La recente riscoperta
degli annegati della Johan, anche se assai tardiva, ha quantomeno suscitato la
pietà tra alcune di quelle stesse autorità pubbliche e alcuni
media che avevano ignorato questa tragedia e che continuano ad ignorarne tante
altre simili. L'11 novembre 1998 sempre il manifesto aveva riportato la
drammatica testimonianza del comandante del porto di Lampedusa che raccontava:
"Dodici barche su cento affondano" e mostrava le foto dei resti umani
trovati nelle reti di pescatori o in riva al mare e sepolti in fosse comuni
dell'isola. Sporadicamente vari media hanno reso noti numerosi casi di morti
durante il tentativo di arrivare in Italia e in Europa o trovati lungo le
strade come avvenne per i sei Kurdi circa un anno fa. E fu nella notte del 28
marzo '97, proprio dopo che si sapeva da tempo di questo genere di tragedie,
che la Kater y Rades fu speronata dalla nostra marina militare, provocando così
l'annegamento di circa 90 persone tra cui tanti bambini.
I migranti che quasi ogni
giorno rischiano la vita per arrivare in Italia o nei paesi UE non sono diversi
dei perseguitati che in varie epoche storiche e in particolare tra le due
guerre mondiali hanno cercato di fuggire i totalitarismi. Ma mentre i
perseguitati di ieri sono oggi più o meno riconosciuti come esempi di
emancipazione sociale, politica e a volte anche religiosa, i kurdi, gli afgani,
i somali e tutti i migranti che oggi cercano salvezza, spesso non riescono più
neanche ad approdare nei territori dell'Unione Europea. La maggioranza delle
persone che in questi ultimi anni hanno tentato di arrivarci o ci sono a volte
arrivati sono migranti che avrebbero diritto all'asilo umanitario o politico.
Ma solo lo 0,6 per cento dei permessi di soggiorno rilasciati in Italia
riguarda i richiedenti asilo anche perché il nostro paese non ha neanche
rispettato la direttiva comunitaria relativa all'adozione di una apposita legge
sull'asilo. La pratica della politica migratoria attuale ha invece esasperato
la lotta alla cosiddetta immigrazione clandestina e all'irregolarità
vantando l'aumento continuo di respingimenti ed espulsioni e minacciando di
reato chi aiuta irregolari e clandestini. La cittadinanza europea sembra quindi
configurarsi come negazione dei diritti universali e in particolare come
antagonista al dovere di asilo umanitario o politico previsto dalla carta
costituzionale e dalla dichiarazione dei diritti universali. La stessa carta
degli accordi di Nizza appare così cestinata dalla ragione di una
fortezza Europa che sembra potersi affermare solo attraverso un proibizionismo
delle migrazioni antagonista ai diritti umani, al pari delle logiche che
dominano gli orientamenti delle otto potenze mondiali, producendo morte e
disastri ambientali anche a nome delle guerre "umanitarie".
Sottoscrivendo questo
documento noi, come singoli o associati in ONG o sindacati, ci impegniamo ad
affermare il DOVERE d'ASILO come fondamentale diritto umano sostenendo
concretamente ogni sforzo per realizzarlo come pratica quotidiana di aiuto agli
irregolari o clandestini che desiderano accedere ad una regolarità
stabile, ossia alla certezza del diritto per chi oggi è respinto nella
condizione di non-cittadinanza.
Chiediamo ai parlamentari democratici di impegnarsi a turno a visitare
le carceri, i centri espellendi e i vari luoghi di detenzione provvisoria degli
arrestati. Denunciamo e respingiamo la tendenza ad applicare l'intera legge
40/98 in chiave sempre più anti-immigrati. Chiediamo che il rilascio e
la gestione dei rinnovi dei permessi di soggiorno siano affidati ad
un'autorità indipendente che assicuri trasparenza e imparzialità
e che siano eliminate le varie condizioni vessatorie attualmente in vigore,
permettendo a tutti i senzapermesso che lo richiedono di essere regolarizzati
senza
bisogno di nuove sanatorie e accordando a chi è in Italia regolarmente
da più di 5 anni (e senza alcun altra condizione) di avere subito la
carta di soggiorno definitiva. Chiediamo infine a tutti i democratici presenti
negli enti locali a mobilitarsi per il diritto di voto degli immigrati.
Associazione
Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI), Associazioni Liberi, CESTIM-Verona,
CRIC-Milano, Movimento Cittadini del Mondo
Albano Enzo, Azamouz Abdelhak, Bandera Lia, Baratta Alessandro, Basso
Piero, Bellina Lella, Bellini Alessio, Bendotti Angelo, Caffa Franca, Cavedon
Marco, Cicarelli Roberto, Coccia Nicola, Colombo Enzo, Cusani Sergio, Dal Lago
Alessandro, De Leonardis Ota, Di Piazza Elio, Dore Gianni, Doria Gianni,
Escobar Roberto, Faure Roberto, Ferrajoli Luigi, Fiorini Elena, Fumagalli
Andrea, Frisina Anna, Giannangeli Massimiliano, Giannangeli Ugo, Giasanti
Alberto, Giovannetti Monia, Guareschi Massimiliano, Mantelli Brunello, Mari
Giovanni, Maricos Ainom, Maneri Marcello, Mazzali Mirko, Meriggi Maria-Grazia,
Merzagora Betsos Isabella, Mezzadra Sandro, Molinari Augusta, Morini Cristina,
Mosconi Beppe, Mottalini Milena, Oddi Paolo, Padoan Daniela, Pagani Gilberto,
Palidda Salvatore, Palma Mauro, Panaccione Andrea, Pastore Massimo, Pepino
Livio, Peruzzi Walter, Petti Gabriella, Pitch Tamar, Polizzi Eugenio, Polizzi
Rossella, Quassoli Fabio, Recupero Nino, Revelli Marco, Rinaldi Stanislao,
Rotaris Maurizio, Ruspini Paolo, Scalia Vincenzo, Schiavone Gianfranco, Segio
Sergio, Sossi Federica, Tonello Fabrizio, Trucco Lorenzo, Vassallo Fulvio,
Verrani Marinella, Zipponi Maurizio