Carceri

Lotta e massacro nelle carceri turche :

recenti sviluppi

- Indice :

1) Relazione della delegazione italiana che si è recata in Turchia al 5 all’8 gennaio.

2) Alcuni altri recentissimi testi sul medesimo episodio.

3) Indice dei testi del Dossier "Ottobre-Dicembre 2000. Carceri turche : lotta e massacro". E' una rassegna-stampa con testi in italiano, in inglese e in francese. Chi desiderasse riceverlo via e-mail può farne richiesta (kurds@ranchdeiviandanti.it). Il Dossier è disponibile anche in formato cartaceo.

NB.: il simbolo == è usato come separatore tra i testi (il suo uso, con il comando "Find", può velocizzare lo scorrimento del presente documento)

==

*************************************

Carceri - 1) La relazione della delegazione italiana che si è recata in Turchia al 5 all’8 gennaio.

 

Delegazione italiana a Istanbul, 4-8 gennaio 2001

a cura di :

Alessandro Margara

Vainer Burani

Stefano Galieni

Claudio Lombardi

Antonello Pabis

Filomena Santoro

Roma, li 15 gennaio 2001

 

Contenuti :

I promotori dell'iniziativa

Il contesto

Gli incontri avvenuti

Relazione di incontro: Associazione per la difesa dei Diritti Umani (IHD)

Relazione di incontro: Fondazione IHD per la cura dei postumi della tortura

Relazione di incontro: Fondazione Giuridica (TOHAV)

Relazione di incontro: Unione delle Camere degli Architetti e Ingegneri della Turchia (UCEAT)

Relazione di incontro: Associazione di familiari di detenuti (Tuyab)

Relazione di incontro: Ordine degli Avvocati (BARO)

Relazione di incontro: Associazione degli Avvocati Democratici (CHD)

Relazione di incontro: Giornalista di Yeni Gundam (uno dei pochi giornali di opposizione ancora esistenti)

Relazione di incontro: Comitato dei familiari dei prigionieri rivoluzionari (DETAK)

Relazione di incontro: Confederazione dei Sindacati (KESK)

Esperienze dirette di atteggiamento delle forze di polizia

Conclusioni

----------------------------

Premessa

Nel quadro della campagna "Oltre il Bosforo, oltre le sbarre", promossa da: Arci, Assopace, Antigone, Azad, a cui hanno aderito le redazioni de Il manifesto, Liberazione, Guerrepace e di cui si sono fatti garanti il Vicepresidente del Senato On. Ersilia Salvato e l'europarlamentare On. Luisa Morgantini, una delegazione italiana è stata invitata ad Istanbul dall'Associazione Turca per i Diritti Umani (IHD) per verificare le conseguenze della repressione dello sciopero della fame e dell'internamento nelle celle d'isolamento delle prigioni turche. La delegazione ha raccolto un appello urgente lanciato dall'IHD a tutti gli organismi internazionali.

La delegazione è stata guidata da Alessandro Margara, magistrato, già Presidente del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e attualmente Giudice di sorveglianza del Tribunale di Sorveglianza di Firenze ed ha trascorso quattro giorni ad Istanbul (dal 4 all'8 gennaio) visitando e incontrando associazioni dei familiari dei detenuti, avvocati, esponenti della società civile e impegnati a vario titolo per il rispetto dei diritti umani.

Ciò che segue, è una relazione sintetica di quanto la commissione ha appreso dai racconti e dalle testimonianze ascoltate e dalla documentazione raccolta ma anche di quello che i suoi membri hanno avuto modo di osservare direttamente.

Il Contesto

Le condizioni di detenzione ma più in generale l'effettivo rispetto dei diritti umani e democratici in Turchia sono oggetto da tempo di indagine e di critica, da parte di numerosi organismi, istituzionali e non governativi, italiani ed europei,.

Soltanto nello scorso anno sono state oltre cento le istanze accolte dalla Corte Europea per indagare su casi individuali di maltrattamenti e torture perpetrate su detenuti per ragioni politiche.

A questo si aggiunge il conflitto tuttora in atto con la popolazione Kurda che sovente sfocia anche in sconfinamenti militari in territorio irakeno, nonostante la sospensione decretata dal PKK della lotta armata. Permangono poi: lo stato di emergenza determinato dalle leggi antiterrorismo del 1991, i continui attacchi alla libertà di stampa e di associazione, l'esistenza di tribunali speciali, la lunghezza della carcerazione preventiva, l'erogazione di condanne alla pena capitale.

La popolazione carceraria in Turchia ammontava fino a poco tempo fa a circa 75.000 detenuti, 13.000 dei quali accusati genericamente di terrorismo o comunque di reati associativi connessi alla propria militanza politica. L'80% di questi è accusata di far parte dei movimenti indipendentisti kurdi.

A seguito di un recente provvedimento di amnistia condizionale da cui erano esclusi gran parte dei detenuti politici, la popolazione carceraria si riduceva del 50% circa.

Tre anni fa, in seguito alle pressioni esercitate da organismi internazionali, il governo turco dava il via ad un piano di rimodernamento dell'edilizia carceraria: alle carceri di massima sicurezza di tipo "E", sovraffollati ma che consentivano ai detenuti di condividere spazi comuni si volevano sostituire le carceri di tipo "F", più piccole, in grado di ospitare circa 400 persone in celle singole o per 3 persone.

Tre carceri di tipo F sono già state realizzate, 2 sono in fase di realizzazione, altre 6 saranno pronte entro il 2002. La vita nelle carceri di tipo "E", sorte a seguito del golpe militare del 1980, per quanto dura permetteva ai detenuti di esprimere forme di resistenza collettiva agli abusi dei militari. Le carceri di tipo "F" espongono i reclusi a tutte le più distruttive pratiche di tortura praticabili in regime di isolamento.

Contro il trasferimento nei nuovi penitenziari iniziava il 20 ottobre uno sciopero della fame dei detenuti che rapidamente si estendeva a 41 carceri.

Nel tentativo di mediare e di sbloccare la situazione nasceva una trattativa fra il governo e i detenuti che vedeva protagonisti intellettuali, uomini di legge, soggetti della società civile turca.

Il 19 dicembre, poche ore prima di un incontro fra i mediatori, latori di proposte del governo, e delegazioni dei detenuti. L'esercito irrompeva nelle carceri in sciopero con un'operazione beffardamente chiamata Ritorno alla vita che si concludeva con un tragico bilancio: 31 le morti accertate fra i detenuti, due fra i militari, 720 i feriti, alcuni dei quali molto gravi.

Malgrado il trasferimento lo sciopero continua, a tutt'oggi 10 gennaio risultano essere 324 i detenuti in gravissimo pericolo di vita che hanno scelto di non assumere più alcuna sostanza né liquida né solida (death fast).

Gli Incontri

Nel corso dei pochi giorni di permanenza abbiamo potuto incontrare numerose e diverse associazioni, quanto segue è un sintetico resoconto delle testimonianze raccolte.

Associazione per i Diritti Umani (IHD)

Pur non avendo svolto incontri ufficiali con questa che è la principale associazione impegnata in Turchia per la salvaguardia dei diritti umani l'IHD ha fornito alla delegazione ogni tipo di supporto logistico necessario nonché l'ausilio di instancabili interpreti. Abbiamo potuto constatare come continuamente l'esistenza di questa associazione sia messa in pericolo, i suoi dirigenti sono continuamente oggetto di minacce, arresti, intimidazioni, le sue sedi in gran parte chiuse.

La sezione di Istanbul ha raccolto e ci ha consegnato, le liste dei prigionieri in sciopero trasferiti nelle prigioni di tipo "F", un dossier sull'operazione "ritorno alla vita", un video che mostra l'assalto in carcere, i pestaggi dei familiari dei detenuti, il trasferimento dei prigionieri feriti.

Fondazione per i diritti umani

È una struttura composta da volontari e professionisti che si occupa di sostenere le vittime di tortura e di maltrattamenti fornendo loro un supporto medico e psicologico.

La responsabile della Fondazione ci ha elencato numerosi e agghiaccianti casi di torture e maltrattamenti perpetrati prima dell'inizio dello sciopero. Particolarmente frequenti risultano essere i casi di abuso sessuale nei confronti delle/i detenute/i, di percosse e di privazioni, praticati sistematicamente dai militari.

Fondazione Giuridica (TOHAV)

Nata nel 1994, la fondazione raccoglie circa 90 avvocati particolarmente impegnati nei ricorsi di detenuti contro lo stato per aver subito, nel corso della loro detenzione, torture e maltrattamenti.

Il quadro che ne è emerso evidenzia la totale assenza di diritto nel regime carcerario. Non esiste in Turchia un regolamento carcerario che tuteli i diritti dei detenuti, non esistono figure giuridiche in grado di controllare le condizioni di esecuzione della pena, le stesse autorità penitenziarie debbono sottostare alle disposizioni militari.

Gli unici riferimenti legislativi si basano su disposizioni che risalgono al 1938 e che comunque non definiscono le dinamiche del regime carcerario la cui struttura viene lasciata alla discrezionalità delle autorità.

Ogni ricorso ai tribunali turchi per maltrattamenti e torture è stato respinto, dei 170 casi poi trasmessi alla Corte europea oltre 100 sono stati ritenuti ammissibili, di questi almeno 20 sono arrivati alle udienze definitive. Il governo turco in questi casi si dichiara disposto ad un patteggiamento e ad un risarcimento economico.

Unione delle Camere degli Architetti e Ingegneri della Turchia (TMMOB)

Questa associazione professionale ha fatto parte del gruppo di associazioni che ha tentato inutilmente di intervenire per mediare fra governo e detenuti.

Oltre ad aver fornito notizie, dati e piante delle nuove strutture di edilizia penitenziaria (carceri di tipo F), realizzate unicamente attraverso le poche informazioni circolate, il presidente Yavuz Onen ci ha illustrato lo stato di assoluta illegalità in cui queste vengono costruite. Vincoli urbanistici, gare d'appalto per i lavori, pubblicità dei progetti sono ignorati in nome della sicurezza nazionale. I costi di ogni struttura carceraria (circa 60 milioni di dollari) risultano un insulto rispetto alle scarse risorse che invece si impiegano per il mantenimento dei detenuti. Dalle informazioni filtrate, le nuove strutture carcerarie pur garantendo, in caso di corretto utilizzo, uno spazio individuale maggiore per i detenuti, realizzano condizioni di isolamento totale o parziale, sono governate tramite strutture elettroniche in maniera centralizzata tali da poter provocare deprivazioni sensoriali, l'utilizzo dei pochi spazi di vita sociale (campo da basket e biblioteca) è a totale discrezione delle autorità.

Associazione di familiari di detenuti (Tuyab)

È soltanto una delle associazioni sorte per aiutare i propri congiunti. La sede di un'altra associazione Tayad era stata chiusa dalla polizia il giorno precedente.

È stato questo forse uno degli incontri più toccanti della delegazione: erano oltre 50 i familiari presenti tra genitori, mogli, mariti, fratelli o sorelle in rappresentanza di altrettanti detenuti.

Le loro testimonianze relative a quanto occorso ai propri congiunti nei giorni successivi al 19 dicembre hanno permesso di ricostruire le modalità dell'irruzione nelle carceri.

I sopravvissuti, visitati soltanto per pochi minuti, mostravano segni inequivocabili di percosse e di ustioni procurate, come documentato dall'IHD, da sostanze chimiche lanciate dai militari durante le irruzioni. Dai racconti emerge l'utilizzo di esplosivi, armi da fuoco, gas lacrimogeni, urticanti o che procuravano perdita dei sensi.

I detenuti sono stati trasferiti a forza e lasciati feriti, privi di vestiti, di cure e della possibilità di espletare le funzioni fisiologiche. Almeno fino al 7 gennaio (data dell'incontro con l'associazione) erano continuati i pestaggi e le sevizie, gli stupri con l'utilizzo di manganelli nei confronti dei detenuti uomini.

I familiari che per pochi minuti avevano potuto incontrarli erano stati sottoposti a umilianti perquisizioni intime, a minacce e a ingiurie.

I detenuti ricoverati in ospedale, che intendevano proseguire lo sciopero, venivano tenuti legati; gli ospedali erano sotto il controllo totale dei militari, i medici (anche loro militari) passavano ogni ora soltanto a ricordare che finché lo sciopero non sarebbe terminato, non avrebbero prestato alcuna cura medica. I medici civili si erano già da prima rifiutati di praticare l'alimentazione forzata ed erano perciò stati estromessi, anche con minacce, dagli ospedali.

Il nutrimento forzato veniva praticato in casi particolari.

Tra i familiari erano numerosi i casi di percosse ricevute nel tentativo di protestare contro l'accaduto, una ragazza riportava segni evidenti sul viso e sul corpo dei colpi ricevuti nonostante fossero trascorse oltre due settimane dagli avvenimenti.

Incontro col BARO (Camera degli avvocati)

Nel corso dell'incontro sono stati chiariti i termini della amnistia recentemente promulgata in Turchia, che ha determinato una riduzione netta della detenzione sul totale della pena.

Ci è stato spiegato inoltre che l'art. 427 della Costituzione - completamente riscritta con il colpo di stato del 1980 - vieta che atti di amnistia includano i crimini nei confronti dello Stato, descritti dall'art. 14 della Costituzione stessa. Mentre l'art. 16 prevede per reati di terrorismo l'adozione di carceri di massima sicurezza.

Esiste un progetto di legge del ministro della Giustizia per la modifica dell'art. 16 in modo da poter utilizzare gli spazi di lavoro, biblioteche, area per il basket previsti anche nelle carceri di tipo F ma che la legislazione attuale non consente di utilizzare.

I termini del fermo di polizia sono molto lunghi: questo infatti ha una durata di 4 ore estendibile a 4 giorni rinnovabili due volte cui si possono aggiungere ulteriori 3 giorni; fino a un totale massimo di 11 giorni.

Relativamente ai tribunali speciali - anch'essi istituiti dalla Costituzione dell'80 - i giudici militari da due anni a questa parte non sono più presenti.

All'uscita dal BARO la delegazione è stata accuratamente fotografata da un'agenzia di stampa filogovernativa

 

Associazione degli Avvocati Democratici (CHD)

L'avvocato Gulay Ertuk, presidente dell'associazione, e l'avvocato Mihriban Kirdok, difensore di 85 detenuti politici, fra cui numerosi in sciopero della fame, ci hanno illustrato il quadro normativo attraverso cui vengono praticati i processi in Turchia. La lunghezza della carcerazione preventiva (che può essere pari alla pena minima corrispondente al reato di cui si è accusati), l'abuso dell'utilizzo dei Tribunali per la Sicurezza Nazionale, la scarsità di prove che sorreggono le istruttorie e la genericità delle accuse si sommano al clima di minacce in cui sono costretti a lavorare gli avvocati. Molti di loro hanno subito condanne, fermi, perquisizioni, molti sono messi nell'impossibilità di lavorare correttamente e per molti la difesa dei propri clienti è continuamente ostacolata, le visite ridotte o rinviate. Nel carcere di Kandara, 14 avvocati sono stati fermati dalla polizia mentre andavano a incontrare i loro assistiti e alcuni di loro sono stati formalmente arrestati e incarcerati.

Giornalista di Yeni Gundam (uno dei pochi giornali di opposizione ancora esistenti)

Il quotidiano, che ha una tiratura di 35.000 copie è frequentemente sottoposto a censure e a sequestri. Ha riaperto da alcuni mesi con una nuova testata dopo che la precedente era stata costretta alla chiusura dopo il sequestro di140 numeri in un anno, tanto da costringere l'editore ad una sorta di autocensura per poter proseguire nelle pubblicazioni. La libertà di stampa è condizionata, nel 1999 nella sola Istanbul sono stati sequestrati 19 libri, i grandi mezzi di informazione sono totalmente succubi del potere politico e militare.

Comitato dei familiari dei prigionieri rivoluzionari (DETAK)

Denunciano, in un appello rivolto all'opinione pubblica progressista mondiale, le condizioni in cui si trovano 40 militanti del Partito Comunista dei Lavoratori in Turchia, detenuti in sciopero della fame. Uno di loro, Murat Ordekci, è già morto; molti altri versano in gravi condizioni.

Incontro col Kesk (sindacato del pubblico impiego)

L'incontro si è realizzato in due fasi. Alle 19 di sera nella sede del sindacato degli insegnanti ed è proseguito a cena.

Nella sede del sindacato avrebbe dovuto svolgersi una assemblea-dibattito sulla questione delle carceri che è stata annullata in seguito ad un intervento della polizia.

Negli incontri successivi da parte sindacale sono stati forniti i dati sulla situazione economica e contrattuale:

l'inflazione è in calo, tuttavia assai più alta di quella ufficialmente dichiarata dal governo, pari al 39%;

l'inflazione si scarica sulla diminuzione del potere d'acquisto dei salari più che sul deprezzamento della moneta;

il salario medio di un'insegnante è attualmente pari a 5-600 mila lire italiane mensili, quello di un tecnico arriva alle 800mila;

un litro di benzina costa 1 dollaro USA;

la disoccupazione è al 20%.

La possibilità per il sindacato di svolgere il proprio ruolo di contrattazione è fortemente limitato dalla negazione delle libertà democratiche fondamentali. Di qui il porre, da parte sindacale, l'affermazione della legalità democratica come punto fondamentale. Questo è l'obiettivo comune delle associazioni e partiti che hanno dato luogo all'iniziativa di Piattaforma Democratica, di cui il KESK è soggetto sottoscrittore.

 

 

Scheda

(Rapporto del Comitato per i Diritti Umani)

19 ARALIK (19 Dicembre)

Rapporto di una strage

Contenuti:

L'operazione Ritorno alla Vita

I racconti delle framiglie sulle lesioni ai detenuti

Rapporto degli avvocati

Rapporto dei medici sullo stato fisico dei detenuti

Documenti e foto

Dati di sintesi:

1) - Numero di carceri prese d'assalto dall'esercito: 20

2) - Numero di morti tra i detenuti: 30

3) - N° di persone portate in ospedale: 237

4) - N° di soldati morti: 2

5) - N° di soldati feriti: 6

6) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Edirne: 348

7) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Kocaeli: 340

8) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Sincan: 341

9) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Kartal: 67

10) - N° di carcerati trasferiti nella prigione di Bakikoy: 45

11) - N° di progioni dove lo sciopero della fame prosegue: 41

12) - N° di carcerati in sciopero della fame estremo prima dell'assalto : 259

13) - N° di carcerati in sciopero della fame estremo dopo l'assalto: 357

14) - N° di carcerati/e in sciopero della fame: 1656

15) - N° di fermati nel corso delle manifestazioni a sostegno dei carcerati: 2145

16) - N° di questi fermi tramutato in arresto: 58

17) - N° di stuprati/e: 8

18) - N° di ricorsi al Comitato per i Diritti Umani per ferite e percosse a seguito delle manifestazioni: 120

19) - Sedi dove vi sono state irruzioni della polizia dopo l'attacco: 18

20) - Sedi chiuse: 2

 

 

 

Le esperienze dirette

Almeno in tre casi, nei 4 giorni di soggiorno a Istanbul, la delegazione ha avuto modo di constatare direttamente l'assenza di reale libertà politica e di opinione nella città.

Sabato 6 gennaio, alle ore 13 si sarebbe dovuta tenere, presso l'Hotel Herezin di Istanbul, una conferenza stampa indetta dall'IHD per presentare un rapporto relativo all'operazione "ritorno alla vita" contenente tra l'altro testimonianze fotografiche delle torture inflitte, le cui tracce erano chiaramente visibili sui corpi delle vittime.

Un video documentava alcune fasi dell'assalto a un carcere, del trasferimento dei detenuti, dei pestaggi e degli arresti operati nei confronti dei loro familiari.

La conferenza è stata impedita dall'intervento delle forze dell'ordine in borghese; i presenti sono stati ripresi con una videocamera da un operatore della polizia e poi sono stati allontanati.

Nonostante la numerosa presenza di giornalisti, soltanto il quotidiano Yeni Gundam ha riportato in un trafiletto la notizia.

In serata una riunione sindacale indetta dal KESK (un sindacato che riunisce principalmente lavoratori del pubblico impiego), che prevedeva all'ordine del giorno anche le questioni carcerarie, è stata oggetto di intimidazioni da parte della polizia. Il funzionario preposto ha testualmente dichiarato: ´se volete fare la riunione dovete prima venire in questuraª. Alla suddetta riunione, peraltro non pubblica, erano stati invitati i sindacalisti italiani presenti nella delegazione.

Domenica 7 gennaio, nel pomeriggio, 40 fra familiari dei detenuti e esponenti di organizzazioni umanitarie turche venivano portati in questura nel corso di una pacifica e pubblica riunione. Le immagini trasmesse in televisione mostravano l'uso indiscriminato e grave della violenza nei confronti di manifestanti, per lo più donne.

Una parte di queste 40 persone non risulta ancora essere stata rilasciata.

Lunedì mattina, 8 gennaio, nella sede di Istanbul dell'IHD entravano tre agenti in borghese che con fare minaccioso pretendevano di essere presenti ad una nuova conferenza stampa convocata per riferire degli arresti effettuati il giorno precedente.

L'atteggiamento intimidatorio della polizia rendeva ovviamente impossibile il realizzarsi della conferenza stampa.

Fatti sicuramente poco eclatanti rispetto alla brutalità del sistema repressivo messo in atto, ma che compiuti tranquillamente, anche in presenza di osservatori occidentali, rendevano ancora più tangibile l'assenza di garanzie democratiche in questo paese.

Conclusioni

Se 4 giorni possono sembrare pochi per poter tracciare un quadro esaustivo della situazione incontrata ,gli incontri fatti, il materiale documentale raccolto e le esperienze dirette ci consentono di trarre alcune considerazioni e di porre alle autorità italiane ed europee, agli organismi internazionali, alle forze sociali e politiche sensibili alle tematiche dei diritti umani alcune urgenti richieste.

Considerazioni

Il quadro delle libertà democratiche in Turchia ci pare essere in condizioni avvilenti.

Sotto una parvenza di legalità democratica, sembra rimasto inalterato il potere degli apparati militari. La libertà di stampa, di associazione, i diritti elementari della persona sembrano valere ad esclusiva discrezione del potere politico e militare.

Un potere che utilizza i propri strumenti peggiori per stroncare la questione kurda ma anche ogni altra espressione di dissenso e di conflitto sociale.

Nello specifico della situazione carceraria e della detenzione per motivi politici emergono la lunghezza della carcerazione preventiva, la sistematicità degli abusi sui detenuti, l'arbitrarietà del loro trattamento che non è sottoposto ad alcuna regolamentazione anche formale, il carattere di disumanità dimostrato dai militari prima e dopo l'operazione "ritorno alla vita", le difficoltà frapposte agli avvocati difensori nel condurre i processi e gli ostacoli posti ai familiari dei detenuti per poter alleviare le sofferenze dei congiunti.

La tortura fisica e psicologica risulta essere estremamente diffusa con casi gravissimi ampiamente documentati

Abbiamo appurato che persino negli ospedali in cui sono stati ricoverati i detenuti più gravi, il personale medico civile è stato sostituito da quello militare, l'accesso negato e i detenuti costretti ad inutili e sadici letti di contenzione.

A detta di molti c'è il timore di prossime ulteriori brutali operazioni negli ospedali e nelle carceri in cui prosegue lo sciopero.

Proposte

Riteniamo urgentissimo che la comunità internazionale in tutti i suoi organismi governativi, giuridici e di solidarietà assuma l'impegno d'intervenire per il ripristino della legalità democratica in Turchia.

Che cessino immediatamente i pestaggi e le torture nei confronti dei detenuti scioperanti.

Che vengano bloccati i trasferimenti nelle carceri di tipo F e che i detenuti che già vi sono rinchiusi possano avere garantita socialità, cure, visite di parenti e avvocati.

Che gli organismi operanti per il rispetto dei diritti umani sia turchi che internazionali possano avere libero accesso alle prigioni per verificare con proprio personale medico le condizioni dei detenuti.

Che i detenuti ricoverati in ospedale in gravi condizioni abbiano immediatamente diritto alla sospensione della pena.

Che una commissione di inchiesta internazionale abbia mandato di indagare sugli abusi perpetrati durante l'operazione "ritorno alla vita".

Che all'esercito venga interdetto l'intervento nei penitenziari il cui controllo deve immediatamente passare sotto personale civile.

Che venga data ai detenuti la possibilità di costituire propri organi di rappresentanza per definire transitoriamente i propri diritti.

La delegazione chiede urgentemente un incontro con la Commissione Europea per la Prevenzione della Tortura; il conseguente immediato invio di propri osservatori nelle carceri di tipo "F".

Chiediamo poi al Governo italiano un gesto concreto che rompa il silenzio omertoso di cui finora la Comunità Europea si è resa responsabile

È in suo potere intervenire presso la Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani affinché provveda ad inviare immediatamente un suo rapporteur in Turchia con ampio mandato di indagine nelle prigioni

 

La delegazione "Oltre il Bosforo oltre le sbarre"

Alessandro Margara, già direttore del DAP, attualmente Giudice di sorveglianza del Tribunale di Sorveglianza di Firenze

Vainer Burani, avvocato, rappresentante dell'Associazione italiana giuristi democratici

Stefano Galieni, giornalista free lance.

Claudio Lombardi, ingegnere, già consulente del Comitato ONU per i Diritti Umani Ginevra, in rappresentanza della CGIL di Firenze.

Antonello Pabis, del Direttivo Nazionale SPI CGIL e rappresentante del Comitato sardo di solidarietà col popolo kurdo.

Filomena Santoro, volontaria dell'ICS (Consorzio Italiano di Solidarietà) e rappresentante del Gruppo "Umut (speranza)- I figli del sole" di Trieste.

 

==

*************************************

Carceri - 2) Alcuni altri recentissimi testi sul medesimo episodio.

Indice

6-I-2001 = Amnesty International = Turchia : L'operazione di trasferimento carcerario del 19 XII 2000.

9-I-2001 = Human Rights Watch = Turchia : il Governo tenta di soffocare l'indagine sul trasferimento carcerario.

7-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Il massacro dei prigionieri.

10-I-2001 = la Repubblica, ed. di Firenze. Fulvio Paloscia = Delegazione della Cgil fiorentina col giudice Margara nelle carceri turche.

8-I-2001 = Camera del Lavoro di Firenze = Conferenza-Stampa

della Delegazione Italiana al rientro dalla missione in Turchia

11-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Continua il disperato digiuno dei prigionieri. Le testimonianze di una delegazione italiana di ritorno da Istanbul.

9-I-2001 = IHD (Assoc. Diritti Umani in Turchia) = Comunicati sull'operazione di trasferimento carcerario.

==

Testi

==

6-I-2001 = Amnesty International = Turchia : L'operazione di trasferimento carcerario del 19 XII 2000.

Comunicato stampa del Segretariato Internazionale

di Amnesty International

6 gennaio 2001

EUR 44/001/2001

4/01

Le associazioni per i diritti umani "Amnesty International" e "Human Rights Watch" hanno richiesto una immediata riforma del sistema penale turco dopo aver ricevuto resoconti di tortura e bastonate contro i prigionieri trasferiti in celle più piccole durante una recente vasta operazione.

Rappresentanti delle associazioni sono attualmente in Turchia per indagare l'operazione condotta in 20 prigioni nel dicembre 2000 e per studiare le condizioni delle nuove prigioni di tipo F nelle quali molti dei prigionieri erano stati trasferiti. Gli osservatori hanno parlato con medici, avvocati che avevano visitato le nuove prigioni, parenti dei prigionieri e tre prigionieri che erano stati rilasciati dalle prigioni di tipo F.

Queste fonti indicano abbondantemente che i prigionieri sono stati bastonati, ed alcuni torturati, prima, durante e dopo il trasferimento nelle nuove prigioni. E' stato detto che i prigionieri sono stati svestiti e violentati con un manganello all'arrivo alla prigione di tipo F Kandira, presso Izmit, ma non è stato possibile verificare tali lamentele poiché le richieste degli avvocati affinché venissero intrapresi esami forensi non hanno ricevuto alcuna risposta.

Tutti i resoconti confermano che è stato imposto un regime di isolamento solitario e di piccoli gruppi nelle nuove prigioni di tipo F, in violazione degli impegni del Ministero della Giustizia. Molti prigionieri sono rimasti senza alcun contatto umano per giorni, eccetto gli "appelli", che venivano frequentemente accompagnati da violenza. Diversi prigionieri in isolamento solitario non sono stati visti da nessuno dal mondo esterno da metà dicembre.

I prigionieri non erano ammessi nei piccoli cortili di servizio adiacenti alle celle individuali fino ai pochi giorni fa. Secondo quanto è a conoscenza di Amnesty International ed Human Rights Watch, nessuno dei prigionieri delle prigioni di tipo F è stato condotto fuori della propria stanza per ricreazione, idonei esercizi o sport, né è stato concesso loro di associarsi con altri prigionieri. I prigionieri hanno anche lamentato che una musica a volume molto alto è stata trasmessa nei corridoi esterni alle stanze.

"Le nostre indagini suggeriscono che i prigionieri trasferiti sono stati tenuti in isolamento ed sono stati torturati o maltrattati" - hanno affermato gli osservatori di Human Rights Watch ed Amnesty International. "La tortura di un essere umano è un atto di crudeltà che è proibito dalle leggi internazionali dei diritti umani. L'isolamento può provocare danni fisici e mentali, e può tradursi in un trattamento crudele, inumano e degradante. Il Governo turco deve rendere conto di questi abusi e porvi immediatamente termine".

Amnesty International ed Human Rights Watch hanno richiesto colloqui con il Ministero della Giustizia così come l'accesso alle prigioni, ma in entrambi i casi le richieste sono state respinte. Essi si sono incontrati con rappresentanti della Commissione Diritti Umani del Parlamento turco e l'Associazione dei Diritti Umani.

Almeno 300 prigionieri sono in sciopero della fame, e molti hanno digiunato per più di 70 giorni. Appare verisimile che nei prossimi giorni si verificheranno decessi. Amnesty International e Human Rights Watch sono assai allarmati per il recente sviluppo nel sistema carcerario turco, e raccomandano urgentemente che il Governo turco assicuri :

- l'accesso alle prigioni da parte di avvocati e medici indipendenti al fine di esaminare le dichiarazioni di tortura e maltrattamenti, e per somministrare l'assistenza medica necessaria.

- che il regime di intenso isolamento in piccoli gruppi nonché solitario nelle prigioni di tipo F sia abbandonato, e le porte alle stanze dei prigionieri siano lasciate aperte durante il giorno per permettere ai prigionierientro ogni piccolo gruppo di stanze di associarsi.

- ampio accesso ai rappresentanti delle associazioni di avvocati, medici e dei diritti umani, per assicurare che le nuove prigioni siano gestite in accordo con la legge turca e con gli standards internazionali per il trattamento umano dei prigionieri.

I gruppi hanno anche richiesto al Consiglio d'Europa, con la sua esperienza nel campo della gestione delle prigioni, di assumere un interessamento attivo alla crisi.

Per maggiori informazioni contattare :

Jonathan Sugden or Heidi Wedel al :

00 90 532 598 0771

------

Si può rispedire questo messaggio verso altre fonti

purché il testo non venga modificato in alcun modo,

e sia l'attribuzionead Amnesty International di intestazione

che quella di piè pagina rimangano intatte.

------

==

9-I-2001 = Human Rights Watch = Turchia : il Governo tenta di soffocare l'indagine sul trasferimento carcerario.

Human Rights Watch

Turchia : il Governo tenta di soffocare l'indagine sul trasferimento carcerario.

Attivisti delle prigioni incarcerati.

New York 9 gennaio 2001

Human Rights Watch oggi ha condannato la repressione del Governo turco verso coloro che hanno cercato di denunciare la tortura, le bastonature ed altri abusi della polizia durante la violenta incursione di dicembre nelle prigioni turche. Il 19 dicembre ha avuto luogo in 20 prigioni turche l'operazione militare di trasferimento carcerario. Nel trasferimento, trenta prigionieri e due agenti sono stati uccisi.

Nimet Tanrikulu, precedente presidentessa della sezione di Istanbul dell'Associazione dei Diritti Umani turca (IHD) è stata formalmente arrestata lunedì per aver partecipato ad una dimostrazione non violenta contro il recente trasferimento carcerario in celle di isolamento nelle nuve prigioni di massima sicurezza di tipo F della Turchia.

"Il Governo turco sta tentando di nascondere gravi violazioni. Queste persone meritano di essere ascoltati, non imbavagliati e tenuti in guardina", ha affermato Jonathan Sugden, l'osservatore per la Turchia di Human Rights Watch. Sugden è attualmente ad Ankara ad indagare sulle affermazioni di bastonature e tortura durante il trasferimento carcerario di dicembre.

A partire dal trasferimento, l'Associazione Turca per i Diritti Umani [IHD] ha tentato di raccogliere testimonianze dai prigionieri, avvocati e prigionieri rilasciati a proposito del trasferimento carcerario di dicembre. Un documento che l'IHD ha pubblicato sabato contiene testimonianze di diverse bastonature durante i trasporti in gendarmeria, e di bastonatura e umiliazione rituale all'arrivo alle prigioni di tipo F a Edirne, Kocaeli ed Ankara. L'IHD ha anche indagato il regime di estremo isolamento imposto a più di mille prigionieri tenuti in stanze singole e di tre persone. In conseguenza l'associazione per i diritti umani è stata fatta oggetto di una intensa pressione ufficiale.

Il rappresentante di Human Rights Watch, Mr. Sugden, era presente lunedì quando agenti di polizia in borghese sono entrati nella sede nazionale dell'IHD ad Ankara per interrogare Husnu Ondul, presidente dell'associazione, a proposito di una conferenza-stampa che aveva rilasciato precedentemente in quello stesso giorno. Husnu Ondul più tardi ha detto ad Human Rights Watch, "Eccomi qui, con cinque delle mie sezioni chiuse nelle ultime sei settimane - tutto a causa del nostro lavoro sulle carceri, senza dubbio. I miei uomini sono detenuti o visitati almeno ogni giorno… Stiamo vivendo alcuni dei peggiori giorni nella storia della nostra associazione". L'Associazione per i Diritti Umani era stata fondata nel 1986.

Husnu Ondul ha anche lamentato che l'associazione stava ricevendo continue minacce telefoniche. Il presidente della sezione di Ankara, Lutfi Demirkapi, ha parlato ad Human Rights Watch a proposito di chiamate telefoniche minatorie che egli ha ricevuto il 5 gennaio, quando uno sconosciuto che aveva telefonato chiese: "Allora, sei ancora vivo? E' già pronto il tuo sudario?"

Simili minacce sono prese sul serio dall'IHD, che ha perso dieci membri in attacchi armati nell'ultimo decennio. Nel 1998 il suo presidente Akin Birdal venne ferito in modo quasi mortale in un tale attacco. La porte sforacchiata di colpi del suo ufficio è esposta nella sezione di Ankara come mònito.

"L'attacco a Birdal fu incoraggiato da infondate dichiarazioni ufficiali. Noi siamo preoccupati perché io ho visto ed ascoltato simili dichiarazioni contro l'IHD mentre conducevo le mie indagini qui", ha detto Sugden. "Secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Difensori dei Diritti Umani, queste persone hanno non solo il diritto, ma il dovere di documentare la verità a proposito delle violazioni, quando esse avvengono. E' dovere del Governo turco proteggere ed incoraggiare gli attivisti per i diritti umani nel loro lavoro, non perseguitarli".

In seguito alla incursione nelle carceri, cinque sezioni dell'IHD sono state chiuse: Izmir, Van, Gaziantep, Malatya e Konya. Il 17 dicembre la sezione di Istanbul è stata fatta oggetto di una incursione e dei membri sono stati detenuti per parecchie ore.

Il 6 gennaio Lutfi Demirkapi, presidente della sezione locale di Ankara dell'IHD, è stato arrestato mentre tentava di fare una dichiarazione-stampa presso il monumento ai diritti umani nel centro cittadino. Egli ha detto ad Human Rights Watch: "Sono stato afferrato da agenti di polizia e messo in un veicolo della polizia con parenti di prigionieri detenuti nella prigione di tipo F di Ankara "Sincan". La polizia prendeva a calci e picchiava gli altri. Venivamo tutti portati alla centrale di polizia di Ankara e fatti stare in piedi per cinque ore appoggiati contro un muro. C'erano due donne oltre i cinquant'anni ed erano trattate allo stesso modo.

Nimet Tanrikulu era stata detenuta insieme alla presidentessa della sezione di Istanbul Eren Keskin, un'avvocato, ed altri membri della sezione. Dopo una notte in custodia di polizia, essa era stata formalmente arrestata, assieme a tre membri del Partito della Libertà e della Solidarietà (DP). Essa ora è detenuta nella prigione per donne e bambini di Bakirkoy.

Coloro che sono detenuti avevano visitato la sede centrale del Partito Democratico di Sinistra (DSP), il partito del Primo Ministro turco Bulent Ecevit, dove avevano tentato di depositare una ghirlanda nera come silenziosa critica del suo ruolo nell'apertura delle nuove prigioni.

Human Rights Watch

---------------------------------

Per maggiori informazioni vogliate contattare :

Jonathan Sugden in Turchia: +90 532 598 0771

+44 1424 422 694 (solo posta vocale)

Jean-Paul Marthoz in Bruxelles: +322 736 7838

Holly Cartner in New York: +1 212 216 1277

---------------------------------

Maria K. Pulzetti

Associate, Europe and Central Asia Division

Human Rights Watch

350 5th Ave., 34th Floor

New York, NY 10118-3299

tel: (212) 216-1844

fax: (212) 736-1300

pulzetm@hrw.org

==

7-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Il massacro dei prigionieri.

il manifesto, 7 Gennaio 2001

Il massacro dei prigionieri

Nelle carceri turche continuano i maltrattamenti, a volte le torture, sui kurdi

Dino Frisullo (associazione Azad)

Nella hall di un albergo a Istanbul la presidente dell'Associazione diritti umani (Ihd) non ha avuto neppure il tempo di aprire ieri la conferenza stampa sull'atroce bilancio dell'operazione "Ritorno alla vita". Agenti in borghese hanno sciolto la "manifestazione non autorizzata". Fuori tutti, compreso un esterrefatto gruppo di sei osservatori italiani guidato dal giudice Alessandro Margara, ex direttore generale dell'Amministrazione penitenziaria.

La delegazione portava con sé, come viatico, l'appello disperato di un kurdo residente a Milano: "Stanno ammazzando mio fratello Camil Madenkuyu. Scontava tredici anni a Maras per adesione al Pkk. Dopo venti giorni di digiuno l'hanno rinchiuso in isolamento a Elbistan, come il suo amico Mehmet Sinci. Mia madre li ha visti per cinque minuti fra i soldati: gonfi di botte, irriconoscibili, i vestiti laceri. Dormono al freddo sul nudo cemento, quando non li torturano...".

L'incontro, denso di testimonianze di avvocati e parenti (fra cui una ragazza dal viso ancora segnato), è proseguito nell'ufficio della Ihd, l'unico ancora aperto dopo la chiusura di sei sedi in un mese. Da ieri anche la sede centrale di Ankara è indagata dal Tribunale speciale. L'accusa recita testualmente: aver sostenuto lo sciopero della fame, aver contestato le prigioni di tipo F (d'isolamento), aver scritto all'ingresso slogan quali "non lo permetteremo" e "non avrete i nostri figli". Anche la Tayyad, che raccoglie le famiglie dei prigionieri politici, definita "paravento di attività terroristiche", è stata sigillata alla vigilia dell'arrivo della delegazione italiana con 24 arresti. Il 19 dicembre la polizia aveva già portato via le donne che digiunavano in solidarietà con i parenti detenuti. Il giudice Margara e gli altri italiani incontreranno ugualmente oggi quelle donne, mentre ieri hanno raccolto analoghe testimonianze nell'altra associazione delle famiglie, la Tayub.

Storie atroci, a partire dalle foto dei loro cari trascinati, i corpi torturati, da una prigione all'altra. L'universo carcerario turco è tornato al tempo del golpe del 1980. I 1023 detenuti segregati ad Ankara, Edirne, Kocaeli e Sincan, quasi tutti feriti e piagati, sono tenuti nudi, spesso in piedi, picchiati due volte al giorno, senz'aria né toilette, senza cibo per chi mangia e negando anche l'acqua a chi digiuna. A Kocaeli sono stati stuprati in massa coi bastoni. Alcune delle accuse sono confermate dal deputato Mehmet Bekaroglu, che aveva cercato di mediare mentre i militari preparavano il blitz costato finora 32 morti. L'isolamento in Turchia equivale a tortura sistematica: questo è il messaggio che la delegazione trasmetterà, al ritorno, al governo di Roma e alla Commissione contro la tortura di Strasburgo. Anche il mitico attivista dell'Ihd Akin Birdal da Zurigo, in viaggio verso il Parlamento europeo che lo ascolterà il 15 gennaio, denunciava ieri: "L'Europa che ha inventato l'isolamento carcerario, deve chiedersi quali mostri si generino dove la prigionia politica è di massa e l'arbitrio è totale".

Per questo oltre 300 detenuti continuano a digiunare, ormai prossimi al coma: meglio morti che sepolti vivi. Il prigioniero più famoso, Abdullah Ocalan, attraverso i suoi avvocati ha espresso solidarietà alle vittime affermando che, salvo la tortura fisica, la sua condizione di totale isolamento è altrettanto intollerabile: "Potrei digiunare anch'io fino alla morte, non lo faccio solo per non uccidere la speranza". Intanto il ministro della Giustizia Sami Turk rivolgeva un nuovo invito ai detenuti a smettere "la loro inutile protesta".

Infatti i quotidiani turchi hanno già archiviato le prigioni: ieri Hurriyet titolava trionfalmente sull'imminente offensiva contro il Pkk di diecimila soldati turchi che hanno invaso il Kurdistan irakeno. Per garantirsi anche il silenzio del mondo, che la paranoia di regime vede come "santuario di terroristi", il sottosegretario agli Esteri Logoglu informerà i governi europei su "un'operazione finalizzata a salvare la vita dei detenuti". Lo annuncia a Roma il foglio dell'ambasciata "Turchia oggi". Senza vergogna.

==

10-I-2001 = la Repubblica, ed. di Firenze. Fulvio Paloscia = Delegazione della Cgil fiorentina col giudice Margara nelle carceri turche.

la Repubblica - edizione di Firenze - 10 gennaio 2001

Trecento detenuti in fin di vita

Delegazione della Cgil fiorentina col giudice Margara nelle carceri turche

Fulvio Paloscia

Trecento detenuti in fin di vita. Tramortiti da uno sciopero della fame iniziato il 20 ottobre e portato all’estremo dopo l’irruzione dell’esercito turco nelle carceri dove si svolge la protesta contro l’apertura di nuovi penitenziari di massima sicurezza. Là l’isolamento farà a pezzi le loro ultime possibilità di ribellione a un sistema carcerario da lager. Oggi, la maggior parte dei detenuti in sciopero rifiuta l’acqua e zucchero, ultimo nutrimento che li fa aggrappare disperatamente alla vita; agli altri, sono i secondini a non somministrarla più. Ecco cosa si è trovata di fronte la delegazione, formata da membri della Cgil e dell’Istituto consorzio solidarietà, in visita in Turchia dopo quell’irruzione (avvenuta il 19 dicembre) che il governo turco ha chiamato ´Operazione ritorno alla vitaª. Sì, ritorno alla vita: centinaia di feriti a morte, otto stuprati con manganelli, corpi e volti bruciati. Perché così i soldati turchi si sono fatti largo tra i detenuti: spargendo benzina e appicando il fuoco. A capo della delegazione c’era il giudice fiorentino Alessandro Margara, ex direttore generale delle carceri italiane: nei giorni in cui la delegazione ha stretto rapporti con associazioni umanitarie (combattendo contro una censura implacabile), è venuto a contatto con una realtà di cui si sa poco. Nulla. ´Nessuno là può parlareraccontaanche il presidente dell’ordine degli avvocati ci ha fatto capire di essere costretto al silenzio. Quando l’abbiamo incontrato, ci ha detto: "fatemi voi le domande, io non ho nulla da dire"ª. Le madri dei presunti terroristi (´e laggiù è terrorista non chi compie attentati, ma chi appartiene a un partito d’opposizioneª, spiega Margara) invece sì, hanno parlato. Raccontando come i soldati abbiano trasformato l’ora di colloquio in un inferno: dopo essere state sottoposte a perquisizioni vaginali e anali, hanno visto torturare i loro figli aldilà del vetro del parlatorio. Senza poter far nulla se non gridare. Sulla visita in Turchia, Margara e gli altri stileranno un rapporto da presentare al governo italiano e al centro per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa.

==

8-I-2001 = Camera del Lavoro di Firenze = Conferenza-Stampa

della Delegazione Italiana al rientro dalla missione in Turchia

Diritti civili minimi negati nella Turchia che chiede di entrare in Europa

Hanno tenuto una conferenza stampa presso la Camera del Lavoro di Firenze i due membri fiorentini della Delegazione che, su richiesta del Comitato turco per i Diritti Umani si è recata in Turchia dal 5 all’8 gennaio.

Tale richiesta è avvenuta a seguito dell’epilogo violento dello sciopero della fame nelle carceri dove i militari si sono sostituiti al governo interrompendo il negoziato in atto con un intervento che ha prodotto 32 morti.

Nel corso della sua breve permanenza la delegazione ha potuto essere testimone di interventi della polizia la quale ha vietato una conferenza stampa indetta dall’Associazione per i diritti umani in un albergo e dove la stessa polizia è intervenuta nella sede di un sindacato a vietare la discussione sull’argomento in discussione.

La delegazione ha incontrato Associazioni dei familiari di detenuti, la Fondazione per la cura dei postumi di tortura, Organizzazioni sindacali, Associazioni di avvocati.

Dalla documentazione e dalle testimonianze raccolte emerge un quadro di violenza sulle persone in stato di fermo, di carcerazione, di torture sui carcerati, di violenza sui familiari e sugli avvocati, talvolta denudati e perquisiti prima di colloqui ai quali il carcerato, spesso solo in attesa di giudizio, viene condotto dopo essere stato torturato.

In particolare il Giudice Alessandro Margara ha sottolineato che dalla documentazione emersa lo stato di diritto, i diritti civili minimi e le più elementari regole di civiltà sono calpestati dalle autorità pubbliche controllate dalle autorità militari.

Claudio Lombardi, membro della delegazione per conto della CGIL, ha dichiarato che la delegazione sta predisponendo un rapporto sui dati raccolti sul quale intende sollecitare passi ufficiali a livello governativo e comunitario perché si creino i presupposti per la creazione delle legalità democratiche in Turchia.

 

CONFERENZA STAMPA

UNA DELEGAZIONE ITALIANA

INCONTRERA’ LA STAMPA

AL RIENTRO DALLA MISSIONE IN TURCHIA

PER IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

La conferenza stampa si terrà presso la Camera del Lavoro di Firenze in Borgo de’ Greci 3, Martedì 9 Gennaio , alle ore 12

Dal quattro all’otto gennaio una Delegazione di CGIL , ARCI, AZAD, ICS e altre associazioni si è recata in Turchia ed ha incontrato, tra gli altri, esponenti delle associazione del popolo Curdo.

Lo scopo della missione era di verificare, per quanto possibile il rispetto dei diritti civili ed umani delle popolazioni di diversa etnia presenti nel territorio turco.

Nel corso della Conferenza stampa il Capo delegazione, Giudice Alessandro Margara, ex Direttore Generale delle Carceri Italiane, e il Dott. Claudio Lombardi , rappresentante per la CGIL, l’Arci e il Comitato Fiorentino per la Difesa del Popolo Curdo esporranno le loro prime impressioni e valutazioni sul viaggio, sugli incontri, e più in generale sulla situazione dei diritti umani fondamentali in quel paese.

La Segreteria della Camera del Lavoro di Firenze, vista l’importanza della battaglia per il rispetto dei diritti umani in ogni paese, chiede alla stampa fiorentina e nazionale la massima partecipazione alla Conferenza Stampa

Firenze, lunedì 8 Gennaio

a cura dell'Ufficio Comunicazione Centro Servizi Borgo de' Greci,

ID Buttitta 03683399992, 0552700546

==

11-I-2001 = il Manifesto. Dino Frisullo = Continua il disperato digiuno dei prigionieri. Le testimonianze di una delegazione italiana di ritorno da Istanbul.

il manifesto, 11 Gennaio 2001

Il ministro della giustizia turco: con i detenuti non si tratta

Continua il disperato digiuno dei prigionieri. Le testimonianze di una delegazione italiana di ritorno da Istanbul.

Dino Frisullo

"Nessuna mediazione o trattativa, non si riparte da capo. Smettano e basta, sanno che la loro protesta è inutile". Così il ministro della Giustizia Sami Turk ha liquidato il disperato digiuno che continua, sia negli ospedali dove medici militari hanno sostituito i civili (picchiati e minacciati perché l'Unione dei medici rifiuta l'alimentazione forzata), sia nelle prigioni dove la protesta si estende nelle celle d'isolamento, smentendo la tesi che il digiuno fosse "imposto dai terroristi". Del resto nei loculi a tre posti sono stati stipati sei prigionieri a Kartal e fino a diciannove donne nel carcere di Malatya, esposte alle violenze e agli stupri che hanno già colpito - come confermano Amnesty International e Human Rights Watch - i loro compagni reclusi a Kandira. Anche a Edirne e Sincan la stessa situazione: sadici pestaggi di detenuti nudi, spesso feriti o stremati dal digiuno, che ha superato per molti l'ottantesimo giorno.

"Non tornare per me, torna per gli altri: io non ci sarò più", ha detto alla madre anziana uno dei reclusi, il volto sfigurato dalle ustioni, nei cinque minuti di colloquio concessi al buio, previa perquisizione intima dei parenti. La testimonianza, una delle tante raccolte dalla delegazione italiana di ritorno da Istanbul, gela il pubblico raccolto nella saletta della libreria Odradek a Roma. E' la violenza che appare dal video che mostra l'estrazione dalle carceri espugnate dei corpi piagati e ustionati dai bastoni e dai gas irritanti e lacrimogeni, che avevano incendiato "una polvere oleosa appositamente gettata sui corpi dei detenuti".

L'operazione denominata "Ritorno alla vita", con un'ironia definita "goebbelsiana" dall'ex direttore dell'amministrazione penitenziaria Margara, ha riportato di colpo l'universo carcerario turco agli orrori successivi al colpo di stato dell'80. Gli osservatori italiani concordano con Amnesty International e con l'Associazione turca per i diritti umani (Ihd): nelle nuove prigioni "di tipo F", la cui pianta-tipo affidata all'ingegnere fiorentino Lombardi dall'Unione degli architetti di Istanbul è un capolavoro d'ingegneria concentrazionaria, alla tortura dell'isolamento si sommano deprivazione, arbitrio e violenza fisica.

Insieme alle testimonianze parlate e filmate, il cimelio più prezioso è una lunga lista di un migliaio di nomi: i detenuti politici che ora le associazioni promotrici dell'iniziativa (Arci, Azad, Antigone e Assopace) proporranno di "adottare" scrivendo, inviando denaro, rompendo l'isolamento.

I senatori Tana De Zulueta, Russo Spena e De Luca solleveranno il problema in aula e chiederanno, insieme a Ersilia Salvato, che il giudice Margara e i suoi compagni di viaggio siano ricevuti alla Farnesina. La delegazione volerà anche a Strasburgo per riferire alla Commissione del Parlamento europeo contro la tortura forse lunedì prossimo. Perché i governi rompano un silenzio omertoso, prima che alle 31 vittime della repressione si aggiungano centinaia di morti per fame o per tortura. Il giudizio di Alessandro Margara, che di carceri se ne intende, è netto. Onnipotenza dei militari, lunghissime detenzioni per reati per lo più associativi esclusi dalla recente amnistia, flagranti violazioni delle norme internazionali che poi la Turchia "sana" patteggiando le condanne della Corte di Strasburgo: il sistema giudiziario turco non ha nulla a che vedere con lo stato di diritto.

Del resto gli osservatori italiani hanno sperimentato tre volte l'arbitrio di polizia quando gli agenti hanno interrotto altrettanti incontri con l'Ihd, il sindacato Kesk e le associazioni dei parenti dei detenuti (una delle cui sedi, la Tayyad, chiusa dal governo e poi distrutta da un ordigno). Forse solo la presenza di ospiti stranieri ha impedito che le riunioni "illegali" finissero in commissariato, come è accaduto alla presidente dell'Ihd Eren Keskin e a 30 attivisti alla vigilia della loro partenza. Un'altra delegazione partirà dall'Italia a fine mese, promossa dall'Unione giuristi democratici. Chiederanno di entrare nelle nuove prigioni, dove per ora non hanno accesso neppure gli avvocati.

==

9-I-2001 = IHD (Assoc. Diritti Umani in Turchia) = Comunicati sull'operazione di trasferimento carcerario.

IHD (ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI)

TIHV (FONDAZIONE TURCA PER I DIRITTI UMANI)

APPELLO URGENTE - 26 dicembre 2000

ALLA COMMISSIONE PER LA PREVENZIONE DELLA TORTURA DEL CONSIGLIO D’EUROPA

 

Il governo turco ha ordinato il 19 dicembre alle forze di sicurezza di fare irruzione in venti istituti carcerari. Il Primo ministro Bulent Ecevit ha affermato che l’operazione era finalizzata a "salvare vite umane", con riferimento agli scioperi della fame, alcuni dei quali "fino alla morte", avviati dai prigionieri per protesta contro le nuove celle di isolamento. La protesta contro il nuovo progetto carcerario del Consiglio di Sicurezza Nazionale e del governo era condivisa dagli attivisti per i Diritti Umani, in base al fatto che le strutture e le pratiche previste in tali prigioni conducono a forme di tortura in senso stretto.

L’operazione, denominata ironicamente dal governo "ritorno alla vita", ha comportato la morte di almeno 27 prigionieri e centinaia di feriti. Le forze di sicurezza hanno usato armi chimiche e hanno fatto un uso eccessivo di armi da fuoco contro i prigionieri, come dimostrano i referti autoptici e ospedalieri. Almeno 11 prigionieri risultano scomparsi.

L’adesione agli scioperi della fame si è estesa dopo la conclusione dell’operazione. Secondo i dati ufficiali oltre 300 detenuti digiunano "fino alla morte" ed altre migliaia sono in sciopero della fame. Molti prigionieri hanno sospeso l’assunzione di liquidi e vitamine per protesta contro le brutalità e la tortura. Mentre l’unica soluzione proposta dal governo è l’alimentazione forzata, viceversa a molti altri detenuti nelle nuove prigioni le forze di sicurezza negano i liquidi e le vitamine come misura punitiva. Il Direttore Generale delle carceri ha affermato ieri che si è pronti ad avviare una "seconda operazione" finalizzata ad obbligare i prigionieri a smettere lo sciopero della fame.

Almeno altri 42 prigionieri potrebbero perdere presto la vita, molti altri potrebbero subire complicazioni o invalidità permanenti, mentre tutto il mondo festeggia il nuovo anno. Secondo le informazioni dei familiari e dei legali, centinaia di prigionieri sono tuttora sottoposti a forme di tortura. Oltre alla violenza fisica, essi sono lasciati senza vestiti, scarpe e biancheria, in alcuni casi con ancora indosso le tenute ospedaliere; alcuni hanno ferite aperte e fratture ossee; il riscaldamento e l’acqua potabile sono insufficienti; non possono vedere un volto né sentire una voce umana; il loro spazio visuale è estremamente limitato; più volte al giorno sono obbligati a cantare inni militaristi.

Rivolgiamo un urgente appello alla Commissione Europea per la prevenzione della tortura affinché intervenga per :

- impedire ulteriori atrocità ed atti di tortura in prigione;

- verificare la situazione nelle nuove prigioni di tipo F, con speciale riferimento alle condizioni di salute dei prigionieri;

- avviare un’indagine sui metodi usati nel corso delle operazioni,

- intervenire sulle autorità turche affinché consentano a ONG e medici indipendenti di visitare prigionieri.

Husnu Ondul, Presidente dell’Associazione per i Diritti Umani

Yavuz Onen, Presidente della Fondazione Turca per i Diritti Umani

IHD (ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI)

APPELLO URGENTE — 26 dicembre 2000

ALL’ATTENZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI DI TUTELA DEI DIRITTI UMANI

L’operazione denominata "ritorno alla vita" sta proseguendo nelle prigioni di tipo F, negando ogni cura ai prigionieri percossi e feriti.

Secondo le informazioni in nostro possesso, i 900 detenuti trasferiti e rinchiusi nelle celle singole o a tre posti delle prigioni di tipo F sono sottoposti a sistematica tortura (stupri con i bastoni, pestaggi, imbrattamento con orina, etc).

Anche i loro parenti subiscono maltrattamenti da parte dei responsabili delle prigioni.

L’Associazione per i diritti umani fa appello all’immediata solidarietà delle organizzazioni similari in tutto il mondo per fermare la crescente brutalità dello stato turco.

Chiediamo agli attivisti per i diritti umani di organizzare delegazioni che vengano direttamente in Turchia e prendano contatto con gli organi responsabili dei comportamenti inumani che continuano a verificarsi nelle prigioni.

La Direzione Centrale dell’Associazione per i Diritti Umani

==

*************************************

Carceri - 3) Indice dei testi del Dossier "Ottobre-Dicembre 2000. Carceri turche : lotta e massacro".

E' una rassegna-stampa con testi in italiano, in inglese e in francese.

Chi desiderasse riceverlo via e-mail può farne richiesta (kurds@ranchdeiviandanti.it).

Il Dossier è disponibile anche in formato cartaceo.

2-10-2000 = Yeni Gündem = Yeni Gündem = PROTESTS AGAINST CELL TYPE PRISONS

27-10-2000 = Internet = Rossoperaio = A SOSTEGNO DELL'EROICA RESISTENZA DEI PRIGIONIERI POLITICI TURCHI

31-10-2000 = Sabah-yeni Safak = Sabah-yeni Safak = L'APPEL URGENT DES PRISONNIERS POLITIQUES

02-11-2000 = Folletto Rosso = Folletto Rosso = 20 X 2000: I PRIGIONIERI DEL DHKP-C, TKP (ML) E DEL TKIP INIZIARONO UNO SCIOPERO DELLA FAME

23-11-2000 = Dhkc = Dhkc = 34TH DAY OF DEATH FAST IN TURKEY'S PRISONS

23-11-2000 = Turkish Daily News = Turkish Daily News = PARLIAMENT DISCUSSES PRISONS

25-11-2000 = Kurdish Observer = 71 PRISONERS IN DEATH FAST

1-12-2000 = Kurdish Observer = STEP BACK ON F-TYPE PRISONS?

1-12-2000 = Kurdish Observer = THEIR DEATH IS CLOSE - PRISONERS ON HUNGER STRIKE

1-12-2000 = Cildekt = Cildekt = 42ÈME JOUR DE GRÈVE DE LA FAIM DANS LES PRISONS TURQUES.

2-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande = TURCHIA, DETENUTI IN FIN DI VITA - CONTINUA LO SCIOPERO AD OLTRANZA DI 816 PRIGIONIERI

3-12-2000 = Kurdish Observer = SONO UNA MADRE, ASCOLTATE LA MIA VOCE.

5-12-2000 = Kurdish Observer = SINGLE CELL PRISONS IN AMERICA ARE TOTALLY DIFFERENT

5-12-2000 = Kurdish Observer = LE CELLE SINGOLE NEGLI USA SONO TOTALMENTE DIFFERENTI.

6-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande = TURCHIA CARCERARIA PARTNER D'EUROPA - IN FIN DI VITA I PRIGIONIERI POLITICI IN SCIOPERO DELLA FAME DA 47 GIORNI

11-12-2000 = Kurdish Observer = F-TYPE PRISONS SYSTEM WERE STOPPED

12-12-2000 = Cnn = Cnn - Associated Press = CLASHES IN TURKEY OVER PRISON REFORM PLANS

12-12-2000 = Kurdish Observer = ONE DEATH IN PROTEST AGAINST F TYPE PRISONS

13-12-2000 = Turkish Daily News = JAIL PROTESTORS AND POLICE CLASH IN ANKARA

13-12-2000 = Reuters = Reuters = BLIND TURKISH RIGHTS ACTIVIST ON JAIL FAST

15-12-2000 = Reuters = Reuters - Cnn = TURK PRESIDENT VETOES AMNESTY, PRISONERS CONTINUE FASTS

16-12-2000 = Internet = Comitato Per La Fine Della Repressione Dei Prigionieri Politici In Tu = COMUNICATO DEL COMITATO PER LA FINE DELLA REPRESSIONE DEI PRIGIONIERI POLITICI IN TURCHIA

16-12-2000 = Liberazione = Liberazione - V. B. = TURCHIA, E' SCONTRO TRA POLIZIA E GOVERNO - AL CENTRO DEL CONFLITTO L’AMNISTIA CHE ESCLUDE I POLIZIOTTI TORTURATORI - PER IL PRESIDENTE SEZER IL PROVVEDIMENTO E INIQUO

17-12-2000 = Kurdish Observer = IL GOVERNO NON RIESCE A FERMARE LO SCIOPERO DELLA FAME.

18-12-2000 = Kurdish Observer = I PRIGIONIERI POLITICI DEL PKK CHIEDONO UNA PRESA DI COSCIENZA.

18-12-2000 = Turkish Daily News = GOVERNMENT FACES AMNESTY DILEMMA

18-12-2000 = AFP / Middle East Time = TURKEY´S PRISON REFORMS STALLED BY INMATES´ PROTEST

19-12-2000 = Cnn = Cnn = TURKISH JAIL TOLL RISES TO 17

19-12-2000 = Cildekt = Cildekt = LE PRESIDENT TURC OPPOSE SON VETO A LA LOI SUR L’AMNISTIE.

19-12-2000 = Cildekt = Cildekt = AU MOINS 19 MORTS DANS LES OPERATIONS MILITAIRES CONRE LES GREVISTES DE LA FAIM DANS LES PRISONS TURQUES.

19-12-2000 = Info-türk = Info-türk = NOUVELLE SAUVAGERIE DE L'ETAT TURC

19-12-2000 = La Repubblica = Marco Ansaldo = BLITZ NELLE CARCERI TURCHE - QUINDICI DETENUTI ARSI VIVI

20-12-2000 = Cnn = Cnn = TURKISH JAIL RAIDS MEET 'RESISTANCE'

20-12-2000 = Info-türk = Info-türk = SAUVAGERIE DE L'ETAT TURC - "LES PRISONNIERS ASSASSINES ET BRULES VIFS PAR L'ETAT TURC"

20-12-2000 = AFP / Reuters = TURKISH JAIL TOLL RISES TO 17

20-12-2000 = Turkish Daily News = MORE THAN 90 DETAINED IN ANKARA AND ISTANBUL PROTESTS

20-12-2000= Macedonian Press Agency / All Papers = OPERATIONS TO END DEATH FAST

20-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande = TURCHIA - STRAGE NEL CARCERE EUROPEO

20-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande = PARLANO GLI AVVOCATI DEI DETENUTI IN SCIOPERO DELLA FAME

20-12-2000 = Il Messaggero = Il Messaggero = BLITZ CONTRO LA PROTESTA DEI DETENUTI, SEDICI MORTI

21-12-2000 = Reuters / AFP = TURKISH PRISONERS CONTINUE PROTESTS

21-12-2000 = Frankfurter Rundschau — TURKISH SECURITY FORCES RAID PRISONS, ENDING HUNGER STRIKE: Death toll rises in fighting during police assaults on 20 jails - ATHENS / by Gerd Hoehler and Edgar Auth

21-12-2000 = Kurdish Observer = ACCURSED REMARKS

21-12-2000 = Kurdish Observer = THE NAME OF THE MASSACRE IS "MERCY"

21-12-2000 = Il Manifesto = Orsola Casagrande = BRUCIATE I PRIGIONIERI - LA POLIZIA TURCA HA DATO FUOCO A MOLTI DETENUTI

21-12-2000 = Kurdish Observer = LE GIUSTIFICAZIONI DI ECEVIT… E QUELLE DI TURK.

21-12-2000 = Kurdish Observer = OPERAZIONE ´MERCYª: MASSACRO NELLE CARCERI.

21-12-2000 = Turkish Daily News = WEST CONCERNED ABOUT PRISON RAIDS, CALLS FOR PEACEFUL SOLUTION

22-12-2000 = Kurdish Observer = DISHONOURABLE PEOPLE! - ECEVIT AND JUSTICE MINISTER SAMI TURK DEFENDED THEIR LATEST BLOODY MASSACRES.

22-12-2000 = Kurdish Observer = YOU CAN’T STOP THIS RAGE

22-12-2000 = Kurdish Observer = IL PKK COMMENTA ´L’OPERAZIONE MORTEª.

24-12-2000 = Kurdish Observer = L’ULTIMA VIOLENZA DELLO STATO TURCO.

26-12-2000 = Ihd - Uiki = Ihd = IL GOVERNO TURCO HA ORDINATO IL 19 DICEMBRE ALLE FORZE DI SICUREZZA DI FARE IRRUZIONE IN VENTI ISTITUTI CARCERARI

29-12-2000 = Cildekt = Cildekt = LA LOI D’AMNISTIE RATIFIEE PAR LE PRESIENT TURC

29-12-2000 = Cildekt = Cildekt = BILAN PROVISOIRE DE L’OPERATION " RETOUR A LA VIE " DU GOUVERNEMENT TURC : AU MOINS 23 MORTS PLUS DE 70 BLESSES

31-12-2000 = Il Manifesto = Dino Frisullo = LA PRIGIONE TURCHIA. NELLE "NUOVE" CELLE D'ISOLAMENTO I DETENUTI RIVOLTOSI. ANKARA VERSO L'OFFENSIVA FINALE CONTRO IL PKK

6-1-2001 = Amnesty International = Amnesty International = AMNESTY INTERNATIONAL E HUMAN RIGHTS WATCH : TORTURA E BASTONATE CONTRO I PRIGIONIERI DURANTE IL TRASFERIMENTO NELLE PRIGIONI DI TIPO F

6-1-2001 = Ansa = Ansa = REPRESSIONE CARCERI : LA POLIZIA TURCA HA IMPEDITO UNA CONFER. STAMPA D'UNA DELEGAZIONE DI OSSERVATORI ITALIANI A ISTANBUL

7-1-2001 = Il Manifesto = Dino Frisullo = IL MASSACRO DEI PRIGIONIERI: NELLE CARCERI TURCHE CONTINUANO MALTRATTAMENTI E TORTURE SUI KURDI

7-1-2001 = Kurdish Observer = GLI ASSASSINI HANNO CHIUSO L’ASSOCIAZIONE DI SOLIDARIETA CON LE FAMIGLIE DEI PRIGIONIERI ´TAYADª.

9-1-2001 = Middle East Time = OPERATION RETURN TO LIFE RAISES QUESTIONS ABOUT TURKEY - by Murat Paker

9-1-2001 = Cildekt = Cildekt = OPERATION "RETOUR A LA VIE" SUITE… : LES ORGANISATIONS DE DEFENSE DES DROITS DE L’HOMME ACCUSENT LA TURQUIE DE TORTURE DANS LES PRISONS

9-1-2001 = Human Rights Watch = Human Rights Watch = TURCHIA : IL GOVERNO TENTA DI SOFFOCARE L'INDAGINE SUL TRASFERIMENTO CARCERARIO. ATTIVISTI DELLE PRIGIONI INCARCERATI.

9-1-2001 = Uiki = Uiki = CONFERENZA STAMPA, A ROMA, PRESSO LA LIBRERIA ´ODRADEKª DELLA DELEGAZIONE ITALIANA DI RITORNO DALLA TURCHIA.

10-1-2001= Frankfurter Rundschau — ´HUMAN RIGHTS GROUPS ALLEGE TORTURE IN NEW TURKISH PRISONSª: Prisoners transferred to smaller cells and held in isolation - ATHENS / by Gerd Hoehler

10-1-2001 = Kurdish Observer = LE DICHIARAZIONI PUBBLICHE SONO MENZOGNE.

10-1-2001 = La Repubblica = Fulvio Paloscia = TRECENTO DETENUTI IN FIN DI VITA - DELEGAZIONE DELLA CGIL FIORENTINA COL GIUDICE MARGARA NELLE CARCERI TURCHE

11-1-2001 = Il Manifesto = Dino Frisullo = CONTINUA IL DIGIUNO DEI PRIGIONIERI. TESTIMONIANZE DI UNA DELEGAZIONE ITALIANA DI RITORNO DA ISTANBUL.

14-1-2001 = Washington Post = PROTESTS OF PRISON RAIDS, ABUSE PROMPT CRACKDOWN BY TURKEY

15-1-2001 = Internet = Margara, Burani, Galieni, Lombardi, Pabis, Santoro = DELEGAZIONE ITALIANA A ISTANBUL, 4-8 GENNAIO 2001

16-1-2001 = Associated Press = POLICE CLOSE DOWN OFFICES OF TURKISH PRISONERS SUPPORT GROUPª

19-1-2000 = Kurdish Observer = DEATH FASTS ENTER THEIR 91ST DAY

22-1-2001 = Time Magazin = ´KEEPING THE PEACEª: TURKEY'S PRISON RIOTS HAVE SUBSIDED, BUT THE UNDERLYING PROBLEMS REMAIN

ISTANBUL / by Andrew Finkel

24-1-2001 = Turkish Daily News = ´IHD'S LAST CRY FOR HELPª: IHD chairman Lawyer Husnu Ondul says death fasts in prisons have gone on for 96 days now and warns that mass deaths are imminent unless

immediate action is taken