Text Box: COMUNICATO STAMPA

26 luglio 2001

 

L'UNHCR celebra i 50 anni

della Convenzione dell'ONU sui rifugiati

 

 

Sabato 28 luglio 2001 ricorre il cinquantesimo anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo Status dei Rifugiati - il principale trattato internazionale per la protezione dei rifugiati - in un momento in cui cresce la preoccupazione che sempre più stati mettano in dubbio o addirittura aggirino apertamente alcune delle sue disposizioni.

 

La Convenzione sui rifugiati, adottata formalmente il 28 luglio 1951, rappresenta la base del moderno sistema legale internazionale finalizzato alla protezione di quanti sono stati costretti a lasciare il proprio paese a causa di persecuzioni o conflitti. Essa risponde ampiamente alla necessità di salvare innumerevoli vite e di assicurare una possibilità di fuga per coloro che potrebbero trovarsi ad affrontare reclusione, tortura, esecuzioni e altre violazioni dei diritti umani per motivi quali le proprie opinioni politiche o religiose, o l'appartenenza a un determinato gruppo etnico o sociale.

 

La Convenzione fornisce una definizione universale di rifugiato, che si è dimostrata sufficientemente flessibile da ricomprendere le nuove tipologie di rifugiati emerse negli anni. La Convenzione inoltre stabilisce una cornice di diritti fondamentali dei rifugiati - come ad esempio il diritto a disporre di documenti di identità, di poter accedere a tribunali e di poter ricevere istruzione - senza i quali la loro situazione nei paesi d'asilo potrebbe essere precaria, se non addirittura insostenibile.

 

Negli ultimi mesi tuttavia l'attuale validità della Convenzione è stata esplicitamente messa in dubbio da più parti. Ciò ha gravemente preoccupato i funzionari delle Nazioni Unite e le agenzie umanitarie che si occupano di rifugiati e che temono che vengano attuate scelte politiche a spese della Convenzione, e quindi dei rifugiati che essa protegge.

 

Le ragioni che stanno alla base di queste minacce alla Convenzione sembrano essere legate soprattutto al crescente numero di richiedenti asilo, all'aumento dei traffici di esseri umani, alla sensazione che la maggioranza dei richiedenti asilo sia costituita da falsi richiedenti asilo e agli alti costi necessari per mantenere il sistema dell'asilo.

 

"Queste preoccupazioni sono comprensibili" ha affermato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Ruud Lubbers, "ma le critiche non tengono conto di alcuni fondamentali elementi. In primo luogo, il rapido aumento delle cifre è dovuto principalmente al fatto che negli anni '90 l'Europa è stata teatro di tre drammatiche guerre, oltre che agli altri numerosi conflitti in tutto il mondo".

 

"Inoltre" ha aggiunto Lubbers "tra le finalità della Convenzione vi è proprio quella di distinguere tra coloro che hanno bisogno della protezione internazionale garantita dallo status di rifugiato e coloro che non ne hanno bisogno. Per questo una parte di coloro che chiedono asilo non ottiene lo status di rifugiato. Ma ciò non vuol dire che la Convenzione non sia efficace, quanto piuttosto l'esatto contrario".

 

La Convenzione è stata anche ingiustamente accusata del generale fallimento della gestione del crescente numero di migranti economici.

 

"La Convenzione non si è mai prefissata lo scopo di risolvere i problemi di tutti i flussi migratori del mondo" ha commentato Erika Feller, Direttrice della protezione internazionale dell'UNHCR. "Il problema è che in assenza di altri canali di accesso dai paesi poveri ai paesi ricchi, la Convenzione ha subìto pressioni cui dovrebbero provvedere altri strumenti di gestione dei flussi".

 

Circa i costi di gestione dell'asilo, Lubbers ritiene che il crescente numero di richiedenti asilo sia solo un aspetto della questione. "Alcuni stati mettono in detenzione qualsiasi richiedente asilo faccia ingresso in quel paese, senza fornirgli un'adeguata documentazione" ha dichiarato. "Questo è un metodo di gestione dei flussi di richiedenti asilo particolarmente costoso, oltre che inumano, e probabilmente in contrasto con l'articolo 31 della Convenzione".

 

Inoltre, secondo Lubbers i sistemi di asilo di alcuni paesi sono inefficienti, impiegando a volte degli anni per decidere di concedere o negare lo status di rifugiato. " Ciò si traduce non solo in costi aggiuntivi, ma rende anche tali paesi più appetibili per i migranti economici, alimentando il circolo vizioso dell'aumento delle cifre, dei costi e di decisioni più lente" ha aggiunto.

 

La tendenza più preoccupante è il crescente numero di stati che viola l'articolo 33 della Convenzione, in base al quale "Nessuno Stato contraente potrà espellere o respingere (refouler) - in nessun modo - un rifugiato verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate…"

 

"Trovo questo atteggiamento davvero riprovevole", ha dichiarato Lubbers. "Se i rifugiati vengono rinviati verso il pericolo - o inizialmente viene loro impedito di lasciare il proprio paese - allora tutte le altre misure mirate a proteggerli e ad assisterli perdono di significato. Secondo il diritto internazionale ciò non dovrebbe accadere, e ignorare in modo esplicito il diritto internazionale significa imboccare un sentiero rischioso".

 

Quest'anno l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta dedicando una particolare attenzione al problema, analizzando le dimensioni del fenomeno in termini di numero di paesi coinvolti e di persone colpite.

 

La Danimarca fu il primo paese a ratificare la Convenzione del 1951. In cinquant'anni, 140 stati - circa i tre quarti di tutti gli stati del mondo - hanno aderito alla Convenzione e/o al suo Protocollo del 1967. Il 141esimo stato - la Bielorussia - sta per completare il processo di ratifica, mentre di tutti gli stati firmatari solo sette non hanno ratificato sia la Convenzione che il Protocollo.

 

Negli ultimi anni, l'UNHCR ha dato un nuovo impulso al processo di ampliamento dell'adesione alla Convenzione del 1951. Una volta che la Bielorussia avrà completato le procedure di ratifica, sarà la dodicesima delle quindici repubbliche dell'ex Unione Sovietica ad aver aderito, oltre a tutte le cinque repubbliche della ex Jugoslavia e tutti paesi dell'Europa orientale appartenenti all'ex blocco sovietico.

 

Tuttavia vi sono ancora importanti aree del mondo - soprattutto in Asia meridionale, sud-orientale e nel Medio Oriente - dove la maggior parte degli stati è ancora restia a ratificare la Convenzione.   <

 

 

 

 

 

 

 

Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa – Laura Boldrini – 335 540 31 94