Al Garante per la protezione dei dati personali

piazza Montecitorio n. 121

00186 R O M A                

 

L’Associazione Candelaria Donne Immigrate di Roma, l’Associazione Nosotras di Firenze, le donne che hanno partecipato al campus "Femminismi e intercultura" organizzato dalla Regione Toscana nell’ambito del progetto Portofranco nel luglio-agosto 2000 e la Commissione per le pari opportunità della Regione Toscana segnalano e chiedono al Garante per la protezione dei dati personali di esprimere un parere sulla seguente questione lesiva della dignità e della personalità di molte donne immigrate:

il decreto legislativo n.286 del 1998 (Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina della immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), all’art.18 prevede il rilascio di un particolare permesso di soggiorno per motivi di "protezione sociale" alle donne vittime soprattutto del traffico della prostituzione, per consentirgli di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti delle organizzazioni criminali, qualora ci sia un pericolo grave e attuale per la loro incolumità personale. Lo scopo della norma é quello di aiutare le donne vittime di tale situazione, consentendo loro l’accesso ai servizi assistenziali, allo studio, l’iscrizione alle liste di collocamento e al lavoro  subordinato.

Molte donne hanno segnalato alle nostre associazioni che al proprio permesso di soggiorno, rilasciato dalle diverse questure italiane, é stata apposta la dicitura: "ai sensi dell’art.18 decreto legislativo n. 286/98".

E’ evidente che questa dicitura apposta sul permesso di soggiorno rappresenti un vero e proprio "marchio" di ex prostitute, che crea a queste donne non pochi problemi, anche e soprattutto, ai fini dell’inserimento nel mondo del lavoro.

Riteniamo che tale indicazione vanifichi lo scopo stesso della norma, oltre a violare la  privacy (in relazione alle informazioni sulla vita sessuale - dato sensibile -) e la dignità di queste donne. Ciò che si chiede è che si adotti una regola di civiltà, ovvero che tale indicazione non sia apposta direttamente sui permessi di soggiorno che devono essere necessariamente portati a conoscenza dei datori di lavoro. Né si ritiene che tale accorgimento possa ostacolare il lavoro delle questure italiane, le cui banche dati contengono già tali informazioni.

Per ulteriori chiarimenti si prega di contattare le dott.sse Mara Parpaglioni e Celina Frondizi, in Roma, via Flaminia 195, tel. 06/3217571 e 06/3217598; fax 06/3200491.

Distinti saluti.