Roma,
Sala Stampa Estera, 2 marzo 2001
Introduzione
di mons. Guerino di Tora
Ci incontriamo per l’undicesima volta per anticipare i primi dati del nuovo “Dossier Statistico Immigrazione”, che nella stesura completa del 2001 apparirà nel mese di ottobre. In contemporanea un’analoga iniziativa si sta svolgendo a Otranto, all’interno del convegno nazionale sull’immigrazione organizzato dalla Caritas Italiana sul tema “Integrazione e legalità”, mentre questo pomeriggio l’iniziativa verrà replicata a Reggio Calabria e a Bassano del Grappa.
Per
introdurre a questo incontro mi propongo di spiegare brevemente tre aspetti:
- perché abbiamo scelto lo slogan
“Il tempo dell’integrazione”
- cosa comporta, a livello operativo, il fatto
di essere arrivati in Italia al tempo dell’integrazione;
- cosa ci aspettiamo da questo incontro
dedicato alle anticipazioni.
L’attenzione
continua alle statistiche e l’osservazione dei dinamismi in atto induce a
dire che l’Italia è diventata ormai un grande paese di
immigrazione e lo diventerà nel futuro ancora di più.
Per
quanto riguarda i soggiornanti stranieri l’Italia, dopo Germania, Francia
e Gran Bretagna, resta come prima il quarto paese ma accorciando le distanze.
Per
quanto riguarda, invece, il numero dei nuovi ingressi l’Italia ha
già superato la Francia e si avvicina sempre più alla Gran
Bretagna.
Quel
che più sorprende, come verrà illustrato nella relazione sui
nuovi dati statistici, è che in Italia gli immigrati vengono da noi con
l’intento sempre più marcato di restare.
Se
così è, immigrazione e inserimento stabile sono, allora, in
Italia quasi un sinonimo. A questo punto dobbiamo chiederci se siamo
consapevoli di questa realtà di fatto e delle sue implicazioni
strutturali.
La
riflessione, che all’interno della Caritas da tempo portiamo avanti, ci
porta a insistere affinché la vicenda migratoria venga
“formalmente” assunta da noi italiani, così che
l’insediamento di fatto diventi una vera e propria integrazione
societaria coscientemente perseguita.
Tra
non molto verranno sciolte le Camere e si entrerà in pieno nella
competizione elettorale. Il magistero della Chiesa, sia a livello universale
che a livello italiano, costituisce un monito severo a non strumentalizzare
l’immigrazione per avere più voti. L’immigrazione è
un fenomeno sociale di cui devono farsi carico tutti gli schieramenti,
salvaguardando quanto di positivo è stato fatto, tenendo sempre conto
dei bisogni dell’Italia e di quelli degli immigrati, formulando programmi
chiari e praticabili, vincendo la tentazione di scaricare sui nuovi venuti i
nostri malumori e le nostre ansie e cercando insieme di costruire una
società più solidale.
Se
così non fosse, continueremo a restare un grande paese di immigrazione
dal punto di vista quantitativo, con la contraddizione di una politica piccola,
perché velleitaria, verbosa quando non addirittura rancorosa, una vera e
propria mina sulla via di una pacifica convivenza societaria.
2.
Cosa comporta, a livello operativo, il fatto che questo sia il tempo
dell’integrazione
Il perseguimento di un’efficace strategia per l’integrazione richiede che si lavori in rete, perché solo il lavoro in rete è in grado di riflettere adeguatamente la dimensione societaria strutturale dell’immigrazione.
Lavorare
in rete significa un maggiore collegamento tra il governo e gli enti locali,
sia in un senso che nell’altro, anche quando le maggioranze politiche
sono di segno opposto: si tratta di livelli decisionali da integrare ai fini
dell’efficacia.
Lavorare
in rete significa un maggiore collegamento tra strutture pubbliche e mondo
sociale e del volontariato, accettando i rilievi critici da una parte e i
vincoli istituzionali dall’altra, nella consapevolezza che i ruoli, anche
se differenti, possono trovare una composizione in una politica unitaria,
quella dell’integrazione per l’appunto.
Lavorare
in rete significa riconoscere spazi di protagonismo sia agli italiani che agli
immigrati, senza arrivare alla pretesa assurda che gli immigrati debbano essere
solo e sempre gli esecutori delle cose da noi decise e abituandoci, invece, a
considerarli come nuovi cittadini.
Al
lavoro in rete si deve arrivare anche nella Chiesa, salvaguardando una linea
comune per gli aspetti essenziali della politica e della pastorale migratoria.
Per questo motivo il “Dossier” , che abbiamo voluto frutto della
collaborazione della Caritas, della Migrantes e del Centro Studi Emigrazione
dei Padri Scalabriniani, oltre ad accentuare tale collaborazione
coinvolgerà nell’edizione 2001 le Caritas delle 8 Regioni
maggiormente toccate dal fenomeno migratorio, alcuni Uffici Migrantes e qualche
altra espressione ecclesiale. Inoltre il “Dossier”,
nell’ottica di una sinergia con il settore pubblico, continuerà a
collaborare con varie organizzazioni internazionali (Acnur, Ilo, Oim), con
numerosi enti locali e, a livello nazionale, con il Dipartimento Affari Sociali
della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la Direzione generale
dell’impiego del Ministero del lavoro e con il Cnel.
3.
Cosa ci aspettiamo da questo incontro dedicato alle anticipazioni
Il nostro primo obiettivo è quello di diffondere i nuovi dati statistici con tempestività, con serietà e anche con una serie di stimoli che sollecitino una presa di posizione, sia a livello decisionale che a livello di opinione pubblica attraverso la preziosa collaborazione dei giornalisti.
La
relazione tecnica sul nuovo rapporto è affidata, come di consueto, a
Franco Pittau che del “Dossier” è coordinatore fin dalla sua prima edizione e lo segue con un
appassionato gruppo di redattori, ai quali voglio esprimere un sentito ringraziamento.
Come è nostra abitudine, la relazione tecnica
è completata dall’intervento di un rappresentante degli immigrati,
perché sono gli immigrati a portare nel loro vissuto la realtà
che i numeri esprimono solo a livello quantitativo. L’immigrato è
un nigeriano, Godwin Chuckwu, responsabile di un’associazione e membro,
come vari altri qui presenti, del “Forum per l’intercultura”,
una iniziativa promossa da più di 10 anni dalla Caritas di Roma insieme
a varie associazioni di italiani e di immigrati.
Dopo
questi primi due interventi seguono le prese di posizione, prima quella
ecclesiale e poi quelle
istituzionali.
Per
la Fondazione Migrantes, la struttura della Conferenza episcopale italiana
competente per le migrazioni, interviene il direttore della Migrantes, mons.
Luigi Petris, il cui compito consiste nel collegare l’attuale momento
migratorio in Italia con il magistero della Chiesa sull’immigrazione,
magistero che capita talvolta di sentire strattonato a proprio uso e consumo.
Il
livello istituzionale riguarda necessariamente , oltre che l’Italia,
anche l’Europa ed è per questo che l’Ufficio per
l’Italia del Parlamento Europeo ha voluto accordare il suo patrocinio a
questa iniziativa.
Le vicende migratorie italiane fanno parte già
ora del contesto europeo, e lo
saranno ancor di più nel futuro. E’ un onore poter riavere con noi
l’on. Giorgio Napolitano, che non solo è presidente della
Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, il cuore
istituzionale dell’Europa per così dire, ma che ricordiamo anche
per il fatto che, insieme all’on. Livia Turco, è stato il primo
firmatario della nuova legge organica sull’immigrazione.
Per
quanto riguarda l’Italia, nell’ottica della integrazione abbiamo
voluto dedicare l’attenzione prevalente alle prospettive di inserimento
nel mondo del lavoro, invitando il Ministro del lavoro, on. Cesare Salvi,
competente per una materia così importante qual è il
funzionamento del mercato occupazionale e la fissazione delle quote, per le
quali sta per essere varato il nuovo documento programmatico triennale.