T R E V I S O

 

 

 

Lettera aperta ai dirigenti della Cisl Trevigiana

(componenti dei Consigli di categoria)

 

 

Cari consiglieri,

 

la Cisl Trevigiana, unitamente a Cgil e Uil ed al Coordinamento “Fratelli d’Italia”, ha promosso una manifestazione provinciale per sabato 22 dicembre pomeriggio sul tema: “Immigrazione: non c’è un’alternativa civile all’integrazione!” (vedi volantino). Nell’invitarVi ad aderire ed a promuovere l’adesione tra i lavoratori, riteniamo opportuno fornirVi alcune riflessione che stanno alla base del nostro impegno. L’obiettivo è di stimolare un confronto di merito, libero e schietto, com’è nella nostra tradizione, capace di essere innovativo nelle idee e nelle proposte.

 

L’immigrazione è un tema che spacca l’opinione pubblica: una metà la percepisce  come un’opportunità per lo sviluppo economico e per lo scambio culturale; l’altra metà invece la percepisce come un rischio per la sicurezza e per l’integrità della comunità. È una spaccatura che interessa tutti i ceti sociali e tutte le aree del paese. Una spaccatura che coinvolge anche i nostri associati. Su questa spaccatura, in Italia come negli altri paesi sviluppati, si accende lo scontro politico con le inevitabili semplificazioni e strumentalizzazioni.

 

Il sindacato si batte per l’integrazione sociale dei migranti in modo da favorire da un lato il rispetto dei diritti umani e dall’altro le condizioni per una civile convivenza. Questo impegno, in Italia come negli altri paesi sviluppati,  deriva sia da una scelta etica di rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, al di là del colore della pelle e del credo religioso, sia dal fatto che la gran parte degli immigrati sono lavoratori ed in quanto tali rientrano a pieno titolo nell’area di tutela del sindacato.

 

La strada dell’integrazione è conveniente per tutti, anche per i trevigiani, perché crea le condizioni migliori per la convivenza: riduce l’impatto negativo della precarietà e dell’abusivismo; precisa i diritti ed i doveri di ognuno e favorisce la responsabilizzazione; consente di discriminare chi punta sull’illegalità, sulla criminalità o sulla marginalità sociale; crea più sicurezza sociale.

 

Ai lavoratori stranieri immigrati il sindacato propone gli stessi diritti e gli stessi doveri dei lavoratori locali. Proponiamo la strada dell’integrazione e del dialogo, pur nella consapevolezza delle difficoltà che derivano dalle diversità. I principi di parità di trattamento, di rispetto, di non discriminazione, che ieri rivendicavamo a favore dei nostri lavoratori emigrati, oggi li sosteniamo a favore dei lavoratori stranieri immigrati in Italia. È pericoloso pensare che per l’immigrato ci possa essere un diritto in meno, domani quel diritto in meno potrebbe essere nostro. L’immigrazione non può diventare il “cavallo di Troia” per ridurre i livelli di tutela e di protezione sociale!

 

I lavoratori immigrati non sono persone da assistere, sono persone in difficoltà (di integrazione) che vanno aiutate ad essere autonome ed autosufficienti. È scandaloso che si costringano lavoratori regolari a rivolgersi alla Caritas, alla S. Vincenzo od all’assistenza comunale solo perché gli sono negati servizi che sarebbero in grado di pagarsi, a cominciare dall’alloggio. Servono politiche di integrazione capaci di attivare tutte le risorse disponibili, private e pubbliche, a partire da quelle degli immigrati stessi.

 

Siamo stati sempre contrari alla logica delle occupazioni e dell’abusivismo. Abbiamo sempre orientato i lavoratori immigrati a risolvere legalmente i loro problemi di integrazione. Ricordiamo che nella gran parte dei casi questo è stato possibile, seppure con mille difficoltà e tribolazioni. Siamo preoccupati dal diffondersi di situazioni di abusivismo abitativo e di sovraffollamento, che sono la conseguenza di politiche di integrazione insufficienti ed  inadeguate, frutto di visioni “anti-immigrazione” di matrice xenofoba. Visioni non realistiche che stanno provocando disastri sociali questi si reali!

 

Il rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione e dalle leggi repubblicane deve essere la base culturale e politica dell’integrazione. È però evidente che le leggi devono tener conto della nuova situazione sociale e culturale creatasi con l’immigrazione, come pure della crescente richiesta di lavoratori immigrati da parte del sistema produttivo e dei servizi alla persona. In molti chiedono leggi “dure” sull’immigrazione, noi riteniamo che le leggi devono essere prima di tutto intelligenti e coerenti con i problemi che si vogliono risolvere. Leggi che non tengano conto della realtà sono destinate al fallimento, per quanto dure esse siano!

 

In provincia c’è una realtà di circa 38-40.000 persone immigrate (lavoratori e familiari, bambini compresi), con oltre 135 passaporti diversi, sono circa il 5% della popolazione. La gran parte di questi lavorano regolarmente. Le imprese continuano a richiedere nuovi ingressi! Ci sono anche 2.000-2.500 “badanti”, donne intente ad accudire handicappati ed anziani non autosufficienti, quasi tutte “in nero” e clandestine. Una realtà da cui non si può sfuggire, ne con facili slogam, ne gridando più forte: sanare questa situazione è una scelta di civiltà!

 

Il futuro del sistema industriale trevigiano non può basarsi sull’estensione della disponibilità di manodopera immigrata! Con la stessa determinazione con cui  rivendichiamo politiche di integrazione per i lavoratori immigrati, chiediamo politiche di sviluppo basate sull'innovazione dei prodotti e sulla qualità della manodopera più che sulla quantità.

 

Le migrazioni sono importanti fenomeni di trasmissione del sapere e di conoscenze, oltre che opportunità di sviluppo per i paesi di provenienza (con le rimesse) e per i paesi di arrivo (con il lavoro). Come i nostri emigranti hanno saputo “imparare” dall’esperienza fatta all’estero così i nostri immigrati stanno “imparando” dalla loro esperienza nel Trevigiano. Nello stesso tempo, come i nostri emigranti hanno diffuso nel mondo pezzi importanti della nostra cultura, così noi abbiamo la possibilità di cogliere positivamente il meglio delle culture dei nostri immigrati. La diversità culturale non è solo difficoltà, è anche un’opportunità. Dipenderà molto  da quanto sapremo mettere in campo sul terreno del confronto e dell’accoglienza.

 

Partendo da queste considerazioni Vi invitiamo ad intervenire liberamente, con osservazioni, critiche, esperienze, proposte, disponibilità e quant’altro vi sentite di esprimere. Scrivete o telefonate alla sede di Treviso (chiedendo della segreteria Ust). La manifestazione del 22 dicembre è una tappa importante, e rinnoviamo l’invito ad esserci, ma l’impegno su questi temi è destinato a durare a lungo, forse per sempre, per cui è importante che il confronto continui.

 

RingraziandoVi per l’impegno e la fiducia che date alla Cisl, estendiamo a Voi, alle Vostre famiglie ed a tutti l’augurio di  “pace in terra agli uomini di buona volontà”.

 

 

                                                                                                      Cisl Treviso

      Treviso 14 dicembre 2001                                              Il Segretario generale

                                                                                            Maurizio Cecchetto

 

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