Settore Asilo ed Immigrazione
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Alla c.a del dr. Michele Manca di Nissa
Alla c.a. del dr. Jurgen Humburg
Alla c.a. dei componenti il gruppo di lavoro
CIR – Caritas nazionale - Amnesty International- Centro
Astalli- Fondazione Migrantes
Alla c.a. del dr. Sergio Briguglio
Oggetto:alcune riflessioni urgenti in materia di proposte di emendamenti al DDL 795 per le parte che attiene alla tutela giurisdizionale dei richiedenti asilo
Cari amici, vorrei ritornare con urgenza sul tema che sta preoccupando in questi giorni molti di noi, relativo all’individuazione delle proposte da avanzare in sede parlamentare (anche successivamente all’avvenuta scadenza del 13 dicembre, nel corso delle varie tappe dell’esame che il DDL avrà al Senato e alla Camera) relative alle procedure di ricorso contro il rigetto dell’istanza d’asilo (art. 25 del ddl governativo).
Sergio Briguglio si è fatto tempestivamente interprete di una forte e diffusa preoccupazione circa la proposta avanzata dall’ACNUR (ma non discussa precedentemente in seno al gruppo di lavoro) di istituire un ricorso con effetto sospensivo alla Commissione Centrale, riservando l’effettiva presentazione del ricorso giurisdizionale al giudice unico, solo in caso di ulteriore rigetto dell’istanza da parte della commissione centrale. In tale caso il ricorso non avrebbe effetto sospensivo e il ricorrente potrebbe solo richiedere al Prefetto di valutare la possibilità per l’interessato di rimanere nel territorio dello Stato in pendenza di giudizio. Mi concentro, nella presente, solo su questo aspetto, considerando del tutto positive (e talvolta migliorative rispetto alle proposte emerse durante il lavori del gruppo), le altre proposte avanzate dall’ACNUR.
Dividerò le osservazioni in quelle di natura più strettamente giuridica, che possono essere rese note in sede pubblica, e in alcune di natura “politica”, o interne al funzionamento del gruppo di lavoro.
Inizio con le osservazioni di merito:
Dall’insieme delle considerazioni di cui sopra, seppure descritte da me in maniera molto sommaria, e degne di ben migliore apprendimento, si può subito comprendere come, nell’operare la scelta di accordare la propria preferenza, o anche solo la propria disponibilità a condividere la strutturazione del ricorso centrandolo sul riesame da parte della commissione centrale, con successiva azione giurisdizionale concepita in modo sostanzialmente residuale, si corre il rischio di percorrere una strada assai pericolosa, foriera di gravi conseguenze durature nel tempo.
Permettetemi quindi a questo punto anche di avanzare alcune considerazioni di natura più prettamente politica, nonché relative al senso e all’efficacia del nostro comune lavoro.
Pur non conoscendo in maniera diretta le ragioni che hanno indotto l’ACNUR ad avanzare le proposte di cui sopra in materia di ricorso, sono convinto che esse, in perfetta buona fede, siano state suggerite dalla necessita di perseguire un dialogo con la attuale maggioranza governativa, assai poco disponibile ad ascoltare le istanze umanitarie o garantiste.
Ci tengo a ricordare come un approccio del genere è stato condiviso da tutti gli enti che hanno partecipato al gruppo di lavoro. All’interno di quest’ottica condivisa, si tratta di verificare se la proposta ACNUR sul ricorso sia o meno utile. Per le ragioni che ho sopra cercato di spiegare io credo che non solo non sia utile, ma rischia di essere un gravissimo errore, il più grave di quelli che io ricordi da molti anni. Non si tratta qui, lo ripeto a rischio di divenire noioso, di dividersi tra chi difende principi giusti ma astratti e comunque destinati a rimanere inascoltati, e chi cerca la via della mediazione. La via della mediazione è la via di tutti. Ma gettare alle ortiche la tutela giurisdizionale con effetto sospensivo per portare a casa un fragilissimo e confuso ricorso con effetto sospensivo alla commissione centrale mi sembra offrire su un piatto d’argento a questo Governo un’occasione troppo ghiotta di dire “è d’accordo anche l’acnur! Non abbiamo più problemi. L’odiata magistratura se ne stia buona e fuori dalla questione”.
Come si può non vedere che, già ora, e da alcuni anni, tutta l’innovazione che è avvenuta nel campo dell’asilo è derivata dalla giurisprudenza?
Come si può non vedere che, se accettiamo (come avevamo deciso di accettare) la restrizione di alcuni diritti dei richiedenti asilo in nome del realismo politico (trattenimenti, procedure ancora poco garantiste, commissioni periferiche “ruspanti” et), l’unica vera barriera, non solo psicologica, ma anche effettiva, al dilagare degli abusi, sta nella possibilità che una vera autorità terza metta il naso nelle decisioni delle varie commissioni, ne verifichi i criteri di giudizio, la conformità all’ordinamento e possa intervenire con tempestività. Non ho alcun interesse o motivazione nel fare una non richiesta ode alla magistratura. Essa non è ne più disponibile, e nemmeno più preparata della commissione centrale. E’ solamente (e questa è la cosa che conta) un’autorità indipendente che ha, in uno stato di diritto, dei poteri che non possono essere riassorbiti dalla pubblica amministrazione (fosse quella italiana, e non lo è, la migliore del mondo).
Anche se so che alcune associazioni non saranno d’accordo, credo che la trattativa con questo Governo deve essere fatta e deve essere impostata nell’ottica, già detta, di “riduzione dei danni”. Fare ciò significa discutere dei limiti e della portata della tutela giurisdizionale, contenerla forse, ma non cassarla.
Con amarezza debbo dire che la proposta avanzata dall’ACNUR sui ricorsi non è sostenibile pubblicamente e non solo rischia di rendere inutile l’esistenza del gruppo di lavoro sull’asilo (che esiste da almeno tre anni) ma anche espone l’ACNUR (lo dico con tutto l’affetto che gli amici di questa agenzia sanno che ho per loro) a delle giuste, inevitabili e forti critiche da parte di qualunque organizzazione che non voglia mettere in discussione dei capisaldi dello stato di diritto.
Un’ultimissima riflessione ed una richiesta conseguente: non sono riuscito a comprendere la ragione per la quale una decisione di così ampia portata sia stata assunta senza una (almeno telematica) consultazione del gruppo di lavoro, quello stesso gruppo che tanto ha prodotto in questi anni, volutamente ristretto alla principali organizzazioni di tutela dell’asilo, nonché composto, lasciatemelo dire, di persone di assoluta affidabilità e competenza, consapevoli del clima politico nel quale ci si muove. L’ACNUR ha ovviamente piena libertà di assumere le decisioni che vuole, ma se esiste un gruppo di lavoro finalizzato a raggiungere, anche per ragioni di “peso politico”, nei limiti del possibile, una unità di intenti e di proposte, tale gruppo va fatto funzionare.
Nel passato, lo ricordo per chi è più recente di me al gruppo di lavoro, l’ACNUR e le varie associazioni hanno preso anche posizioni anche diverse, ma esse sono state discusse e talvolta si è persino deciso consapevolmente di “giocare il ruolo delle parti” su alcune questioni. Ora tutto mi sembra sia avvenuto in modo diverso. Debbo concludere che il gruppo di lavoro è stato sciolto di fatto?
Chiudo scusandomi con tutti per la franchezza di questa nota e chiedendo, se da parte ACNUR lo si ritiene utile, di riconvocare con sollecitudine il gruppo di lavoro, per un sereno confronto tra di noi che ci consenta di procedere su strade produttive.
Un caro saluto
Gianfranco Schiavone
responsabile nazionale Settore Asilo ed Immigrazione ICS
[1] E’ possibile che la bozza abbia subito dei cambiamenti rispetto a quella di cui io sono in possesso