LA LEGGE DEL RIPUDIO

 

L'associazione NO.DI. manifesta apertamente il suo rifiuto al disegno di legge sull’immigrazione del governo attuale e invita soprattutto a tutte le associazioni di donne immigrate a prendere posizione contro  tale provvedimento legislativo.    

 

Questo D.L. si trova  al interno della politica di “sicurezza” che avevano già annunziato in campagna elettorale.

 

E’ una proposta di  legge inumana, antidemocratica  e incostituzionale, perché viola parti fondamentali dei diritti umani, vede negli immigrati uomini e donne solo  "brace" a basso costo, ricatabili e disconosce i diritti delle famiglie sia al unità famigliare che al integrazione sociale, disconosce  i diritti sociali e civili di ogni individuo; diritti ratificati dal governo italiano in vari trattati e accordi internazionale.    

 

La nuova proposta di legge incentiva l’atteggiamento  xenofobo,  nega l’integrazione sociale e civile delle donne, uomini e bambini stranieri sul  territorio italiano, dimostrando la paura che ha il governo attuale di vedere in un futuro integrati socialmente e culturalmente cittadini e cittadine  non italiane producendo una società interculturale e allo stesso tempo creando un ambiente di ostilità verso gli stranieri  residenti.

 

Noi siamo contro il disegno di legge del attuale governo fondamentalmente perché modifica la condizione giuridica dei cittadini e delle cittadine stranieri, da residenti in lavoratori di comodo. 

 

La parte sociale più colpita dalla nuova normativa è quella costituita dalle donne che sono in Italia più di 700 mila di queste almeno il 30% costituiscono famiglie monoparentali.

 

Le condizioni della nuova legge costringerebbero le donne a lasciare i propri figli in patria, negando così il diritto alla unita familiare (art.3 coma 1 della convenzione sui diritti del fanciullo del 20 Novembre 1989 ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991n°176)  o a portarli con sé senza garanzie del loro inserimento sociale e culturale in Italia; i bambini, infatti, scaduto il contratto di lavoro della madre, dovrebbero lasciare la scuola e troncare quindi tutti  i legami affettivi creati.   

 

Questo  disegno di legge viola gli articoli 10 e 13 della Costituzione italiana, articoli legati alle garanzie costituzionali dei cittadini stranieri sul  territorio italiano, oltre che violare le convenzioni internazionali come quella del OIL del '56  ratificata dal  governo italiano e riportata nell’art.1 della legge 943/86 dove vengono sanciti chiaramente la parità di diritti fra lavoratori stranieri e  italiani.  

    

La disoccupazione dell’immigrato residente, sarà penalizzata con l’espulsione: questa situazione è un paradosso all’interno di un paese che si definisce  democratico, un paese dove il lavoro nero non è controllabile, dove le donne in gravidanza perdono il posto di lavoro e non possono ricorrere alla giusta causa, quasi 100 mila donne iscritte al INPS come collaboratrice famigliari si trovano in questa situazione,  tra l’altro la flessibilità del mercato  di lavoro in atto in Italia prevede già adesso molti contratti deboli che purtroppo sono quelli che maggiormente svolgono le donne. 

 

Tra i grandi principi dei diritti umani, abbiamo p.e la libertà, il benessere e la dignità di tutti gli esseri umani, ovunque questi si trovino, da questo punto di vista ogni donna e ogni uomo dovrebbe essere liberi di cercare un lavoro regolare, con tutte le garanzie previdenziali, senza essere sfruttato, molti migrano proprio per questo, nel testo di legge approvato, prevale uno spirito profondamente ostile e di ripudio verso gli immigrati, la condizione giuridica dello straniero è vincolata al datore di lavoro che può dare luogo ad un grande potere di ricatto e di manipolazione verso i lavoratori e mette in atto il potere discrezionale degli organismi consolare e diplomatici .

 

Proponiamo che alle donne non assicurate al INPS, non venga chiesta la Carta di Soggiorno per accedere al contributo economico per maternità, e che siano i comuni stessi a far rientrare queste domande nell'ambito delle prestazioni sociali offerte ai cittadini residenti; questa nostra richiesta modifica il articolo art.9 del decreto legislativo 25 Luglio 1998.

 

                            Associazione “I Nostri Diritti No.Di”