08 Maggio 2001
 
 
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Asilo e lavoro. Una proposta a chi governerà
Un cartello di associazioni presenta un programma su migranti e rifugiati, destinata al futuro governo
CI. GU.

Che fine farà la legge Turco-Napolitano dopo le elezioni? E, soprattutto, qualcuno ci sta pensando? Che la complessa gestione dei flussi migratori diventi un argomento principe in campagna elettorale non c'è da sperarlo. Ma che dopo il 13 maggio si rimetta mano alla legge in sperimentazione da tre anni è più che auspicabile, anche se bisogna vedere come verrà fatto; nessuno si augura che dal cilindro di Berlusconi risbuchi fuori il progetto di legge Fini.
In questi giorni di fine campagna elettorale c'è chi sta pensando a mettere i puntini sulle "i" in merito ai flussi migratori. Proprio oggi verrà presentata alle forze politiche - di destra e di sinistra - una proposta di programma di legislatura su migrazione e asilo: a presentarla è un nutrito cartello di associazioni laiche e cattoliche che in questi 5 anni di governo - da molto prima, per la verità - si sono fatte carico di spingere in su nell'agenda politica lo spinoso argomento dell'ingresso degli stranieri. Molte di queste associazioni hanno lavorato gomito a gomito con il ministero della solidarietà sociale, ma anche con il parlamento. L'ultima fatica, andata male, è stata la battaglia per far approvare una legge sul diritto d'asilo in Italia, naufragata proprio il giorno prima dello scioglimento delle camere.
La proposta, firmata tra gli altri dalla Fondazione Migrantes, dalla Federazione delle chiese evangeliche, dall'Arci, dall'Ics, intende essere "tecnica". Abolite, quindi, le abiure contro le modalità di applicazione della legge 40. "Il punto cardine - spiega Sergio Briguglio, tra i promotori dell'iniziativa - è la conversione dei permessi di soggiorno di breve durata in permessi di soggiorno per lavoro. In pratica chi entra con un permesso per turismo, di visita ai familiari, di affari, ecc. se trova un lavoro o una proposta di lavoro dovrebbe poter andare in questura e farsi convertire il permesso, senza dover uscire dai confini nazionali per essere chiamato dal datore di lavoro".
Detta così sembra un cambiamento da poco: in realtà si tratta di un'inversione di tendenza sostanziale, perché il meccansimo dei "flussi" è la spina dorsale della legge 40. "Si tratta semplicemente di una proposta di buon senso - sottolinea Briguglio - Gli strumenti per favorire l'incontro virtuale tra domanda e offerta di lavoro non sono stati attivati, come ad esempio le liste internazionali, quindi secondo noi conviene assecondare uno stato di fatto: lo straniero, nella maggior parte dei casi, entra con un permesso a breve termine per cercare lavoro. Se lo trova, che senso ha rimandarlo indietro?". Secondo i firmatari della proposta, aggiungendo questa semplice correzione si raggiungerebbero risultati che, a parole, stanno a cuore alla destra quanto alla sinistra: fermare l'immigrazione clandestina e la criminalità che vi ruota intorno.
La proposta tocca anche altri punti fondamentali della legge 40, dal ricongiungimento familiare alle modalità di espulsione, dalla condizione dei minori stranieri non accompagnati all'accesso alla cittadinanza italiana. E ovviamente non scorda il grande buco nero di questa legislatura: la mancata approvazione della legge sul diritto d'asilo. Ma non una legge qualsiasi: le associazioni puntano a garantire le tutele essenziali, come il ricorso sul posto e l'assistenza.

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