) LEGGE SULL’ASILO ALLE CALENDE GREGHE?

Si è a un passo dal traguardo, ma grave è il rischio di non farlo

Non occorre spendere altre parole per dire quanto sia urgente l’approvazione della legge sull’asilo e quanto inquieti la previsione che l’attuale legislatura si concluda senza che il disegno di legge faccia quel piccolo passo che ancora la distanzia dal traguardo; rinviare alla prossima legislatura significa rinviare alle calende greche.

La Migrantes si associa all’ennesimo appello rivolto, il 7 febbraio dall’Alto Commissariato delle N.U. (ACNUR) al Presidente della Camera e ai Capigruppo perché si arrivi finalmente all’approvazione del testo, appello cui ne fanno riscontro altri con martellante frequenza da parte del Consiglio Italiano Rifugiati e di molte altre forze di solidarietà laiche e cristiane. Qualche mese fa da tutto questo fronte si era alzato un grido di esultanza, quando il disegno di legge, giunto alla Camera, pareva ormai in dirittura di arrivo. Che sia tornato ora in alto mare, lascia delusione e amarezza e si fa forte la domanda su quali siano le forze politiche che si assumono la responsabilità di far abortire questo importante strumento normativo e di mantenere l’Italia, in fatto di richiedenti asilo e di rifugiati, alla retroguardia dell’U.E.

Proprio in riferimento all’Unione Europea il "Documento Programmatico "triennale" (2001-2003) sulle politiche dell’immigrazione, la cui bozza è già stata approvata dall’apposito Comitato dei Ministri, dice che l’Italia si è data una legge che "può rappresentare un modello condiviso in Europa", quindi esemplare (pag. 5) Si potrà dire la stessa cosa della legge sull’asilo? Il citato documento programmatico più avanti, a pagina 17, proprio in tema di asilo parla di "una sempre maggiore e attenta partecipazione dell’Italia ai lavori che sono in atto o che matureranno, nei prossimi anni, in sede di Unione Europea per l’attuazione del previsto processo di comunitarizzazione delle materie connesse all’asilo". Si prende atto di questa dichiarazione d’intenti. Ma come può dirsi, poco più avanti, che l’Italia sarà in grado di fronte ai partners europei di "avvalersi di strumenti e meccanismi legislativi che mirano al riavvicinamento dei sistemi nazionali e ad un regime europeo comune in materia di asilo", se il nostro Paese non si è ancora data un suo "sistema" e "regime" legislativo che meriti questo nome? Sarebbe penoso, per non dire ridicolo, se l’Italia nel consesso europeo dovesse fare riferimento soltanto a quello spezzone che è l’articolo 1 della Legge Martelli. Non è superfluo ricordare che quello spezzone di legge è stato introdotto per abolire quella riserva geografica che per 40 anni ha reso l’Italia inadempiente nei confronti della Convenzione di Ginevra del 1951, che pure aveva ratificato. Un incredibile ritardo sugli altri Paesi, che ora rischia di essere ripetuto e confermare a noi italiani il brevetto internazionale di ritardatari. Anche la Migrantes, voce "debole", torna per l’ennesima volta alla carica per una causa "forte" come quella dei senza terra e senza pace in casa propria. Peccato che anche la voce del Papa, così insistente ed accorata per chi è protagonista di questo "esodo della disperazione", rischia di rimanere voce debole e inascoltata anche da parte di quelle forze politiche che dicono di essere attente ai suoi appelli o addirittura di essere in sintonia con la dottrina sociale della Chiesa.

Li attendiamo alla prova dei fatti, non domani, ma ora, in questi giorni. I tempi tecnici per l’approvazione ci sono ancora, anche se è cominciato il conteggio alla rovescia. Inutile aggiungere che il problema non è soltanto politico: troppi problemi umani e morali sono chiamati in causa.

P. Bruno Mioli, c.s.