No al modello kleenex!

L'associazione LiberiMigranti  - Associazione per lo studio delle migrazioni e la promozione dei diritti dei migranti, recentemente fondata dai corsisti del Master sull'Immigrazione dell'Università Ca' Foscari di Venezia, non può fare a meno di esprimere la propria preoccupazione dopo aver esaminato il nuovo disegno di legge sull'immigrazione presentato dal Consiglio dei Ministri.

Constatiamo che si tratta di un ulteriore arretramento nella promozione dei diritti di cittadinanza degli immigrati e delle immigrate, se non, in qualche caso, di una vera e propria violazione dei diritti fondamentali dell’uomo. E non possiamo mancare di osservare la continuità con la stagione inaugurata dal precedente esecutivo all'indomani dell'emanazione del Testo Unico sull'immigrazione, il D.Lgs. 286/98.

Il disegno di legge appena licenziato dal Governo comporta tuttavia un "salto di qualità", giungendo a minare il modello proposto dal T.U., volto a un'integrazione per così dire "realista" dell'immigrato, il quale, in base al nuovo ddl, diventa mero lavoratore "usa e getta".

Non possiamo fare a meno, inoltre, di rilevare come la scelta dei tempi per la presentazione di questo ddl non sia stata casuale, ma evidentemente da una parte improntata all'esigenza di evitare un dibattito pubblico, dall'altra occasione per riaffermare l'infondato teorema “irregolari = criminali”, oggi mutuato in "clandestini = terroristi", così da poter sfruttare l'onda emotiva che ha coinvolto i cittadini-elettori nelle ultime settimane.

Non siamo caduti nel tranello e abbiamo bisogno di gridarlo!

 La filosofia che sta alla base del nuovo disegno di legge è palesemente discriminatoria e razzista: rifacendosi a un modello di precarizzazione di "lavoratori-ospiti", che si è dimostrato inefficace e controproducente in altri paesi europei, rischia di riportare l'Italia indietro di anni nelle politiche, di per sé già deboli, d'integrazione dei nostri concittadini immigrati.

Analizzando il testo del disegno di legge, emerge chiara la volontà del Governo di ostacolare ulteriormente il regolare ingresso degli immigrati e delle immigrate nel paese, e soprattutto la loro regolare permanenza, con la pretesa di uno sbandierato "maggior rigore nel combattere l'immigrazione clandestina".

Gli strumenti con i quali questo Governo intenderebbe contrastare l'immigrazione irregolare si possono così sintetizzare: l'intimo collegamento tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno (che creerebbe l'ibrido contratto di soggiorno), la subalternità nei confronti del disoccupato italiano nella ricerca del lavoro e il restringimento dei termini massimi per il soggiorno e per il rinnovo del permesso (due anni per chi presenta un contratto a tempo indeterminato).

Non è possibile tacere per chi, come noi, opera quotidianamente a contatto con gli immigrati, nel privato sociale e negli enti locali: questo ddl, lungi dal limitare l'immigrazione irregolare, finirà per concorrere a produrla in misura addirittura maggiore di quanto non accada oggi.

Questa politica è discriminatoria negli intenti e sarà fallimentare nei risultati.

È discriminatoria perché non valuta affatto quello che può essere il progetto migratorio dell'immigrato, che viene considerato solo e unicamente in quanto braccia da lavoro e, per giunta, con una data di scadenza. La logica è, con tutta evidenza, quella dell'immigrato "ospite", cioè dell'immigrato che viene tollerato esclusivamente se ha un lavoro. Può restare finché riesce a conservarlo e poi deve tornare al suo paese. In tal modo, l'introduzione del contratto di soggiorno non fa altro che rendere strutturale la precarietà dell'esistenza degli immigrati e delle immigrate, ostacolando ancora di più il loro percorso di integrazione e minando gravemente l'evoluzione civile e tollerante della nostra società nel suo insieme.

Sarà fallimentare nei risultati perché si basa su una scarsa conoscenza delle caratteristiche del fenomeno migratorio nel nostro paese e delle politiche già sperimentate in altri paesi europei. Non è difficile immaginare, infatti, che pochi saranno gli immigrati che torneranno nel paese d'origine alla scadenza del contratto di lavoro/soggiorno; la maggior parte, piuttosto, si affaccerà sul mercato del lavoro nero da irregolare, con buona pace di chi è stato eletto annunciando a gran voce una politica di rigore contro i "clandestini".

Viene così svelato il vero e unico obiettivo del ddl, un obiettivo meramente strumentale, teso esclusivamente a soddisfare gli umori del pubblico-elettore.

Riteniamo dunque che sia urgente che coloro che, per consuetudine o formazione professionale, hanno maggiore conoscenza del fenomeno dell'immigrazione si facciano carico di mantenere alta l'attenzione su questi temi, nella speranza comunque che i mezzi di comunicazione si decidano finalmente ad affrontare in modo più approfondito l'intera questione migratoria. Rivolgiamo, pertanto, un appello affinché ci si mobiliti fin d'ora contro questo disegno di legge, per l'introduzione di strumenti normativi atti a rendere possibili modalità di regolarizzazione permanente e per la concessione del diritto di voto, attivo e passivo, agli immigrati e alle immigrate.