Anticipazioni del “Dossier Statistico
Immigrazione 2001” della Caritas
Caritas di Roma – piazza san Giovanni in
Laterano 6 – 00184 Roma
Coordinamento Dossier Statistico Immigrazione
Telefono 06.69886158 – Fax 06. 69886375
E-Mail: dossierimmigrazione @ caritasroma.it
Sito Internet: www.caritasroma.it/immigrazione
I primi dati del “Dossier Statistico
Immigrazione 2001” (XI rapporto della Caritas) consentono di affermare
che è iniziato in pieno il tempo dell’integrazione. Gli scenari, che le proiezioni degli studiosi da tempo avevano
anticipato, si riscontrano ormai con maggiore evidenza anche nella realtà quotidiana.
In primo luogo è diventata significativa
la dimensione quantitativa dei cittadini stranieri soggiornanti in Italia
insieme al ritmo del loro incremento annuale.
Meritano, inoltre, la dovuta attenzione anche gli aspetti
qualitativi di questa presenza:
esigenze del mercato del lavoro italiano, bisognoso di un supporto occupazionale aggiuntivo per
mantenere il ritmo di produzione; ricongiungimenti familiari crescenti in risposta alle esigenze di
stabilizzazione delle famiglie; aumento dei minori, che per lo più appartengono alla seconda
generazione, nata ed educata in Italia, e diventano sempre più numerosi
nelle scuole; necessità da parte degli immigrati di prima generazione,
insediatisi stabilmente da noi, di spazi di integrazione più partecipativi nel rispetto delle regole
della società italiana e delle differenti culture delle quali sono
portatori; promozione di politiche aperte alle prospettive di convivenza
interculturale e al reperimento
dei fondi necessari per
attuarla ai vari livelli (dagli alloggi
ai servizi culturali).
Non può sfuggire il particolare
significato della situazione rilevata alla fine del 2000, perché
è quella che si presenta dopo l’entrata in vigore della
politica delle quote. La tempestività di queste anticipazioni comporta,
purtroppo, il riferimento ad una situazione non ancora del tutto assestata
dell’archivio dei soggiornanti stranieri, la cui completa registrazione
richiede all’incirca un
altro trimestre.
Secondo i dati acquisiti a metà febbraio, sono
stati 271.517 (3.000 in più
rispetto al 1999) i nuovi permessi, concessi nel 2000 e validi alla fine
dell'anno, sia a seguito dei nuovi arrivi che della regolarizzazione. I nuovi
permessi per lavoro (145.000) sono inferiori di 10.000 unità a quelli
del 1999, mentre aumentano i nuovi permessi per ricongiungimento
familiare, passando da 56.000 a
73.000. Per asilo e protezione umanitaria sono stati concessi, nel corso del
2000, circa 17.000 dei quali solo un terzo risulta valido a fine anno. I
permessi concessi a persone entrate direttamente dall’estero sono
all’incirca 155.000, di cui circa 20.000 per motivi temporanei: nel 1999
i nuovi flussi in entrata coinvolsero 130.000 persone.
E’ fondamentale tenere presente che i nuovi
permessi non comportano un corrispondente aumento del numero dei soggiornanti.
Nel 1999 i nuovi permessi furono 268.000 e l’aumento dei soggiornanti di
219.000 unità. Nel 2000, a fronte di 271.000 nuovi permessi, i
soggiornanti sono aumentati solo di 137.000. Si registra questa differenza non
solo perché un certo numero di permessi è in corso di
registrazione (come rileverà puntualmente l’ISTAT tra qualche
mese) ma anche perché un certo numero di immigrati lascia
l’Italia.
Il “Dossier”, nella sua stesura
definitiva, non mancherà di condurre approfondimenti su questi flussi
ma, intanto, presenta il quadro della popolazione straniera soggiornante nel
paese all’inizio del 2001.
Nel 2000 l’aumento del numero di
soggiornanti è stato di
137.000 unità: in altre parole, al netto di quelli che nello
stesso periodo hanno lasciato il paese, vi sono stati 6 nuovi immigrati ogni
2000 italiani residenti.
Alla fine del 2000 i cittadini stranieri in Italia, registrati come titolari di permesso di soggiorno, risultano 1.338.153, di cui 752.424 maschi (54,2%). I cittadini comunitari sono 151.798 (10,9%), un punto percentuale in meno rispetto all’anno precedente. Le costituiscono la maggioranza in due Regioni (Molise e Umbria) e in 25 province. Gli immigrati non comunitari superano il 90% nel Nord Est e nelle Isole.
Tenendo conto dei permessi validi ma non ancora registrati e dei minori iscritti nei permessi di soggiorno dei genitori si arriva prudenzialmente alla stima di un totale di 1.687.000 soggiornanti stranieri: questa stima si ottiene ricorrendo alla maggiorazione del 21,5% come fatto dall’ISTAT lo scorso anno.
L’incidenza
di questa presenza complessiva è del 2,9% sui circa 57 milioni e 700 residenti: tra un anno
verrà superata la soglia del 3%, come già avviene nel Regno
Unito, mentre si collocano al di sopra di questa incidenza grandi paesi come la
Francia e la Germania (rispettivamente 6% e 9%) o anche paesi di media
grandezza come Austria, Belgio, Danimarca e Svezia.
Le motivazioni del soggiorno portano a sottolineare, come costante di tutti gli anni ’90, la netta tendenza alla stabilità: all’incirca 9 su 10 immigrati sono presenti per motivi di lavoro e di famiglia. Anche tra quelli presenti per altri motivi una buona parte lo è per motivi di soggiorno di una certa durata. I casi più significativi di questa tendenza alla stabilità sono i seguenti:
Lavoro |
850.715 |
52,0 |
8,1 |
Famiglia |
354.850 |
78,7 |
8,9 |
Motivi
religiosi |
55.064 |
52,1 |
24,6 |
Residenza
elettiva |
45.295 |
40,8 |
62,7 |
Studio |
35.740 |
55,4 |
22,5 |
Ipotizzando che metà degli studenti venga per soggiorni temporanei e sommando i restanti motivi di soggiorno non stabile (turismo, tirocinio, salute, missione, affari, sport e protezione temporanea) si arriva a 64.000 permessi (circa il 5%) per presenza non duratura.
I soggiornanti registrati al 31 dicembre 2000, al netto quindi dei cittadini stranieri che hanno lasciato il paese o il cui permesso è comunque scaduto, tra il 1999 e il 2000 sono aumentati di 137.000 unità. Il valore medio di tale aumento è stato del 10,9% così ripartito per aree subcontinentali:
Al di sopra della media |
Subcontinente
Indiano 15,5% Europa
dell’Est ed Estremo
Oriente 15,5% America
Latina 11,5% |
Al
di sotto della media |
Africa
(in particolare, Nord Africa 8,7%) Vicino
e Medio Oriente 9,0% |
Molto
al di sotto della media |
Unione
Europea 4,1% Oceania
1,5% America
del Nord –1% |
Continua a rallentare l’afflusso dai paesi a
sviluppo avanzato ed è contenuto l’afflusso dall’Africa e
dall’America Latina rispetto alla persistente pressione dai paesi
dell’Est europeo e alla crescente pressione dai paesi del Subcontinente
indiano. Sono queste le
linee di tendenza che si ricavano da una riflessione sugli aumenti intervenuti
nell’ultimo anno.
Per
i primi 10 paesi in graduatoria
si è verificato questo andamento:
Marocco
159.599 (+13.108)
Albania
142.066 (+26.311)
Romania
68.929 (+17.309)
Filippine
65.353 (+4.391)
Cina
60.075 (+12.967)
Usa
47.418 (-150)
Tunisia
45.680 (+1.636)
Iugoslavia
40.039 (-14.659)
Senegal
38.982 (+1.569)
Germania
37.269 (+1.897).
Quattro
di questi gruppi (nell’ordine Albania, Romania, Marocco e Cina) detengono
più del 50% dell’aumento intervenuto tra i soggiornanti stranieri.
Tra
gli altri gruppi nazionali:
- hanno 30.000
soggiornanti: Sri Lanka
33.669, Egitto 32.841, Polonia 31.372, India 30.338;
- hanno 20.000
soggiornanti: Perù
29.896, Francia 26.354, Regno Unito 23.203, Macedonia 21.898, Bangladesh
20.820;
- hanno 15.000 soggiornanti: Nigeria 19.941, Ghana 19.360,
Brasile 19.277, Spagna 18.700, Pakistan 18.259, Svizzera 17.625, Croazia
16.942;
- hanno 10.000 soggiornanti: Russia 13.445, Algeria 13.216,
Bosnia Erzegovina 11.869, Repubblica Dominicana 11.405, Ecuador 10.959.
In valori assoluti viene al primo posto l’aumento della collettività originaria dell’Est europeo (51.058 unità), che raggiunge i tre quarti dell’aumento degli africani (28.269) e degli asiatici (37.870) presi insieme, mentre per i latinoamericani l’incremento è stato solo di 11.869 unità.
Per rilevare il dinamismo di crescita dei vari
gruppi nazionali è
preferibile basarsi sugli aumenti percentuali che, con riferimento alle prime
20 nazionalità, possono essere così classificati:
Aumenti eccezionali |
Bangladesh
41,0%, Romania 33,5%, Cina 27,5%, Albania 22,7, India e Macedonia 18,5% |
Aumenti
vicini alla media tra il
7% e il 13% |
Polonia
13,2%, Perù 12,9%,, Sri Lanka 12,7%, Marocco 8,9% e Filippine 7,1% |
Aumenti
molto al di sotto della media o diminuzione delle presenze |
Germania
5,4%, Francia 5,1%, Senegal 4,2%, Regno Unito 3,7%, Tunisia 2,7%, Stati Uniti
–0,3% e Jugoslavia -9,1% (la diminuzione deve essere riferita al
rientro dei kosovari). |
Già lo scorso anno, ogni 10 soggiornanti, 6 avevano un permesso per motivi di lavoro: nel 2000 vi è stato un ulteriore aumento (61,3%), così come è avvenuto anche per quelli presenti per motivi familiari (25,6%). Per i comunitari, invece, non sussiste questa condizione di bisogno e solo il 45,3% è venuto in Italia per motivi di lavoro: in particolare uno su cinque ha fatto dell’Italia la sua residenza elettiva.
Tra le 354.850 persone soggiornanti per motivi familiari la maggior parte è costituita da donne (78,7%). Tra i titolari di soggiorno per motivi familiari vi è stato un aumento di 46.622 unità, pari al +15,1%; del resto è risaputo che l’ingresso per ricongiungimento familiare è, insieme a quello per lavoro, la principale via di accesso in Italia.
Rispetto allo scorso anno la forza lavoro immigrata è aumentata di 94.275 unità (+12,4%), superando le 800.000 persone, questo sia a seguito dei nuovi ingressi che per effetto della regolarizzazione e dell’inserimento lavorativo delle persone già presenti. Occorre, infatti, tenere conto che, i coniugi venuti inizialmente per ricongiungimento familiare possono cambiare il titolo di soggiorno e diventare lavoratori; anche i minori, dopo il compimento dei 14 anni, possono ottenere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Gli 850.719 titolari di permesso di soggiorno per motivi di lavoro sono in prevalenza maschi (69,6%): solo tra i cittadini comunitari la presenza delle donne nel mondo del lavoro è pari a quella maschile. Nel settore del lavoro autonomo la differenza tra i due sessi è ancora più accentuata, perché le donne detengono il 37,6% tra i cittadini comunitari e scendono al 19% tra gli altri.
Il lavoro autonomo coinvolge 86.920 persone (6,3% del totale) e, rispetto allo scorso anno, ha guadagnato un punto percentuale e 20.964 nuovi soggetti.
A loro volta i lavoratori subordinati (763.799) sono aumentati di 73.111 unità. Sono senza lavoro 87.323: rispetto a questo dato, rilevato dalle questure al momento del rinnovo o del rilascio del permesso di soggiorno, è molto più alto il numero degli iscritti al collocamento rilevato trimestralmente dagli appositi uffici del lavoro.
Le persone registrate per “ricerca lavoro” o per “inserimento nel mondo del lavoro” sono 11.748, di cui il 31,1% donne. E’ questa la prima informazione che si ricava dalle statistiche ufficiali sul nuovo meccanismo di ingresso in Italia previsto dalla legge 40/1998, per cui, a fronte della prestazione di garanzia da parte di una persona che chiama dall’Italia (garanzia destinata ad assicurare vitto, alloggio, spese mediche e viaggio di ritorno), un immigrato ottiene il permesso di soggiorno della durata di un anno, che gli consenta la ricerca del posto di lavoro. La registrazione di questo tipo di permessi è iniziata tardivamente e perciò il dato è parziale rispetto alle 15.000 prestazioni di garanzia autorizzate e inoltre, non essendo trascorso un anno, non si può conoscere l’esito della ricerca del lavoro. Sembra incluso nel numero sopra riportato anche un certo numero di immigrati “autosponsorizzati”, venuti per ricercare un posto ma senza la copertura di un garante.
Il
ritmo d’aumento annuale è un altro aspetto che aiuta a inquadrare
il radicamento dell’immigrazione nel nostro paese. Tale ritmo dipende non
solo dai fattori di espulsione nei paesi di origine ma anche dalle esigenze del
nostro mercato del lavoro, dai ricongiungimenti familiari e dalla venuta di
persone per asilo politico o motivi umanitari.
Nel corso di 19 anni (1982-2000) l’aumento
è stato complessivamente di 1.032.722 soggiornanti (54.000
l’anno). L’aumento degli ultimi due anni
è stato di 354.918 unità (34,4%), così ripartiti: 21,2% e 218.759 soggiornanti
in più nel 1999 e 10,9% e 136.159 soggiornanti alla fine del 2000.
Sogg.
31.12.2000 Stima Incid.
% Aumento 1999 Aumento 2000
Aum. 99/2000
Nord Ovest |
433.497
31,2 |
526.699 3,5 |
56.293 |
51.371 |
33,0 |
Nord Est |
327.801
23,6 |
398.728 3,8 |
57.461 |
39.160 |
41,8 |
Centro |
422.483
30,5 |
513.317 4,6 |
64.766 |
53.846 |
39,0 |
Sud |
143.121 10,3 |
173.892 1,2 |
28.089 |
-772 |
23,6 |
Isole |
61.251
4,4 |
74.420 1,1 |
12.150 |
-7.446 |
8,3 |
Italia |
1.388.153 100,0 |
1.686.606 100,0 |
218.759 |
136.159 |
34,4 |
Alla luce di quanto è avvenuto
nell’ultimo biennio, il Meridione funge da polo di attrazione per
le regolarizzazioni e successivamente da polo di smistamento. In effetti nel 1999, anno in cui più della
metà (138.000) dei nuovi permessi di soggiorno sono stati concessi a
persone prenotate per la regolarizzazione, il Sud e le Isole hanno conosciuto
un aumento superiore al 21%, così come è avvenuto anche nel
Veneto, nella Toscana e nelle Marche. Nel 2000, invece, il Sud e le Isole hanno conosciuto o un
aumento contenuto (Campania: + 7,6%), o una situazione stazionaria se non una
diminuzione (Sicilia –12,2%, Puglia –17,4%): questo è
avvenuto a seguito dell’esodo di immigrati verso il Settentrione o per la
cessazione del soggiorno di persone venute per motivi umanitari.
L’area di forte
attrazione dell’immigrazione si colloca al di sopra di Roma verso il Nord
e alcune Regioni del Centro:
in queste aree l’aumento intervenuto nel corso del 2000 (13-14%) è stato di tre/quattro
punti percentuali superiore alla media nazionale.
Nel Centro il Lazio, sia nel
1999 che nel 2000, ha conosciuto un aumento fisiologico di circa l’11%,
mentre la Toscana,
all’aumento del 56,6% nel 1999 per effetto delle regolarizzazioni, ha
fatto seguire nel 2000 un ulteriore incremento del 24,1%, il più alto
tra tutte le Regioni d’Italia.
Nel Nord-Ovest il Piemonte, in ciascuno dei 2 anni, presenta valori pari a poco
più della metà della media di aumento nazionale, mentre la Lombardia
è vivace sia nel 1999
(+18,7%), sia nell’anno successivo (+16,0%).
Anche nel Nord-Est, che viene al primo posto per l’aumento
conosciuto nel biennio, l’Emilia Romagna e specialmente il Veneto sono vivaci sia nel 1999, per i soggiorni concessi in
prevalenza ai regolarizzati, sia nell’anno successivo per quanto riguarda
anche i nuovi venuti.
Questo è il quadro di sintesi di quanto
è avvenuto nell’ultimo biennio nelle principali Regioni:
Regioni
Soggiornati
Aumento % 1999 + 2000
Aumento
numerico 1999 + 2000
Toscana |
114.972
94,3 |
55.812 |
Veneto |
139.522
55,4 |
49.724 |
Lombardia |
308.408
37,7 |
84.488 |
Emilia
Romagna |
113.048
36,1 |
29.982 |
Campania |
68.159
29,3 |
15.437 |
Lazio |
245.666
27,0 |
52.292 |
Piemonte |
83.811
20,2 |
14.063 |
Puglia |
35.565
13,9 |
4.327 |
Sicilia |
49.808
7,2 |
3.344 |
Sono
35 (rispetto all’anno scorso 5 in più) le province italiane con
più di 10.000 immigrati al
31 dicembre 2000.
Per
una lettura più particolareggiata della realtà immigratoria nelle
province abbiamo classificato quelle con più di 10.000 soggiornanti a
seconda delle variazioni intervenute nel 2000 rispetto all’anno
precedente, tenendo presente che l’aumento medio nazionale è stato
del 10,9%:
Situazione deficitaria |
Ragusa
–38,6%
Catania –13,2%
Bari –11,9% Modena
–5,8
Varese –4,0%
Palermo –1,9% |
Aumento
inferiore alla media
(sotto il 9%) |
Torino
8,7%
Napoli 7,2%
Perugia 5,5% Genova
7,4%
Bolzano 2,5%
Trieste 7,7% Caserta
7,7% |
Aumento
vicino alla media
(9-12%) |
Roma
11,4%
Bologna 10,7%
Bergamo 10,5% Venezia
11,9
Como 10,9%
Parma 9,4% |
Aumento
superiore Alla
media (13% e più) |
Firenze
51,6%
Forlì 32,2%
Prato 31,9% Ancona
23,9%
Pordenone 22,1%
Milano 20,0% Treviso
18,5%
Vicenza 17,6%
Padova 17,5% Trento
17,4%
Udine 16,8%
Reggio Emilia 16,0% Mantova
14,7%
Brescia 13,9%
Macerata 13,9% Verona
13,2% |
Lo sbocco migratorio più intenso si
concentra in un quadrilatero costituito da un certo numero di province del
Triveneto, della Lombardia, dell’Emilia Romagna e delle Marche, e
cioè da quelle aree nelle quali la realtà produttiva e
occupazionale è più forte.
Quanto a valori assoluti le province di Roma (222.588)
e Milano (174.460) rimangono i due maggiori poli migratori, peraltro con un avvicinamento quantitativo tra le
due realtà: la presenza immigrata nel milanese, rispetto a quella
romana, è passata dal 72,7% al 78,4%, mentre a livello regionale il
Lazio (245.666 soggiornanti), che nel 1999 era pari all’83,2% della
Lombardia (308.408 soggiornanti), è sceso al 79,7%.
In graduatoria seguono 3 province con più
di 40.000 soggiornanti: Torino
48.737, Napoli 44.953 e quindi Firenze (che ha scalato varie posizioni) 42.963.
Quindi troviamo:
- con 30.000 soggiornanti: Brescia, Vicenza, Verona,
Bologna.
- con 20.000 soggiornanti: Bergamo, Treviso, Perugia,
Genova.
- con 15-19.000 soggiornanti: Padova, Bolzano, Reggio
Emilia, Modena, Varese.
I dati particolareggiati sulla presenza degli immigrati, riportati nel “Dossier Statistico Immigrazione 2000”, sono indici significativi del processo di integrazione in atto, che consentono di evidenziare le principali linee di tendenza per aree geografiche.
Si riportano qui i primi risultati di una ricerca che l’équipe del “Dossier Statistico Immigrazione” sta conducendo in collaborazione con il CENEL:
I nuovi flussi sono ovviamente il primo termometro del dinamismo migratorio, che
trova nel Nord Est un andamento
del tutto fisiologico in quanto il numero dei nuovi permessi di soggiorno
supera quello delle persone prenotatesi per la regolarizzazione nel 1998, con
la conseguente possibilità di recuperare il sommerso senza chiusura
rispetto ai nuovi arrivi. Nelle altre aree il rapporto non è così
favorevole, in particolare nel Nord Ovest e, nel Centro, nel Lazio. Nel
Meridione la Regione con una
situazione meno positiva è la Campania.
La maggiore incidenza sulla popolazione residente si realizza nel Nord e nel Centro: rispettivamente 3%
e 4% rispetto all’1,2% del Meridione.
Sul tipo di insediamento è interessante il confronto degli indici di
area rispetto alla media nazionale:
|
Nord
Ovest |
Nord
Est |
Centro |
Sud |
Isole |
Insediamento familiare |
|
|
|
|
|
Presenza
donne |
- |
= |
+ |
= |
- |
Presenza
coniugati |
+ |
+ |
- |
+ |
+ |
Motivi
familiari |
= |
+ |
- |
+ |
+ |
Coniugati
con prole |
+ |
+ |
- |
+ |
= |
Presenza
minori |
+ |
+ |
- |
- |
- |
Minori
a scuola |
+ |
+ |
+ |
- |
- |
Presenza
anziani |
= |
- |
+ |
- |
- |
Stabilità residenza |
|
|
|
|
|
Presenze
da più di 5 anni |
= |
= |
+ |
- |
= |
Presenze
da più di 10 anni |
= |
- |
+ |
- |
+ |
Acquisizioni
di cittadinanza |
- |
+ |
- |
- |
- |
Matrimoni
misti |
= |
= |
- |
+
|
= |
Inserimento lavorativo |
|
|
|
|
|
%
lavoratori dipendenti |
+ |
+ |
- |
- |
- |
Copertura
lavoratori dipendenti |
+ |
+ |
- |
- |
- |
Incidenza
% disoccupazione |
- |
- |
- |
+ |
+ |
Tasso
di collocamento |
= |
+ |
- |
- |
- |
%
lavoratori autonomi |
+ |
= |
- |
- |
+ |
Capacità
di risparmio |
- |
- |
+ |
= |
+ |
Il
significato di questi indicatori porta a evidenziare i diversi modelli di
insediamento, che si stanno realizzando nelle varie aree del paese.
Il Nord Est, seppure caratterizzato da flussi recenti, è
un’area che offre omogeneamente maggiori potenzialità di
inserimento sotto i vari aspetti con l’inconveniente: è, invece,
minore la capacità di risparmio, forse anche per l’alto costo
dell’insediamento in loco degli immigrati (basti pensare al problema
dell'’lloggio).
Anche
nel Nord Ovest, dove
l’insediamento è di più vecchia data, è palese la
dimensione familiare e, salvo in Liguria, è soddisfacente
l’inserimento lavorativo.
Nel
Centro, storicamente
l’area di prima accoglienza dell’immigrazione (un quarto dei
soggiornanti si trova qui da più di 10 anni), l’insediamento
familiare non è così spiccato così come non lo sono alcuni
indici del processo di integrazione (casi di cittadinanza e matrimoni misti) e
le possibilità del mercato occupazionale: ciononostante è molto
alto nell’area l’importo delle rimesse pro capite nel Lazio e
specialmente nella Toscana (fattore da riferire a una immigrazione più
imprenditoriale).
Il
Sud, notoriamente area di
smistamento, è meno positivamente caratterizzato sotto l’aspetto
familiare e della stabilità di residenza: i minori, ad esempio, non sono
ancora adeguatamente presenti, anche se i coniugati con prole sono nella media.
Le
Isole, rispetto al Sud, si
trovano in una situazione più favorevole quanto a stabilità di
residenza e a inserimento lavorativo: insieme al Nord Ovest è questa
l’area a più alta presenza percentuale di lavoratori autonomi.
Inoltre è molto alta la capacità di risparmio.
I
diversi modelli di insediamento territoriale sono basati sul confronto degli
indici di area con il valore medio degli stessi indici a livello nazionale.
Alle
differenze di area e alle situazioni che si riscontrano nelle Regioni con
maggiori insediamenti di immigrati la prossima edizione del
"Dossier” dedicherà, nel mese di ottobre, ampio risalto , con
il coinvolgimento della Caritas italiana e di quelle locali e con la
collaborazione della Fondazione Migrantes.
Integrazione
e politica migratoria
Si
può concludere affermando che, nonostante le differenze, in tutte le
aree del Paese l’immigrazione si sta rivelando un fenomeno di
portata strutturale più vasta rispetto alle ipotesi degli stessi studiosi. Stando così le cose,
è veramente iniziato il tempo dell’integrazione, che richiede una trasposizione
sempre più adeguata di questi dati nella politica migratoria, senza approcci semplicistici da una parte, e
dall’altra senza chiusure che sarebbero dannose e controproducenti.
Il tempo dell’integrazione serve per
prendere coscienza che l’Italia è diventato un paese di
immigrazione, poiché
questa è diventata una sua componente strutturale. Far proprio il senso
della storia significa accettare i fenomeni che sono inevitabili e cercare di
dirigerli.
La politica migratoria è chiamata a fare
un salto di qualità.
Ciò non significa che si debba tralasciare di affrontare il grave
problema dei traffici clandestini o di entrare nel merito delle sacche della
irregolarità e del problema della devianza sociale; significa,
però, innanzi tutto che, per non essere avulsi dalla realtà, il
compito più urgente consiste nel riuscire a inquadrare questo
grande fenomeno sociale nelle sue implicazioni positive. In particolare, ora che anche l’Italia ha
assunto una più marcata dimensione multietnica, bisogna dedicare
maggiore attenzione alle regole di convivenza societaria, consentendo
così di superare le paure negli italiani e le mortificazioni negli
immigrati.
Gli obiettivi della politica migratoria, in Italia e
in Europa, possono contemporaneamente curare la crescita del paese e
conciliarsi con l’obiettivo della solidarietà tra i popoli e con
il dovere dell’accoglienza, come autorevolmente e ripetutamente
sottolineato nel magistero di Giovanni Paolo II, richiamato dalle organizzazioni internazionali e proposto da ultimo
dalla stessa Commissione Europea.
I dati del “Dossier” costituiscono un
supporto oggettivo per questo impegno aperto al futuro, che è proprio
dei cristiani e di tutti gli uomini di buona volontà.
ITALIA. L’immigrazione nelle regioni italiane
(1982-2000)
|
1982 |
2000 |
2000/82 |
1999 |
2000/99 |
1999/98 |
V.
Aosta
|
657 |
2,494 |
379,6 |
2.499 |
-0,2 |
11,6 |
Piemonte |
15.554 |
83.811 |
538,8 |
79.069 |
6,0 |
13,4 |
Lombardia |
63.363 |
308.408 |
486,7 |
265.833 |
16,0 |
18,7 |
Liguria |
13.398 |
38.784 |
289,5 |
34.725 |
11,7 |
16,7 |
Nord Ovest |
92.972 |
433.497 |
466,3 |
382.126 |
13,4 |
17,3 |
Trentino AA |
6.511 |
31.799 |
488,4 |
29.352 |
8,3 |
13,5 |
Veneto |
17.255 |
139.522 |
808,6 |
120.515 |
15,8 |
34,2 |
Friuli VG |
16.471 |
43.432 |
263,7 |
37.891 |
14,6 |
16,7 |
Emilia R. |
22.342 |
113.048 |
506,0 |
100.883 |
12,9 |
21,4 |
Nord Est |
62.850 |
327.801 |
523,8 |
288.641 |
13,6 |
24,9 |
Nord |
15.552 |
761.298 |
489,4 |
670.767 |
13,5 |
20,4 |
Toscana |
19.264 |
114.972 |
596,8 |
92.627 |
24,1 |
56,6 |
Umbria |
23.463 |
26.068 |
11,1 |
24.522 |
6,3 |
17,5 |
Marche |
5.232 |
35.777 |
683,8 |
30.306 |
18,1 |
23,8 |
Lazio |
97.250 |
245.666 |
252,6 |
221.182 |
11,1 |
10,9 |
Centro |
145.189 |
422.483 |
290.8 |
368.637 |
14,6 |
21,3 |
Abruzzo |
4.239 |
18.933 |
446,6 |
17.135 |
10,5 |
13,2 |
Molise |
490 |
2.039 |
416,1 |
1.869 |
9,1 |
22,4 |
Campania |
21.505 |
68.159 |
316,9 |
63.360 |
7,6 |
20,2 |
Puglia |
8.099 |
35.565 |
439,1 |
43.058 |
-17,4 |
37,8 |
Basilicata |
401 |
3.110 |
775,6 |
3.178 |
-2,1 |
38,0 |
Calabria |
2.903 |
15.315 |
527,6 |
15.293 |
0,1 |
18,8 |
Sud |
37.637 |
143.121 |
380,3 |
143.893 |
-0,9 |
24,3 |
Sicilia |
13.736 |
49.808 |
362,6 |
56.736 |
-12,2 |
22,1 |
Sardegna |
3.317 |
11.4443 |
345,0 |
11.961 |
-4,3 |
18,6 |
Isole |
17.053 |
61.251 |
359,2 |
68.697 |
-10,9 |
21,5 |
ITALIA |
355.431 |
1.388.153 |
390,6 |
1.251.994 |
10,9 |
21,2 |
FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Ministero dell’Interno
ITALIA.
I motivi di soggiorno degli immigrati in Italia (31 dicembre 2000)
Motivo Maschi Femmine Maschi Femmine Totale % Valori 1999
Lav.
Auton. |
64.065 |
14.981 |
4.915 |
2.959 |
86.920 |
6,3 |
65.956 |
Lav.
Subord |
426.739 |
183.478 |
28.149 |
28.639 |
667.005 |
48,0 |
594.392 |
Liste
colloc |
10.401 |
3.049 |
559 |
1.165 |
15.174 |
|
28.477 |
Attesa
occ. |
45.082 |
16.746 |
679 |
1.613 |
64.120 |
|
58.846 |
Ricerca |
6.119 |
2.947 |
- |
- |
9.066 |
|
- |
Inserimento |
1.975 |
707 |
- |
- |
2.682 |
|
- |
Mot.Straor. |
3.224 |
2.528 |
- |
- |
5.752 |
0,4 |
8.803 |
Totale
lav. |
557.605 |
224.436 |
34.302 |
34.376 |
850.719 |
61,3 |
756.444 |
Famiglia |
70.011 |
253.419 |
5.522 |
25.898 |
354.850 |
25,6 |
308.228 |
Altri
mot. |
63.695 |
67.189 |
21.289 |
30.411 |
182.584 |
13,1 |
187.322 |
|
|
|
|
|
|
|
|
Totale |
691.311 |
545.044 |
61.113 |
90.685 |
1.388.153 |
100,0 |
1.251.994 |
FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Ministero dell’Interno