Lucca, 22/02/2001

 

 

All’attenzione

 

Oggetto : Osservazioni decreto flussi Centro stranieri Arci-Cgil Lucca

 

 

 

 

Le previsioni relative alla necessità di manodopera immigrata in provincia di Lucca, sentite tutte le parti interessate, sono di circa 1.500 unità l’anno per i prossimi dieci anni.

Siamo ben lontani dalla realtà.

Il Decreto flussi del 2000 ha permesso, in Provincia di Lucca, circa 70/80 ingressi, parte dei quali in fase di arrivo o appena arrivati. Le domande presentate erano il doppio e costituiscono, così come in tutto il Paese, la graduatoria per il Decreto flussi prossimo venturo. Come a dire che, alle cifre attuali, è inutile presentare nuove domande.

Ma non è solo una questione di cifre. I tempi, dall’avvio della procedura alla conclusione ed effettivo arrivo in Italia, sono così lunghi che le aziende si trovano ad attendere fino a 8-9 mesi prima di poter avere a disposizione il lavoratore migrante.

Sulla strada dalla domanda all’arrivo gli ostacoli sono molti.

Intanto le domande non vengono valutate e inviate alle ambasciate italiane di competenza man mano che vengono presentate, ma più o meno ad esaurimento delle quote. Per quello che riguarda Lucca le domande presentate a Febbraio non sono partite prima della metà di maggio, anche quando si trattava di richieste di lavoratori per la stagione estiva in Versilia.

Così una giovane di nazionalità marocchina che doveva lavorare in un chiosco di bibite a Viareggio è arrivata in Italia solo a giugno e ha ottenuto il permesso di soggiorno dalla Questura di Lucca sono prima di Ferragosto. La stagione al 25 di agosto è finita e il padrone del chiosco non l’ha assunta. Lei ha sostenuto spese per il viaggio, per soggiornare in Italia, e… si è trovata un bel marchio di clandestina senza volerlo.

Abbiamo riscontrato che numerose domande relative al Decreto flussi 2000 stanno arrivando a compimento ora. Entro la fine di gennaio sono arrivati gli ultimi chiamati, e non solo perché ripescati in corner. Nel conteggio astratto delle cifre governative questi lavoratori vanno contato nelle quote del 2000 o in quelle del 2001, ai fini di determinare le necessità occupazionali?

Abbiamo rilevato, poi, che i pre-contratti — che pure vengono firmati dal datore di lavoro presso la Direzione provinciale del lavoro — non hanno alcuna titolarità ai fini della difesa del lavoratore migrante.

L’azienda può rinunciare alla chiamata senza fornire spiegazioni, magari come forma di ritorsione nei confronti di un parente o amico del migrante, già alle dipendenze, con il quale si sia instaurata una controversia sindacale. Oppure, ed è quasi peggio, l’azienda può prendere tempo, rinviare il ritiro del nuallosta, adducendo pretestuose motivazioni, mentre il lavoratore migrante "frigge" sulla graticola a casa sua e si riempie di debiti. E niente è consentito, né in sede legale né in sede sindacale, per difendere questi lavoratori-non lavoratori.

Le sorprese, poi, non finiscono mai. A sei mesi dall’arrivo in Italia, il lavoratore albanese Moisj, assunto in un vivaio della Versilia da un datore di lavoro molto disponibile, si è visto annullare il visto di ingresso per lavoro subordinato con un timbro che non lascia scampo apposto sul suo passaporto dalla Questura di Lucca. A carico di Moisj è saltata fuori, dal cilindro del prestigiatore, un’espulsione della quale non abbiamo ancora trovato traccia. E le porte della clandestinità si sono nuovamente spalancante per inghiottire senza scampo il povero Moisj.

Non tutti di datori di lavoro sono come il proprietario del vivaio di cui sopra. Abbiamo accompagnato personalmente un immigrato marocchino a denunciare un imprenditore senza scrupoli che, per 4 domande di Decreto flussi per altrettanti parenti, gli ha chiesto il pagamento di 5 milioni a testa giustificandoli come pagamento anticipato dei contributi. Come se non bastasse, circa due mesi dopo la truffa, l’azienda ha dichiarato fallimento e il cittadino marocchino ha saputo solo oggi che le domande sono state archiviate.

Sappiamo per certo che non è l’unico caso: quando va bene, per un pre-contratto ad uso Decreto flussi, si paga circa 1 milione per il "favore" e il "disturbo" che l’imprenditore fa.

Siamo d’accordo sul fatto che non è automatico che chi arriva per ricongiungimento familiare cerchi lavoro. La mancata conoscenza della lingua, la presenza — tra gli arrivi — di mogli e madri impegnate nel lavoro di cura, rende impraticabile il conteggio, nelle quote dei flussi, gli arrivi per ricongiungimento familiare.

Esprimiamo forti dubbi, inoltre, sul meccanismo delle liste internazionali di lavoratori stranieri ai fini del Decreto flussi. La consegna "chiavi in mano" del lavoratore al datore di lavoro comporta una dipendenza totale dalla quale è difficile sottrarsi nel caso di inadeguatezza del salario, delle condizioni di lavoro, di quanto pattuito. Succede normalmente nel caso dei lavoratori stagionali: arrivano per pochi mesi, dipendono anche per l’alloggio dal datore di lavoro, sostengono spese per il viaggio, e quando sono qui accettano anche condizioni diverse, al ribasso, di quelle concordate. E poi restano clandestini perché non possono tornare a casa senza niente in mano.

Abbiano notizie certe che in Trentino, ai lavoratori stranieri impiegati nei lavori stagionali agricoli, viene trattenuto dal datore di lavoro il permesso di soggiorno che la Questura consegna non all’immigrato ma al padrone.

Sono poche note che nascono dall’esperienza quotidiana e che crediamo possano essere utili a una riflessione più attenta e accurata, non solo sulle cifre ma anche e soprattutto sulle condizioni di lavoro e vita dei lavoratori migranti.