L'intervista

 

 

L'immigrazione secondo i Verdi: intervista a Luigi Manconi.

 

Italia


Europa


di Tiziana Sforza

 

Quali sono i punti cardine delle politiche migratorie proposte dai Verdi?

 

Preferisco parlare a titolo personale perché non ho un incarico di questo tipo. Comunque all'interno del partito sono quello che più si è interessato a questo tema e pur parlando a titolo personale, le cose che dirò sono condivise dalla gran parte del mio partito. I Verdi maggiormente hanno posto l'accento sulla questione dell'accoglienza, dei diritti e delle garanzie, sulle questioni cruciali della convivenza. Quindi sono tre gli aspetti da prendere in considerazione: accoglienza, cioè considerare l'immigrazione non una disgrazia, bensì un'opportunità. Non una minaccia sociale ma una chance, certamente faticosa, piena di contraddizioni, che produce conflitti ma che va considerata nelle sue implicazioni estremamente positive. Il secondo punto, quello dei diritti e delle garanzie, implica il partire dal presupposto che tanto più l'immigrato risulta inserito nel sistema dei diritti di cittadinanza, tanto più potrà essere considerato dal residente come un "con-cittadino". Dunque il riconoscimento dei diritti e delle garanzie non è solo l'esercizio di una prerogativa universale della persona umana, ma è anche il principale strumento di integrazione: nella società che accoglie le possibilità di integrazione sono tante quante sono i diritti riconosciuti all'immigrato. Quanto più all'immigrato saranno riconosciuti diritti e garanzie, tanto più saranno ridotti i conflitti con i residenti. Il terzo punto è quello della convivenza. Ho molto lavorato negli ultimi mesi sulla convivenza e in particolare sulla libertà religiosa: sono stato il promotore di un manifesto dal titolo "La convivenza è possibile". E' un testo promosso da me unitamente ai massimi esponenti delle principali confessioni religiose presenti in Italia. E' un appello indirizzato alle confessioni religiose diverse da quella cattolica. La convivenza fra la confessione di maggioranza, quella cattolica, e le confessioni di minoranza, da quella buddista a quella musulmana a quella valdese, se non coincide con la questione dell'immigrazione, contribuisce però ad affrontare in modo positivo o negativo quella stessa questione. In Italia ci sono musulmani diventati tali a partire dalla condizione di cittadini italiani, stranieri diventati cittadini italiani che hanno conservato la religione musulmana, e ci sono stranieri non cittadini italiani che professano la religione musulmana. Il discorso ha che vedere con questo problema così faticoso e difficile ma così prezioso della convivenza. Attorno a questi tre temi, cioè accoglienza, diritti e convivenza, i Verdi hanno avuto un ruolo importante perché, anche all'interno della coalizione dell'Ulivo, valorizzavano più gli aspetti dell'accoglienza che quelli della repressione, più quelli dell'integrazione che quelli dell'ordine pubblico, più quelli dei diritti che quelli dell'espulsione.

 

Che cosa ne pensate di accordare il voto politico agli stranieri?

 

Bisogna distinguere la questione del voto politico, di enorme difficoltà sotto il profilo istituzionale e costituzionale, e di difficoltà perfino maggiore sotto il profilo politico, ma temo anche nella legislatura che si aprirà tra qualche mese, non sarà raggiunto quell'obbiettivo. C'è un obiettivo diverso, anch'esso di difficile raggiungimento, che è quello del voto alle elezioni amministrative. Rispetto a questo obiettivo, anche nelle legislazione che si è appena conclusa ritengo che non vi sia stata una maggioranza capace di ottenerlo. Temo che nella prossima legislatura ci sarà ancor meno. Il problema della concessione del voto alle amministrative non pone una questione di rango costituzionale quindi potrebbe essere raggiunto. Si tratta dunque di una scelta legata a opzioni politiche. Posso dichiarare solo la mia incondizionata adesione, che però si deve misurare con i rapporti di forza.

 

Quali intese avete raggiunto con i socialisti nel programma del Girasole in merito ai problemi dell'immigrazione? Condividete tutte le loro posizioni o state scendendo a dei compromessi per dare omogeneità al programma elettorale?

 

Non ho seguito questo aspetto del negoziato intorno alla costituzione del Girasole. Mi sembrerebbe più facile chiedere allo Sdi se condivide tutte le posizioni dei Verdi. Credo comunque che vi sia una larghissima intesa.

 

Sul decreto flussi: ritenete che gli ingressi previsti siano un numero sufficiente?

 

No. Abbiamo anche fatto una battaglia in Commissione Affari Costituzionali proprio per rendere flessibile quel limite che a nostro avviso è eccessivamente rigido. Soprattutto siamo contrari a dare ai flussi questo carattere definitivo e definitorio. I flussi possono essere solo un'indicazione che anno per anno si, ma che va adeguata alla domanda del mercato del lavoro, o se no rischia di risultare una previsione astratta che non si misura concretamente con le esigenze reali del mercato del lavoro. Se 63.000 significa un tetto minimo, allora ci va bene. Se invece è un tetto massimo, come nei fatti è, questo non ci va più bene perché abbiamo verificato pochi mesi fa come in molte province del Nord i limiti indicati risultassero insufficienti per la domanda di manodopera necessaria ai flussi di commesse, ai mercati che si aprivano e alle richieste che crescevano.

 

Gli imprenditori vorrebbero più immigrati, alcune frange delle Chiesa li vorrebbe tutti cattolici, per i Verdi la figura dell'immigrato che cosa rappresenta?

 

Non rappresenta una dimensione sola. Un'idea dell'immigrato unicamente come forza-lavoro è una lettura insoddisfacente e gravemente limitativa della loro dignità di persona umana. Valorizzare questo aspetto di forza-lavoro può essere utile nel conflitto politico: rispetto a posizioni xenofobe e ostili argomentate con i numeri delle domande di forza lavoro immigrata che gli imprenditori quotidianamente fanno, rappresenta un buon argomento polemico. Ma questa interpretazione, che poi è stata dominante in Germania, è pericolosa perché vedendo solo l'aspetto del produttore, di chi cioè ha solo un ruolo nel mercato del lavoro, si sottovalutano tutti gli aspetti collegati ai diritti, alle garanzie, al sistema della cittadinanza, alla dimensione culturale e spirituale che la figura dello straniero porta con sé.

 

Riprendiamo la questione di Haider, il quale affermava che gli immigrati inquinano la natura e deturpano il paesaggio austriaco. Per i Verdi italiani la presenza di cittadini stranieri quali ripercussioni ha sull'Italia?

 

L'Italia è un paese che in parte è stato, in parte si è vissuto come monoculturale e monoreligioso. Questo è in parte un dato di realtà, in parte un'autorappresentazione. Una società monoculturale e monoreligiosa è una società fragile, povera, asfittica. La possibilità di confrontarsi con altre culture, altre religioni, altre etnie è un'opportunità di arricchimento. Non dobbiamo vedere questa cosa in termini zuccherosi, retorici, faciloni, ma rappresenta senz'altro una possibilità di arricchimento.

 

Per quanto riguarda la Turco-Napolitano, esiste la possibilità di una chiamata nominativa da parte del datore di lavoro che può attingere a liste di intesa con il paese di origine a cui si iscrivono i lavoratori. Nei fatti, però, queste liste ancora non esistono a causa di problemi organizzativi delle ambasciate. Come pensereste di risolvere tali problemi?

 

E' una questione che va oltre quelle famose liste. Finora l'ingresso degli immigrati in Italia è affidata all'organizzazione criminale o alla capacità imprenditoriale degli immigrati stessi. La capacità di iniziativa degli immigrati deriva dal fatto che non a caso gli stranieri che vengono in Italia appartengono alle fasce più colte, più istruite e più dinamiche delle rispettive popolazioni. Questa capacità imprenditoriale di "se stessi" è una delle vie attraverso cui gli immigrati arrivano in Italia. L'altra via è quella criminale. Dobbiamo valorizzare la prima via, combattere la seconda. Per valorizzare la prima e renderla razionale, efficace, intelligente, rispondente alle nostre esigenze, è ovvio che debbano funzionare le reti diplomatiche, le ambasciate.

 

Un altro problema che frena il flusso di cittadini stranieri in Italia è rappresentato dai tempi molto lenti delle Questure per il rilascio dei permessi i soggiorno. Che misure proporreste per snellire questa prassi e assicurare un servizio più celere?

 

La mia collaboratrice Romana Sansa ed io nel 2000 abbiamo risolto 93 casi. Io e lei da soli. Noi lavoriamo in maniera indefessa. Quotidianamente sollecitiamo le questure, gli uffici stranieri. Il risultato stato la risoluzione di 92 pratiche. Ciò implica che volendolo, i problemi che gli stranieri incontrano possono essere risolti concretamente. Bisogna avere però il privilegio di poter investire energie, risorse e ruolo. Certo, se ci organizzasse con una struttura, un'organizzazione o un ufficio, questa attività potrebbe essere molto più intensa…. In realtà tutto ciò potrebbe essere semplificato in maniera enorme se tutto fosse affidato non solo alla nostra buona volontà, ma a leggi, regolamenti molto più semplici che non esigano la ripetizione delle stesse pratiche, la moltiplicazione degli stessi documenti.

 

Il trattato di Amsterdam ha integrato il Trattato di Schengen in materia di visti, asilo, immigrazione, libera circolazione delle persone. A livello comunitario quali sono le opportunità individuate dai Verdi in merito a cooperazione giudiziaria, materia penale e lotta alla criminalità?

 

Penso che prevalga ormai una idea difensiva ed esclusiva, non inclusiva e di accoglienza. Rischiamo di fare due operazioni sbagliate: leggere l'integrazione europea in chiave di autosufficienza e autotutela, e leggere il rapporto con coloro che non fanno parte della Comunità Europea tutta in chiave di esclusione, di diffidenza e di ostilità. Un'impostazione di questo tipo è profondamente sbagliata. Il compito dell'Europa non è quello di rafforzare i propri nuovi e più ampi confini, ma funzionare nel cuore del continente come fattore di integrazione soprattutto nei confronti dell'Est e del Sud. Questo a mio avviso non sta succedendo.

 

Immaginiamo uno scenario post-elettorale: l'Ulivo al Governo. I Verdi quale politica perseguiranno?

 

Riteniamo prioritario rafforzare il terreno dei diritti, sapere che il primo obiettivo della prossima legislatura, nel caso in cui vinca l'Ulivo, è il varo della legge sul diritto d'asilo, che neppure questa legislatura è stata in grado di approvare. E' un fatto di inaudita gravità perché è una legge richiesta da tutti gli organismi internazionali, dall'Alto Commissariato per i Rifugiati, da tutte le associazioni italiane. E' una legge che poteva essere approvata perché esisteva una sufficiente intesa ma che ha incontrato resistenze e sorde opposizioni perché evidentemente qualcuno non ne apprezza a sufficienza la sua importanza. E' incivile che il nostro paese non sia dotato di una legge sul diritto di asilo, cosa che corrisponde a un dato di fatto incontestabile: all'interno dell'Unione Europea il nostro paese è quello che meno accoglie profughi. Questa è allora la principale scadenza che ci attende. Ma vanno tenuti presenti anche problemi quali i diritti degli immigrati, la prospettiva di voto amministrativo e la semplificazione dei meccanismi di regolarizzazione degli stranieri, l'accelerazione delle pratiche che consentano l'emersione dalla clandestinità, infine e questo enorme problema dei flussi che richiede strategie di integrazione degli stranieri in un mercato del lavoro che ne richiede fortemente la presenza. Andrebbero dunque adottate misure sul piano degli investimenti, sul piano contributivo-previdenziale e su quello fondamentale dei servizi. Dobbiamo prevedere che l'accesso al mercato del lavoro sia accompagnato dalla disponibilità di servizi. In Italia è stato dimostrato che non esiste quasi alcuna forma di concorrenza fra stranieri e residenti per l'occupazione e per il posto di lavoro. Esistono invece concorrenza e competizione per l'utilizzo dei servizi. Non si tratta di solidarietà, una parola che infatti non ho mai usato, ma del riconoscimento di un rapporto di reciprocità.

 

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