Coinvolgimento dei soggetti
interessati nel crescente dibattito UE sui flussi migratori
Uno studio di
fattibilità a cura del Migration Policy Group
intrapreso
con il sostegno del programma Odysseus dell’Unione Europea
Questo studio di
fattibilità è parte integrante dello sforzo continuo di MPG volto
a promuovere la cooperazione su temi relativi al movimento migratorio
internazionale. Esso è rivolto ai principali soggetti interessati negli
Stati membri dell’Unione Europea e nei tre
Paesi candidati (Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia), con un’attenzione
particolare verso le organizzazioni non governative e le istituzioni politiche.
Il suo scopo è:
· verificare
il livello di consapevolezza di queste organizzazioni nei confronti della
dimensione europea delle questioni riguardanti le migrazioni internazionali e i
problemi legati all’integrazione della popolazione immigrata e il loro
impegno nel voler diventare o continuare a partecipare attivamente al processo
europeo di formulazione delle scelte politiche in tali ambiti;
· valutare
come queste organizzazioni possano cooperare a livello europeo (includendo le
questioni finanziarie) e proporre un modello per tale cooperazione che sia
economicamente conveniente e capace di produrre risultati concreti.
Dopo una fase preparatoria, a
partire dal gennaio 2001, si terranno una serie di seminari o riunioni, che
verranno ospitati almeno una volta a turno da gran parte degli Stati membri (o
anche due volte come nel caso di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito)
e dai tre Stati candidati (fra settembre 2001 e marzo 2002). Nel corso di
questi seminari, tenuti da organizzazioni nazionali in questi Paesi, verranno
fornite informazioni sugli sviluppi politici più recenti
nell’ambito dell’Unione Europea (ove necessario e richiesto),
seguite da una discussione strutturata sul coinvolgimento (effettivo o
auspicato) dei partecipanti al dibattito sulle politiche europee in tema
d’immigrazione. L’evolversi di questa iniziativa verrà
monitorato mediante un questionario che verrà inviato a un gruppo
selezionato di organizzazioni non governative per essere compilato. Parallelamente verranno intervistati
alcuni funzionari governativi coinvolti nella scelta delle politiche UE, i
quali saranno chiamati a esprimere le loro opinioni sul ruolo delle
organizzazioni non governative nella formulazione delle politiche
dell’Unione Europea inerenti all’immigrazione. I seminari e le interviste serviranno
quindi a redigere un rapporto che verrà discusso in un’apposita
riunione (convocata per l’aprile del 2002) di un ristretto gruppo di
rappresentanti di organizzazioni non governative che hanno dato la loro
disponibilità a offrire il loro contributo a un’iniziativa di
collaborazione sui temi legati ai flussi migratori internazionali.
Il contesto in cui questo studio
viene portato avanti è descritto brevemente nel seguito di questo
documento e può servire a dimostrare quanto sia necessario e urgente
coinvolgere quanti più soggetti non governativi possibili nel crescente
dibattito in atto a livello europeo.
La comunitarizzazione delle politiche sui flussi
migratori
Ø Principi
giuridici: il Trattato di Amsterdam, entrato in vigore il 1 maggio
1999, ha trasferito le competenze in materia di concessione di visti, asilo,
immigrazione e altre politiche relative alla libera circolazione delle persone
dal terzo al primo pilastro. In base al nuovo Titolo IV del Trattato della UE,
le istituzioni europee hanno la facoltà di adottare misure in materia di
immigrazione, ad esempio sulle condizioni di ingresso e soggiorno, sulle norme
che disciplinano e uniformano le procedure relative al rilascio di visti e
permessi di soggiorno a lungo termine. Il Trattato di Amsterdam ha integrato
anche l’acquis di Schengen nell’ambito della
UE. Altre misure saranno adottate nei prossimi cinque anni, ovvero entro il
2004. Per quanto concerne il problema strettamente collegato
dell’integrazione degli immigrati, il Trattato della UE prevede delle
norme per favorire l’adozione di politiche europee volte a combattere la
discriminazione razziale e a promuovere l’uguaglianza.
Ø Procedura: in
base all’Articolo 67 del Trattato di Amsterdam, il Consiglio
dell’Unione Europea (il Consiglio dei ministri) delibera su proposta
della Commissione o su iniziativa di uno Stato membro. I rappresentanti a
livello ministeriale di ciascuno Stato membro formano il Consiglio, che
delibera all’unanimità.
Il Consiglio è obbligato a consultare il Parlamento europeo. Il
Consiglio e la Commissione consultano il Comitato delle regioni sulle proposte
di direttiva che potrebbero avere ripercussioni a livello regionale o locale.
Essi tengono conto, inoltre, del parere del Comitato economico e sociale, il
quale è composto da rappresentanti della società civile
organizzata europea. La Danimarca può accettare le misure del Titolo IV,
mentre il Regno Unito e l’Irlanda possono decidere di volta in volta se
parteciparvi o meno.
Ø Dopo
il 1 maggio 2004 la Commissione avrà il diritto di iniziativa
esclusivo. Tuttavia, essa deve esaminare ogni richiesta di uno Stato membro e
sottoporre una proposta al
Consiglio. Nel 2004 il Consiglio prenderà inoltre la decisione se
assoggettare tutti o parte dei settori contemplati dal Titolo IV alla procedura
di co-decisione.
Ø Sviluppi recenti:
· Al summit di Tampere del 15-16 ottobre
1999, gli Stati membri dichiararono di voler sviluppare una politica comune sui
temi del diritto d’asilo e dell’immigrazione e si impegnarono a
“promuovere un dibattito pieno sui progressi compiuti” entro il
dicembre 2001.
· Nel marzo 2000, fu messa a punto una
tabella di marcia per valutare i progressi compiuti nella creazione di
un’area di “Libertà, sicurezza e giustizia”, ovvero
un’area senza confini interni. La tabella fa inoltre riferimento
all’insieme di direttive e di regolamenti necessari per raggiungere
questo obiettivo.
· Il 22 novembre 2000 la Commissione ha
presentato la sua comunicazione su “Una politica comunitaria sull’immigrazione”, in cui
si afferma che l’immigrazione è il prerequisito fondamentale per
la crescita economica.
· Il 13 marzo 2001 la Commissione ha
adottato una proposta di direttiva concernente lo status dei cittadini di paesi
terzi che risiedono nell’area UE da molto tempo. Una bozza di direttiva
sull’ammissione di cittadini di Paesi terzi che ne fanno richiesta per
motivi di lavoro, dipendente e autonomo, è stata adottata nel luglio
2001, insieme a una comunicazione su un metodo di coordinamento aperto. Altre
bozze di direttive sull’ammissione di cittadini di Paesi terzi che ne
fanno richiesta per motivi di studio e di formazione professionale e
sull’ammissione per attività di volontariato sono in corso di
preparazione. Una bozza di direttiva sulla riunificazione familiare è
inoltre in discussione dal 1999.
· La presidenza belga sta organizzando una
conferenza europea sull’immigrazione per il 16-17 ottobre 2001, al fine
di preparare il Consiglio europeo del 2001 che si terrà a Laken.
· Il Consiglio ha emanato due direttive per
combattere la discriminazione razziale e per promuovere l’uguaglianza.
Una panoramica di tutte le
proposte e le misure adottate ai sensi del Titolo IV è pubblicata sul
sito di monitoraggio dei flussi migratori all’indirizzo
www.migpolgroup.com.
Per complementare il quadro
legislativo e per garantire un riesame continuo e un approccio coerente con le
pratiche comuni, la Commissione mira a mettere a punto un meccanismo di
coordinamento atto allo scopo.
· Nuovo
titolo sull’occupazione inserito nel Trattato di Amsterdam
· Il
summit sul lavoro tenutosi
aLussemburgo nel novembre 1997 diede impulso a una nuova strategia
sull’occupazione basata sui quattro pilastri di occupabilità,
imprenditorialità, adattabilità e pari opportunità.
· Il
processo avviato a Lussemburgo si configura come un ciclo annuale:
La Commissione europea avanza delle proposte di linee
guida per l’occupazione, che dopo essere state adottate dal Consiglio dei
ministri devono informare l’azione degli Stati membri nel formulare le
loro politiche per l’occupazione. Gli Stati membri sono quindi
tenuti a mettere a punto un piano nazionale di intervento a favore
dell’occupazione e a dare conto con frequenza annuale dei progressi
compiuti nell’attuazione di tale piano. La Commissione europea raccoglie
e analizza i rapporti nazionali integrandoli in un rapporto unico, propone
nuove linee guida e dà indicazioni specifiche ai singoli Stati membri.
adattata all’ambito
dell’immigrazione: Comunicazione della Commissione al Consiglio e al
Parlamento europeo sul metodo aperto di cooperazione della politica europea in
materia d’immigrazione (11
luglio 2001)
· Il
Consiglio adotterà le istruzioni accompagnate da obiettivi e schemi
specifici. (Primo pacchetto di istruzioni da adottare nel 2002). Gli Stati
membri dovrebbero adottare dei piani d’azione nazionali, rivisti e
modificati annualmente. Questi piani comprenderanno i risultati dell’anno precedente, e le proposte per la
messa in atto delle linee direttrici in materia d’immigrazione per
l’anno successivo. La Commissione preparerà una sintesi attirando
l’attenzione sui problemi comuni e identificando le materie nelle quali
le soluzioni a carattere europeo sarebbero più opportune. La
preparazione di questo rapporto sarà coordinato con i rapporti relativi
all’impiego e all’inclusione sociale.
· La
Commissione avvierà consultazioni su vasta scala predisponendo i
necessari canali, inclusa la creazione di comitati e gruppi di studio. I paesi
candidati saranno coinvolti fin dall’inizio.
· La
Commissione è impegnata a coinvolgere politici, parti sociali ed enti
regionali e locali, nonché altre organizzazioni interessate, quali
organizzazioni non governative e
associazioni di immigrati, in quanto soggetti direttamente interessati,
e i media, sia a livello nazionale che europeo. Gli Stati membri
sono invitati a prendere le misure necessarie per far sì che ciò
avvenga a livello nazionale. La Commissione instaurerà canali di dialogo
con la società civile a livello europeo.
Ø Direttive nell’ambito del metodo
aperto: Proposta di direttiva del Consiglio sull’ammissione e il
soggiorno di cittadini di Paesi terzi per motivi di lavoro, dipendente e
autonomo (11 luglio 2001)
· L’obiettivo
della direttiva proposta è fornire una procedura di richiesta nazionale
unica che possa portare a un titolo unificato sia per il permesso di soggiorno
che per quello di lavoro. Il Titolo V su “Procedura e trasparenza”
mette in relazione fra loro le disposizioni sostanziali e il metodo formale di
coordinamento aperto.
· L’articolo
30 richiede che le disposizioni nazionali orizzontali (ad esempio i programmi
nazionali di accoglienza o di quote) degli Stati membri siano basati sui
criteri indicati nella direttiva e includano una descrizione dettagliata dei
motivi. Ricorre inoltre
l’obbligo di riesaminare le misure con regolarità, renderle
pubbliche prima che entrino in vigore e presentare relazioni annuali alla
Commissione europea.
· Con
queste procedure, la Commissione intende promuovere una “competizione per
i modelli migliori”, il che implica la necessità di avere sistemi
diversi messi in atto e collaudati dagli Stati membri in conformità con
la direttiva e di valutare i risultati ottenuti nell’ambito del metodo di
coordinamento aperto.
Ø Interessi
e aspirazioni comuni
Il metodo di coordinamento
proposto richiede il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti interessati a
livello europeo e nazionale: enti governativi, parti sociali ed espressioni
della società civile (incluse le ONG). Questi soggetti hanno aspirazioni
e interessi contrastanti, ma anche molte cose in comune. Esempi di aspirazioni
comuni sono il rispetto dei diritti umani, la parità di trattamento e la
lotta alla discriminazione come valori base delle democrazie liberali. Tra gli
interessi comuni vanno incluse le politiche per l’occupazione che
favoriscono l’integrazione e il riconoscimento delle potenzialità
sociali, culturali ed economiche e i vantaggi della diversità.
Ø I
livelli europei e nazionali
Le politiche europee sui flussi
migratori sono il risultato di consultazioni fra le istituzioni europee e gli
Stati membri (i cui rappresentanti decidono sulle misure proposte dalla
Commissione europea). Per essere
efficaci, legittime ed eque, occorrerebbe che nel dibattito su queste misure
fossero coinvolte più organizzazioni non governative di quanto avvenga
attualmente. Per fare questo è necessario che vi sia uno scambio
continuo fra le organizzazioni che operano a livello europeo e nazionale, fra
le organizzazioni nazionali che operano in tutti gli Stati membri e tra le
organizzazioni che operano all’interno dei singoli Stati membri.
Ø Il
valore aggiunto della cooperazione europea
Per essere efficaci a livello
nazionale, le organizzazioni non governative dovrebbero aggiungere una
dimensione europea al loro intervento e per poter influenzare l’agenda
politica europea queste organizzazioni dovrebbero cooperare tra loro a livello
nazionale ed europeo.
Tra questi compiti vanno
inclusi:
· il
monitoraggio delle iniziative politiche dell’Unione Europea e le posizioni
assunte dai governi nazionali su queste iniziative;
· l’esame
di queste iniziative e posizioni e la condivisione di tali valutazioni con le
organizzazioni di altri Stati membri;
· lo
sviluppo di posizioni comuni o di una agenda politica europea e la loro promozione
a livello nazionale (vedere ad esempio le Proposte di Amsterdam. Le direttive
proposte da ILPA/MPG sul diritto di asilo e sull’immigrazione).
Ø Come
cooperare a livello europeo
Esistono vari modelli di
cooperazione a livello europeo. Il modello che verrà collaudato nel
corso di seminari e interviste organizzate e messo in atto nell’ambito
dello studio di fattibilità si fonda sull’esperienza di network
europei esistenti e di organizzazioni operanti a livello europeo.