Roma, 14 novembre 2001

 

 

 

 

 

            Le scriventi Associazioni intendono adoperarsi affinché, nel corso del prossimo dibattito parlamentare sul DDL approvato dal Consiglio dei Ministri il 14 settembre scorso in materia di immigrazione, vengano recuperati dispositivi e norme che diano concretezza ad una visione dell’uomo, dei diritti inalienabili della persona e della democrazia, coerente e conseguente con i valori che quotidianamente ispirano e alimentano il nostro agire.

 

         Il panorama ideale entro il quale si muove la nostra azione è infatti la irrinunciabilità a considerare le donne e gli uomini quali cardini di qualunque azione culturale e politica e la centralità della persona umana come pietra angolare del diritto e dei diritti.

 

         Questo assunto comporta non soltanto l’adozione di un codice etico  o filosofico, ma vincola chiunque vi si riconosca a compiere scelte che, a partire da quelle legislative, vedano nella persona umana, soggetto di diritto e non portatore di bisogni.

Condividiamo la necessità per il nostro Paese e per l’intera comunità internazionale di individuare forma e strumenti per contrastare i fenomeni devianti dell’immigrazione, in particolare i traffici illeciti delle persone, ma ribadiamo che ciò avvenga nel pieno rispetto delle garanzie.  La Carta dei Diritti dell’uomo e la nostra Costituzione ci impegnano a considerare tutti gli uomini con pari dignità e dunque pari diritti e reciprocità.

 

Considerare il cittadino immigrato solo alla stregua di soggetto di forza lavoro, magari a costi inferiori a quelli di un cittadino italiano, non può essere la cultura di riferimento degli strumenti legislativi di cui si dota un Paese avanzato come l’Italia. L’apertura al confronto con le altre culture, la globalizzazione dei diritti e della solidarietà e l’affermazione di una maggiore giustizia sociale nel contesto mondiale sono i criteri che devono ispirare le decisioni politiche, gli itinerari formativi e il lavoro quotidiano di ogni cittadino, associazione, livello istituzionale.

        

Sul disegno di legge presentato dal Consiglio dei Ministri il 14 settembre, confermiamo dunque la nostra critica che riguarda sia il  metodo seguito sia il  merito delle scelte adottate.

 

IL METODO

·      Prendiamo atto con preoccupazione del fatto che nella fase di predisposizione delle norme non si sia sentita la necessità di ascoltare le Associazioni e gli organi di rappresentanza dei cittadini immigrati. Siamo lontani da qualunque volontà di cogestire il fenomeno migratorio, ma la scelta di governare il fenomeno a prescindere da chi tutti i giorni sostiene o surroga l’azione pubblica  è scelta debole e contraddittoria anche sul piano della sicurezza.

·      Riteniamo incomprensibile che di fronte alle unanimi valutazioni dei centri di ricerca e degli osservatori nazionali e internazionali secondo i quali è indispensabile un governo europeo delle migrazioni - idea ripresa dalla Commissione Europea - sia stata scelta una “via italiana”. Promuovere oggi una legge nazionale che contrasti i contenuti che sono stati anticipati dalle direttive europee fa emergere con molta  evidenza il rischio di isolamento che corre il nostro Paese.

 

NEL MERITO DEL D.D.L.

 

Confermiamo le critiche, ma anche le proposte già espresse da ciascuna delle nostre  associazioni  prima della realizzazione di questo coordinamento e formulate in queste settimane anche da altre realtà cattoliche e laiche.

 

 

In particolare sono questi i punti del DDL approvato che consideriamo problematici e non condivisibili:

·      Lo stretto collegamento tra il titolo di soggiorno e il contratto di lavoro, la delega di potere ai datori di lavoro e l’inapplicabilità della pianificazione degli ingressi sia per l’inaffidabilità delle previsioni del mercato di lavoro, sia per l’assenza di uno strumento di ricongiunzione tra domanda e offerta che, soprattutto per i lavori familiari e di cura, non può ridursi alla chiamata nominativa.

·      La restrizione dei ricongiungimenti familiari.

·      La abolizione della garanzia di accesso al lavoro (sponsor).

·      La immediata applicazione dell’espulsione amministrativa, con accompagnamento alla frontiera a mezzo di forza pubblica.

·      L’aumento del trattenimento nei centri di permanenza temporanea.

 

Si segnala inoltre la grave sottovalutazione del diritto di asilo, problema drammatico dove il nostro Paese si distingue per l’assenza di una legislazione specifica e che non può certo essere risolto come fattispecie della legge sulla immigrazione.

 

Per questo ci rivolgiamo alle forze politiche e alle istituzioni nazionali affinché, nella fase di discussione e adozione di uno strumento legislativo così importante per il futuro del nostro Paese, procedano ad una sostanziale revisione delle norme e degli articoli contenuti nel DDL approvato dal Consiglio dei Ministri che neghino per il nostro Paese un futuro fondato sulla convivenza, sulla multiculturalità, sul diritto inalienabile di ogni persona a sentirsi e ad essere effettivamente “cittadino del mondo”.

 

 Per tutti questi motivi abbiamo costruito un gruppo di lavoro  composto da esperti che elabori i contenuti dei contributi da fornire ai gruppi parlamentari, che raccoglierà e valuterà ogni proposta già elaborata o nuova che ci perverrà.  Intendiamo con questo promuovere una iniziativa  che miri a riconciliare una larga parte di pubblica opinione con la necessità di spendersi attivamente per i diritti umani e civili. Nello stesso tempo intendiamo  spiegare alle istituzioni che ci riteniamo impegnati con pari intensità  sui diritti e la dignità dei singoli, come sui temi della sicurezza e della pacifica convivenza e che proprio per questo riteniamo sia nostro dovere  segnalare  quelle scelte affrettate e non partecipate che rischiano di non risolvere i problemi, ma anzi, di renderli più gravi.

         Per assolvere al compito che ci siamo dati, non c’è aiuto che sia superfluo nè impegno che sia di troppo.

Chiediamo a tutti, singoli cittadini, associazioni, istituzioni locali, espressioni del mondo intellettuale e culturale, parlamentari, di rendersi disponibili a condividere e seguire  una iniziativa che certamente  nasce per tutelare i diritti degli immigrati ma che altrettanto  è pensata nell’interesse di tutti i cittadini e del Paese.

Nello stesso tempo, ribadiamo alle stesse forze politiche e alle istituzioni la nostra disponibilità a interagire con loro, mettendo a disposizione la capacità propositiva che ci proviene da anni di esperienza e di lavoro con i cittadini stranieri presenti nel nostro Paese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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