COMUNICATO  STAMPA

 

Si è svolta sabato 15 dicembre, in coincidenza con la giornata nazionale per la chiusura dei centri di detenzione amministrativa per stranieri, la visita di una delegazione del Forum sociale siciliano al centro di”permanenza temporanea” in contrada San Benedetto, nella desolata zona industriale di Agrigento, parecchi chilometri fuori dalla città.

Durante la visita, che si è svolta sotto il costante controllo delle telecamere a circuito chiuso, dopo una iniziale difficoltà costituita dal divieto di annotare i nomi degli internati, si sono registrate le durissime condizioni di”trattenimento” degli immigrati, privi di riscaldamento ( alla temperatura di 9 gradi !),di acqua calda, di porte ed illuminazione nei servizi. Mancava persino un televisore, colpa, secondo i responsabili della struttura, di atti vandalici degli”ospiti”.

Ma quello che ha colpito è stato, a differenza di altri centri di detenzione come il Vulpitta di Trapani, la totale mancanza di porte nelle camerate,  e quindi il clima di promiscuità che caratterizzava l’immenso spazio comune, al di fuori di ogni diretto controllo da parte delle forze di polizia, soprattutto nelle ore notturne. Tutto ciò rende particolarmente elevato il rischio di gesti disperati e di intimidazione sugli immigrati più deboli, alcuni dei quali asserivano di essere minori di età. Per questi, che purtroppo sono una costante nei centri siciliani, abbiamo chiesto un accertamento medico legale dell’età.

La sezione femminile della struttura era quasi vuota, ma è da lì che sono passate decine di prostitute riconsegnate alla polizia in Nigeria e lì spesso cadute di nuovo nelle mani dei loro sfruttatori. Tante donne come Safya, che hanno pagato con altro carcere e forse anche con la vita, una volta rimpatriate in Nigeria, per la loro condizione di vittima della tratta e del racket della prostituzione.

Al di fuori del capannone, la struttura della Croce Rossa e quella della Polizia, ed una sorveglianza di tipo carcerario con una alto muro di cemento, reti e filo spinato, persino attorno al campo di calcetto.  

Da parte dei responsabili della struttura sono state fornite assicurazioni sul rispetto di tutti i diritti dei migranti, ma molti di loro che ci hanno circondato, dopo il nostro ingresso, hanno raccontato di estenuanti ritardi burocratici, anche per le pratiche più semplici, e di una sostanziale negazione dei diritti di difesa. Nessuno aveva ricevuto corrette informazioni sul diritto di richiedere asilo, e qualcuno riteneva che il semplice ricorso potesse garantire la liberazione immediata.

Abbiamo registrato molti casi e nei prossimi giorni li seguiremo direttamente.

Di fronte alla proposta di legge Bossi Fini che aggrava ancora l’apparato repressivo della legge 40 del 1998 occorre impegnarsi a partire dai luoghi di conflitto come i Centri di detenzione, per garantire i diritti fondamentali e di cittadinanza dei migranti. La chiusura dei centri lager costituisce un passaggio essenziale per questa battaglia, contro la proposta del governo che vorrebbe raddoppiare i tempi della detenzione, impedire i ricorsi legali ed internare anche i richiedenti asilo.

Battersi per i diritti dei migranti interessa tutti noi: la limitazione dei diritti fondamentali degli immigrati, anche di quelli irregolari, prelude inevitabilmente ad un restringimento delle libertà democratiche per tutti noi.

Proposta di Fulvio Vassallo Paleologo per il Forum Sociale Siciliano