322-3244/dl                            02/07/01

 

 

 

COMUNICATO

del Coordinamento Europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia

sulla proposta di direttiva della Commissione europea

riguardante la Statuto dei residenti di lunga durata

 

 

La Commissione europea ha appena reso pubblica la Proposta di direttiva del Consiglio sullo statuto delle persone originarie da paesi terzi residenti di lunga durata (COM 2001 127 finale).

 

Il Coordinamento europeo si rallegra

-                di essere stato consultato, assieme ad altre ONG interessate, allo stadio della preparazione della proposta e di constatare che la redazione della direttiva sembra tener conto di un certo numero di osservazioni da esso presentate;

-                di vedere che si riaffermano chiaramente i principi del nuovo orientamento della politica di immigrazione dell’Unione europea quali erano stati annunciati dalla dichiarazione di Tampere e in particolare la volontà di riconoscere alle persone originarie da paesi terzi un insieme di diritti per quanto possibile vicini a quelli di cui godono i cittadini dell’Unione europea, l’applicazione del principio di non discriminazione in rapporto ai cittadini dello Stato di residenza, e la volontà di operare per favorire l’integrazione, concepita come un processo a doppio senso che richiede adattamento sia da parte degli immigrati che delle società che li accolgono;

-                di vedere richiamata la Convenzione n° 97 dell’O.I.T., la Carta sociale europea del 1961, quella rivista del 1996, la Raccomandazione del Consiglio d’Europa circa la sicurezza di residenza degli immigrati di lunga durata come pure la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. (Tuttavia, per quanto riguarda quest’ultimo documento, il Coordinamento richiama le sue riserve provenienti allo stesso tempo dallo statuto impreciso di questa Carta e dalle discriminazioni inaccettabili tra cittadini europei e persone originarie da paesi terzi che vi si trovano).

 

Prima di discutere dettagliatamente le diverse proposte, il Coordinamento vuole ricordare i principi che fondano e guidano il giudizio e l’atteggiamento delle associazioni che rappresenta:

 

·               Il fondamento ideologico e giuridico dello statuto delle persone originarie da paesi terzi residenti di lunga durata non può essere altro che quello dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali. Di conseguenza, le considerazioni di ordine economico, politico o demografico che accompagnano le variazioni delle politiche congiunturali di immigrazione non devono mettere in causa questi principi di uguaglianza e di non discriminazione inerenti a questo statuto.


·               Lo statuto dei residenti di lunga durata deve essere accordato a tutte le persone originarie da paesi terzi che risiedono da un certo tempo e che desiderano continuare a vivere in Europa, senza discriminazione né esclusione di alcun genere.

·               Lo statuto dei residenti di lunga durata deve riconoscere loro l’uguaglianza di diritti e favorire un trattamento senza discriminazione che facilitino l’integrazione e conducano al riconoscimento di una cittadinanza analoga a quella delle persone originarie dell’Unione.

·               Una direttiva riguardante lo statuto dei residenti di lunga durata deve essere applicata a pieno diritto alle persone originarie da paesi terzi in situazione regolare.

·               Essa dovrà essere accompagnata da misure politiche realistiche di regolarizzazione dei “senza documenti” installati sui territori degli Stati membri per poter applicare loro lo statuto, e questo nella prospettiva di un’applicazione effettiva dei principi che guidano la direttiva.

 

Il Coordinamento europeo farà un esame attento di tutte le disposizioni proposte in uno spirito di critica costruttiva che deve essere quello della cittadinanza europea. Esso invita le associazioni e ONG ad associarsi a questa iniziativa per poter far conoscere i loro suggerimenti o critiche alle istanze europee che devono dare il loro parere sulla proposta di direttiva: in particolare, il Comitato economico e sociale e il Parlamento europeo.

 

Esso attira l’attenzione in particolare su alcuni punti che sembrano problematici:

 

·               La durata di residenza minima richiesta per l’applicazione dello statuto (la proposta fatta di cinque anni è un passo indietro in rapporto alla legislazione attualmente in vigore in certi Stati; d’altra parte bisogna tener conto della situazione dei numerosi migranti presenti di fatto ma che non sono riusciti a ottenere la regolarizzazione).

·               L’esclusione delle persone che beneficiano di una protezione sussidiaria (certi possono e desiderano tornare al paese d’origine; altri non possono farlo; altri ancora hanno stabilito dei legami, familiari in particolare, nel paese di accoglienza).

·               L’esclusione degli studenti (in un certo numero di casi, gli studi li portano a cambiare progetto e hanno stabilito legami durevoli, familiari o professionali, in Europa).

·               La libertà di circolazione e di installazione negli altri paesi dell’Unione europea.

·               L’accesso all’uguaglianza di diritti civili e politici.