EMIGRAZIONE NOTIZIE N. 38/39

24/31 ottobre 2001

 

 

IL REGOLAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA PER CONTROLLARE E  BLOCCARE LE FINANZE DEI TERRORISTI

1.     1.  La stampa di questi giorni ha dato sommarie notizie sull’intervento dell’Unione europea rivolto a bloccare il terrorismo. Qui riportiamo la parte essenziale del Regolamento europeo, N. 467 del 6 marzo 2001, atto legislativo obbligatorio in tutti i 15 Stati membri, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee del 9/3/2001, numero 67/L. Il Regolamento fa parte degli atti aventi valore di legge, approvati dal Consiglio dei ministri, emanato a firma del Presidente di turno, lo svedese I. Thalén. Il solo art. 13 dà mandato alle leggi degli Stati membri di “determinare le sanzioni da imporre in caso di violazione del Regolamento, efficaci, proporzionate e dissuasive”. Il testo consta della premessa-giustificazione, tipica degli atti comunitari, quale complemento che illustra i motivi giuridici e sociali dell’intervento legislativo. Formata da 10 paragrafi, seguiti da 16 articoli dispositivi. Il Regolamento 467/2001 “vieta l’esportazione di talune merci e servizi   in Afghanistan, inasprisce il divieto dei voli e estende il congelamento dei capitali e delle altre risorse finanziarie nei confronti dei talibani dell’Afghanistan”. L’allegato 1 elenca le persone, le entità e gli organismi dei talibani (pagine 5-6-7 del Regolamento).

2.     Il Regolamento poggia sulla risoluzione n. 1333/2000, 19 dicembre 2000, del Consiglio di sicurezza dell’Onu per far cessare la protezione dei talibani ai terroristi internazionali e per far “consegnare Usama Bin Laden alle pertinenti autorità affinchè sia processato”. Il Consiglio di sicurezza decise, inoltre, con la risoluzione 1267/1999, nuove misure “nei confronti dei talibani, in particolare il divieto di esportare talune merci, il divieto di fornire certi tipi di consulenza tecnica e formativa, e la chiusura forzata degli uffici dei talibani e della ariana Afghan-airlines”.

3.     Gli articoli che seguono i paragrafi suddetti, dispongono, fra l’altro, che:

siano congelati i capitali, attività e benefici finanziari, contanti, assegni, titoli di credito, tratte, ordini di pagamento, depositi presso Istituti finanziari, saldi sui conti, debiti e titoli di debito, titoli negoziati, azioni, certificati azionari, titoli a reddito fisso, pagherò, warrant, obbligazioni, contratti, interessi, dividendi e altri redditi, credito, compensazioni, garanzie, fideiussioni e altri impegni finanziari, lettere di credito, polizze, atti di cessione, documenti che attestino la detenzione di capitali e risorse finanziarie, qualsiasi altro strumento di finanziamento delle esportazioni (art. 1);

-        il congelamento riguarda ogni persona fisica o giuridica, entità o organismi, con il divieto di mettere a disposizione dei talibani, direttamente o indirettamente, i fondi prima elencati (art. 2); il divieto per gli aeromobili decollati in Afghanistan di atterrare e decollare nei 15 Stati membri (art. 6); l’obbligo degli Stati membri di “determinare le sanzioni da imporre in caso di violazione delle disposizioni del Regolamento”…le sanzioni devono essere efficaci, proporzionate e dissuasive (art. 13).

                  Il Regolamento è entrato in vigore il 10/3/2001 (art. 16).

Fra i soggetti indicati nell’allegato 1 vi sono tutti i membri del Governo dell’Afghanistan e della rete della pubblica amministrazione, e, inoltre, gli uomini dell’organizzazione Al-Quaida, primo dei quali Usama Bin Muhammad Bin Awad Bin Ladin, in tutto ben 97 soggetti, singoli o enti e istituzioni (pag. 5-7), fatto che indica l’eccezionalità dei rapporti mondiali che denotano una guerra in atto.

4.     La situazione internazionale accertata era già grave, da aver determinato due risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu nel 1999 e nel 2000, quelle con i numeri 1267 e 1333, e l’atto dell’Unione europea del 9 marzo 2001. Eppure solo dopo sei mesi, con l’attacco alle Torri di New York e la dimostrata pericolosità del terrore adottato come azione statale, il mondo si è mosso e, in Italia, vi sono stati recentemente i decreti, obbligatori in applicazione del Regolamento 67/2001, il decreto legge in Gazzetta ufficiale n. 226 del 28 settembre 2001 e il secondo decreto del 12 ottobre 2001, deliberato dal Consiglio dei ministri, sulla sicurezza e il varo di una apposita struttura, il Comitato di sicurezza.

Anche competenti per l’Europa, sono indicati e stabiliti, dal citato Regolamento 467/2001, i ministri economici e finanziari del Belgio, Danimarca, Germania con tutti i suoi Laender, Grecia, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Finlandia, Svezia, Regno Unito, e la stessa Commissione europea (Allegato II). Un successivo Regolamento, N. 1354, 4/7/2001, allarga l’area sospetta.

Da notarsi il ritardo quasi generale di fronte all’incombere del pericolo, ritardo che probabilmente ha favorito le centrali del terrore le quali contano, come molti altri fatti dimostrano (episodi di Milano), su basi di appoggio specifiche e su negligenze e persino su acquiescenze.

Intervistato da Tagesspiegel il professore Huntington, divenuto celebre per il libro “The clash of civilizations” (Lo scontro delle civiltà), ha dichiarato che la rete terroristica esiste in 50 o 60 Paesi in varie forme, quindi la guerra durerà per decenni e comprenderà azioni militari, diplomatiche e politiche, misure legali e dei servizi segreti. (G.V.)

 

 

 

I FONDI CONGELATI IN BASE AL REGOLAMENTO CE 467/2001

                  Gli Stati membri dell’Unione europea, in adempimento della norma in epigrafe, di cui si dice nella nota precedente, hanno comunicato di avere già congelato beni bancari e finanziari dei talebani. Le notizie raccolte dalla Commissione sono le seguenti:

-                 il Belgio ha congelato beni per 15 miliardi di lire italiane,

-                 la Francia per lire 8 miliardi di 312 conti,

-                 l’Olanda 400 milioni,

-                 la Spagna un solo conto di cui non è stata resa nota l’entità,

-                 la Gran Bretagna 180 miliardi prima dell’11 settembre e 7 miliardi sulla base della lista diffusa dall’Unione europea dopo gli attentati,

-                 l’Austria ha reso noto di avere una inchiesta in corso,

-                 l’Italia non ha dato informazioni di dettaglio sul congelamento,

-                 altri Paesi hanno dichiarato di non aver ancora congelato somme, e cioè la Svezia, l’Irlanda, la Danimarca, il Lussemburgo, il Portogallo, la Finlandia, la Grecia.

La lista, di cui al Regolamento 467/2001, è stata ampliata e aggiornata con un successivo regolamento il 4 luglio, n. 1354/2002, per includervi altri soggetti legati all’associazione terroristica Al Qaida. Dopo l’111 settembre, l’Unione ha adottato, con procedura di urgenza, un ulteriore, terzo, regolamento, con effetto uniforme e immediato.

Di questi due nuovi regolamenti daremo notizia completa nei numeri successivi.

 

 

VA IN PARLAMENTO IL DECRETO LEGGE CONTRO IL TERRORISMO

                  La Gazzetta ufficiale del 19 ottobre ha pubblicato il decreto-legge n. 374 che dà maggiore spazio alle lotte contro il terrorismo istituendo una nuova e doppia fattispecie di reato, contro le associazioni con finalità di terrorismo internazionale e contro i fiancheggiatori delle stesse organizzazioni.

Nel codice penale, dopo l’articolo 270/bis, vengono aggiunti i seguenti articoli:

-                 art. 270-ter, Associazioni con finalità di terrorismo internazionale,

-                 art. 270-quater, Assistenza agli associati-fiancheggiatori.

Il decreto legge aggiunge il reato di uso di aggressivi biologici e chimici all’articolo 1 della legge n. 110 del 18.4.1975.

I colpevoli sono puniti con la reclusione da sette a quindici anni, i “semplici” partecipanti all’organizzazione sono puniti da cinque a dieci anni, mentre chi dà semplice assistenza logistica ai terroristi è punito con 4 anni di reclusione.

Pubblichiamo nella “Documentazione” il testo integrale del provvedimento, che consta di 11 articoli ed è già entrato in vigore il 19.10.2001.

Alla lotta al terrorismo è stato dedicato il Consiglio dei ministri europeo che si è svolto a Gand, in Belgio, nei giorni 19 a 20 ottobre. Tre risoluzioni contro il terrorismo sono state approvate. Il vertice è stato preceduto da un incontro  a tre, Blair, Chirac-Jospin, Schroeder, dedicato a evitare contrapposizioni fra chi opta per il piano militare in atto e chi oscilla fra azioni militari e diplomazia, con Blair che si è mosso per spingere Francia e Germania a non attardarsi a inesistenti distinguo.

Intanto la stampa ha rivelato che gli ispettori della Farnesina e la magistratura stanno accertando il caso del Consolato italiano a Karachi (Pakistan), dove tra il 15 e il 18 dicembre 1999 furono concessi illegalmente visti di ingresso per l’Italia a Afghani, per il corrispettivo fino a 10 milioni di lire. Uno dei visti fu anche dato a “una persona il cui nominativo era inserito nelle liste di inammissibili di Schengen”.

In una relazione di dodici pagine del consigliere di Ambasciata Alessandro Stassi sono contenute le accuse.

Il quadro della lotta al terrorismo è completato dal vertice asiatico di Shanghai (20-21 ottobre) dal forum dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), di cui fanno parte 21 nazioni: Australia, Canada, Indonesia, Singapore, Thailandia, Usa, Cina, Hong Kong, Taiwan, Messico, Papua, Nuova Guinea, Cile, Perù, Russia, Vietnam.

La Conferenza è stata caratterizzata dal Vertice, veramente inimmaginabile prima dell’11 settembre, fra Bush (Usa), Jian Zemin (Cina), Putin (Russia), che muta l’intero scacchiere delle alleanze mondiali e trova precedenti solo nella seconda guerra mondiale. 

 

 

GOVERNO E REGIONI RIVEDONO IL DISEGNO DI LEGGE PER GLI IMMIGRATI

                  Il Governo ha accolto le richieste della Conferenza delle Regioni nel senso di modificare il disegno di legge per gli immigrati con il quale si apportano modifiche alla vigente legge N. 40/1998.

Le osservazioni delle Regioni riguardano le funzioni degli enti locali e delle Regioni stesse su alcuni momenti della politica delle immigrazioni:

1)              la procedura di definizione delle quote annuali di ingresso degli immigrati deve comportare, in via preventiva, la conferenza unificata Regioni-Città;

2)              nel lavoro di coordinamento deve essere presente anche un Presidente di Regione o Provincia autonoma designato dai Presidenti delle Regioni;

3)              anche i programmi formativi e di inserimento al lavoro devono essere attuati con le Regioni.

Si è concluso così un lavoro svolto nei giorni 111 e 12 ottobre. Il dibattito si sposta ora in Parlamento.

Rimane immutata la logica complessiva del provvedimento. L’immigrazione resta collegata e vincolata a un contratto di lavoro, a tempo indeterminato, determinato, autonomo. Restano le sanzioni contro l’immigrazione clandestina, con una prima espulsione per via amministrativa, mentre la seconda e la terza volta scattano sanzioni penali e arresto da uno a quattro anni, inoltre restrizioni nei ricongiungimenti familiari (ne abbiamo già dato notizia nei numeri 34 e 45, 26/9 e 3/10 2001 del nostro Notiziario).

La situazione mondiale stempera, per altro, taluni contrasti parlamentari, e si invoca, anzi, maggiore lotta contro la clandestinità (Piero Fassino, Il Sole 24 Ore, 17 ottobre 2001, pagina 7). Ricordiamo che mai un diritto di clandestinità è stato sostenuto, nelle sue lotte decennali, dalla FILEF.

Il problema dei clandestini è visto anche in altre legislazioni che lo puniscono. Non vi sono fondate ragioni per non munirsi di un contratto di lavoro e sfuggire dalle mani di ingaggiatori malavitosi.

In Francia l’ingresso e il soggiorno illegali sono puniti con 1 anno di reclusione e il pagamento fino a 7 milioni di lire con l’interdizione di 3 anni dal territorio.

Nel Regno Unito vi è una figura specifica di reato per gli ingressi con mezzi illeciti e si va fino alla reclusione da sei mesi a due anni.

In Germania è prevista una pena detentiva fino a un anno per chi non è in possesso di permesso, mentre sono comminati 3 anni di reclusione a coloro che, dopo essere già stati espulsi, rientrano nella Repubblica federale.

Ma il vero problema, visto che anche la legge N. 40/1988 è stata elusa, specie per i disservizi e la vulnerabilità delle frontiere, è l’effettivo controllo delle stesse.

 

 

EURO: LA REGIONE TOSCANA FORMERÀ 1000 “MEDIATORI DI FIDUCIA”

                  Arriva l’Euro e nasce il ‘mediatore di fiducia’. La Regione Toscana formerà un migliaio di operatori tra quanti lavorano nei servizi sociali degli enti pubblici, ma anche presso sindacati ed associazioni di volontariato. Quando l’Euro entrerà in corso, a gennaio, è infatti probabile che numerosi cittadini (soprattutto tra gli anziani) si trovino in difficoltà. E per superare il disagio si rivolgeranno agli enti a loro più vicini, in Comune o alle associazioni di fiducia. Formare operatori in grado di fronteggiare ogni situazione e fornire risposte esaurienti è lo scopo che la Regione Toscana si prefigge.

Il comitato Euro, presieduto dall’assessore Carla Guidi  e che si è riunito il 16 ottobre, ha già definito le date dei due seminari che serviranno ad istruire i ‘mediatori di fiducia’. E saranno ‘seminari tecnologici’: particolare importante per una Regione che ha scommesso sulle nuove tecnologie, “per ridurre – come sottolinea l’assessore Guidi – le distanze tra cittadini ed istituzioni, ma anche tra istituzione ed istituzione”.

Per le due giornate seminariali, il 23 novembre ed il 6 dicembre 2001, sarà infatti utilizzato il sistema multimediale Trio che, attraverso la sua articolazione in sedici poli sul territorio toscano, permette la formazione in tempo reale a distanza.

La prima giornata sarà rivolta a quanti operano nel sociale, nel pubblico come presso associazioni di volontariato. Il secondo appuntamento è invece riservato agli operatori degli Uffici relazioni con il pubblico e a chiunque altro sia interessato.  La richiesta di partecipazione dovrà pervenire all’U.O.C. “Scuola di Governo” della Regione Toscana, in via di Novoli, 53, entro il 31 ottobre.

Ma le iniziative non si fermano qui.

La Regione Toscana ed il Comitato Euro stanno studiando anche la predisposizione di materiale da distribuire a coloro che hanno difficoltà visive: convertitori adeguati, monete fac-simile per prendere familiarità con gli Euro ed imparare a riconoscerli al tatto.

 

 

I GRUPPI CONSILIARI REGIONALI DS DI EMILIA-R. E LOMBARDIA ESAMINANO DOCUMENTO SUGLI  ITALIANI NEL MONDO

                  In vista del Congresso nazionale dei Democratici di sinistra, previsto per i giorni 16-18 novembre prossimi a Pesaro, i Gruppi consiliari regionali dei Ds dell’Emilia Romagna e della Lombardia hanno indetto una riunione congiunta per il giorno 26 ottobre a Bologna, presso la sala riunioni Ds  - Palazzo Regione Emilia-Romagna – Viale Aldo Moro, 50 – dalle ore 9.00 alle ore 17.00, per esaminare la proposta del documento nazionale sugli Italiani all’Estero da presentare al Congresso nazionale (documento che riportiamo integralmente in “Documetazione”, ndr)  e la proposta  di istituzione del Coordinamento Ds per gli Italiani all’estero.

Alla riunione saranno presenti: On. Renzo Imbeni, Vice Presidente del Parlamento europeo,  Pierangelo Ferrari, Capogruppo Ds Regione Lombardia e Lino Zanichelli, Capogruppo Ds Regione Emilia-Romagna.

Per informazioni rivolgersi a:

Consigliere Marco Tam – Gruppo Ds Regione Lombardia 02/67482261

Consigliera Silvia Bartolini – Gruppo Ds Regione Emilia-R. 051/6395208

 

 

L’OPERA NOMADI DICE NO ALLA GUERRA

                  La terra di origine del popolo Rom e Sinti è in questi giorni scossa da venti di guerra. Il popolo dei Rom e Sinti da sempre è estraneo ai signori della guerra. Mai si è fatto promotore di una guerra nemmeno per difendere il diritto inalienabile di ogni popolo ad avere una Terra.

Purtroppo, paradossalmente, questo innato pacifismo si scontra con una cruda realtà che vede il popolo dei Rom e dei Sinti essere sempre una delle vittime principali delle guerre scatenate dal Signore della Guerra di turno ed essere sempre perseguitato:

dalla Spagna nel 1942 dove essi vengono completamente emarginati se non espulsi insieme a Mori ed Ebrei, al Portogallo dove venivano frustati con corde chiodate, al Ducato di Milano e nello Stato pontificio dove gli uomini venivano puniti con tratti di corda e le donne e i bambini con una serie di staffilate. Dalla Moravia, all’Austria dove alle donne e ai bambini condannati veniva tagliato un orecchio, alla Francia dove venivano marchiati a fuoco sulla guancia o rasati, ai Paesi Bassi dove venivano fustigati a sangue e venivano loro perforate le narici. Dall’Imperatore Massimiliano d’Austria che sancì il principio che uccidere uno zingaro non è reato, ad Elisabetta I di Inghilterra che decretò per loro la pena di morte, al re di Svezia che ordinò che i Rom arrestati venissero impiccati senza processo, a Federico Guglielmo di Prussia che condannava alla forca tutti i maggiori di 18 anni… come possiamo vedere, la soluzione finale nei confronti del popolo dei Rom e dei Sinti perseguita dal Nazifascismo che produsse la morte di più di 500.000 Roma e Sinti durante la 2^ guerra mondiale ha molti padri fondatori.

Ancora oggi i Rom e i Sinti sono stati le prime vittime delle guerre esplose nei Balcani (solo in Kosovo negli ultimi 2 anni 900 Rom sono stati uccisi o fatti sparire).

Il popolo dei Rom e Sinti, per tutto questo, si dichiara ESTRANEO e CONTRO ogni guerra e per un mondo giusto in cui ci sia pari dignità e diritti umani per tutti i popoli.

 

 

IMMIGRAZIONE: CONVEGNO A ROMA IL 29-30 OTTOBRE  

                  Organizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dall’Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri presso il CNEL e dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), con il supporto del Fondo Sociale Europeo, avrà luogo a Roma il 29-30 ottobre 2001 presso il Parlamentino del Cnel – Viale David Lubin, 2 il Convegno sull’”Immigrazione: quadro di riferimento europeo e internazionale, lavoro e integrazione sociale”. Il Convegno rappresenta l’occasione per focalizzare l’attenzione sulla dimensione europea e internazionale del fenomeno immigrazione, sul confronto delle diverse esperienze di integrazione nei Paesi europei, sull’urgenza di un quadro legislativo europeo come auspicato dalla Comunicazione della Commissione al Consiglio ed al Parlamento del 22 novembre 2000.

Il Convegno rappresenta anche il momento conclusivo, dopo l’esperienza avviata dall’Oim nel maggio 2000, in collaborazione con il Ministero del Lavoro italiano di sperimentare una serie di strumenti a supporto di una politica di gestione dei flussi migratori, volto a tirare le fila di quanto realizzato nei diversi paesi europei di immigrazione, ma anche a delineare possibili future strategie, meccanismi operativi e forme di cooperazione fra i diversi interlocutori, per meglio rispondere alle esigenze degli Stati di origine e di quelli di destinazione, e per fornire ai migranti mezzi adeguati per una positiva integrazione sociale e lavorativa.

 

 

LA SETTIMANA DELLA LINGUA ITALIANA IN DANIMARCA

                  Nell’ambito delle iniziative previste per la settimana della lingua italiana nel mondo (15-20 ottobre) cui partecipano 93 istituti italiani di cultura all’estero, l’Istituto di cultura di Copenaghen ha siglato un accordo di collaborazione con la redazione de “Il Ponte”, rivista degli italiani in Danimarca, della cui redazione fanno parte anche alcuni esponenti del COM.IT.ES.

Con il numero di ottobre, che uscirà in concomitanza della settimana della lingua italiana, inizia infatti una stretta collaborazione tra l’Istituto di Cultura e Il Ponte, unica rivista interamente in lingua italiana pubblicata in Danimarca, che ha una tiratura di circa cinquemila esemplari. Da questo numero saranno regolarmente presenti nella rivista due pagine contenenti il calendario delle attività culturali organizzate dall’Istituto o in collaborazione con l’Istituto e approfondimenti e commenti sulle attività stesse.

La rivista, già consolidata e molto diffusa in seno alla locale comunità italiana, arriverà ora anche nelle case dei danesi, soci e amici dell’Istituto di Cultura, che desiderano essere informati sulle attività dell’Istituto e sulle interessanti tematiche proposte dalla rivista in lingua italiana.

Nella consapevolezza dell’importanza della lingua per la formazione del cittadino europeo, l’Istituto di Cultura di Copenaghen dà con questa iniziativa il proprio contributo alla diffusione dell’italiano in Danimarca in adesione agli obiettivi indicati nella Decisione del Consiglio dei Ministri UE e del Parlamento Europeo, che hanno dichiarato il 2001 Anno Europeo delle Lingue.

La rivista Il Ponte è consultabile anche online al seguente indirizzo: www.ilponte.dk

 

                 

UNA SEMPLICE PIETRA DI FAIDO

                  Visita ai cantieri di Alptransit, dove sono iniziati i lavori preparatori al traforo ferroviario del Gottardo: “Il cantiere del secolo. Le gallerie ferroviarie più lunghe del mondo”.

Entriamo in profondità, fino al fronte di scavo, della galleria di accesso di Faido-Polmengo che, dopo oltre due chilometri e mezzo, raggiungerà l’asse del tunnel vero e proprio. I lavori sono già a buon punto.

Questa galleria ausiliaria, arrivata sull’asse della futura direttissima ferroviaria, si allargherà in una grande grotta, dove verranno portate e montate le grandi fresatrici meccaniche che inizieranno a trapanare i due tunnel paralleli dell’Alptransit, in direzione Nord.

Il materiale che viene scavato (anche qui da una “talpa”, sia pur più piccola, con la testa rotante resa irresistibile da elementi radiali muniti di scalpelli di acciaio rinforzato che aggrediscono la parete sotto una spinta che arriva a 2.000 tonnellate) è costituito da una roccia grigia la cui destinazione viene già decisa in galleria. Una parte, appena trasportata all’esterno e triturata, viaggerà su un tappeto mobile, lungo più di quattro chilometri, per andare a colmare la ferita di una antica cava di granito, il resto diventerà sabbia e ghiaia e, trattato sul posto, tornerà in galleria sotto forma di calcestruzzo per il consolidamento e rivestimento di volta e pareti. Prendo in mano una di quelle pietre e chiedo ad un geologo, che segue i lavori, se può descrivermela. Mi dice che quella tratta di galleria presenta una roccia di una grande uniformità. Mi fa poi vedere una sorta di targa, posta sopra un masso-prototipo su cui già hanno dettagliatamente riportata l’analisi di quel materiale. Leggo con piacevole sorpresa e grande interesse quella descrizione che trascritta suona così: “Questo blocco di roccia è formato da Gneiss della Leventina che è composto da: quarzo, feldspati, plagioclasi, biotite, muscovite. In alcune piccole fessure, ma quasi uniformemente distribuite, si trovano: pirite, calcite, dolomite adularia. La struttura variabile può essere listata, pieghettata, granulare, occhiadina, con noduli di quarzo. La roccia si rivela: dura, compatta, resistente, abrasiva…”.

Beata semplicità di un sasso. Che riassume la storia del mondo. Che tiene la descrizione di diluvi e glaciazioni, sollevazioni tettoniche e depositi marini, cataclismi ed eruzioni. Di resistenze ed intrusioni, deriva dei continenti e immani temperature e pressioni. Questo è quel sasso. Ogni sasso. Non di meno. Ma allora perché noi dovremmo voler semplificare tutto: essere solo bosniaci croati e ortodossi, oppure bosniaci serbi e cattolici, oppure ancora bosniaci “turchi” e mussulmani? E altri perché solo confederati ticinesi? E altri solo autonomisti friulani? E altri ancora solo afghani telebani? O leghisti padani? Se un sasso può insegnare qualcosa…

Intanto potrebbe essere vissuto come uno dei Libri, scritto-dettato, senza intermediari né profeti, perché venga letto da tutti, senza bisogno di fanatici e misogini mullha o nostrani esangui ed eccitati esegeti, ma proprio da tutti, non solo da montanari, scienziati e analfabeti.

Leonardo Zanier, Zurigo, 26.9.01

 

 

ROTTERDAM: 6a CONFERENZA INTERNAZIONALE DI METROPOLIS

                  A Rotterdam, Olanda, dal 26 al 30 novembre 2001, avrà luogo la 6^ Conferenza internazionale di Metropolis, un progetto che riunisce studiosi, policy maker e ONG di oltre venti Paesi per discutere di migrazioni.

I temi affrontati riguardano le politiche migratorie, con particolare riferimento alle pratiche di ammissione; lo statuto della cittadinanza; le politiche locali di integrazione; le trasformazioni che interessano le grandi città a seguito dei flussi migratori.

Tali temi saranno discussi nell’ambito di sessioni plenarie, con il supporto di numerosi esperti, e approfonditi in seminari specifici, a cui sono dedicati i pomeriggi dell’incontro.

Durante la conferenza di Rotterdam, Ismu e il Dipartimento Affari Sociali della Presidenza del Consiglio coordineranno un seminario sui sistemi di gestione dei flussi migratori in entrata.

Si tratta di un tema di particolare attualità e interesse che si intende sviluppare in una prospettiva di comparazione delle pratiche attivate in differenti Paesi.

Come è noto, l’Italia propende per una gestione degli ingressi sulla base di flussi quantitativamente predeterminati a partire dal fabbisogno di manodopera. Tale tendenza generale è, in sé, diffusa ma differiscono le modalità con cui essa viene implementata a livello normativo e amministrativo e con cui si realizza la selezione degli ingressi: definizione di quote su base locale, sistemi di punteggio per valutare le competenze, ecc.

La Conferenza fornirà un’occasione di confronto anche per questo tema, oltre alla possibilità di affrontare questioni specifiche nel contesto di circa quaranta seminari che verranno offerti.

Per eventuali informazioni si può consultare il sito web di Metropolis:

www.international.metropolis.net

 

 

DAL 24 AL 27 OTTOBRE MANIFESTAZIONI IN SVIZZERA PER I 25 ANNI DELLA FEDERAZIONE  ABRUZZESE

                  La Federazione Emigrati Abruzzesi in Svizzera (FEAS) festeggia quest’anno il suo venticinquesimo compleanno. E’ un importante evento che ci induce a rivolgere il nostro sguardo al passato, onde poter ricordare debitamente coloro che hanno operato direttamente o indirettamente per il bene di questa nostra Federazione Regionale. A tale proposito la FEAS con il patrocinio della Regione Abruzzo, organizza dal 24 al 27 ottobre 2001 presso la sala congressi “GERSAG” di Emmenbrücke, delle giornate culturali di Pittura, Cucina, Coro folcloristico e Teatro. Organizza inoltre, domenica 28 ottobre 2001 il XII congresso delle Federazioni Emigrati Abruzzesi in Svizzera. E’ prevista la partecipazione del presidente della regione Abruzzo On. Giovanni Pace.

Il Presidente della FEAS, Antonio Razzi

 

 

120 ANNI DI PRESENZA ITALIANA IN MESSICO IN VIDEOCONFERENZA

                  Per iniziativa della nuova Famiglia bellunese di Còrdoba e della Università di Veracruz (Messico) – in particolare del suo vice-rettore di origini bellunesi dr. Emilio Zilli Debernardi – una videoconferenza collegante tra loro diversi centri universitari dello Stato, ha dibattuto il tema “120 anni di presenza italiana in Messico”, relatore principale il prof. Don Benigno Zilli Manica (sempre di origine bellunese), insigne studioso sulla storia dell’emigrazione veneta in Messico. Si ricorda che Veracruz, importante porto sul Golfo del Messico, è il luogo dove 120 anni addietro (giusto il 19 ottobre 1881) avvenne lo sbarco dei primi 480 emigranti partiti dal Veneto (in particolare da Belluno) e stabilitisi poi nel territorio di quello Stato.

 

 

“AZZURRI NEL MONDO”: COSTITUITO UN CENTRO STUDI INTERNAZIONALE DELLA PRESENZA

ITALIANA NEL MONDO

                  L’Associazione “Azzurri nel Mondo”, nell’ambito di una serie di progetti avviati in favore dei connazionali all’estero e tesi a offrire risposte e soluzioni alle loro problematiche, dà vita al “Centro Studi Internazionale della Presenza Italiana nel Mondo. “Il Centro Studi si propone come strumento polivalente di ricerca, accoglienza, amplificazione della presenza italiana nel mondo. I dati forniti dalle strutture pubbliche (Comuni, Consolati e così via), permetterebbero finalmente di unificare tutte le informazioni. Attraverso le genealogie delle famiglie si potrebbero meglio comprendere le dinamiche dei flussi migratori”. “Il Centro – si precisa – prevede la possibilità di alloggiare quanti, rientrando in Italia per la prima volta, desiderino informazioni sui membri superstiti della loro famiglia nei centri di loro provenienza ed in altre aree del mondo”.

Il Centro prevede, tra le sue molteplici iniziative, la realizzazione di un museo dedicato alle opere più significative dei nostri connazionali all’estero, archivio fotografico e cinematografico, oggetti di particolare valore simbolico, nonché la costruzione di un auditorium per una capienza di 10 mila persone, per convegni culturali, concerti e altre iniziative.

“Il Centro – sottolinea ‘Azzurri nel Mondo’ – vuole costituire un collegamento diretto tra tutte le comunità italiane e l’Italia con il fine di promuovere scambi culturali ed economici e mira ad “affiancare la sua opera a quella del Ministero per gli Italiani nel Mondo”.

Il Centro sarà costituito prevalentemente da capitale privato proveniente dalle donazioni degli italiani all’estero e da capitale pubblico.

 

TASSA SUL PASSAPORTO: UN BALZELLO SUL LAVORO ITALIANO  ALL’ESTERO

                  La tassa sul passaporto dei lavoratori emigrati italiani abbiamo già avuto modo di definirla come un balzello sul lavoro italiano all’estero. Un balzello che viene, tra l’altro, applicato ad personam secondo il luogo (nazione e singole rappresentanze diplomatico-consolari presenti in una stessa nazione) ed a seconda del funzionario che si trova allo sportello passaporti. Una questione che prude a tantissimi emigrati perché, essendo legata alle interpretazioni di una vecchissima legge, essa presta il fianco a ripetute critiche e malumori da parte dei cittadini italiani residenti all’estero. Da parte nostra abbiamo cercato di capirne di più di questo problema e di farvi porre rimedio fin dall’ormai lontano 1988 quando ponemmo la questione, per la prima volta, all’Ufficio Emigrazione dell’Ambasciata d’Italia a Berna. La spiegazione ci venne data ma il problema rimase insoluto, tanto che a fasi alterne è stato sempre rispolverato e risollevato nelle istanze competenti affinchè vi si ponesse rimedio. Anche perché scoprimmo, con sorpresa, che quella vecchia norma veniva interpretata in modo ancor più restrittivo in Paesi di emigrazione come l’America latina, dove gran parte degli emigrati italiani hanno oltretutto grandi difficoltà a sbarcare il lunario, e dove la gratuità del rinnovo del passaporto italiano è addirittura condizionata unicamente dallo stato di indigenza certificato da un assistente sociale e non anche, come per esempio in Svizzera, per il solo fatto di essere emigrati che svolgono lavori manuali. Alcuni anni or sono sembrava che la questione fosse ad un passo dalla soluzione poiché in una legge finanziaria venne inserita, tra l’altro, anche una norma che prevedeva la gratuità del passaporto per tutti, poi non se ne fece niente perché lo Stato dovette recuperare un centinaio di miliardi per la missione italiana nella ex Jugoslavia. Stessa fine fece, nel 1999, una proposta di legge analoga presentata dal senatore Lauricella dei Ds.

Adesso la questione è nuovamente d’attualità poiché pure questo Governo ha fatto sua la richiesta formulata da anni dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), e sostenuta con forza anche dalla Conferenza degli Italiani nel Mondo dello scorso anno, per una revisione completa della legge sul rilascio ed il rinnovo del passaporto. Infatti, nella relazione del Governo al recente Comitato di presidenza del CGIE è stato comunicato che, a riguardo della materia passaporti, l’Amministrazione ha predisposto un nuovo disegno di legge che recepisce in parte il contenuto della proposta di legge presentata nella passata legislatura e poi decaduta. Tale nuova proposta, in sostanza, prevede:

1)              abrogazione della norma che prevede la necessità dell’autorizzazione del giudice tutelare nel caso di genitori residenti all’estero e nei casi di separazione, divorzio o filiazione naturale, purchè l’altro genitore dia il suo assenso al rilascio del passaporto, nonché nei casi in cui la titolarità dell’esercizio esclusivo della potestà sia di un solo genitore (ad esempio perché l’altro è defunto);

2)              abolizione del costo del libretto passaporto e della sua tassa annuale per tutti i cittadini italiani;

3)              introduzione della validità decennale del passaporto eliminando la necessità del rinnovo quinquennale con notevole vantaggio sia per il cittadino che per l’Amministrazione.

Ed a parere del governo tutte queste innovazioni sono destinate ad agevolare i connazionali concedendo loro nuovi benefici sia per quanto riguarda l’aspetto sociale sia sul piano economico. La legge, inoltre, se approvata, consentirebbe di ridurre in misura considerevole (come anche da parte nostra è stato sempre evidenziato) il carico di lavoro conseguente alle richieste di rinnovo di passaporto per gli Uffici consolari e le Questure.

Ovviamente il fatto che l’Amministrazione abbia predisposto questo disegno di legge, come del resto l’esperienza insegna, non significa assolutamente che il problema della tassa sul passaporto, e cioè che il balzello sul lavoro italiano all’estero, sia  risolto! Pertanto è bene che tutti si stia allerta (associazioni, Comites e CGIE) e che chi può investa della questione i propri rappresentanti politici (specie se della maggioranza di governo) affinchè sostengano questo disegno di legge sino alla sua approvazione definitiva e, magari, facendolo inserire già nella Finanziaria 2002 in modo che ci sia la certezza che venga approvato ancora entro quest’anno e prima che se ne perdano nuovamente le tracce negli archivi profondi del Parlamento. Altrimenti si rischierà che, tra qualche tempo, si dovrà rispolverare per l’ennesima volta il problema come la famosa fola dello stento che dura tanto tempo…

Dino Nardi

Presidente Commissione Sicurezza e Tutela del Cgie

 

 

COLONIA: CONVEGNO SULL’UMANESIMO STORICO LATINO

                  La Fondazione Cassamarca, l’Istituto di Romanistica dell’Università di Colonia con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Colonia hanno indetto nei giorni 2-4 novembre 2001 un Convegno di studi sul tema “Umanesimo storico latino e realtà economiche socio-culturali contemporanee”, presso l’Università di Colonia. La relazione introdutiiva sarà svolta dall’Avv. On. Dino De Poli, Presidente della Fondazione Cassamarca, dell’Utrim-Ulm e dell’Unaie. Seguiranno le relazioni del Prof. Agostino Sottili, Università di Milano sul tema “Pellegrini italiani in Renania, studenti renani in Italia: scambi culturali in età umanistica”, di Ivano Pocchiesa, giornalista, sul tema “Due umanisti feltrini: Vittorino e Bernardino da Feltre” e una manifestazione culturale presso l’Istituto di Lingua e cultura italiana di Colonia concluderanno il pomeriggio di venerdì 2 novembre.

Per la giornata di sabato 3 novembre sono previste in mattinata le relazioni di: Ivo Prandin, giornalista su “Mecenatismo e conservazione in Italia; Prof. Anne Neuschäfer, dell’Università di Aquisgrana  su “Editori e librai nella Venezia del Cinquecento: il libro come veicolo umanistico”; Prof. Giorgio Osti, Università di Trieste su “Coscienza sociale e politica nei giovani italiani” e della dott.ssa Angela Sinesi, Colonia su “Emigrazione e media”.

Nel pomeriggio svolgeranno relazioni:

Aduo Vio, imprenditore a Bochum su “Essere imprenditore italiano oggi, in Germania e nell’Europa Unita” e del dr. Luigi Rossi, storico dell’Emigrazione a Bochum su “Presenza italiana a Colonia e in Renania tra il XIII e XVI secolo”.

Per la domenica 4 novembre sono previste in mattinata le conclusioni del convegno, una riunione del Gruppo Giovani Unaie Italia e Gruppo Giovani Unaie Germania e una visita al museo Farina e un incontro con i membri della famiglia Farina.

 

 

I COMITES E I SERVIZI PER LE COMUNITA’ ITALIANE ALL’ESTERO

                  Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota inviata al Cgie da Marisa Pompei, Coordinatrice Inca-Cgil in Gran Bretagna, sul funzionamento dei Comites in alcune circoscrizioni consolari inglesi.

Pensiamo sia il caso di portare a conoscenza del Cgie alcune considerazioni che possano offrire motivo di riflessione a tutti coloro che, impegnati a vario titolo nel mondo dell’emigrazione, possono contribuire ad un miglioramento dei rapporti fra cittadini emigrati e le istituzioni che si fanno carico dei loro problemi.

Le considerazioni vertono sui Comites ed in particolar modo su alcuni aspetti della gestione di questi organismi che ci fanno pensare che lo scopo per il quale furono creati sia stato completamente perso di vista creando non più un organismo rappresentativo ma un club dove interessi particolari di individui o di associazioni prevalgono sull’interesse generale della Comunità in una relazione incestuosa che non lascia spazio, o per lo meno ne lascia molto poco ed a caro prezzo come vedremo, a qualsiasi tipo di partecipazione dall’esterno.

Si verificano casi in cui i Comites diventano finanziatori indiretti di alcune associazioni come nel caso del Comites di Bedford. In questa circoscrizione consolare il Comites affitta dalle ACLI da circa dieci anni un numero di metri quadrati di spazio esageratamente sproporzionato rispetto alle proprie necessità visto il numero delle volte che l’assemblea si riunisce. Le attività del Comites sono quasi inesistenti e il finanziamento esiguo ricevuto dal Ministero viene assorbito quasi tutto dalla voce affitto. Questo è il prezzo che il Comites ha deciso di pagare per sostenere le Acli.

La situazione si ribalta invece completamente nel Comites di Manchester dove il Comitato ha chiesto ed ottenuto per l’utilizzo di una stanza una volta a settimana per tre ore all’Inca Cgil, che lavora in uno dei settori più sensibili dell’emigrazione, quello della previdenza e dell’assistenza, un affitto di 1200 sterline l’anno. Questo è il prezzo che il Comites ha deciso di far pagare per permettere agli italiani della circoscrizione consolare di Manchester di essere assistiti, nell’ottenimento di diritti fondamentali come quello delle pensioni, dall’Inca-Cgil.

Al di là della correttezza amministrativa e politica dell’operazione che pensiamo sia degna di maggior scrutinio e anche dell’ovvio torto che naturalmente ci riguarda, ci rimane un senso di amarezza nel constatare quanto lontani siano alcuni organismi e dagli scopi per i quali furono creati e dagli emigrati che pretendono di rappresentare.

Marisa Pompei

Coordinatrice Inca-Cgil in Gran Bretagna

 

 

TREMAGLIA: IL GOVERNO INTENDE  ACCOGLIERE LA PROPOSTA DI ELEVARE A 10 MILIARDI IL

CONTRIBUTO ALLA STAMPA ITALIANA  ALL’ESTERO

                  “Finalmente un’altra vergognosa discriminazione sta per finire”. Sono queste le prime parole pronunciate dal Ministro per gli Italiani nel Mondo, On. Mirko Tremaglia, alla notizia che il Governo intende accogliere la sua richiesta di elevare a 10 miliardi il contributo alla stampa italiana all’estero.

Fin dall’inizio del suo mandato, Tremaglia ha posto tra gli obiettivi prioritari del Ministero proprio quello di arrivare a riconoscere il ruolo e la dignità di questa stampa, a cominciare dall’aumento dei contributi che la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria – ogni anno elargisce a questi media. E’ bene ricordare che ad oltre 369 testate edite all’estero e per l’estero, in base alla legge 416 sull’editoria, veniva destinata la cifra di 2 miliardi, cifra elevata, dopo la riforma, a 4 miliardi.

Il Ministro Tremaglia, insieme al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, in ogni occasione aveva evidenziato il forte divario tra i finanziamenti destinati alla stampa edita in Italia e quelli riservati alla stampa italiana edita all’estero, presentando anche una proposta di legge già nel 1996 (la n. 916 del 15 maggio). Un divario che ha ben sottolineato nelle lettere indirizzate ai Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, in cui chiedeva di portare a 10 miliardi i contributi.

Oggi, dopo la notizia che il Governo intende accogliere la richiesta del Ministro Tremaglia, si compie un altro passo avanti verso il riconoscimento ufficiale anche di questo settore che nel corso dei decenni ha rappresentato un importante ed insostituibile collegamento tra l’Italia e le collettività all’estero, nonché, per le nuove generazioni, uno strumento di apprendimento della lingua italiana.

“Finalmente – ha affermato Tremaglia anche in considerazione di un altro riconoscimento ufficiale, quello del valore del contributo degli italiani nel mondo alla crescita economica dell’Italia contenuto nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria – si può cominciare a parlare di una nuova politica per gli Italiani nel Mondo”.

 

 

STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO:SODDISFAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA FUSIE DE SOSSI PER L’ANNUNCIO DEL MINISTRO TREMAGLIA

                  Il Presidente della FUSIE – Federazione Unitaria della Stampa Italiana all’Estero – Domenico De Sossi ha espresso vivissima soddisfazione per la notizia che il Governo intende accogliere la proposta del Ministro per gli Italiani nel Mondo di elevare a 10 miliardi il contributo annuale della Presidenza del Consiglio (legge 416) alla stampa italiana all’estero.

“Al Ministro Tremaglia, che peraltro aveva anticipato questa sua iniziativa nel corso dell’udienza formale del 3 ottobre scorso con il nostro Comitato di Presidenza, desidero esprimere il più vivo apprezzamento e la più cordiale riconoscenza di tutte le testate italiane all’estero per il suo impegno efficace e costante, teso a risolvere i problemi storici della presenza italiana nel mondo, riconfermandogli il sostegno unitario e la collaborazione di tutta la Stampa Italiana all’Estero”.

“L’esistenza e lo sviluppo della stampa italiana all’estero – ha concluso De Sossi – è un dovere morale e politico delle Istituzioni nazionali tutte, come riconoscimento degli innegabili meriti storici e della permanente validità del ruolo della stampa in lingua italiana che è ancora veicolo essenziale di comunicazione e di mediazione culturale tra le due Italie, quella che vive entro i confini nazionali e quella che vive si sviluppa e si integra nei diversi Paesi di accoglimento.”.

 

 

URSO CONFERMA IL FAVORE DELL’ITALIA PER LO SVOLGIMENTO A DOHA DEL WORLD TRADE

ORGANIZATION (WTO)

                  Il Vice Ministro per le Attività Produttive, Adolfo Urso, ha incontrato il 18 ottobre 2001 l’Ambasciatore in Italia del Qatar, S.E. Ali Fahad Al Hajri con il quale ha discusso i preparativi per la ormai imminente Conferenza ministeriale dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) prevista a Doha dal 9 al 13 novembre prossimi.

Il Vice Ministro, a nome del Governo italiano, ha ribadito la necessità che la conferenza si svolga nella capitale del Qatar nei modi e nei tempi previsti per non perdere il favorevole momento politico per il lancio di un nuovo round negoziale sul commercio internazionale e per evitare che un eventuale spostamento di sede danneggi ingiustamente l’immagine del paese arabo e porti un ulteriore elemento di imbarazzo nell’attuale già complesso quadro internazionale.

 

 

SALUTO AGLI ITALIANI DI STOCCARDA  DAL NUOVO CONSOLE GENERALE MARIO MUSELLA

                  Il nuovo Console Generale di Stoccarda Mario Musella ha rivolto ai nostri connazionali che vivono nella circoscrizione consolare del Baden-Württemberg il seguente messaggio di saluto:

“Nel momento di assumere le mie funzioni di Console Generale a Stoccarda, desidero rivolgere a tutta la nostra Collettività nel Baden-Württemberg un caloroso saluto. Sono cosciente di assumere un incarico molto importante soprattutto alla luce del fatto che proprio in questo Land risiede la nostra Collettività più numerosa in Europa e che, con lunghi anni di lavoro e di abnegazione, ha contribuito non solo al benessere di questa Regione ma anche a tenere alti i valori che la nostra Società rappresenta, siano essi culturali che economici e che poggiano su solide basi della nostra tradizione storica. La nostra Collettività all’estero rappresenta una risorsa per il nostro Paese e come tale è mia intenzione valorizzarla. Ci sono, all’interno di una grande Comunità come la nostra, inevitabilmente dei problemi che vanno risolti ma che, come tali, “insieme” vanno affrontati.  Mi riferisco al problema delle difficoltà che incontra la fascia più debole dei nostri connazionali colpiti da provvedimenti di espulsione o che incontrano difficoltà nel rilascio o rinnovo dei permessi di soggiorno o a quello del settore scolastico. Cercherò, cari Connazionali, di impegnarmi al massimo anche in tali contesti certo comunque, che insieme cercheremo di percorrere quel cammino che ci porterà a costruire la “comune casa europea”.

Per quanto attiene alla problematica delle espulsioni il Console Generale ha fatto riferimento al comunicato stampa della Commissione Europea con il quale si rende nota la decisione di aderire alla Corte di Giustizia in relazione ai provvedimenti di espulsione adottati dalle autorità di alcuni Laender nei confronti di cittadini stranieri, in particolare italiani. “Si tratta di un risultato – non definitivo ma incoraggiante – ottenuto grazie a sinergie fra connazionali e loro rappresentanti da un lato ed istituzioni italiane (Ministero degli Affari Esteri, Rappresentanza a Bruxelles, rete consolare in Germania ed Ambasciata d’Italia in Berlino) dall’altro”.

IL Console Musella ha inoltre rivolto alla nostra Collettività l’augurio di una proficua collaborazione e ha concluso: “Non esitate a contattare gli uffici di questo Consolato generale per ogni vostra necessità. Da parte mia è desiderio instaurare un rapporto diretto per una maggiore comprensione nella ricerca comune di soluzioni ai Vostri problemi ma anche nell’intento di migliorare e valorizzare la nostra presenza in questo Paese di accoglimento”.

 

 

SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA: PARITA’ IN MATERIA DI SICUREZZA SOCIALE PER RIFUGIATI  E APOLIDI

                  Con una sentenza su alcuni casi proposti dalla magistratura tedesca, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha aperto un significativo passaggio per il riconoscimento del diritto alla parità di trattamento in materia di sicurezza sociale per rifugiati e apolidi residenti in uno Stato membro. Con la sentenza la Corte di Lussemburgo ha confermato l’inclusione  di tali categorie tra i beneficiari del regolamento Cee che coordina i regimi di sicurezza sociale all’interno dell’Unione europea. La sentenza limita il beneficio ai soli rifugiati e apolidi che si muovano all’interno dell’Ue, escludendo quelli in entrata da un Paese terzo. La speranza è che, in seguito alla sentenza, Consiglio dei ministri e Parlamento adottino la proposta della Commissione che mira a includere tutti i provenienti da Paesi terzi nel raggio d’azione del Regolamento. (A.G., Rassegna sindacale)

 

 

LA RENTRÉE

A circa un anno dalla sua ultima apparizione (dicembre 2000), “Agorà”, il mensile della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS), riprende le pubblicazioni e lo fa in grande stile. Grazie alla sua raffinata copertina patinata ed un nuovo formato, la rivista di informazione, politica e cultura edita a Lugano, si presta ad una facile consultazione e lettura. Inoltre, l’impianto editoriale della nuova edizione è stato arricchito attraverso tutta una serie di approfondimenti: inchieste, interviste e commenti, che rendono più interessante, oltre che utile, sfogliare le pagine di questa rivista.

L’obiettivo che si propone “Agorà” è quello di poter rappresentare un valido strumento di conoscenza per le attività ed i servizi offerti dalla Federazione delle CLIS nel suo lavoro di promozione culturale, nel suo impegno sociale (consulenza, informazione e assistenza per i problemi sociali e civili degli emigrati) e per le sue attività formative.

Il nostro augurio è che “Agorà” possa continuare a soddisfare le aspettative dei suoi lettori e, soprattutto, che un numero sempre maggiore di nostri concittadini possa usufruire della qualità dei servizi offerti da questa gloriosa rivista.

Cristiano Marcellino

 

 

DOCUMENTAZIONE

 

DEMOCRATICI DI SINISTRA. DOCUMENTO CONGRESSUALE ITALIANI NEL MONDO: UN’OCCASIONE PER L’ITALIA E LA SINISTRA

                  Pubblichiamo il testo del documento tematico, preparato dall’Ufficio Italiani nel Mondo della Direzione dei Democratici di Sinistra, che potrà integrare la riflessione e la discussione sulle tematiche che interessano  i nostri connazionali all’estero durante lo svolgimento dei congressi che si vanno svolgendo in questo periodo anche nelle strutture Ds in Europa e Oltreoceano, in preparazione del Congresso nazionale di Pesaro del 16-18 novembre 2001. Il documento, che ha per titolo “Italiani nel mondo: un’occasione per l’Italia e per la Sinistra”,  si articola in tre parti: 1) Una presenza attiva e originale; 2) la proposta programmatica; 3) il profilo organizzativo.

1. Una presenza attiva e originale.

1.1 I Democratici di Sinistra che risiedono e operano all’estero in organizzazioni di partito e tematiche intendono offrire all’elaborazione congressuale l’originalità delle loro esperienze di insediamento e di integrazione, sviluppate nelle diverse aree e paesi del mondo nei quali l’emigrazione italiana ha sedimentato consistenti presenze, che hanno assunto la forma di comunità stabili e riconosciute.

Si tratta di esperienze maturate sulle frontiere più avanzate della globalizzazione, nel vivo di contraddizioni che palesano un intreccio sempre più profondo tra inedite potenzialità e laceranti marginalità.

Gli italiani all’estero costituiscono, infatti, una rete di riferimenti che può avere un valore  strategico per la proiezione internazionale dell’Italia e, nello stesso tempo, possono offrire un patrimonio di riflessioni, indicazioni e valori capaci di contribuire ad affrontare in modo aperto e moderno la transizione sociale in atto nel paese. Essi, inoltre, vivono in aree che restituiscono pienamente la contraddizione tra paesi poveri e paesi dotati di alto potenziale economico, tra soggetti sociali che guardano alla mondializzazione in un’ottica di sviluppo e di dinamizzazione dei processi economici, finanziari e comunicativi e gruppi sociali interessati da più dirette esigenze di sopravvivenza o ispirati da orientamenti critici e contestativi. Anche sotto il profilo culturale, attraverso .la stratificazione generazionale delle comunità italiane, è possibile riscontrare una gamma assai varia di atteggiamenti e posizioni riguardanti il modo come misurarsi con gli esiti sociali della mondializzazione e, in particolare,  con i flussi di immigrazione, che ne sono una delle componenti più significative.

Queste comunità, dunque, sono  finestre aperte sulle potenzialità e sulle contraddizioni che il mondo presenta in questo avvio di secolo, crocevia di relazioni interetniche, laboratori di integrazione e di multiculturalità, che hanno sedimentato un patrimonio di riflessioni e orientamenti al quale è possibile attingere per motivare le politiche di integrazione e di coesione sociale.

1.2 La condizione di immigrato, inoltre, rappresenta una cartina di tornasole del livello e della qualità dei diritti civili e di cittadinanza riconosciuti in momenti e paesi determinati.

Questo è particolarmente attuale nella fase che si è aperta a seguito degli attentati terroristici dell’undici settembre contro gli USA. La necessità di confrontarsi con un’insidia tanto pericolosa e devastante apre le porte a una spirale di conflittualità, non solo militare, che potrebbe comportare preoccupanti risvolti sociali e civili: l’acutizzarsi della diffidenza per il diverso, il rafforzamento dei filtri e dei vincoli alla mobilità e all’integrazione, il possibile svilimento del clima generale di democrazia. Gli immigrati, come in altri passaggi storici, saranno i primi a risentire di questa contrazione della pratica democratica diffusa e, per questo, possono essere i più interessati ad attestarsi sul più immediato confine della difesa e dello sviluppo delle libertà civili e politiche, oltre che del sostegno di politiche sociali eque e coesive.

La Sinistra, di fronte a questi motivi che attengono strettamente alla capacità di governare alcune delle situazioni più significative del mondo di oggi, come può attardarsi a considerare secondario, se non residuale, il suo rapporto con la storia dell’emigrazione e con la variegata e vasta realtà delle comunità di origine italiana ? Come può rinunciare ad assumere una caratterizzazione più aperta e moderna, attraverso una presenza diretta tra i soggetti che da tempo vivono in una dimensione di dialogo culturale e di integrazione sociale ?

Si tratta di un impegno che si colloca al di là della pur necessaria preoccupazione di dovere affrontare una prova impegnativa e ravvicinata qual è l’esercizio del voto per corrispondenza. Non si pone soltanto un problema di adeguata competitività elettorale, ma una scelta che attiene alla stessa identità e all’insediamento sociale della Sinistra come forza moderna e di governo.         

1.3 Dopo la “svolta” e la fondazione di un nuovo soggetto della Sinistra italiana, partner dell’Internazionale Socialista e del Partito del Socialismo Europeo, nel partito ha preso piede gradualmente un atteggiamento di riconsiderazione critica delle tematiche degli italiani all’estero. Si sono diluite, così, posizioni che in nome di un superamento storico dell’emigrazione italiana e di una sopravvenuta marginalità dei problemi ad essa legati, avevano condotto di fatto all’abbandono dell’impegno politico e organizzativo in questo campo.

Il Congresso di Torino ha segnato un punto di svolta sotto il profilo giuridico per le organizzazioni del partito all’estero, nel senso che ne ha sanzionato il riconoscimento statutario sia sotto il profilo associativo (nuclei, sezioni, federazioni nazionali, unioni continentali) sia sotto quello federativo (parificazione dei segretari continentali ai segretari regionali e loro presenza nella Direzione nazionale) sia sotto quello istituzionale (presenza di diritto dei presidenti COMITES e dei membri del CGIE rispettivamente nelle platee congressuali federali e continentali).

Si è determinata, così, una condizione necessaria ma non sufficiente se non sia accompagnata da una più diretta ed esplicita assunzione politica delle tematiche e dei problemi degli italiani all’estero. Questa più specifica ed elevata consapevolezza non può essere una concessione di momenti particolari, anche se significativi, come le elezioni e i congressi, ma un elemento caratterizzante  della più generale modernizzazione culturale, politica e organizzativa che la Sinistra deve affrontare se vuole assumere una credibile funzione di riferimento sociale e di governo.

Analoghe considerazioni valgono per l’Ulivo. Esso deve soddisfare con maggiore convinzione l’esigenza di internazionalizzare il suo progetto politico coinvolgendo le comunità di origine italiana nella sua proposta di governo e deve rispondere con maggiore prontezza alla diffusa domanda di una diretta presenza politica e organizzativa all’estero, partendo dalle forze di centro-sinistra esistenti ma rendendosi strumento di riferimento e di partecipazione per un’opinione più vasta e differenziata.

Al patrimonio di esperienze, idee e valori accumulato dagli italiani all’estero deve guardare, insomma,  l’intera politica italiana, cercando di darne una coerente lettura bipolare e misurandosi con le soluzioni di rinnovamento sociale e civile che la loro storia di integrazione e di progresso suggerisce.

2. La proposta programmatica.

2.1 Questo salto culturale e politico nei confronti delle realtà di origine italiana presenti nel mondo potrà avvenire tanto più efficacemente quanto più evidente sarà il protagonismo delle stesse forze che all’interno delle comunità intendano rendersi interlocutori attivi e credibili. Per questo, è necessario superare abitudini meramente rivendicative e  protestatarie ancora diffuse e assumere una posizione aperta e propositiva che leghi il confronto ideale e politico ai processi reali in corso e ai problemi da affrontare.

I versanti sui quali sviluppare elaborazione e iniziativa politica sono quelli dell’integrazione in una dimensione interetnica e interculturale e del rapporto partecipativo alla vita culturale e politica del nostro paese. L’elemento di fondo a cui legare l’una e l’altra linea di riflessione è l’avvento di nuove generazioni che non hanno una conoscenza diretta dei luoghi della partenza, spesso nemmeno conservano la dotazione linguistica dell’italiano ma avvertono, o possono essere utilmente stimolate a farlo, un richiamo spiccato per le origini e per la ricomposizione della loro identità culturale. Nessun intervento può essere veramente efficace e duraturo se non sia collocato in una prospettiva di relazione con le giovani generazioni, che rappresentano il fronte più avanzato della grande platea degli italici diffusa in tutto il mondo.

Le politiche fin qui adottate portano il peso, quasi senza eccezione, di una visione assistenziale dei rapporti con gli emigrati, restando ancora lontano da una concezione che metta i giovani di origine italiana al centro delle relazioni che l’Italia deve riannodare con la sua vasta e multiforme diaspora. Lo stesso indirizzo dei responsabili di governo, quasi esclusivamente ancorato al riconoscimento dei diritti politici di coloro che hanno conservato o acquisito la cittadinanza italiana, se non venga integrato da un forte impegno sul piano culturale e della comunicazione, rischia di rendere marginale il dialogo con le nuove generazioni.  Con la conseguenza che proprio mentre si sviluppa nel contesto globale una forte domanda di identità e di radici, i più diretti portatori di questa esigenza non trovano eco e corrispondenza adeguate.

2.2 Sul versante dell’integrazione, che resta l’opzione fondamentale per assicurare lo sviluppo e il protagonismo delle nostre comunità nelle realtà in cui esse si sono storicamente costituite, è da tenere in considerazione una differenza sostanziale tra i processi aperti in Europa e le situazioni di altre aree e paesi.

In Europa, infatti, i progressi registrati sul piano dell’integrazione hanno consentito non solo di acquisire importanti risultati sotto il profilo della libera circolazione delle persone e, in particolare, dei lavoratori, ma oggi consentono di porre realisticamente, sia pure in una prospettiva non immediata,  l’obbiettivo della cittadinanza europea.

Di tale cittadinanza si profila una duplice declinazione, l’una in una dimensione propriamente sociale (mobilità del lavoro, promozione dell’inclusione sociale e delle pari opportunità, formazione ed educazione permanente, sicurezza sociale per tutti i cittadini europei e non solo per gli attivi, difesa del modello sociale migliorando soprattutto la qualità della copertura pensionistica), l’altra in una dimensione civile e politica (reale godimento del diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni europee e comunali, estensione del diritto alle elezioni regionali, soprattutto negli stati federali).

Il valore unitario e universale della cittadinanza comporta, inoltre, un impegno per il riconoscimento dei diritti fondamentali per tutti i cittadini che risiedano stabilmente in Europa, a prescindere dalla loro provenienza. E’ questo, per altro, anche un modo convincente ed efficace di contribuire con la forza dei fatti ad una politica di incontro e di riconoscimento tra mondi culturali diversi, un modo di costruire pace e coesistenza.

Lievito comune sia della cittadinanza sociale che di quella politica è lo sviluppo dell’impegno culturale, necessario non solo per sostanziare i livelli di consapevolezza civile e politica, ma anche per fondare il diritto alla diversità culturale e linguistica.

Nelle realtà extraeuropee il tema della protezione sociale e della cittadinanza politica si pone in modo evidentemente diverso non solo rispetto al vecchio continente ma anche tra le diverse aree sociali e culturali.

In America Latina, ad esempio, per configurare una reale cittadinanza i temi della solidarietà verso le ampie fasce di marginalità sociale in cui sono coinvolte direttamente molte persone di origine italiana, della cooperazione, della formazione e del sostegno allo sviluppo, in particolare della piccola e media impresa, non sono meno importanti di quello dell’esercizio delle libertà e dei diritti fondamentali. L’obbiettivo essenziale, più che  quello di favorire il rientro nelle regioni di origine, che è un rimedio inadeguato e limitato ad alcune ben precise realtà regionali particolarmente bisognose di flussi di lavoro, è quello di contribuire concretamente a contenere l’indebitamento e superare la drammatica crisi finanziaria, di rafforzare le misure di cooperazione e di sostegno all’autonomo sviluppo di quelle aree e, soprattutto, di usare il sapere, in tutte le sue forme, come una risorsa strategica per rendere i giovani protagonisti di dinamismo e di miglioramento.

Nelle altre aree (Nord America, Australia) un rilievo preminente assumono gli interventi nel campo della cultura, della comunicazione e dell’interscambio commerciale e professionale. Superate le tendenze all’assimilazione, che sono state per lungo tempo prevalenti nelle società anglofone, nella sensibilità comune e nelle stesse legislazioni nazionali si va facendo spazio l’orientamento alla coesistenza interetnica e a un’educazione interculturale. In questo nuovo contesto, la condizione del miglioramento individuale e di un’adeguata integrazione è strettamente legata alla capacità di autonomia culturale e di affermazione di una consapevole identità. Il rapporto critico con i luoghi e la cultura d’origine, alimentato dall’espandersi a macchia d’olio delle nuove tecnologie della comunicazione, è dunque essenziale per acquisire gli elementi di fondo utili a comporre il mosaico di una moderna identità

 

La condizione di incertezza e di regressione in cui versa da tempo l’intervento linguistico e culturale, la persistenza di politiche di puro sostegno avulse da un preciso quadro programmatico, la mancanza di progetti di grande respiro capaci di polarizzare risorse ed energie inducono a moltiplicare gli sforzi per imprimere un segno progettuale più incisivo alla proposta culturale che l’Italia deve avanzare in un orizzonte mondiale.

Per realizzare questo mutamento qualitativo, un contributo importante può venire, oltre che dalla riforma degli strumenti normativi ( superamento della 153, nuova legge per gli istituti di cultura, creazione di un parco progetti presso una struttura di coordinamento Stato-Regioni-CGIE), dall’emergere di una domanda dal basso proveniente sia da istituzioni e associazioni culturali che da organi rappresentativi delle comunità (COMITES, CGIE). Questo protagonismo progettuale oggi si può incanalare in strumenti inediti quali i Piani Paese, che devono essere al più presto riempiti di contenuti adeguati a pena della loro dequalificazione, se non della loro vanificazione.

2.3 Sul versante della partecipazione alla vita culturale e civile dell’Italia, occorre guardarsi dalla semplificazione che l’avvio del voto per corrispondenza, che pure determinerà un salto qualitativo nel rapporto di partecipazione politica delle comunità, possa di per sé rappresentare il rimedio risolutivo dei problemi ereditati dalla fase di emigrazione di massa e di quelli nuovi. Questi problemi, infatti, sono legati da un lato all’efficace funzionamento di un complesso di strumenti istituzionali di servizio e di responsabilizzazione delle nostre comunità, dall’altro alla definizione di politiche specifiche capaci di corrispondere a bisogni diffusi e, talvolta, acuti. Se dunque la Sinistra deve proseguire a misurarsi, come sta facendo da anni, con le soluzioni politiche e normative che potranno finalmente consentire l’esercizio del voto all’estero (riserva dell’elettorato passivo agli iscritti all’AIRE, articolazione della Circoscrizione Estero in ripartizioni territoriali, opzione per l’esercizio del voto in Italia, uniformità delle procedure con quelle in vigore in Italia, profonda bonifica dell’AIRE, omogeneità degli accordi bilaterali con gli stati esteri, regolamentazione della campagna elettorale), essa  deve manifestare un impegno non minore per la messa a punto di un più generale sistema di rappresentanza partecipato ed efficace e per l’adeguamento e la modernizzazione delle strutture periferiche del MAE, giunte ormai sull’orlo del collasso per l’inadeguatezza delle dotazioni di personale, per il crescere delle funzioni e per l’eccessiva burocratizzazione delle procedure amministrative, non ancora coinvolte nelle misure di semplificazione adottate dal governo di centro-sinistra.

L’esercizio del voto non basterà a realizzare un compiuto sistema di rappresentanza se non si innesterà su un rafforzamento del sistema di rappresentanza diffuso e intermedio, rappresentato dai COMITES e dal CGIE: La loro riforma non è più rinviabile. I COMITES debbono avere al più presto poteri reali e finanziamenti adeguati, godere di procedure semplificate e rispettare le incompatibilità previste dalla precedente proposta di legge. Il CGIE, a sua volta, deve rafforzare la sua missione, la sua legittimazione democratica e le sue funzioni. Così è augurabile che orienti la sua iniziativa non solo verso i cittadini italiani ma anche verso le nuove generazioni e la vasta platea degli oriundi, sia costituito per suffragio diretto in occasione del rinnovo dei COMITES, esprima non solo pareri ma anche proposte e progetti.

Anche su questo piano di promozione di una rappresentanza diretta ed autonoma, si insiste sull’opportunità che il nuovo Ministero per gli Italiani nel Mondo sviluppi la sua azione con precisione e lucidità entro i confini della promozione e del coordinamento degli interventi per gli italiani all’estero, fissati dal decreto di delega, evitando sconfinamenti, giochi d’immagine e tendenze consociative che possono solo distogliere dai veri problemi, appiattire la funzione del CGIE, annebbiare la dialettica ideale e politica che può contribuire a rendere i nostri connazionali che vivono fuori d’Italia cittadini di pieno diritto.  Anziché assorbire immagine e poteri, il Ministero dovrebbe concorrere a creare quel reale punto di integrazione e di coordinamento degli interventi di ogni grado e livello (Stato – Regioni – enti locali – mondo associativo – privati) previsto dalla legge istitutiva della Conferenza Stato – Regioni – CGIE.

Sotto il profilo delle politiche volte a corrispondere a bisogni acutamente avvertiti, a domande diffuse e a esigenze di nuove prospettive, un riferimento sia pure sommario meritano i temi della diffusione della lingua e della cultura, della solidarietà sociale, in particolare degli anziani presenti in aree interessate a fasi di grave crisi economico-finanziaria, della comunicazione.

Il sistema di insegnamento della lingua e della cultura italiana, sopravvissuto per decenni alla mancanza di interventi di riforma e a fronte di interventi finanziari inadeguate, è ormai al limite della rottura.

Esso va profondamente riorganizzato in un quadro flessibile ed efficiente di gestione, affidato ad un'Agenzia nella quale il MAE sia affiancato dal Ministero della Pubblica Istruzione e da altre importanti istituzioni culturali. I criteri da perseguire sono quelli dello sviluppo dell’integrazione nei sistemi scolastici locali, della programmazione pluriennale, di un ripensamento della linea di deresponsabilizzazione  della presenza pubblica seguita negli ultimi anni, di un più rigoroso controllo degli enti che beneficiano di provvidenze pubbliche, del riferimento a criteri obbiettivi per la selezione e qualificazione del personale, di una più certa definizione dello stato giuridico di quello reperito in loco, della valorizzazione di quello di ruolo, anche per scopi di formazione dei docenti.

Per gli istituti di cultura, che debbono operare sulla base di grandi progetti di diffusione della cultura italiana nel mondo, capaci di utilizzare l’intera gamma della tastiera multimediale,va ripreso e rilanciato il progetto di riforma fondato sulla loro autonomia organizzativa e culturale e sulla partecipazione degli utenti (non solo di origine italiana) alla programmazione delle attività. Va considerata, inoltre, l’esigenza di una dotazione finanziaria adeguata agli obbiettivi loro affidati e di un più dignitoso trattamento giuridico ed economico del personale reperito in loco.

Sotto il profilo delle politiche di solidarietà, si presenta drammatica la condizione degli immigrati del secondo dopoguerra in America Latina, dove, ormai anziani, essi vivono in situazioni maggiore disagio rispetto a quando sono arrivati. Le necessarie politiche di risanamento finanziario degli ultimi anni hanno determinato la riduzione di fatto delle misure assistenziali e previdenziali rivolte ai cittadini italiani residenti all’estero. Oggi che le condizioni del paese si rivelano più solide, anche in conseguenza di quei sacrifici, è possibile impostare misure di solidarietà, sia pure in un quadro di rispetto delle compatibilità finanziarie e di rispetto dei vincoli internazionali. Concretamente si pensa, nell’immediato, ad un aumento delle risorse, già rafforzate nell’ultima finanziaria, destinate all’assistenza diretta ed indiretta degli anziani indigenti e, a tempi medi, a un assegno sociale di solidarietà ancorato a condizioni di bisogno seriamente accertate.

Per offrire, poi, ai giovani che affollano i consolati per ottenere il passaporto italiano, vanno impostati consistenti programmi di formazione in loco, un forte incremento delle borse di studio in università italiane ed esperienze di stages presso aziende italiane interessate ai mercati latinoamericani. La formazione della cabina di regia tra Stato-Regioni-CGIE può servire per consolidare la positiva esperienza che le Regioni hanno avviato in questa direzione, sia pure con scarso coordinamento reciproco.

Il valore strategico del settore dell’informazione e della comunicazione si va rafforzando in relazione ad una pluralità di prospettive: l’avvicinarsi della scadenza del voto, che ingigantisce il bisogno di informazione e di partecipazione; la domanda di informazione e cultura, che proviene particolarmente dalle generazioni più giovani, che sono anche le più inclini a utilizzare gli strumenti forniti dalla multimedialità; lo sviluppo degli scambi commerciali e delle relazioni professionali.

I punti nodali di intervento possono essere: l’entrata a regime della nuova legge sull’editoria, che prevede importanti misure per la stampa italiana all’estero e l’aumento della dotazione finanziaria ad essa destinata; l’estensione della presenza di RAI International (vedi Canada) e la qualificazione della programmazione, soggetta ancora a molte critiche; la riorganizzazione, secondo criteri di specializzazione, del finanziamento delle agenzie d’emigrazione; il coordinamento dei portali regionali, sviluppatisi non senza genericità e confusioni; il rafforzamento dei sistemi di comunicazione a distanza, soprattutto nel campo della formazione professionale e di quella permamente.    

3. Il profilo organizzativo.

3.1 Il disegno organizzativo della Sinistra tra le comunità di origine italiana non può non tenere conto della forte diversità di situazioni ambientali nelle quali esse sono insediate e, quindi, non può non ispirarsi ad un forte criterio di flessibilità che corrisponda a ineludibili esigenze di realismo e di autonomia.

L’insediamento politico-organizzativo della Sinistra e dell’Ulivo in Europa, dove è prevalente un orientamento favorevole al Centro-sinistra e dove esistono notevoli possibilità di collegamento con il movimento democratico locale, si può dispiegare con caratteristiche diffuse e più articolate rispetto a quelle che si presentano nei paesi anglofoni extraeuropei e a quelli, ancora diversi, dell’America Latina. All’interno delle grandi aree, inoltre, esistono differenze altrettanto visibili tra i singoli paesi, che inducono a rifiutare un modulo organizzativo centralistico e uniforme e a preferire soluzioni che rispondano a esigenze di animazione e di iniziativa specificamente legate alle singole comunità.

In definitiva, la rete organizzativa che sarebbe opportuno realizzare per assicurare una struttura di servizio alle comunità e garantire necessari strumenti di partecipazione in vista di quella complessa prova di esercizio democratico che è il voto all’estero, deve necessariamente avere un disegno asimmetrico ed essere collegata a strutture diverse anche sul piano qualitativo. Così, si può andare in alcuni paesi europei, come la Svizzera la Germania e il Belgio, da formali strutture di partito non dissimili da quelle esistenti in Italia, a soggetti associativi più elastici ed ampi, come i Forum, a circoli politico-culturali. In alcune realtà la dimensione di coalizione, corrispondente anche se con altri nomi all’Ulivo, può essere un riferimento soddisfacente.

3.2 Gi obiettivi di politica organizzativa indicati in occasione del precedente congresso restano sostanzialmente ancora validi. Essi possono essere distinti secondo che siano riferiti all’ambito europeo o ad altre realtà.

Nel primo caso si può pensare a:

a) promuovere l’insediamento dei DS in modo diffuso nella dimensione costituente di un nuovo soggetto della sinistra aperto ad una pluralità di culture politiche;

b) ricorrere in modo diffuso a patti di cittadinanza volti a realizzare sinergie con soggetti politici e forze sociali per far maturare momenti di integrazione nelle specifiche condizione in cui si opera;

c) riaggregare componenti e movimenti che si richiamano alla sinistra italiana, nelle forme più varie (patti, coordinamenti, rapporti federativi ecc.) e sulla base di alcuni essenziali punti programmatici (Europa sociale, cittadinanza europea, integrazione, rapporti con forze socialiste, centro-sinistra ecc.);

d) costituzione e diffusione dell’Ulivo come soggetto unitario e autonomo;

e) “patti di integrazione” con le forze della sinistra europea.

La condizione per rendere realistici questi obiettivi consiste nel rendere visibile e utile la presenza della sinistra attraverso un suo sviluppo associativo nelle aree a maggiore concentrazione di italiani, realizzando nel contempo momenti di coordinamento e di direzione a livello nazionale.

Dove si realizzano rapporti di coordinamento o federativi tra diverse componenti della sinistra, si può ricorrere alla formula del Forum e realizzare strutture aperte e paritarie.

La breve esperienza compiuta con la Direzione Europea, passata dopo il congresso di Torino da livello di coordinamento a istanza di direzione politica, induce a moltiplicare gli sforzi per superare obiettive difficoltà di funzionamento e per affermare un ruolo ed un’autorevolezza più incisivi. Nelle concrete condizioni politiche operative e finanziarie in cui si deve operare, un più  stretto collegamento con la delegazione DS del gruppo del PSE al Parlamento europeo potrebbe essere di grande giovamento e per garantire alcuni indispensabili presupposti per lo svolgimento di un ruolo più attivo e riconoscibile.

Al di fuori dell’Europa, le esigenze organizzative si possono affrontare in modo più lineare. Esse consistono, fondamentalmente, nell’offrire un riferimento politico a coloro che manifestano un orientamento di sinistra e, più in generale, alle forze che guardano con interesse culturale e politico al centro-sinistra. Anche in queste realtà, le dimensioni progettuali e programmatiche da tenere insieme sono quella relativa all’integrazione e quella riguardante l’informazione e la partecipazione alla vita civile e politica italiana, con particolare riferimento alle scelte relative agli italiani all’estero. Essenziale è il rapporto con le forze democratiche e di sinistra locali, in particolare con quelle che aderiscono all’Internazionale Socialista.

In America Latina, fecondo si è dimostrato il rapporto con gli eletti di origine italiana collocati in forze di centro-sinistra. Con essi si può pensare di sviluppare un rapporto di confronto e di iniziativa che potrà risultare alla lunga di reciproco interesse.

In Australia, in Nord America, in Sud America è stato compiuto un lavoro di fondazione e di presentazione dei Forum per gli italiani nel mondo, con esiti alterni, condizionati dalle situazioni ambientali, dagli orientamenti culturali sedimentati nelle singole comunità, dalla mancanza di mezzi necessari a soddisfare le esigenze più immediate di funzionamento.

Nei paesi di grande estensione, dove sono sorti o possono costituirsi più Forum, si può pensare a forme di coordinamento nazionale molto leggere che possono inglobare anche circoli politco-culturali eventualmente attivi.

Naturalmente, anche in queste aree è auspicabile un impegno di insediamento e di attivazione dell’Ulivo, evitando semplici sommatorie di sigle e riferimenti e ricercando, invece, forme di aggregazione originali e radicate.

In uno scacchiere tanto vasto ed eterogeneo, l’attivazione di alcuni strumenti di comunicazione e di reciproca relazione, che non attenui l’autonomia delle singole strutture, ma ne esalti piuttosto la funzione e l’originalità, rappresenta la condizione essenziale di tenuta e di sviluppo.

 

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