente il danno che ne viene alla categoria che si voleva proteggere. Vale per la vendita di auto; vale anche per la vendita di lavoro. Al secondo si dovrebbe venire incontro impedendo che il malvivente straniero possa mimetizzarsi in una vasta popolazione di clandestini del tutto inoffensivi. Si dovrebbe perciò evitare che chi voglia migrare per lavoro in un Paese come il nostro sia costretto a farlo per vie illegali. Ma un soggiorno illegale sarà obbligato se pretenderemo - come si cerca di fare in Europa - che il lavoratore straniero che chiede un visto di ingresso abbia stipulato preventivamente un contratto di lavoro: un rapporto di lavoro può sorgere infatti solo da un incontro diretto, sul posto, tra datore di lavoro e lavoratore. Bisogna quindi consentire un soggiorno legale finalizzato alla semplice ricerca di un'occupazione. La soluzione più semplice consiste nel permettere a chi viene nel nostro Paese - poniamo - con un visto di ingresso per un soggiorno di breve durata (turismo, per esempio) di ottenere, nel momento in cui trova una possibilità di lavoro, un permesso di soggiorno per lavoro senza dover fare ritorno in patria. È la liberalizzazione dell'immigrazione? Ci va molto vicina, ma consente agli Stati di mantenere il controllo di chi entra e chi esce, perché lo stesso straniero ha interesse a che tutto avvenga alla luce del sole. (esperto di immigrazione Caritas) Vi
presento Per la prima volta nella storia, vivono stabilmente in Europa circa quindici milioni di musulmani, in alcuni Paesi ormai alla seconda e alla terza generazione. Tutti i gradi di fedeltà alle origini sono rappresentati, ma la maggior parte di questi nuovi cittadini europei, a differenza delle prime ondate di immigrati, è accomunata dal desiderio di sentirsi a casa nei vari Stati, cittadini inglesi, francesi, italiani, di confessione musulmana. Certo, di fronte al miliardo e passa di musulmani nel mondo, rappresentano una minoranza, destinata però a crescere nel numero e nel peso politico e culturale. In Francia e in Inghilterra sono nate negli ultimi quindici anni decine di associazioni di studenti che lavorano ad adattare i principi originari dell'Islam al contesto europeo e che lottano per la cittadinanza e la partecipazione politica, rivendicando un'autonomia finanziaria e politica dai Paesi d'origine i quali invece attraverso moschee e ambasciate esercitano su di loro un controllo fortissimo. Cominciamo a considerarli dei mediatori naturali tra i loro Paesi d'origine e i Paesi occidentali dove vivono, studiano, lavorano, si sposano, fanno figli e presto o tardi, come tutti gli immigrati, dovranno ottenere il diritto di votare, se l'Europa non vuole covare un pentolone ribollente di giusti rancori. L'Islam non è immobile, è attraversato da un movimento riformista di rilettura dei testi, di discussione sull'ijtihad, il principio dell'interpretazione, ma i musulmani non sono dei bravi comunicatori. Alcuni leader moderati vivono nei Paesi islamici, altri in Europa come l'egiziano-ginevrino Tariq Ramadan, il tunisino in esilio Rachid Gannouchi, l'irakeno Yousif Al Khoi. È interesse comune che si facciano conoscere, spieghino come si evolve la loro religione, come si può conciliare con i nostri sistemi giuridici e con i nostri modi di vivere. Puntare su di loro, invece che su odiose dittature o frange estremiste che sfuggono di mano, sarebbe una vera novità. (giornalista) Proviamo
Quando
giravamo Il
tè nel deserto nel Sahara algerino visitammo un piccolo
oratorio
tra le dune. Ricordo che nell'acquasantiera non c'era acqua, ma
sabbia.
Era l'innamoramento del cristianesimo per l'Islam, era l'Islam che
si
offriva al cristianesimo sotto forma di sabbia. Ecco, dopo l'11
settembre,
il mio sentimento più forte è la fantasia
sull'innamoramento
tra culture che si attraggono, invece che respingersi. Un tema che
mi
ha sempre affascinato. Questa fantasia diventa più forte,
quando
sento parlare di supremazia e di scontro tra civiltà. Lo sa
Berlusconi
che il cinema migliore degli ultimi anni viene dall'Iran? Penso a
registi
come Kiarostami, a Payami, a Ghobadi, Makhmalbaf e a sua figlia
Samina. Imparare
Come sono
cambiate
le nostre abitudini dopo gli attentati dell'11 settembre,
così
cambierà la televisione, cioè non succederà
assolutamente
niente. O meglio, cambierà la programmazione televisiva in
favore
dell'approfondimento e a svantaggio dell'intrattenimento che in
periodo
di crisi economica e di minori investimenti pubblicitari significa
una
benedizione, ma non cambierà, temo, la sostanza. Più
di tutto, Antohony Lane, critico cinematografico del New Yorker, annota: "L'immaginario americano della catastrofe era, fino all'11 settembre, legato ai film di Hollywood (mentre in Europa la distruzione di una metropoli è in grado di far rivivere delle realtà, che vanno dalla Seconda guerra mondiale agli attentati dell'Ira). Delle scene del disastro, commenta: "L'11 settembre migliaia di persone sono morte, e sono morte davverro; ma migliaia sono morte insieme, e quindi qualcosa viveva. Le scene più importanti, e disturbanti, che emergono da quelle ore non sono quelle delle torri che crollano o del vuoto che le sostituisce. Sono le fotografie delle persone che si buttano dalle finestre e, in particolare, di due persone che saltano insieme. È impossibile, nella macchia che formano, stabilire la loro età o il loro sesso. Ma non ha importanza, perché una cosa si vede con chiarezza: i due cadono tenendosi per mano. Ora pensate alla poesia di Philip Larkin sulle figure di pietra scolpite su una tomba inglese e a quel "sharp tender shock" alla vista che si tengono per mano. Il verso finale di quella poesia è diventato celebre e martedì scorso - in innumerevoli maniere, nelle telefonate finali, nelle mani unite di quella coppia, in circostanze che Hollywood non potrebbe nemmeno pensare di riprodurre - quel verso si è dimostrato di nuovo vero e, così facendo, con calma ha conquistato il terreno del disgusto e della rabbia in cui il crimine è stato concepito: "What will survive of us is love". (critico cinematografico) Amore
L'11 settembre
2001
è stata una sveglia per il mondo intero. Il mondo è
cambiato
irrevocabilmente. Sappiamo che non è né etico
né
giusto per i Paesi ricchi isolarsi dalla povertà, dalla
sofferenza
o dalle lagnanze della gente degli altri Paesi. Adesso sappiamo
che un
mondo dove la tecnologia e l'informazione rendono facile per
chiunque
pianificare ed eseguire carneficina su scala gigantesca non
è sicuro.
La parte inferiore del mondo langue nell'oscurità
dell'ignoranza
e dell'incapacità. L'11 settembre i terroristi ci hanno
dato solo
un terribile esempio di una minaccia che continuerà a
crescere
se noi non costruiamo un mondo nuovo. La fine del terrorismo non
arriverà
però attraverso attacchi militari né facendo piovere
missili
su un piccolo territorio o su molti territori. L'America deve
innanzitutto
raccogliere tutto il mondo per eliminare il terrorismo in modo
sostenibile,
non solo fargli nascondere la sua orribile testa per qualche
tempo. Il
modo migliore per fare questo, per il presidente Bush, è
richiedere
al segretario generale dell'Onu di convocare un summit mondiale
per determinare
i modi e i mezzi per farla finita con il terrorismo il prima
possibile.
Ci vorranno gli sforzi di molte nazioni per punire i protettori
degli
atroci atti dell'11 settembre e per identificare le cause
più profonde
del terrorismo e agire contro di loro collettivamente. Quindi
dobbiamo
continuare a costruire un mondo che sia completamente libero
dall'odio
e dalla rabbia che causa il terrorismo. In questo nuovo mondo
dovremo
prendere molto seriamente le sensibilità nazionali,
religiose,
etniche, culturali e storiche. Questo mondo dovrà essere
basato
su profonda comprensione, empatia e cooperazione. Dovrà
essere
un mondo in cui l'obiettivo sia la dignità per tutti, la
compassione
per tutti, con un principio della società globale che sia:
più
sei debole, più attenzioni hai. Usa,
non lasciate "Io
ritengo ci
si debba concentrare sul futuro dell'Afghanistan, e non voltargli
le spalle
allontanandoci, se il regime dei taliban si disintegrerà.
Gli Stati
Uniti voltarono le spalle all'Afghanistan quando i sovietici si
ritirarono,
lasciando un vuoto. Abbiamo una sorta di tendenza a voltare le
spalle
e allontanarci prima di aver concluso il lavoro. È successo
in
Iraq e sta succedendo in Afghanistan. Ma abbiamo insistito sul
fatto che,
per esempio, nessuno si allontanasse dai Balcani prima di
concludere il
lavoro che doveva essere fatto. In questo caso, dunque, penso che
non
dovremo scegliere il governo dell'Afghanistan, ma dobbiamo
appoggiare
le forze che guardano al futuro... Nel tentativo di creare questa
coalizione
che dovrà appoggiare la guerra contro il terrorismo, sembra
che
gli Stati Uniti stiano facendo un voltafaccia con una serie di
paesi.
Verso il Pakistan sembra stiamo chiudendo un occhio sulla
questione del
loro programma nucleare. O le repubbliche dell'Asia centrale -
alcuni
sono Paesi con una spaventosa situazione per quanto riguarda i
diritti,
e ora diciamo "lavoriamo con voi". L'Iran, la Siria...
È
possibile che gli Stati Uniti stiano lasciando da parte un po' di
principi
nel tentativo di mettere la guerra al terrorismo davanti a tutto?
Questo
mi preoccupa, perché penso che poi ci si possa trovare in
alleanze
o amicizie con popoli o paesi ambigui di cui ci pentiremo".
Basta
con i "parlamenti apparenti" La soluzione per superare l'attuale crisi della democrazia? "Non creare dei parlamenti "apparenti" per il mondo nel suo insieme. La soluzione si deve trovare in un sistema di controlli incrociati, secondo procedure trasparenti che diano alle persone la possibilità di esprimere il loro punto di vista in modo chiaro". (filosofo) Il
Nobel a Bush "Un gruppo di accademici norvegesi ha suggerito la candidatura di George W. Bush al premio Nobel per la pace, ma solo se "eviterà la guerra in risposta agli attentati dell'11 settembre". Chiedono che Bush "tratti il problema del terrorismo senza causare la morte di innocenti"". (26 settembre )
Mark Springer, ingegnere areonautico, sostiene che la tecnologia già esistente (la stessa utilizzata per far volare i jumbo in pilota automatico) potrebbe permettere alle torri di controllo di neutralizzare qualsiasi aereo dirottato, costringendolo ad atterrare dove e come vogliono. In altre parole se un aereo di linea improvvisamente cambia rotta, gli operatori della torre di controllo più vicina potrebbero "congelare la cabina di comando in mano a terroristi e costringere l'aereo a riprendere la rotta fino a destinazione". Secondo Springer sarebbero necessarie modifiche modeste agli aerei ma molto più personale per controllare le rotte degli aerei almeno in prossimità delle città. Torna in mente il presidente Ronald Reagan, che nel 1980 licenziò in blocco circa 18 mila controllori di volo. Voliamo
con Michael O'Leary, presidente di Ryanair, compagnia low cost, ha proposto la sua ricetta per superare la crisi: "Bisogna adottare misure per tagliare i costi delle compagnie aeree così come le tasse aeroportuali. I governi dell'Unione europea devono resistere alle richieste di aiuti di Stato che semplicemente aumentano l'inefficienza. Noi ci impegnamo a mantenere intatto il nostro orario, senza cancellare voli o licenziare personale". La Ryanair ha deciso di mettere in vendita un milione di posti sui suoi aerei a 9,99 sterline (31 mila lire). Sanità
pubblica In caso di
attacco
chimico o batteriologico, risulta chiaro a tutti che oggi le
strutture
ospedaliere Usa non sarebbero in grado di farvi fronte. Un quarto
di secolo
di privatizzazioni, tagli del personale, riduzione dei costi in
ottica
solo di profitti, ha fatto degli ospedali delle strutture
indipendenti
e non comunicanti. Sarebbe invece utilissimo un coordinamento
sanitario
nazionale moderno ed efficente. Solo un simile ente (pubblico,
statale)
sarebbe in grado di monitorare, analizzare e mettere a
disposizione strutture
e personale in caso di un'emergenza sanitaria. Un ritorno alla
gestione
pubblica della sanità pare la scelta più sensata.
Negli
Usa più Stato, "È
necessario
un forte programma governativo di stimolo - e di motivazioni - per
le
aziende e per i consumi delle famiglie. Se siamo davvero in
guerra, il
governo deve stimolare un senso di fiducia e di equità
sociale.
Il patriottismo non potrà essere un collante se
continuerà
l'etica del "chi vince piglia tutto". Il salvataggio
delle compagnie
aeree con 15 miliardi di dollari del governo non è stato un
buon
inizio, perché Washington non ha chiesto alle compagnie
nulla in
cambio. Quando, vent'anni fa, il governo salvò la Chrysler,
il
suo amministratore delegato Lee Jacocca lavorò per un anno
alla
paga simbolica di un dollaro; i sindacati ebbero un posto nel
consiglio
di amministrazione e il governo tramutò in azioni il denaro
che
aveva versato (azioni che poi vennero restituite). Questa volta
nemmeno
il Partito democratico chiede cose minime, e cioè che le
compagnie
non considerino i contratti sindacali carta straccia (le compagnie
aeree
americane hanno finora licenziato centomila dipendenti, ndr).
Anche lo
stanziamento straordinario di 40 miliardi di dollari ci sembra un
balbettio.
Il governo dovrebbe invece destinare agli stati una cifra tra i 40
e i
60 miliardi di dollari per lo sviluppo di istruzione, trasporto,
alimentazione,
case popolari e salute. Piuttosto che destinare il budget al
Pentagono,
il Congresso dovrebbe approvare programmi sociali, e prima di
tutti, dovrebbe
portare a 36 settimane l'assegno di disoccupazione di 300 dollari
la settimana.
In generale pensiamo che il governo dovrebbe impegnarsi in un
programma
sociale per mille miliardi di dollari e permettere alle famiglie
la dilazione
dei loro debiti. Gli impegni sono pari alla sfida che è
stata portata
e i cittadini dovrebbero svegliare i politici di Washington dallo
stupore
che soffoca la loro immaginazione. Mai
più Il sindaco di
New
York ha vietato, nell'emergenza attuale, l'ingresso in
città alle
automobili con una sola persona a bordo. Molte persone pensano che
la
regola dovrebbe essere rispettata anche in tempi normali. Il
progetto
si chiama "car sharing" e porta notevoli benefici allo
snellimento
del traffico e alla diminuzione dell'inquinamento urbano. |
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