DIPARTIMENTO PARI OPPORTUNITÀ

 

 

INIZIATIVE SULLE QUESTIONI INTERNAZIONALI

 

 

Rapporto di fine legislatura

 

 

 

 

 

 

Maggio 2001

 

 

 

 

 

a cura di:

Chiara Ingrao

Cristiana Scoppa

 

 

 

 

 

N.B. Per ulteriori informazioni sulle attività del Dipartimento consultare:

“Donne 2000. A 5 anni dalla Conferenza mondiale di Pechino: le cose fatte, gli ostacoli incontrati, le cose da fare”. Roma, maggio 2000, 170 pp.

 

 

 

 

 

 

 


 

Premessa

Il punto di partenza delle attività internazionali del Dipartimento Pari Opportunità è stato l’applicazione della Dichiarazione e del Piano d’Azione prodotti dalla IV Conferenza mondiale sulle donne, tenutasi a Pechino nel 1995. La Piattaforma d’Azione è articolata in dodici diverse aree tematiche, per ciascuna delle quali è definito un insieme molto ampio di obiettivi strategici ed azioni da intraprendere, fondati sui concetti chiave della conferenza: “mainstreaming”, cioè integrazione in tutte le politiche di un punto di vista che tenga conto della differenza  fra i due sessi, ed “empowerment”, cioè attribuzione di poteri e responsabilità alle donne. Questi princìpi e questi obiettivi sono  alla base della Direttiva del Presidente del Consiglio del 7 marzo 1997.

Su quegli stessi contenuti, esiste una rete molto ampia di iniziative e sedi di discussione internazionali, che rappresentano dunque un ambito di lavoro permanente ed in continua espansione; ed è intenso il dialogo e spesso il lavoro comune con le ONG, così come la collaborazione con la Commissione nazionale parità e pari opportunità, sia in Italia che nella preparazione di numerose iniziative internazionali.

In questo quadro, le attività internazionali dell’Ufficio del Ministro per la Pari Opportunità si sono articolate a livello di:

 

I.              Nazioni Unite

II.           Unione Europea

III.         Consiglio d’Europa

IV.         Iniziative tematiche, sia in Italia che all’estero

V.           Rapporti bilaterali

 

 

I.              In sede ONU

Nelle Nazioni Unite il Dipartimento pari opportunità ha operato a livello di:

1. Commissione sulla Condizione delle Donne (CSW)

2. Sessione Speciale “Women 2000: Gender Equality, Development and Peace in the XXIst Century” e assemblea preparatoria regionale a Ginevra

 3. Comitato CEDAW (Convenzione per l’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne)

4. Negoziato sul Protocollo  Opzionale, aggiuntivo alla Convenzione CEDAW

5. Conferenze e vertici mondiali

6. Organismi  e attività di promozione dei diritti umani

 

I. 1. La Commissione sulla Condizione delle Donne (CSW)

La CSW è una delle cosiddette “Commissioni funzionali” dell’ECOSOC, Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Instituita nel 1946 come organismo parallelo alla Commissione sui Diritti Umani, dopo la Conferenza di Pechino ha assunto il compito della revisione e valutazione dell’applicazione della Piattaforma d’azione adottata in tale occasione. Essa è dunque composta da un numero limitato di paesi (fra i quali, per il momento, anche l’Italia). I paesi che non fanno parte della Commissione partecipano comunque a tutte le fasi del dibattito e del negoziato, con diritto di parola ma non di voto.

Come in tutte le sedi ONU, la partecipazione e la formulazione di proposte avviene principalmente attraverso i raggruppamenti regionali (nel nostro caso l’Unione Europea). Si discute e si vota su testi elaborati dal Segretario Generale ed emendati sulla base di proposte dei gruppi di paesi (nel nostro acso l’UE). La partecipazione al dibattito e alle decisioni della CSW comporta pertanto un intenso lavoro preparatorio all’interno dell’Unione, nonché, nel corso delle sedute, delle riunioni europee in cui si mettono a punto proposte, ipotesi negoziali, compromessi finali che consentano di giungere a una conclusione consensuale dei lavori. Su ciascuno dei temi la UE presenta un proprio testo, costruito su proposta della Presidenza ed emendato per consenso nelle riunioni UE.

Nelle sedute della CSW sia osservatori che membri possono intervenire individualmente nelle sedute di dibattito, mentre in sede di discussione e votazione di risoluzioni interveniamo tramite la Presidenza dell’UE. La consultazione all’interno dell’UE è molto stretta, con riunioni quotidiane e una consultazine permanente in Assemblea su come formulare e riformulare emendamenti, possibili compromessi, eccetera.

La modalità decisionale, decisa nel 1996 e riconfermata nel 2001, è quella delle “conclusioni concordate” (“agreed conclusions”) cioè testi negoziati fra le delegazioni di governo e non sottoposti a votazione, ma adottati per consenso. Le risoluzioni, invece, possono essere o adottate per consenso o sottoposte a voto, a seconda dei casi (ad esempio è tradizionalmente consensuale la risoluzione, ricorrente tutti gli anni, sul mainstreaming, mentre è tradizionalmente sottoposta al voto quella, più controversa, sulla condizione delle donne palestinesi, sulla quale di norma i paesi della UE votano a favore).

Ogni anno la CSW tiene una seduta di due settimane consecutive presso la sede delle Nazioni Unite a New York (tre nel 2000), in genere le prime due settimane di marzo. Le riunioni plenarie sono nelle lingue ufficiali dell’ONU (inglese, francese, spagnolo, cinese, arabo e russo), le riunioni UE in inglese e francese.

Dopo la IV Conferenza mondiale delle donne, la Commissione ha assunto, oltre agli altri suoi compiti, anche quello di valutare l’applicazione della Piattaforma d’Azione di Pechino, in base al mandato definito nella parte finale della Piattaforma stessa. Tra il 1996 e il 2000 essa ha dunque esaminato ogni anno alcune delle aree tematiche della Piattaforma, proponendo ai governi, nella forma di “conclusioni concordate”, un insieme di indicazioni operative sulla sua applicazione.

Dopo la Sessione Speciale del 2000 (vedi oltre), e in coerenza con la scelta di integrare le tematiche relative alla differenza di genere in tutte le politiche globali, nel marzo del 2001 la CSW ha dibattuto due temi all’ordine del giorno delle Nazioni Unite: le discriminazioni multiple e il razzismo (in preparazione della Conferenza mondiale di Durban) e l’AIDS (in preparazione dell’Assemblea generale dedicata a questo tema). Purtroppo solo sul razzismo si è riuscite a concordare un documento comune: si è trattato di un segnale preoccupante di crisi di queste sedi di dibattito dell’ONU, cui si dovrà dedicare attenzione in futuro. Tuttavia nella seduta suppletiva di maggio del 2001, cui il Dipartimento ha partecipato con una propria rappresentante,, si è recuperato questo ritardo e sono state adottate le Conclusioni sia  sul tema dell’AIDS che sul System Wide Medium Term Plan delle Nazioni Unite per le donne.

Per il periodo 2002-2006, la sessione della CSW del 2001 ha concordato un nuovo programma di lavoro, anch’esso fondato sulla scelta del mainstreaming, cioè finalizzato a fornire un contributo specifico della Commissione donne su importanti tematiche globali all’attenzione delle Nazioni Unite, come la lotta alla povertà, i diritti umani, il ruolo delle nuove tecnologie. Sulla riforma dei metodi di lavoro della CSW, il negoziato di marzo non si è concluso, e le decisioni sono state rinviate a riunioni successive.

La rappresentanza italiana alla CSW è decisa di volta in volta ed è di competenza governativa. Fino al 1996 la presenza italiana all’interno della CSW era organizzata e coordinata dalla Commissione Nazionale per la parità e le pari opportunità fra donne e uomini. A partire dal 1997 questo ruolo è stato assunto dal Dipartimento Pari Opportunità, mantenendo però una presenza e uno stretto coordinamento con la Commissione nazionale in tutte le fasi del lavoro e promuovendo una collaborazione con altre amministrazioni interessate (Ministero Affari Esteri, Ministero della Solidarietà Sociale, Ministero del Lavoro), nonché un dialogo aperto con le organizzazioni non governative.

Sul piano dei contenuti, il lavoro svolto dall’Italia nella CSW e in preparazione della CSW, ha avuto come obiettivi:

·      consolidare i contenuti di Pechino, bloccando i tentativi dei paesi più retrivi di imporre dei passi indietro sulle questioni più controverse;

·      ottenere alcuni passi avanti su temi qualificanti quali: la violenza contro le donne, la tratta, le mutilazioni dei genitali femminili; il ruolo delle organizzazioni non governative e il sostegno alla società civile; il ruolo delle donne nelle situazioni di conflitto;

·      promuovere il dialogo con i paesi del Sud del mondo e l’impegno contro l’oscurantismo e il fondamentalismo;

·      porre all’attenzione della Commissione alcune questioni scottanti, anche tramite l’approvazione di risoluzioni ad hoc, che abbiamo contribuito a elaborare, sulla tratta delle donne (1997), l’Afghanistan (1998), la condizione e i diritti delle donne anziane (1998)

·      dare visibilità alle posizioni e alla nuova esperienza dell’Italia, non solo in materia di pari opportunità ma su aspetti quali le politiche sociali, il piano per l’infanzia, il lavoro, i diritti umani, la lotta alla povertà e al razzismo.

A questo fine sono stati effettuati numerosi interventi nel dibattito, e inoltre tradotti in inglese e diffusi fra tutte le delegazioni alcuni importanti testi quali il Piano d’Azione sull’applicazione della Piattaforma di Pechino in Italia (Direttiva Prodi-Finocchiaro, 1997), il disegno di legge sulle statistiche di genere (1999), le linee guida per l’uso dei fondi strutturali (VISPO), le linee guida per l’inserimento di una prospettiva di genere nella cooperazione allo sviluppo, le linee guida per gli interventi a favore delle donne dei Balcani (1999), la nuova legge sui congedi parentali (2000), la sintesi del Rapporto sull’applicazione della Piattaforma di Pechino, presentata alla Special Session dell’ONU, “Women 2000” (“Gender Equality in Italy, 5 Years after Beijing”).

Nel 1999 la Ministra per le Pari Opportunità ha partecipato alla CSW come panelist, ed è inoltre intervenuta nella Sessione ECOSOC sul ruolo delle donne nella lotta alla povertà.

 

I. 2. La Sessione Speciale dell’Assemblea generale dell’Onu “Women 2000: Gender Equality, Development and Peace in the XXIst Century”

Dal 5 al 10 Giugno 2001 si sono svolti, presso la sede delle Nazioni Unite a New York, i lavori della Sessione Speciale dell'Assemblea Generale dell'ONU, “Women 2000: Gender Equality Development and Peace in the XXIst Century” di Revisione quinquennale della Piattaforma di Pechino. La Sessione Speciale è stata preceduta e accompagnata da numerose tornate di negoziati sul Documento Finale da approvare: nei Preparatory Committees (PrepCom) del marzo 1998 e 1999, autunno e dicembre 1999, marzo 2000, maggio 2000, nella settimana precedente alla Special Session (dal 23 maggio al 2 Giugno) e durante il suo svolgimento, che anzi si è dovuto prolungare di un giorno per consentire la conclusione del negoziato, con l’approvazione del Documento Finale.

Il Dipartimento Pari Opportunità ha garantito il coordinamento della presenza e delle proposte italiane in tutti i Comitati Preparatori della Special Session, durante la Sessione Speciale stessa, nonché nella preparazione e svolgimento dell’Assemblea preparatoria regionale, che per l’Europa ha preso la forma di una riunione ad hoc dell’ECE, Economic Commission for Europe, e si è tenuta a Ginevra, nel gennaio 2001.

Le proposte italiane per l’assemblea regionale di Ginevra hanno riguardato sia il merito degli argomenti proposti, sia la proposta di una ulteriore area tematica, sulla questione “Donne e conflitti”, con una forte attenzione alla vicenda tutta europea del conflitto nei Balcani. Tale proposta è stata accettata, così come la presenza da noi suggerita di una ONG di donne dei Balcani nel panel in questione, cui la Ministra Laura Balbo ha partecipato come principale relatrice.

L’intervento della Ministra, così come gli emendamenti italiani al testo base, contengono molti dei temi poi ripresi, nell’ottobre dello stesso anno, dalla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza sul tema “Women, Peace and Security”, in particolare per ciò che riguarda la centralità di un punto di vista di genere e il ruolo delle donne in quanto non solo vittime ma soggetti attivi dei processi di prevenzione e risoluzione dei conflitti, e di ricostruzione post-bellica.

I contenuti del documento finale europeo su questi temi, così come sugli altri temi in discussione, hanno recepito molte delle proposte italiane, e rappresentano un punto di riferimento utile anche per il lavoro futuro.

 

 

Quanto ai risultati della Special Session di New York, nonostante le difficoltà del negoziato, e le forti pressioni per far tornare indietro i diritti delle donne, nel documento sono state ribaditi tutti i contenuti della Piattaforma di Pechino, e ottenuti importanti passi avanti su temi quali la violenza contro le donne (in particolare con l’inserimento del tema dei crimini d’onore e delle violenze a sfondo razzista), i diritti umani, la lotta alla povertà e alle discriminazioni, la salute, i diritti delle adolescenti, delle migranti, delle donne indigene.

La Delegazione italiana è stata capeggiata dal Ministro per le Pari Opportunità Katia Bellillo, che è intervenuta a nome dell’Italia in assemblea plenaria. Fra le  componenti della delegazione, oltre al Dipartimento, rappresentanti del MAE e delle istituzioni nazionali per le pari opportunità quali: la Commissione Nazionale per le Pari Opportunità, la Commissione di Parità del Ministero del Lavoro e due rappresentanti di ONG italiane. Il lavoro della  delegazione italiana è stato molto intenso sia  nella definizione della posizione comune dell’Unione europea, che nel negoziato con gli altri paesi sul Documento Finale. L’azione italiana ha portato contributi specifici in tema di: diritti umani, lotta alla violenza e al traffico delle donne, situazione delle donne migranti, ruolo delle donne nei conflitti, nuove metodologie di lotta alla povertà e di cooperazione allo sviluppo basate sul sostegno alle iniziative delle donne a livello locale, nazionale e internazionale.

In Italia, la Special Session del 2000 è stata preparata attraverso un’intensa esperienza di dibattito sia interistituzionale che con la società civile, allargando anche per questa via la partecipazione delle ONG italiane a questa esperienza. Sia in alcuni PrepCom che a Ginevra e poi a New York le ONG italiane hanno partecipato sia autonomamente che all’interno della delegazione ufficiale. Il loro contributo è stato valorizzato anche nella elaborazione del Rapporto sull’applicazione in Italia della Piattaforma di Pechino, inviato alle Nazioni Unite nel 1999, e poi aggiornato e ampliato per la pubblicazione in Italia alla vigilia  della Special Session. Il testo di tale Rapporto  (“Donne 2000: a cinque anni dalla Conferenza mondiale di Pechino. Le cose fatte, gli ostacoli incontrati, le cose da fare”, Dipartimento per l’editoria, maggio 2000, 170 pp.) contiene un’illustrazione ampia e documentata delle iniziative adottate nelle dodici aree della Piattaforma di Pechino sia dalle istituzioni di governo che dalle altre istituzioni nazionali e locali, nonché dalla società civile, dal 1995 al 2000; ciascuno dei capitoli contiene inoltre una vasta gamma di tabelle e dati statistici in materia, forniti dall’ISTAT.

Le attività di follow-up sull’applicazione della Piattaforma di Pechino proseguiranno anche in futuro, e rappresentano una delle aree di lavoro permanente del Dipartimento e della Commissione Pari Opportunità.

 

 

I. 3. Il Comitato CEDAW (Convenzione per l’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne)

Si tratta del comitato che verifica l’applicazione della CEDAW, Convention on the elimination of all forms of discriminations against women. La Convenzione CEDAW, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1979 e ratificata finora da 166 stati (ultimo in ordine di tempo, l’Arabia Saudita, nel settembre 2000), rappresenta il più importante e ampio Trattato internazionale in materia di diritti delle donne. Essa comprende 16 articoli, i cui temi vanno dai diritti in materia di lavoro a quelli relativi alla maternità, alla salute, alla parità fra i coniugi, ai trattamenti previdenziali, all’istruzione, alla cittadinanza, ecc.  A differenza dei documenti prodotti dalle Conferenze internazionali (quali la Piattaforma di Pechino) e che rappresentano  un insieme di impegni a carattere eminentemente politico, la Convenzione CEDAW ha carattere vincolante (pur mitigato purtroppo da un vasto numero di riserve apposte dagli stati più ostili ai diritti delle donne).  Tra gli obblighi che la Convenzione impone agli stati, quello di presentare rapporti periodici sullo stato di attuazione della Convenzione stessa (come avviene per la Convenzione contro la tortura, quella contro il razzismo, la convenzione sui diritti dell’infanzia, ecc.) che vengono valutati dal Comitato Cedaw.

Nel 1997, dopo l’istituzione in Italia del Ministro per le Pari Opportunità, il Comitato CEDAW delle Nazioni Unite ha suggerito al nostro paese di anticipare la scadenza di elaborazione del suo Terzo Rapporto periodico, proprio per marcare la novità rappresentata da questa nuova esperienza a livello di governo. Il Rapporto è stato dunque presentato a New York nel luglio 1997, e discusso a lungo con il Comitato CEDAW da una ampia delegazione guidata dalla  Ministra Anna Finocchiaro.  Le osservazioni conclusive del Comitato esprimono un fortissimo apprezzamento per il nostro lavoro, l’impostazione presentata e le iniziative avviate, e propongono alcuni terreni di intervento e lavoro futuro. Alcune di queste proposte (come quella che riguarda l’aggiornamento dei libri di testo), sono già divenute oggetto di iniziative concrete del Dipartimento, altre restano ancora da realizzare.

Per la presentazione del prossimo Rapporto al Comitato CEDAW, si sono verificati alcuni problemi burocratici. Secondo il sistema di calcolo del Comitato, infatti, la cadenza quadriennale dei rapporti si calcola a partire dalla ratifica della Convenzione, indipendentemente dalla data di presentazione del precedente rapporto. Secondo questo calcolo, avendo l’Italia presentato in ritardo il primo rapporto, risultiamo perennemente in ritardo, pur avendo come si è detto presentato il rapporto del 1997 a soli tre anni dal precedente. Il Dipartimento ha ritenuto opportuno rispettare la scadenza quadriennale, piuttosto che presentare (per rispettare le scadenze formali), un quarto rapporto già nel 1998, a solo un anno dal precedente. Per quanto riguarda il 2001, abbiamo proposto al Comitato CEDAW di poter presentare il rapporto con un po’ di anticipo (entro il 2000), in modo da garantirne la discussione entro la fine della legislatura. Poiché questa ipotesi si è rilevata irrealizzabile, non si è ritenuto opportuno che un governo a fine legislatura presentasse un rapporto che avrebbe poi dovuto discutere il governo seguente.

E’ opportuno invece che la stesura di un nuovo rapporto, contenente una valutazione delle cose fatte finora ed il programma di lavoro del nuovo governo, venga stilato e presentato al più presto, se possibile nella forma di “Combined 4th and 5th Report”. Questa formulazione riallineerebbe l’Italia con le scadenze formali, ed una presentazione rapida consentirebbe al nuovo governo di ripresentare e ridiscutere un nuovo rapporto entro la fine della legislatura.  A differenza del rapporto precedente, che è stato elaborato quasi esclusivamente dal Dipartimento Pari Opportunità, il nuovo rapporto potrebbe usufruire del contributo di tutte le altre amministrazioni, attraverso l’impegno del Comitato interministeriale diritti umani istituito presso il MAE, e cui il Dipartimento partecipa attivamente (vedi oltre).

 

I. 4. Il negoziato sul Protocollo  facoltativo aggiuntivo alla Convenzione CEDAW

Oltre all’impegno di elaborazione e discussione del rapporto italiano, l’Italia si è fortemente adoperata per un rafforzamento complessivo della Convenzione CEDAW, e della sua efficacia applicativa. Ciò ha comportato una partecipazione attiva ai lavori di elaborazione di un Protocollo facoltativo, che consentisse alle donne, nei casi di violazioni gravi, procedure di ricorso finalizzate a far valere internazionalmente i diritti affermati nella Convenzione. Si è trattato di un negoziato estremamente difficile e conflittuale, condotto in parallelo alle sessioni della CSW e conclusosi nel 1999, con l’adozione del Protocollo da parte dell’Assemblea Generale ONU, e conseguente apertura alle firme degli Stati il 10 dicembre, giornata internazionale dei diritti umani. L’Italia ha apposto la propria firma il giorno stesso, e grazie all’impegno del Dipartimento Pari Opportunità è stata ottenuta una procedura accelerata di ratifica. Tale ratifica è infatti avvenuta il 22 settembre del 2000; quella del nostro paese è stata la decima ratifica, decisiva dunque per l’immediata entrata in vigore del Protocollo, avvenuta perciò, secondo quanto stabilito dal Protocollo medesimo, a tre mesi dalla decima ratifica, il 22 dicembre 2000. Nei mesi seguenti il Comitato CEDAW ha approvato il regolamento d’attuazione (Rules of procedure): il Protocollo è pertanto entrato ormai nella sua fase operativa.

In Italia è opportuno far conoscere ulteriormente tali strumenti e il loro possibile utilizzo sia per campagne internazionali che per far valere i diritti delle donne in Italia. Nei prossimi è prevista la pubblicazione da parte della Commissione nazionale per la parità di un opuscolo che contenga sia il testo della Convenzione (di cui il Dipartimento ha provveduto a far realizzare una nuova e più aggiornata traduzione), sia del Protocollo facoltativo, con relative “istruzioni per l’uso”. Il Dipartimento potrà poi decidere, di concerto con la Commissione, le misure più rilevanti di utilizzo di questi strumenti e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica in materia.

 

I. 5. Conferenze e vertici  mondiali

Il Dipartimento ha partecipato attivamente a numerose conferenze e vertici mondiali dell’ONU, portando il proprio contributo sul terreno dei diritti delle donne, del mainstreaming e del dialogo attivo con le ONG, su temi quali: i diritti economici e sociali delle donne, l’accesso alle risorse, la violenza contro le donne, i diritti sessuali e riproduttivi, l’inserimento dei cosiddetti “gender-based crimes” nel novero dei crimini contro l’umanità, la liberazione delle donne dalla schiavitù sessuale e dalla tratta, l’intreccio fra razzismo e discriminazioni in base al sesso. In quest’ottica, sono stati seguite in particolare le seguenti conferenze e vertici mondiali ONU:

·      Vertice mondiale sull’alimentazione (1996), e suoi follow-up

·      Conferenza di Roma per l’istituzione della Corte penale internazionale  (1998); Sessione Speciale di revisione quinquennale della Piattaforma del Cairo su popolazione e sviluppo (1999);

·      Sessione Speciale di revisione quinquennale della Dichiarazione e Programma d’azione del Social Summit di Copenaghen (2000). In tale sede l’intervento del Dipartimento pari opportunità all’interno della delegazione guidata dal Ministero degli Affari Esteri si è concentrato soprattutto sul ruolo delle donne nella lotta alla povertà e per uno sviluppo sostenibile, introducendo per quanto possibile una prospettiva di genere in tutto il Documento finale e non limitando gli interventi relativi alle donne a un’unica sezione. Il Dipartimento ha partecipato a una riunione preparatoria presso le Nazioni Unite (aprile 1999) e ha elaborato un proprio contributo per il Rapporto sull’applicazione in Italia del Programma d’azione di Copenhagen 1996-2000, curato dal MAE.

·      Conferenza di Palermo di adozione della Convenzione ONU sulla criminalità organizzata transnazionale e negoziato preparatorio a Vienna sul relativo protocollo ONU addizionale contro il traffico di persone, in particolare donne e minori (2000-2001)

·      Negoziati preparatori della Conferenza mondiale sul razzismo e relativa Conferenza regionale (2000-2001).

Su quest’ultimo tema, oltre alla partecipazione a tutte le fasi della Conferenza europea contro il razzismo di Strasburgo, dell’ottobre 2000 (di cui si riferisce al capitolo “Consiglio d’Europa”), il Dipartimento ha:

·      partecipato con una propria elaborazione al workshop di esperte dell'ONU su “Razzismo e differenza di genere” (Zagabria, novembre 2000), da cui sono scaturite le raccomandazioni alla CSW di marzo 2001;

·      organizzato, in collaborazione con la Commissione nazionale parità, un incontro nazionale, preparatorio della CSW e del dibattito nella Conferenza mondiale, sul tema “Donne, migrazioni, diversità: l’Italia di oggi e di domani”. Gli atti del seminario (cui hanno partecipato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, la Ministra per le Pari Opportunità, la Ministra per la Solidarietà Sociale, la Presidente della Commissione nazionale parità, il MAE, e numerose esperte ed ONG) verrano pubblicati dalla Commissione nazionale;

·      partecipato al negoziato preparatorio in sede ONU, sia nell’Assemblea Generale di ottobre 2000 che nella riunione di Ginevra del 7-11 maggio 2001.   In tale occasione è stata completata la prima lettura della bozza di documento finale della Conferenza contro il razzismo, con l'inclusione di moltissimi emendamenti presentati sia dai gruppi regionali che dai singoli paesi. L'Italia, rappresentata anche dal Dipartimento pari opportunità, ha partecipato attivamente all'elaborazione degli emendamenti UE, con proprie proposte su tutti i capitoli, la maggior parte delle quali accolte dai partner europei; il Dipartimento ha inoltre mantenuto i contatti e presentato proposte - anch'esse accolte - con il gruppo delle Donne ambasciatrici presso le Nazioni Unite a Ginevra, gruppo che ha funzionato da coordinamento trasversale per quanto riguarda l'inserimento nel documento delle tematiche relative alla differenza di genere.

 

I. 6. Organismi e attività di promozione dei diritti umani

 

Dal 1998 il Dipartimento pari opportunità partecipa attivamente al lavoro del Comitato interministeriale diritti umani, istituito presso il MAE nel 1978. Il Comitato ha fra i suoi compiti:

·      il monitoraggio dell’applicazione in Italia delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani;

·      l’elaborazione, presentazione e discussione dei rapporti dell’Italia ai diversi comitati ONU che supervisionano l’applicazione dei trattati internazionali in materia di diritti umani (Comitato diritti umani, Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale, Comitato contro la tortura, Comitato sui diritti economici e sociali, Comitato sui diritti dell’infanzia, Coimitato per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne);

·      la promozione di ulteriori provvedimenti per assicurare il pieno adempimento degli obblighi assunti;

·      il coordinamento delle attività internazionali dell’Italia in materia di diritti umani, con l’organizzazione di eventuali celebrazioni, conferenze, ecc.

Per quanto riguarda la prima area di attività, nel 1997 la collaborazione tra Comitato interministeriale diritti umani e Dipartimento pari opportunità non si era ancora sviluppata, pertanto il rapporto italiano al Comitato CEDAW è stato elaborato dal Dipartimento, pur in collaborazione con il MAE, ma senza il contributo del comitato D.U., che speriamo venga invece recuperato nell’elaborazione del rapporto 2001.

In seguito abbiamo invece seguito attivamente l’elaborazione di tutti gli altri rapporti attraverso l’elaborazione di contributi ad hoc, in particolare per il Rapporto sulla convenzione contro la discriminazione razziale, il Rapporto sui diritti economici, sociali e culturali, il Rapporto sui diritti civili e politici, garantendo che in essi fosse integrato un punto di vista di genere e una informativa ampia sui diritti e la condizione delle donne in Italia, con particolare attenzione all’inclusione di statistiche con dati disaggregati per sesso. Grazie a questo lavoro, nel 2001 il Comitato D.U. ha adottato le Linee guida per l’integrazione di un punto di vista di genere nei rapporti italiani agli organismi ONU di verifica dei Trattati. In futuro sarà opportuno verificare che tali linee guida vengano effettivamente seguite da tutte le amministrazioni interessate, secondo l’ottica del mainstreaming.

Quanto al secondo filone di lavoro del Comitato interministeriale diritti umani presso il MAE, il Dipartimento ha portato il proprio contributo tramite:

·      partecipazione alle attività del Comitato per la celebrazione del 50mo anniversario della Dichiarazione Universale Diritti Umani (1998)

·      partecipazione alla Terza Commissione (Diritti Umani) dell’Assemblea Generale ONU, alle Commissioni Diritti Umani dell’ONU e dell’Unione Europea, ai negoziati preparatori della Conferenza mondiale contro il razzismo (vedi sopra), al Gruppo di lavoro sul diritto allo sviluppo e a numerose altre iniziative e incontri internazionali in materia.

Per quanto riguarda la partecipazione di una rappresentante del Dipartimento Pari Opportunità ai lavori dell’Assemblea Generale ONU, si tratta di un’esperienza avviata nel 1999 (con una presenza di una settimana durante i lavori relativi alle questioni dei follow-up alla Conferenza di Pechino), e proseguita in modo più impegnativo nel 2000, con la partecipazione alla 55ma Assemblea, Terza Commissione (Diritti Umani), nel periodo 16-31 ottobre.

Le risoluzioni seguite, adottate tutte (tranne una) per consenso, riguardavano:

·      traffico di donne e bambine

·      Convenzione per l’Eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le Donne (CEDAW)

·      posizione delle donne nel sistema ONU

·      stato della Convenzione sull’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione Razziale (CERD)

·      seguiti della Conferenza di Pechino e della Special Session di giugno (“Pechino +5”)

·      situazione dell’Istituto di ricerca INSTRAW

·      terzo decennio di iniziative contro il razzismo e preparazione della conferenza mondiale

·      misure di lotta al razzismo

·      violenza contro le donne

·      crimini d’onore.

Nello stesso periodo si è anche svolto all’ONU il dibattito e l’approvazione della risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza sul tema “Donne, pace e sicurezza”.

Quanto alla Commissione diritti umani delle Nazioni Unite, a partire dal 2000 il Dipartimento ha seguito attivamente il negoziato all’interno della Commissione, che si riunisce ogni anno a Ginevra per un periodo di 6 settimane, subito dopo la CSW. Nel 2000 non è stata possibile una partecipazione diretta, e il negoziato è stato seguito “a distanza”, con contatti quotidiani con i nostri negoziatori a Ginevra e l’invio di emendamenti, suggerimenti per il negoziato, e documentazione di riferimento. Sono state seguite in particolare le risoluzioni:

·            integrazione dei diritti umani delle donne nel sistema delle Nazioni Unite

·            violenza contro le donne

·            diritto alla proprietà della terra.

Nel 2001, oltre a questo lavoro a distanza il Dipartimento è stato presente a Ginevra per una settimana. Sono state seguite le risoluzioni: 

·            integrazione dei diritti umani delle donne

·            violenza contro le donne

·            diritto alla proprietà della terra

·            razzismo

·            prevenzione e cura dell’Aids (due risoluzioni diverse)

·            traffico di esseri umani

·            Afghanistan.

 

Infine, per quanto riguarda il Gruppo di lavoro sul diritto allo sviluppo, creato nell'ambito della Commissione sui diritti umani a Ginevra, una rappresentante del Dipartimento pari opportunità ha partecipato alla seconda sessione di lavoro del gruppo medesimo (29 gennaio - 2 febbraio 2001), che aveva tra le tematiche in discussione il ruolo delle donne.

 

II. Nell’Unione Europea

Nella UE il Dipartimento ha operato a livello di:

I.       consigli dei ministri informali e altre iniziative interministeriali

II.     partecipazione a organismi permanenti dell'Unione europea

III.    partecipazione a attività del Consiglio d'Europa.

 

I. Consigli informali delle ministre per le Pari opportunità

Non esiste una sede stabile e formalizzata di incontro fra le ministre/i ministri che si occupano di diritti delle donne all’interno dei diversi governi europei. Tuttavia, è ormai prassi consolidata che ciascuna Presidenza di turno dell’Unione Europea organizzi almeno un incontro centrato sulla soggettività, le proposte, i diritti delle donne. In genere questi incontri avvengono al più alto livello, nella forma di conferenza ministeriale, o consiglio informale delle ministre e ministri per le pari opportunità, e con la adozione di documenti comuni. Il 18 maggio del 1996, la Conferenza europea organizzata dalla Presidenza italiana, sul tema “Le donne per il rinnovamento della politica e della società”, si è conclusa proprio il giorno in cui veniva insediato il nuovo Governo. Il primo atto ufficiale delle tre ministre del governo Prodi è stato dunque la firma della “Carta di Roma”, cioè del documento di intenti con cui si concludeva  questo incontro. La Carta è stata firmata da ministre di tutti gli stati membri dell'Unione Europea ad eccezione del Regno Unito.

Successivamente la Ministra per le pari opportunità ha partecipato, con proposte di merito, alle conferenze e consigli informali dei ministri organizzati dalle presidenze di turno a:

·      Dublino, 7-8 ottobre 1996, sul IV Programma d'azione europeo sulle pari opportunità per donne e uomini

·      L’Aja, 24-26 aprile 1997, sulla tratta delle donne a scopo di sfruttamento sessuale (Conferenza ministeriale UE: "The European Code of Conduct to Prevent and Combat Trafficking in Women for the Purpose of Sexual Exploitation)

·      Belfast, 5-6 maggio 1998, su occupabilità, conciliazione famiglia-lavoro, proposte delle donne sulle linee guida europee per l’occupazione

·      Innsbruck, 8-10 luglio 1998, su "Pari opportunità. lavoro e affari sociali"

·      Berlino, 14 -15 giugno 1999, sull'applicazione del Trattato di Amsterdam, ma con una seduta speciale, promossa da Italia e Germania, sulla questione del conflitto nei Balcani e delle iniziative da assumere a sostegno delle donne nelle aree colpite

·      Helsinki, 29 settembre - 1 ottobre 1999, su "Gender equality and employment policy"

·      Parigi, 27 ottobre 2000, su "Lavoro, processi decisionali, conciliazione fra vita familiare e vita professionale"

Anche durante la presidenza portoghese dell'Unione Europea era stata promossa una riunione informale delle ministre per le Pari opportunità, prevista a Sintra il 24-25 febbraio 2000, che è stata poi disdetta dalla Presidenza portoghese.

Al Consiglio informale dei ministri del Lavoro, Pari opportunità e Affari sociali promosso a Norrköping dalla Presidenza svedese dal 21 al 23 gennaio 2001 non è stato possibile garantire la presenza della Ministra per le Pari opportunità, ma l’Italia è stata comunque rappresentata dal Ministro del Lavoro, dalla Presidente della Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità e da una delegazione del nostro Dipartimento.

Altre iniziative europee cui ha partecipato la Ministra per le Pari Opportunità hanno riguardato:

·      le carriere professionali delle donne (Nizza, 1996)

·      l’imprenditoria femminile (Parigi, 1997)

·      il Trattato di Amsterdam (Svezia, 1997)

·      le donne nei governi d’Europa (Venezia, 13 ottobre 1997)

·      "Donne. I diritti negati" (Roma, 13 dicembre 1997)

·      "L’applicazione della Piattaforma di Pechino in Europa" (Madrid, 23-24 novembre 1998)

·      "Women and the new EU economy"  (Londra, 9-10 dicembre 1999)

·      Conferenza europea di Parigi  "Femmes et hommes au pouvoir"  (15-17 aprile 1999)

 

II. Organismi permanenti

Il Dipartimento segue stabilmente le attività dei seguenti organismi:

·      Comitato consultivo per le pari opportunità tra donne e uomini: è un organismo istituito dalla Commissione e che riferisce ad essa. L’Italia ha due rappresentanti, una di espressione governativa e l’altra, secondo le regole del Comitato, in rappresentanza della Commissione nazionale pari opportunità.

·      Comitato di gestione del V Programma d’Azione Europeo per le pari opportunità, cui spetta la gestione dei finanziamenti relativi al programma in oggetto. La rappresentante del Dipartimento pari opportunità è membro del Comitato che è stato costituito dalla Commissione europea nel marzo 2001. In precedenza il Dipartimento aveva fatto parte del Comitato per la gestione del IV Programma d'azione Europeo per le pari opportunità: in tale ambito aveva promosso progetti di scambio di buone prassi in materia dipari opportunità e realizzato il seminario internazionale "Vivere e lavorare con pari opportunità", Napoli 29-30 gennaio 2000.

·      Gruppo Affari sociali del Consiglio dell'Unione europea. Il Gruppo è composto da rappresentanti delle amministrazioni nazionali esperti delle questioni poste all'ordine del giorno. Il Dipartimento viene invitato dalla rappresentanza permanente e partecipa alle riunioni per la definizione di direttive, risoluzioni, raccomandazioni.

A livello di governo, cioè di Consiglio Europeo, non è prevista istituzionalmente una partecipazione della Ministra per le Pari opportunità, in quanto i Consigli dei ministri si riuniscono su base tematica (Giustizia, Lavoro, ecc.), e vi partecipano i ministri competenti, o più spesso i loro sottosegretari, oppure si riuniscono i capi di stato e di governo. Si tratta di capire se e quando è opportuno aprire un contenzioso che consenta la presenza della Ministra per le pari opportunità quando si discutono temi pertinenti alla sua delega.

Rappresentanti del Dipartimento pari opportunità hanno partecipato alle diverse fasi della trattativa relativa ai Fondi strutturali 2000-2006 presso la Commissione europea.

Il Dipartimento partecipa inoltre a:

·      riunioni di coordinamento europee fra strutture delle Pari Opportunità;

·      seminari e altre iniziative tematiche, quali ad esempio quelle su: riforma del Welfare State (Londra, 5-7 giugno 1997); Giornata mondiale delle donne rurali (Roma, 15 ottobre 1997); art.13 del Trattato di Amsterdam (Oxford, 8-9 aprile 1998 e Vienna, ottobre 1998); dialogo UE-Cina sui diritti umani (Rovanjemi, Finlandia, settembre 1999); Diritti umani delle donne (L’Aja, 3-5 febbraio 1998); Violenza contro le donne. Zero tolerance, chiusura della campagna europea (Lisbona, 4-6maggio 2000); Donne musulmane e sviluppo (L’Aja, 9-11 ottobre 2000); Carta europea dei diritti fondamentali, (21-22 settembre Parigi, 2000)

·      elaborazione della Carta europea dei diritti fondamentali, approvata a Nizza alla fine del 2000. In particolare il Dipartimento ha contribuito all’elaborazione della Carta europea dei diritti fondamentali attraverso uno stretto contatto con i rappresentanti italiani nel Comitato di elaborazione della Carta, con il ministero per le Politiche comunitarie, con le/i parlamentari della Commissione esteri, nonché con la deputata italiana inclusa nel Comitato in rappresentanza dei/lle parlamentari europei/e, cui sono stati fatti pervenire emendamenti puntuali alle diverse versioni della carta in modo da includere una prospettiva di genere e una formulazione dei diritti n conformità con l’art. 13 del Trattato di Amsterdam, una definizione più ampia dei diritti sessuali e riproduttivi, una definizione dela famiglia tale da includere i diritti individuali di tutti i suoi membri, la violenza contro le donne come violazione di diritti umani delle donne. A tale scopo sono stati attivati anche contatti con le ministre delle Pari opportunità degli altri paesi europei.

 

III. Nel Consiglio d’Europa

Il lavoro all’interno del Consiglio d’Europa ha riguardato in particolare:

1.    la partecipazione al Comitato Direttivo per l’Eguaglianza tra Uomini e Donne (CDEG)

2.    la partecipazione al Comitato interministeriale di preparazione della Presidenza italiana del Consiglio d’Europa, e alle conseguenti conferenze europee sul razzismo e sui diritti umani (2000).

 

III. 1. Il Comitato Direttivo per l’Eguaglianza tra donne e uomini (CDEG)

È l’organismo intergovernativo del Consiglio d’Europa  responsabile di definire, stimolare e gestire le iniziative di promozione dell’uguaglianza tra donne e uomini: risponde al Comitato dei ministri, cui riferisce le proprie proposte e rapporti. I:le componenti del CDEG sono nominate/i dai governi degli stati membri in occasione di ogni riunione del Comitato stesso, su invito del Segretariato del Consiglio d’Europa. Eleggono un/a presidente e un/a vice-presidente e da due a cinque ulteriori rappresentanti che insieme vanno a formare il Bureau. Queste persone, pertanto, vengono designate su base personale e il loro mandato dura due anni. Partecipano inoltre alle riunioni come osservatori rappresentanti di paesi non membri del Consiglio d’Europa, di istituzioni internazionali, di ONG. Le riunioni si svolgono in inglese e francese.

Per quanto riguarda le attività del CDEG, oltre alla presenza costante in tutte le sue riunioni, il Dipartimento ha partecipato (o direttamente o tramite proprie rappresentanti) alle seguenti iniziative:

·      Conferenza ministeriale di Istanbul (13-14 novembre 1997) sul tema: “L’uguaglianza fra uomini e donne come pilastro della democrazia”, con la presenza della Ministra

·      incontro di Atene sul "Approccio integrato alla parità" (16-18 settembre 1999)

 

·      seminario "Les hommes et la violence à l'égard des femmes (strasburgo 7-8 ottobre 1999)

·      gruppo di lavoro per la protezione di donne e bambine contro la violenza (Strasburgo, 14-15 giugno 2000)

·      seminario su "Azione coordinata contro il traffico di esseri umani nell'Europa meridionale e orientale (Atene, 29 giugno - 1 luglio 2000)

·      Forum informale sulle politiche nazionali su "Diritti umani delle ragazze e delle giovani donne: le sfide per il 21.esimo secolo" (Bratislava, 19-21 ottobre 2000

 

La partecipazione alle attività del CDEG rappresenta uno degli impegni internazionali permanenti del Dipartimento pari opportunità.

 

III. 2. La Presidenza italiana del Consiglio d’Europa

Per quanto riguarda la Presidenza italiana del Consiglio d’Europa (secondo semestre 2000), oltre alla Conferenza sui diritti umani, il Dipartimento pari opportunità si è impegnato in particolare nella preparazione della Conferenza di Strasburgo “All different, all equal: from principle to practice” (11-13 ottobre 2000), che sotto l’egida del CdE ha rappresentato la Conferenza regionale europea preparatoria della Conferenza mondiale contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza (Durban, Sudafrica, agosto-settembre 2001).

Il Dipartimento ha partecipato con proprie proposte a:

·      tutte le fasi del negoziato preparatorio, riuscendo a ottenere l’integrazione di un punto di vista di genere in molti punti del documento finale;

·      il Forum delle ONG organizzato a Roma dal MAE, in cui la Ministra per le Pari Opportunità ha tenuto l’intervento conclusivo (settembre 2000);

·      le iniziative di follow-up e pubblicizzazione della conferenza.

Nella Conferenza di Strasburgo, l’intervento ufficiale dell’Italia è stato affidato alla Ministra per le pari opportunità, e il nostro Dipartimento ha seguito tutte le fasi finali del negoziato, fino all’approvazione del documento da inviare alla conferenza mondiale.

 


IV. Iniziative tematiche, sia in Italia che all’estero

Il Dipartimento ha dedicato particolare attenzione ad alcune iniziative tematiche, articolate in parte in Italia in parte tramite rapporti bilaterali e attività multilaterali. Esse hanno riguardato in particolare:

1.         la violazione sistematica dei diritti delle donne in Afghanistan

2.    i diritti delle donne in Algeria

3.    tavolo di coordinamento per gli aiuti umanitari in Albania

4.         la condizione delle donne nelle aree di conflitto dei Balcani

5.         la tratta delle donne

6.         l’integrazione di un’ottica di genere nelle attività italiane di cooperazione allo sviluppo

 

1. Per le donne in Afghanistan sono state organizzate:

·            Conferenza Stampa all'indomani della promulgazione dei primi "editti" dei Talibani, nel 1998;

·            adesione all’appello “Un fiore per le donne di Kabul”, e a numerose iniziative in materia, di concerto con la Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità ed il MAE;

·            risoluzioni delle Nazioni Unite, sia nell’Assemblea generale che nella CSW, e l’organizzazione a New York di uno Special Event sulla violazione dei diritti delle donne in Afghanistan;

·      progetti di cooperazione a sostegno delle donne afghane.

 

2. Per le donne in Algeria sono stati organizzati:

·            incontri con le democratiche algerine e le loro associazioni e con associazioni italiane impegnate contro le violenze dei fondamentalisti e in sostegno alla società civile, alla stampa, e alla campagna per la riforma del Codice della famiglia;

·            la promozione del progetto di cooperazione promosso dal Comune di Forlì, dalla Regione Emilia Romagna e dal MAE, per la creazione di un centro di accoglienza per donne vittime della violenza fondamentalista, ad Algeri: il centro è stato inaugurato l'8 marzo del 2000 da una delegazione guidata dalla Ministra italiana per le pari opportunità, che ha poi anche preso parte alla Conferenza internazionale organizzata dal Rassemblement pour la democratie e coordinata dalla deputata algerina Khalida Messaoudi.

 

3. Il Tavolo di coordinamento er gli aiuti umanitari in Albania è nato all’indomani della crisi delle cosiddette “piramidi finanziarie” e all’ondata di emigranti che si è riversata sulle coste italiane. Coordinato dalla ministra per la Solidarietà sociale, raccoglie rappresentanti di ministeri competenti, ONG e organismi internazionali coinvolti in progetti di intervento umanitario in Albania. Opera per sottogruppi tematici, fra cui uno sulle iniziative rivolte alle donne, al quale il Dipartimento pari opportunità è stato rappresentato dalla Dr.ssa Bianca Pomeranzi, esperta della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del MAE. Le proposte di iniziativa presentate in questo gruppo hanno riguardato:

·      promozione dell’imprenditoria femminile;

·      sostegno alla cittadinanza sociale e politica delle donne;

·      costruzione di strumenti di comunicazione (reti telematiche, ecc.);

·      progetti sociali.

 

4. Per sviluppare attività mirate di solidarietà alle donne colpite dai conflitti nei Balcani, in particolare nel 1999, il Dipartimento ha articolato la propria attività a diversi livelli:

·      partecipazione al Tavolo di coordinamento sull’assistenza umanitaria alle popolazioni dei Balcani e dialogo con il Commissario preposto all’uso dei fondi della Missione Arcobaleno, al fine di garantire un’attenzione ai problemi e alle esigenze specifiche delle donne;

·      iniziativa (congiuntamente con la Germania) a livello delle ministre europee delle pari opportunità, con conseguente documento approvato dal Consiglio informale di Berlino;

·      sostegno alle attività delle ONG gestite da e/o rivolte direttamente alle donne e alla Gender Task Force all’interno del Patto di Stabilità per i Balcani;

·      visita della Ministra per le pari opportunità al campo profughi di Comiso e susseguente elaborazione, in collaborazione con la Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo, della Direttiva “Linee guida per le politiche di genere e gli interventi a favore delle donne colpite dal conflitto armato nei Balcani”.

Di quest’ultimo testo sarà opportuno tener conto in futuro, non solo perché esso contiene importanti indicazioni per gli interventi di ricostruzione e riabilitazione, ma anche per orientare eventuali altri interventi di emergenza in situazioni di conflitto. Esse potranno inoltre risultare utili, così come la rete di rapporti stabiliti con le ONG di donne impegnate su questi temi, per elaborare il contributo dell’Italia sui seguiti da dare alla Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nonché le proposte per il dibattito su questi temi all’interno della CSW e per il Rapporto che secondo la Risoluzione 1325 dovrà essere predisposto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite.

 

5. Sul tema della tratta delle donne, oltre a numerose iniziative in Italia, e ai progetti finanziati nel nostro paese dall’Unione Europea, e alla partecipazione alla Conferenza di Palermo (vedi sopra) sono stati organizzati a livello multilaterale e bilaterale:

·            la partecipazione italiana alla Conferenza dell’Aja (1997) che ha varato le linee guida europee in materia;

·            un accordo fra USA e Italia (1998) e successive iniziative congiunte a diversi livelli;

·            la partecipazione italiana al progetto dell’Organizzazione Internazionale Migrazioni (OIM);

·            la partecipazione alle iniziative relative a questa tematica del Consiglio d'Europa;

·            iniziative bilaterali con il governo albanese, sia in Italia che in Albania.

 

6. Infine, per quanto riguarda gli interventi in materia di cooperazione allo sviluppo, si è stabilita una forte sintonia fra il nostro Dipartimento e la Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del MAE, grazie al rapporto di collaborazione costante e continuata con un’esperta della stessa DGCS, la dott.ssa Bianca Pomeranzi, e al contesto di notevole apertura alle tematiche del mainstreaming esistente da tempo nei programmi di cooperazione dell’Italia. Si sono pertanto realizzati:

·            un seminario congiunto sul ruolo delle donne nei conflitti (1997), con la partecipazione dei responsabili degli uffici emergenza, dello sviluppo umano, della DGCS e del Sottosegretario agli Affari Esteri con competenze per la cooperazione allo sviluppo;

·            un seminario sulle Linee Guida in materia di politiche di genere e cooperazione, con le operatrici e volontarie della cooperazione, e alla presenza congiunta della Ministra e del Sottosegretario (1998);

·            promozione, da parte del Dipartimento, di alcune iniziative di cooperazione rivolte direttamente alle donne (Albania, Mozambico, Algeria, Palestina, ecc.);

·            contributo del Dipartimento all’elaborazione delle Linee guida per la valorizzazione del ruolo delle donne e la promozione di un'ottica di genere nell'aiuto pubblico allo sviluppo dell'Italia e del successivo Piano d’Azione per la valorizzazione del ruolo delle donne nelle attività della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo;

 

·      un impegno diretto nei confronti della prevenzione delle mutilazioni dei genitali femminili, sia attraverso i programmi di cooperazioneallo sviluppo che nei confronti delle immigrate africane presenti nel nostro paese è stato preso dalla ministra per le Pari opportunità il 6 marzo 2001 nel corso della Conferenza internazionale "Stop mutilazioni dei genitali femminili" organizzata a Roma dai deputati europei della Lista Bonino e dall'Aidos, Associazione italiana donne per lo saviluppo, sulla base dei risultati della Commissione interministeriale sulle mutilazioni dei genitaliistituita alla fine del 1999 presso il dipartimento medesimo.

 

 

V. Rapporti bilaterali

Nel corso della legislatura la Ministra per le pari opportunità ha avuto una serie di incontri bilaterali, sia in Italia che all’estero, con rappresentanti ad alto livello delle organizzazioni internazionali e di numerose nazioni, fra le quali: Austria, Regno Unito, Germania, Finlandia, Portogallo, Svezia, Francia, Sudafrica, Stati Uniti (con visita della Ministra a Washington, nel luglio del 1997),  Albania, Ucraina, Palestina, Qatar, Cina nonché con rappresentanti di movimenti democratici e di donne algerine, serbe, albanesi, bosniache, kosovare, afghane, giapponesi, rifugiate e organizzazioni dei rifugiati in Italia, e molte altre.

 

Roma, maggio 2001